Ti scrivo per l'ultima volta, poi ci incontreremo di nuovo, forse. Ė stato tutto molto veloce; pensavo di non riuscire a gestirlo, invece è andato tutto bene e io mi sento meglio. Pensavo che uccidere qualcuno fosse difficile; mi sbagliavo. Niente è difficile se il motivo per cui viene fatto sei tu. Mi è bastato raggiungere l'indirizzo scritto sulla lettera, non molto lontano da casa, ed entrare in una vecchia fabbrica. Lì ho trovato il bastardo che aveva messo fine alla nostra felicità; stava dormendo. Ho tirato fuori la mia pistola, quella che usavo quando ero in servizio, prima di licenziarmi; non l'avevo mai restituita e non era stato facile nasconderla. Ho esitato per un momento, ma solo perché qualcosa mi ribolliva dentro l'anima, e io non sapevo che sensazione fosse; non era paura, però. Mi sono messo a pensare quanto dolore avessi provato, e questo mi diede la forza necessaria per premere il grilletto. Ho sparato il colpo, non mi importava se qualcuno mi avesse potuto sentire, tanto non sarei stato mai catturato e incarcerato.
Ė morto sul colpo.

Ho ritrovato inoltre alcuni dei nostri beni che ci erano stati sottratti, come i nostri risparmi e la tua collana, quella che ti avevo comprato in vacanza, e che tu custodivi da allora con estrema attenzione. Capii subito, quella volta quando la tua vita era finita, che te l'aveva strappata dal collo; tu non la toglievi mai. Me la misi al collo, era come sentire il tuo respiro sulla mia pelle, una sensazione indescrivibile.
Ora devo scrivere i saluti, la penna con cui sto scrivendo, quella nera che usavamo per fare la lista della spesa, si sta scaricando. Non immagini quanto mi fa male il cuore ad abbandonare questa vita, ma devo farlo, perché alla fine, non riesco più a trovarci un senso senza di te.

Sperando che ci venga offerta una vita migliore,
tuo per sempre.