#15 Lezione sul campo

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La sera di halloween non è il momento migliore per visitare una casa, ma dopo il salasso di questo primo mese di corsi, devo trovare assolutamente un alloggio in sede. A fine ottobre quasi tutti i posti letto sono già occupati e quelli che restano chiedono cifre esorbitanti. Tutti tranne questo.

Alzo lo sguardo verso il secondo piano: le tende scure sono tirate e non capisco se la luce all'interno è accesa o se sono i riflessi degli ultimi raggi di ottobre. Il portoncino d'ingresso però è aperto. Salgo le scale di corsa, emozionato nel vedere quella che forse sarà la mia futura casa e, arrivato al pianerottolo, busso alla porta.

Mi apre Lorenzo, il ragazzo che aveva risposto alla mia chiamata dell'altro giorno. Ci presentiamo e mi invita a entrare. Rabbrividisco: il salotto è decorato con qualche teschio qua e là, sulla parete spicca una macchia di sangue, mentre l'aria è pregna di un odore acre che non riconosco. Mi mostra la cucina e il corridoio sul lato opposto che conduce al bagno e alle tre camere. L'altro inquilino è a casa per il ponte, per cui oggi non c'è.

Ci sediamo e lui mi spiega come si gestiscono per le pulizie e i turni in cucina. Nel frattempo guardo le decorazioni di halloween: uno dei teschi assomiglia a un cranio umano, mentre la macchia di sangue rappreso sul muro è talmente realistica da avere lo stesso colore di quello vero. I miei studi di medicina si fanno sentire.

Sposto lo sguardo sul mio ospite: noto alcuni graffi sul suo avambraccio sinistro che sembrano delle unghiate. I suoi occhi paiono stanchi, alcune gocce di sudore gli imperlano la fronte e le sue mani tremano. Come fa ad avere caldo? Ci saranno meno di venti gradi nella stanza, e lui è in maniche corte. Che sia malato?

"Ti senti bene?" gli chiedo.

"Sì, ho solo bisogno di bere un po' d'acqua" risponde, andando in cucina.

Io mi alzo e mi avvicino alla macchia rossa sulla parete. La tocco, portandomi la punta dell'indice davanti al naso e sulla lingua: questo è sangue! Un brivido mi scuote la schiena, mentre osservo da vicino il teschio che aveva catturato la mia attenzione: credo sia vero. Non è di plastica e ha troppe zigrinature per uno fatto artificialmente. Potrebbe essere di un animale, ma sembra troppo quello che ci ha mostrato il professore a lezione.

"Cosa hai detto che studi tu?"

"Medicina" rispondo.

Quando alzo lo sguardo, lui è in piedi, sulla soglia della cucina, le mani tremanti. Ma certo, le mani! In un balzo sono sulla porta, ma lui mi blocca da dietro, abbracciandomi. Impugna un coltello da macellaio. Cerco di divincolarmi e di tenere la lama lontano da me. All'improvviso Lorenzo ci butta verso il divano, ma io mi abbasso, e il coltello gli si conficca nel petto. Senza voltarmi, apro la porta e scappo da lì, con il cuore in gola, ma ancora vivo.

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