3 'You're not alone'

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Brooke Brown si stagliava sulla porta dell'appartamento del professor Bruce Banner, in un vestitino fiorato color cipria, a contrasto di una giacca jeans e scarpe da ginnastica, uno zainetto di medie dimensioni in spalla.

'Ciao, Bruce...Bucky mi ha dato il tuo indirizzo, spero non ti spiaccia! Mangiamo qualcosa insieme?' uscirono dalla sua bocca le parole più semplici che avrebbe potuto pronunciare, con il cuore in tumulto, suonato il campanello, incerta di come l'altro l'avrebbe presa o se fosse in casa.

'Certo, entra' meravigliato di vederla lì, a ridosso dell'ora di cena, a sorpresa, senza una telefonata o un messaggino a annunciarsi, Bruce spalancò la porta e lei si accomodò, stupita 'Accidenti, che casino!'.

Nel soggiorno del trilocale, sito nella zona di Washington Heights, troneggiava un divano con chaise longue grigio scuro, accanto a un sofà classico a due posti, un tavolo da pranzo rotondo con sei seggiole ed una tv gigantesca poggiata a terra. Ovunque, testi e riviste scientifiche in ordine sparso.

Spiccava un angolo cottura realizzato in legno chiaro, con una penisola per mangiare.

Buttò un occhio allo studio annesso; al centro della stanza una scrivania enorme, con tre pc, di cui due portatili, stampanti e modem, una libreria alta fino al soffitto, con una scaletta con le rotelle, anch'essa stracolma di testi, due poltrone coi braccioli.

In fondo al corridoio, nella camera, intravide un letto matrimoniale lineare, una piccola cabina armadio ed un bagno con doccia, che completavano il tutto.

'Sì, detesto mettere in ordine' borbottò, estasiato dalla sua leggiadria.

'Il caos che vedo fa molto scienziato pazzo' la bruna, sghignazzando, poggiò lo zaino e la giacca sul pavimento, unico spazio libero che reperì 'ecco, ora è chiara la confusione che hai nella testa, parte tutto da qui...' scherzando, gli toccò la fronte con un dito.

'Che è successo? Hai litigato coi tuoi? Lo sanno che sei uscita?' le chiese, frenetico, a manetta, rammaricato di essere presentabile alla stregua di un barbone, ovvero scalzo - dato che amava camminare sul parquet senza pantofole - pantaloni della tuta blu e maglietta bianca Fruit of the loom, molto anni Ottanta. In fondo, non aspettava ospiti, lei men che meno; in caso contrario avrebbe dato una sistemata...all'appartamento e a se stesso.

'Uhm...rispondo a una sola domanda!' non era molto lontano dalla verità, la bruna cercò la linea della diplomazia, per non ferirlo 'abbiamo discusso, pensano ancora che non debba partecipare al progetto di Stark e smettere di frequentarvi'.

'Me...intendevano me, Brooke. Non ricordi la frase di tua mamma? Come darle torto? Sono di un anno più grande di tuo padre e non proprio il genero che desidererebbero per la loro unica figlia. A mettersi nei loro panni, è una riflessione logica, o no?' al centro del soggiorno, Banner teneva una conferenza sulle motivazioni per cui dovessero interrompere la loro conoscenza, in una recita che serviva per autoconvincersi, e, seduta stante, pagare la corsa di un taxi direzione Park Avenue alla signorina affascinante, che lo fissava languida, con due stelle azzurre al posto degli occhi.

Comprendendone le intenzioni non espresse, la Brown lo prese in contropiede; con lui, l'improvvisazione e le mosse a stupire andavano a bersaglio, lo spiazzavano.

Avvicinando il volto al suo, umettandosi le labbra con la punta della lingua, gli mormorò, con voce roca 'Non c'è logica in questo...' un attimo prima di iniziare a baciarlo, imprimendogli sulla pelle, come un tatuaggio indelebile, la bocca al sapore di burro di cacao alla vaniglia.

Banner cedette le armi, senza combattere. Respingerla era l'ultima cosa che il suo cuore desiderava.

I baci si fecero sempre più ardenti e appassionati; lei era calda, affettuosa, tenera come un pasticcino da mangiare a piccoli morsi. Li ricevette da Bruce, che non riuscendo a staccarsene, la condusse attraverso il corridoio in direzione della camera da letto, con molte tappe della singolare Via Crucis di effusioni amorose 'Non ti fare strane idee, è il punto più ordinato della casa...' si giustificò.

'Il letto? Almeno non è stracolmo di libri pure quello...' si tolse le scarpe da ginnastica, seduta sul materasso, la bocca maschile che le lasciava una lunga scia di succhiotti sul collo. Lei lo spinse con la schiena sul talamo, sopra le lenzuola, e gli si posizionò sopra, facendo aderire il corpo al proprio, maliziosa.

Fissandolo negli occhi, un rossore diffuso sul viso, confessò ciò che l'altro non aveva minimamente intuito 'Meglio che tu lo sappia subito...ehm...alla mia veneranda età, ancora non ho avuto rapporti completi...'.

Banner sbiancò 'È impossibile...sei tanto bella...'.

'I miei genitori mi hanno sempre tenuto sotto una campana di vetro e, con difficoltà, ho allacciato relazioni sentimentali. Ho avuto un breve legame col figlio di un amico di mio padre, ma non avevo voglia di farlo col primo che passava...ho preferito essere sincera dall'inizio, per evitare fraintendimenti, e perché non sapevo quali aspettative avessi' spiegò.

L'uomo fu preso dal panico. Tentò di controbattere, con la medesima trasparenza 'Non ho fretta. Ogni cosa a suo tempo'.

'Uhm...non sono d'accordo...un po' di fretta... io ce l'ho' strusciandosi come una gattina, gli passò una mano nei capelli ricci, incollando le labbra alle sue.

Tempo dieci secondi, lo aveva liberato dalla t-shirt e si dedicava a sbaciucchiarlo sul torace, giocando con la sua peluria scura 'Non avrei mai immaginato mi potesse attirare un maschio...villoso...così si dice, che termine antiquato!' Brooke sussurrò 'però mi piace tanto'.

Scese fino all'ombelico, usando i denti per tirare i peli e solleticarlo. Resasi conto dell'impulso che gli aveva provocato, per nulla mimetizzato dalla tuta blu, ridacchiò e ci strofinò il viso sopra, in maniera sfuggente ma particolarmente erotica, sentendo le sue mani che l'afferravano per le braccia, per riportarla alla propria altezza, coi visi vicini sui due guanciali 'Vuoi fare tutto tu? Sei una scostumata' scherzò il professore, aprendole, con lentezza, i bottoncini dell'abito da cui fecero capolino i seni morbidi e sodi che sfidavano la forza di gravità, non racchiusi da alcun reggiseno, di cui non aveva bisogno.

Deglutì, estasiato, senza smettere di fissarla, spogliandola del vestitino, che volò a terra. La bruna si mise supina, e Banner si dilettò coi polpastrelli sulle mammelline, perfette, di forma a goccia, leggermente più piene di una coppa di champagne 'Sei deliziosa' gli uscì, intanto che lei mugolava, al giocare delle dita sui capezzolini rosati e sporgenti. Passato un momento di incertezza, intensificò le proprie carezze, non potendosi frenare in alcun modo.

Le spremette il seno sinistro, tenendolo nell'intera mano, per portarne alla bocca l'apice, inturgidito e pronunciato, e stuzzicarlo con la punta della lingua, che passò più volte intorno all'areola diventata di una tonalità di vermiglio pronunciata, udendo la Brown sussurrare 'Bruceeee...'.

Passò alla zona erogena speculare del lato destro, riservandole lo stesso trattamento. Abbassandosi ulteriormente realizzò che la ragazza fosse rimasta con indosso un paio di mutandine microscopiche a vita bassa, in prezioso e morbido pizzo ricamato, color noisette, umide nella parte centrale, segno del gradimento dei preliminari che stavano conducendo e che aveva intenzione di far rimanere tali, soprattutto visto il tenore delle sue rivelazioni.

Finendo di straziare la squisita sfera, le carezzò il ventre setoso, col dorso della mano. Un sussulto, alitato, accompagnò il gesto e i successivi... lo sfiorare di Banner il tessuto esterno degli slip, prima, e il percorrere la sagoma delle carnose ali di farfalla che si percepivano, con chiarezza, attraverso la stoffa oramai bagnata, poi. Allentò la parte sui fianchi, per farglieli scivolare fino ai piedi e liberarla, in un movimento che lo fece ritrovare col viso all'altezza del sesso di Brooke, schiuso e ricolmo di umori.

Gli arrivò nelle narici il suo afrore sublime, l'odore più sensuale mai provato, negli occhi la visione della piccola e curata striscia di scuro, come un giardino dell'Eden in cui gli parve facile perdersi, forse inevitabile.

Quasi timoroso di profanarla, anche solo con le dita, si rinvigorì, osservando un'ulteriore impercettibile apertura delle sue cosce nella propria direzione.

Brooke si muoveva verso di lui, come era stato dall'inizio, un avvinarsi che li aveva portati ad un punto da cui era impossibile tornare indietro. Lasciatosi remore morali alle spalle, si dedicò a ciò cui aspirava, donare piacere alla creatura straordinaria che gli si stava offrendo e che lo guardava in attesa, con gli occhi luminosi pieni di desiderio e di lui...voleva lui, schietta, e non esisteva un elisir più efficace sulla faccia della terra per motivarlo.

Piazzatosi di nuovo al suo fianco, per riempirla di baci, con l'indice ed il medio della mano destra si fece strada nel canale femminile, incuneandoli dolcemente. Gli si mozzò il respiro dall'emozione grandissima che lo travolse, nel possederla.

Alternava un tocco costante e più lento, facendo fluttuare le dita, a un ritmo più intenso, muovendole avanti ed indietro, con le braccia della Brown che lo avevano stretto, tremanti, ed il viso a tre centimetri dal suo; si contemplavano a vicenda, senza riuscire a unire nemmeno le loro labbra, per la tensione del momento.

Nel rigirare la mano per l'ennesima volta, l'uomo si soffermò con il polpastrello del pollice sul bottoncino femmineo, che, spiccava, in evidenza, lucido e gonfio. Con leggeri sfioramenti, continuando la penetrazione fino al punto in cui la barriera dell'illibatezza glielo permise, fu stretto sulla destra da spasmi che aumentarono di intensità, fino a farsi cadenzati, e proporzionati ai singulti emessi dalla voce tenera della bruna, che fu pervasa da un orgasmo travolgente, entusiasmante.

Fu come essere stata colpita da uno dei fulmini richiamati da Thor col Mjollnr, rifletté la ragazza. Sconquassata dalle contrazioni uterine irrefrenabili che si irradiarono dal centro del suo eros nell'intero corpo, cervello compreso, produsse un lieve getto acquoso, al momento degli spasmi, raggiunto il picco del piacere.

Senza fiato, rimase immobile, e Bruce, contento di averle provocato una simile soddisfazione, le dette un bacio mozzafiato 'Sei bellissima'.

Brooke, pian piano, nel suo abbraccio, appagata, si calmò della tempesta che l'aveva travolta, i lunghi capelli stesi sul cuscino a raggiera, gli occhi vivi.

'Professore...' con delicatezza, sagomò i suoi pettorali, dal torace all'inguine, afferrando insieme l'elastico dei pantaloni della tuta e dei boxer grigio mélange che indossava, spogliandolo di entrambi in un sol colpo.

Banner non era stato in grado di opporsi, alla sua mossa, ubriaco di desiderio.

Il sesso maschile, pienamente innalzato, puntava nella sua direzione, osservò lei, ed era di tutto rispetto. 'Ti difendi...' gli dette una battuta, agitata; era un uomo adulto, non il ragazzino con cui aveva pomiciato in passato, e ci teneva che stessero bene, entrambi.

Con la manina poco esperta circondò il puntello virile, sollecitandolo, con una manovra di sfregamento, che il diretto interessato coadiuvò, sorridendo e poggiando la destra su quella di lei, dandole il ritmo del movimento più gradito, spingendosi nella sua destra.

Brooke lo comprese immediatamente, spronata da un istinto puro e naturale, mettendoci del suo.

Accentuò la beatitudine di Bruce con una torsione del polso, e con tenere carezze ai globi tumidi e al sensibile lembo di pelle sottostante.

'Anche tu ti difendi...' quasi balbettando, per la difficoltà di mettere in connessione mente e parole, Bruce si espresse in un complimento, senza alcun disagio; la trovava estremamente sexy, nella movenza.

La bruna si chiese quanto sarebbe durato e, in quell'attimo, un irrigidimento le annunciò l'imminenza ciò che stava per accadere; aumentò l'intensità del gesto, udendo il compagno respirare più affannato. Vide il suo ventre, gli addominali non tartarugati, ritrarsi e sulle mani i sussulti del pungolo maschile, a cui seguì lo sgorgare del piacere del compagno.

I fiotti del nettare di Banner si sparsero sui due amanti, immediatamente tersi dalla Brown, premurosa, con un fazzolettino di carta reperito sul comodino, con cui pulì anche la propria mano, l'odore pungente e selvaggio ancora nelle narici.

'Brooke...' passata la sbornia amorosa, mormorò il professore, con tono preoccupato, ricoprendoli entrambi con il lenzuolo.

'Banner, per favore, non ribadire che non avremmo dovuto farlo... stasera non potrei sopportarlo' si lamentò, la testa poggiata sulla sua spalla, intanto che giocava, divertita, con la peluria sul torace. Era troppo contenta e non voleva ramanzine o rimproveri.

Lui la bloccò, afferrandole il mento fra il pollice e l'indice, con delicatezza, e fu costretta a alzare il viso 'Non era mia intenzione...volevo solamente dirti che mi sono innamorato di te...' confessò, gli occhi lucidi, pieni di un sentimento che non aveva mai provato per nessuna e che non era riuscito a tenersi dentro.

'Ce ne hai messo a capirlo' rigirandoglisi sopra per sbaciucchiarlo, contraccambiò 'Anche io mi sono innamorata di te...'.

'E' un guaio...' l'uomo posò il braccio sulla fronte, simulando un gesto di disperazione.

'Come un guaio? Come ti permetti?' la Brown sbottò a ridere 'Per gli altri sarà una catastrofe, per noi sarà fantastico! Cominciamo da subito...dobbiamo cenare! Rendiamolo stupendo!'.

'Va bene...' Bruce, accolta la proposta con entusiasmo, si alzò dal letto, in direzione bagno 'mi preparo!'.

Era arrivato quasi alla porta che si sentì chiamare 'No, no, bel ragazzo. Non mi hai dato un bacio come si deve, prima' la bruna lo rimproverò, allargando le braccia, in cui lui si tuffò di nuovo, morendo sulle sue labbra morbide.

'Adesso puoi andare' Brooke fece un sorrisetto, aspettando il proprio turno per la toilette, e utilizzando il tempo per una visita non guidata alle stanze dell'appartamento, iniziando dallo studio.

Nuda, girò fra mille tomi scientifici poggiati ovunque, i diplomi delle due lauree ottenute con lode, incorniciati ed appesi al muto. Master ed attestati vari.

'Che fai?' il professore, terminato di sistemarsi, le andò alle spalle, baciandole una scapola.

'Mi impiccio...chi sono?' prese una foto dalla scrivania, in cui era ritratto fra una ventina di persone giovani.

'I miei studenti del corso di biochimica alla Columbia University di New York, la classe dello scorso anno!'. Nel prestigioso istituto, Bruce era considerato un vero e proprio luminare ed era idolatrato dai propri alunni.

'Sembrano simpatici' lei si girò e lo fissò 'Una mattina verrò a seguire una tua lezione, mi incuriosisce...secondo me sei bravo'.

'Ti aspetto...un po' più vestita...sono un tipo geloso' la carezzò sui fianchi morbidi e femminili.

'Certo, per chi mi hai preso? Ti farò fare un'ottima figura' un ultimo bacetto e si allontanò.

'Ho lasciato una coppia di asciugamani puliti in bagno, sul lavandino...' la avvertì.

'Grazie' gli occhi cerulei lo trafissero 'sai, Bruce, ho capito subito come sei...mi hai aperto lo sportello dell'auto, hai diviso la cena con me soltanto per farmi piacere, ugualmente il ballo...ho visto la premura con cui mi hai liberato del bicchiere vuoto e con cui mi hai aiutato a indossare la giacca, perché evitassi di prendere freddo. Ogni tuo comportamento racconta di te. Le persone come te parlano molto più col cuore di quanto pensi. Amami col cuore, con i gesti, come hai fatto finora. Le parole contano meno, per me!' rivelò, tutto d'un fiato, pensando di non essersi mai scoperta così tanto con qualcuno, nudità compresa.

'Ti amo...e ti amerò con tutto me stesso, come meriti' commosso, la vide arcuare le labbra che formarono un cuoricino, per un romantico bacino che si perse nell'aria, con il relativo schiocco, prima di chiudere la porta del bagno.

***

'Hai preferenze per la nostra meta?' cercando le chiavi del Maggiolino dalla tasca dei jeans, appena fuori dal palazzo, Bruce, jeans e camicia, interpellò Brooke, che lo stupì con un'insolita richiesta.

Fissava l'insegna della fermata della Metropolitana di Washington Hights, a circa un centinaio di metri da loro 'Non ci crederai, ma non ho mai preso la metro in vita mia. A Chicago, i sintomi della malattia e la connessa disabilità non mi permettevano di girare coi mezzi pubblici, e da quando sono arrivata a New York' ridacchiò 'non ne ho avuto bisogno; nelle poche uscite sono stata accompagnata da autisti e guardie del corpo!'.

'Ti accontenti di poco, mia signora. E sia' con un gesto plateale, l'abbracciò, facendole strada verso l'edicola limitrofa per acquistare i biglietti, e poi conducendola sulla scala mobile.

'Direzione Empire State Building!' lei propose, rendendosi conto fossero sulla linea rossa che portava direttamente a Midtown Manhattan.

'Non sei stata mai nemmeno lì' glielo lesse nella mente.

'No...ho vissuto proprio poco e voglio recuperare. Sono stanca di essere come vogliono i miei genitori e di vivere la vita che desiderano per me. Forse ti sembrerà infantile, come affermazione, o penserai che avrei dovuto impormi prima con la mia famiglia, ma soltanto ora sto dando un senso ai miei desideri' ammise.

'E' il tempo giusto, poiché è il tuo. Ogni cosa ha il suo tempo' filosofeggiò lo scienziato.

E' il tempo perfetto perché ho incontrato te e adesso siamo in due, rifletté lei senza dirglielo, entrando al volo nel vagone della carrozza quasi vuota, su cui trovarono due posti a sedere, per continuare a stringersi e a confabulare, fino al momento di scendere.

'Caspita, è altissimo' la Brown, dal basso, rimirava il grattacielo più famoso del mondo 'per il resto è identico a ciò che ne ho visto in tv e nei film e chiaramente dal finestrino dell'auto blindata...'.

'La fila è minima, ci sbrigheremo' Banner si mise in coda, per prendere gli ingressi, tirando fuori dal portafoglio il tesserino dell'Università e la carta di credito per pagare 'c'è uno sconto, per i professori' le spiegò.

La bruna sbottò a ridere, carezzandogli i capelli 'Credevo avessi la riduzione dei pensionati'.

'Ragazzina impertinente' le fece solletico sulla vita, ritirando i tagliandi dall'addetta; Brooke si contorse al suo tocco e finirono appoggiati sulla parete accanto, a sbaciucchiarsi, sotto gli occhi divertiti degli altri in attesa.

'Di questo passo, arriveremo in cima, passata la chiusura...' gli dette un altro bacio, caparbia, tenendolo per il bavero della camicia a scacchi verdi e blu che aveva indossato, l'indumento più elegante che avesse nell'armadio.

'Ne dubito...' prendendola per mano, Bruce si affrettò verso gli ascensori che portavano alla terrazza panoramica.

'Quanti piani in tutto? Centodue!' indicò la pulsantiera metallica all'interno della cabina di quello ove entrarono per salire.

'L'ultimo è chiuso da vetrate, ed è ricavato all'interno della struttura del pennone...punto sul piano ottantasei...' Banner c'era stato in diverse occasioni, le spiegò, scortandola proprio sulla piattaforma di osservazione, commentando 'La serata è particolarmente limpida, e il cielo è terso...si vede la città, ma ugualmente i territori degli stati confinanti'.

Agganciata con le falangi a quelle del suo accompagnatore, Brooke osservò il dito dell'altra mano del professore indicare in sequenza il Massachusetts, il Connecticut, il New Jersey e la Pennsylvania, oltre a ogni edificio storico e via principale della città di New York, splendida, all'imbrunire.

Seduta sul muretto della terrazza, con Banner alle spalle, che teneva il viso poggiato sulla sua guancia, teneramente, come una qualsiasi coppia di innamorati, la ragazza, il cuore zeppo di felicità, alzò la testa, per sentire le labbra del compagno congiungersi alle sue.

Era un senso di normalità mai provato. Rabbrividì, non di freddo, scostandosi leggermente, con uno scatto in avanti, al bacio successivo, facendo una risatina. Lui se ne accorse, riconoscendo la stessa reazione che aveva avuto al momento della loro presentazione.

Le circondò la vita sottile con entrambe le braccia, riaccostandola a sé e le bisbigliò 'Dimmi cosa hai visto, stavolta...'.

La bruna sospirò: Bruce era al di là dell'intuitività, era un vero e proprio genio, ed aveva compreso il suo segreto, che era sfuggito, in anni, alle persone, che la circondavano, Stark incluso.

'Lo avevi già capito, vero?' gli domandò, girandosi per guardarlo negli occhi; non era un tipo di confessione che poteva fare in maniera differente 'Oggi, alla fine della discussione con mio padre, hai utilizzato la parola poteri, al plurale...'.

Affondando la sinistra nei capelli setosi, l'altro annuì 'Credo che tu abbia avuto una specie di visione. E' così?'.

'Sei perspicace. Sì...qualche tempo dopo la scoperta dei colpi d'incanto, ho avuto la prima premonizione. Avevo smesso di frequentare la scuola ed avevamo traslocato da poco nell'attico dove sei stato. Studiavo a casa, con un'istitutrice privata. Un pomeriggio, mentre mi spiegava un esercizio di matematica, l'ho sfiorata sul braccio ed ho avuto una visione di lei, al capezzale di una donna anziana in fin di vita. Nitida e reale. E' stato come un elettroshock, una scarica di adrenalina. Ho tentato di dissimulare il mio stupore, lei pensò non mi sentissi bene...comunque, non ne parlai ad anima viva. Il giorno successivo telefonò ai miei genitori per informarli che sua mamma aveva avuto un incidente d'auto ed era in gravi condizioni. Ciò che vidi si avverò ed è stato così per ogni visione che ho avuto' gli fornì una breve spiegazione.

'Quanto spesso capita?' si informò Bruce.

'Random, a volte per mesi rimango in stand-by...e sono premonizioni sia positive sia negative' sghignazzò.

'Uhm...quando ci siamo dati la mano, nel soggiorno dei tuoi...cosa ti è apparso?' chiese, curioso.

Brooke arrossì leggermente sulle gote 'Io e te, che facevamo l'amore, sul letto del tuo appartamento. L'ho riconosciuto oggi, quando mi hai fatto entrare in casa: ero sopra di te, e ci baciavamo, con passione e dolcezza. E' la stessa immagine che ho veduto qualche minuto fa, identica...doppia visione, difficile non si avveri'.

Banner deglutì, sospirando, dandole un bacino sulla fronte 'Insomma, eri già in vantaggio su un povero professore anziano...'.

'Più o meno...eravamo particolarmente felici, nelle premonizioni, non hai nulla da temere' lo rassicurò 'però vorrei che questa capacità rimanesse celata, sia alla mia famiglia, sia agli Avengers. E'...personale, e non so spiegarla, mi tormenterebbero tutti con decine di test per capire come funziona il mio cervello o, peggio, per conoscere il proprio futuro'.

Bruce non poté fare a meno di concordare 'Sono per la tua linea; mi preoccuperei solo nel caso in cui tu vedessi un pericolo prossimo da affrontare. Sei nella squadra e intuizioni di quel tipo potrebbero aiutarci e aiutarti, in battaglia. Manifestare, improvvisamente, l'esistenza di un potere simile senza un enorme scetticismo altrui, al contrario, sarebbe impossibile. Colleghi come Bucky e Steve, soldati e estremamente razionali, non sono tipi da lettura della mano o palla di vetro!'.

'Sono tipi da bistecca con l'osso!' ribatté Brooke, simpaticamente, per stemperare l'agitazione del momento 'Grazie...lo valuterò, è una riflessione su cui non mi ero soffermata'.

'Sono certo che lo farai...adesso ti riporto a casa, è meglio. Ci fermiamo a mangiare un boccone e poi via, direzione Park Avenue' dissapori coi Brown, all'inizio della relazione con la figlia, proprio no.

'Sono affamata. Davanti l'entrata dell'Empire c'era un chioschetto che vendeva hot dog...mi offri lì la cena?' entrando con lui per ridiscendere in ascensore, fece un'altra richiesta piuttosto semplice da esaudire.

'Andrò fallito! Non ti basterà un panino!' Banner la prese palesemente in giro; con l'acquolina in bocca, la bruna aveva fatto farcire il suo sandwich con ogni tipo di salsa e contorni e si era munita di una decina di fazzolettini di carta, per impedire che l'eccesso che fuoriusciva dal pane le sgocciolasse sull'abito.

Tentava di morderlo, seduta a terra sui gradini di un negozio chiuso, con la schiena poggiata alla vetrina, per gustarne ogni boccone, con Bruce, che arrivato al suo fianco, le puliva la bocca, continuamente.

'E' il cibo più buono che abbia mai mangiato!' quasi con le lacrime agli occhi, lo ringraziò.

'Addirittura?! Non è male...Bevi!' le versò un bicchiere di Coca Cola da una lattina, cosicché potesse inghiottire la quotidiana pasticca rosa.

'Ha un sapore delizioso, speziato...e la verdura sopra mi piace moltissimo' indicò i crauti che ricoprivano ciò che rimaneva del wurstel.

'Sei una buongustaia...aspettami' al volo, il professore si diresse nuovamente dal venditore, e tornò più veloce della luce, in mano un altro hot dog più imbottito e ricco del precedente, con un sorriso divertito 'Mademoisselle! Ecco a lei il bis! Vedo che dell'altro non è rimasta nemmeno una briciola, ingorda!'.

'Ti amo, Bruce...' la ragazza gli sussurrò, seria, vedendolo bloccarsi ed abbassarsi, con la testa, alla sua altezza.

Banner le si inginocchiò di fronte, e la osservò, concentrato, negli zaffiri che lo avevano ammaliato 'Mi hai fatto un incantesimo...i tuoi occhi mi hanno rubato il cuore e l'anima...ti amo, piccola strega'; dichiaratosi, le schioccò un bacio, sulle labbra sporche di senape, aggiungendo, timoroso 'il panino è da dividere, metà per ciascuno...sei sicura che mi ami lo stesso?'.

'Un po' meno' ribatté, scherzosa, spaccando il sandwich con le mani e passandogli il suo pezzo. Entrambi lo ingurgitarono, terminando la bibita e dirigendosi alla fermata della Metro, mano nella mano, silenziosi.

Appena scesi dalla scala mobile interna, in prossimità della banchina, dove i passeggeri attendevano l'arrivo del treno, udirono nell'aria le note della parte finale di un famoso brano di Michael Jackson, 'Black or white'. Accompagnato da una base suonata da un lettore portatile, un giovane afroamericano, cappellino scuro, giacca e pantaloni neri con banda laterale argentata e maglietta bianca si esibiva, chiaramente, in cover della star del pop.

'Michael Jackson mi piaceva moltissimo, era un artista di un talento incredibile e una persona molto sfortunata...tanto sola, secondo me' la Brown commentò 'sai, la solitudine è come una malattia infettiva, sei isolato dal resto del mondo e spesso non c'è cura'.

Bruce annuì, era chiaro si riferisse alla propria condizione, che l'aveva accompagnata dalla scoperta dei suoi poteri fino a quel momento, oltre alla patologia reale che l'aveva colpita da bambina e costretta in un letto.

'A proposito di solitudine...neanche a farlo di proposito...' Brooke inizio a seguire, canticchiando, la voce del ragazzo che intonava 'You are not alone', ritrovandosi sotto il naso la mano tesa di Banner, un chiaro invito a danzare con lui.

Aggrottò la fronte, leggermente in imbarazzo. Non ballava nessuno, ed erano sotto la Metro.

'Insisto, signorina Brown' Bruce fece un inchino scenografico e lei non poté esimersi dall'accettare la sua proposta. Abbandonato lo zaino di lato, fu avvolta dal suo abbraccio. La stringeva per la vita e con la mano opposta teneva la sua sinistra, in un romantico lento, danzato sotto lo sguardo divertito dei passeggeri e dello stesso giovane artista.

'E' come recita il testo della canzone...non sei più da sola, Brooke...e nemmeno io...perché tu sei la mia favola...' le bisbigliò, in un soffio, all'orecchio, con le labbra sulla sua tempia, tremando al solo pensiero che la felicità immensa e preziosa che li aveva avvolti svanisse da un momento all'altro.

'E tu sei la mia, la favola che non mi sarei mai aspettata di vivere...' controbatté la bruna, volteggiando, leggera e aggraziata insieme al maturo professore che aveva sentito vicino più di ogni altro essere sulla faccia della terra, il cui corpo saldo la teneva agganciata alla concretezza di un amore che la faceva palpitare.

Bruce era lì, per lei, alla stregua di una nuova casa calda e accogliente, invitante ed estremamente rassicurante, con gli occhi scuri che la guardavano come fosse uno scrigno prezioso da custodire, le mani che le avevano donato un piacere immenso, le labbra morbide che si stavano di nuovo unendo alle proprie, il profumo di dopobarba muschiato che lo caratterizzava. Piccoli particolari che completavano il quadro dell'uomo adorabile che le stava regalando anche tre minuti di emozione profonda.

Che divenne maggiore alle sue parole, sussurrate 'Come ho fatto senza di te, finora, mia piccola strega? Ti conosco da pochissimo ed è come ti conoscessi da sempre...' le fece fare una giravolta e la riprese fra le braccia, stringendola ancora più forte e dandole un bacio mozzafiato...e poi un altro!

Allo sfumare della melodia, un lieve applauso si levò dall'esiguo pubblico che aveva seguito la scenetta e che si era affrettato, subito dopo, a salire sulla carrozza del treno arrivato nel medesimo frangente.

I due ballerini si interruppero, ridendo, e Banner recuperò il portafoglio per lasciare una banconota al novello Michael Jackson, che lo interloquì 'Grazie, fratello'.

'Grazie a te!' salutò il ragazzo, indicando alla Brown, che riprese lo zaino, la pensilina, dove giungeva il treno successivo che aveva appena aperto le porte.

'I tuoi sapevano che uscissi? Prima hai volutamente glissato' domandò Bruce: glielo aveva già chiesto, senza ottenere una risposta precisa e si stavano apprestando a giungere a Park Avenue 'abbiamo trascorso dei momenti...favolosi...e...vorrei concludere la serata com'è iniziata...come una favola, senza drammi'.

'Ho mandato a mia mamma un messaggio dal taxi. Il testo era generico. Sono sicura che avrà capito che fossi con te...' sospirò 'con chi altri, sennò?'.

'Forse è meglio se ci parlo io!' suggerì.

'Per dirgli?'.

'Uhm, qualcosa mi inventerò' la sua mente eccelsa non riusciva a immaginare cosa potesse tranquillizzare i genitori di Brooke, convincerli che fosse una buona frequentazione. La differenza d'età e la presenza dell'altro sé verdognolo non erano un biglietto da visita di livello. Preso dai suoi ragionamenti, si ritrovò sotto il loro palazzo, troppo velocemente.

'Ci diamo la buonanotte qui?' la bruna avvicinò il viso al suo.

Banner alzò la testa, incrociando lo sguardo di Sheila e Robert che, tesi, li attendevano, scrutando dalla terrazza il momento del loro arrivo. Mosse la mano per un saluto e segnalò a Brooke il portone 'Salgo insieme a te!'. Non era mai stato un codardo. Mite e tranquillo, sincero ed educato, non si fece intimorire, intuendo le preoccupazioni altrui.

'Non dovevi...' commentò lei, in ascensore dove rimasero abbracciati, contemplati dall'inserviente, con una smorfietta ironica.

'Non sei più da sola, Brooke...' mormorò, a voce bassa, ripetendo la medesima frase di quando danzavano, scortandola fino alla porta di casa, aperta, dove i coniugi Brown si stagliavano.

'Buonasera' Bruce li interloquì, sereno e senza permettergli di interromperlo proseguì, simpaticamente 'abbiamo visitato l'Empire State Building e mangiato un panino...e nessuno dei due si è fatto notare'.

'Meno male...' Robert commentò, tagliente. Si era preparato un predicozzo per il professore, ma il sorriso di sua figlia che fissava Banner, nel mezzo del pianerottolo, lo meravigliò; era stato come assistere all'arrivo della luce del giorno quando albeggiava. Era raggiante, come non l'aveva mai vista.

L'uomo percepì la mano di sua moglie che stringeva la propria, certo che avesse avuto la sua medesima impressione e che lo spronasse a soprassedere a qualsivoglia rimprovero. Sapevano meglio di chiunque altro quanta poca felicità avesse permeato l'esistenza di Brooke.

'A presto, professore' spostandosi dallo stipite della porta blindata per lasciare un po' di privacy alla ragazza, Sheila si ritirò all'interno del lussuoso appartamento, unitamente alla sua dolce metà, che fece un cenno a Bruce col capo, prima di rientrare.

'Sei stato bravo, non hanno fatto una piega!' sfiorandogli il petto sopra la camicia, la Brown baciò quest'ultimo, delicata, sulle labbra 'Buonanotte!'.

'E' merito tuo, piccola strega!' la prese in giro, e sussurrò, vedendola rincasare 'Buonanotte, amore mio'; nel cuore portò la forte emozione dell'ultimo sguardo che poté darle.

***

N.d.a.

In questo capitolo, Bruce inizia a giocare con Brooke, chiamandola 'piccola strega', l'appellativo che le rimarrà appicciato, teneramente, per l'intero racconto. E ognuno dei due mostra il proprio cuore all'altro, di cui si è scoperto innamorato.

Ringrazio la mia dolce Sis, per l'aiuto nella scelta della canzone di Michael Jackson - che dà il titolo al Capitolo stesso - sulle cui note i protagonisti danzano sotto la Stazione della Metropolitana.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro