5 Strega per amore

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'Voglio i dettagli piccanti e i particolari morbosi. Sono o non sono il tuo amico più caro? E dai, Brucino, non ti sei sbottonato!' Tony tormentava Banner, al laboratorio del Quartier Generale.

'Lasciami in pace, per la miseria!' l'altro tentò di arginare la curiosità di Iron Man.

'Te l'ho presentata io...sei un vero ingrato, ecco cosa sei'.

'Per piacere...stiamo insieme, ti può bastare?'.

'Veramente no. La signora delle pulizie che si occupa della casa agli Hamptons mi ha rivelato che avevi organizzato un pranzetto di pesce e...che il letto era sfatto, due settimane fa...' commentò, con un sorriso idiota.

Il professore arrossì, senza scomporsi.

'Ti ho beccato, fratello...' Stark fece un salto sul posto.

'È molto complicato...'.

'Banner, il sesso non è mai complicato. La gente, invece, è contorta' la massima delle undici del mattino del miliardario, sparata davanti al microscopio elettronico, fu troppo persino per un tipo mite come il professore 'È tanto che non sto con una donna...e lei non ha mai avuto esperienze...a me pare...complicato'.

'Nooo' Tony sembrò meditare sulle parole ascoltate, niente affatto stupito 'però vista la situazione, mi permetto un consiglio e sai che sono un mago in questo. Rendilo speciale, fa che sia indimenticabile per entrambi, soprattutto per Brooke. Poteva avere tutto dalla vita, non ha avuto niente, se non quel regalo assurdo...forse tu sei il suo regalo e lei il tuo...impegnati, pensa a ciò che le piacerebbe fare...e lontano dai Brown, ovvio'.

Il suggerimento era giustissimo, rifletté Bruce 'Grazie...'. Come un lampo, nel cervello gli era balenata una proposta che la sua ragazza avrebbe più che gradito. Non appena tornato a casa, studiò, in rete, come realizzarla, e, carta di credito alla mano, si sbizzarrì.

Fomentato, e quasi in stato di tranche, scese in garage, si mise alla guida del Maggiolino e raggiunse Park Avenue, con l'acceleratore a manetta, per quanto gli permettesse il traffico newyorkese, per ritrovarsi a suonare il campanello dell'attico dei Brown venti minuti dopo.

Prese fiato, tentando di darsi un tono e coraggio, che venne meno quando fu Robert in persona ad aprirgli.

'Buonasera, professore, non l'aspettavamo' lo salutò, caustico.

'Bruce, per favore...' lui provò.

'Accomodati, Bruce' la voce imperiosa di Sheila, che si era alzata dal divano del soggiorno, per stemperare l'atteggiamento sempre rigido ed oppositivo di suo marito, risuonò nell'ingresso dell'appartamento, sovrapponendosi a quella della figlia 'Ciao...che ci fai qui? E' successo qualcosa?'. Pantaloni della tuta e canotta, le mani sporche di creta che si puliva con un panno, Brooke li raggiunse, preoccupata. Si sarebbero dovuti vedere per mangiare insieme ed era rimasta stupita della sua visita.

Avevano trascorso le ultime due settimane fra cenette, passeggiate, coccole, e parecchi preliminari amorosi che avevano aumentato il desiderio di entrambi, presi da un magnetismo irresistibile, unito al sentimento che li aveva fatti avvicinare. L'allenamento particolare auspicato da Stark!

Il professore camminò verso di lei, ghermendole la mano e dirigendosi in soggiorno, per sedersi su uno dei divani, con l'intenzione di parlare civilmente e pacatamente 'Nulla di grave. Ero qui...' si rivolse ai suoi genitori, timido 'perché mi piacerebbe molto trascorrere il prossimo fine settimana con Brooke, fuori città. E' più che maggiorenne e non ha bisogno del vostro permesso; tuttavia, senza averlo, non partirei tranquillo'. La sincerità non era un vestito comodo, per lui; era il vestito più pulito che potesse indossare, davanti a loro.

Robert era in pizzo alla poltrona di destra, in tensione, con le braccia conserte; Sheila più tranquilla, sul divano più piccolo accanto, le gambe incrociate che facevano capolino dall'abito di seta blu che indossava.

La bruna si voltò a guardare Banner, al settimo cielo per l'idea, e poi girarsi verso sua mamma e suo papà, dubbiosa che avrebbero accondisceso; si preparò, mentalmente, qualche frase per convincerli.

Robert deglutì, gli parve gli mancasse l'aria, di essere in apnea nel mare più profondo e di non poter salire a galla...la sua bambina con quell'uomo tanto più grande...Hulk...una notte fuori...certo, uscivano regolarmente e lui viveva per conto suo, ovvio, non gli serviva una camera d'albergo per fare sesso...erano i due termini...Brooke e sesso, proprio non legavano, nella sua testa di genitore.

La sinistra di sua moglie, che gli carezzava l'avambraccio, lo salvò da altre elucubrazioni folli 'Lo apprezziamo molto. Nostra figlia non ha mai dormito fuori casa...che programmi avresti?'. Tentò di essere amichevole; Brooke sarebbe corsa a preparare i bagagli subito, se fosse dipeso da lei e nulla l'avrebbe fermata, poteva scommetterci. E il professore era molto determinato; rifletté che essere una persona perbene non voleva dire affatto essere deboli, e nel caso specifico lo dimostrava che in lui alberasse, latente, la personalità di Hulk.

'Ho organizzato per andare a Salem, in Massachussets, per due giorni; partiremmo sabato mattina per rientrare domenica sera. Vi lascerò il recapito dell'albergo e vi chiameremo, per farvi sapere come va...' spiegò.

'Salem... Bruce, è fantastico, ho sempre voluto visitarla!' lei fu tanto spontaneamente gioiosa che suo padre si sentì dire 'Va bene'.

'Grazie, papà' la bruna saltò dal divano come una molla per abbracciarlo; non lo faceva da tempo immemorabile, e lui si intenerì.

'Vi sono davvero grato...' si unì il professore.

'Io e Robert ci siamo stati, ai tempi del nostro fidanzamento; è un posto carino e suggestivo, sono certa vi divertirete. Ceni con noi, Bruce? Ci farebbe molto piacere' Sheila lo invitò; non era un nemico da combattere, bensì un alleato da conoscere.

'Non vorrei disturbare ed avevamo altri progetti, non so...' incerto, rimase in attesa di un'indicazione dalla sua ragazza.

'Mamma è una cuoca eccellente, credimi. Nessun ristorante è alla sua altezza' la Brown elogiò le doti della sua bionda genitrice, acconsentendo per entrambi.

'Quand'è così, accetto volentieri' in leggero imbarazzo, intanto che la padrona di casa scompariva in cucina per predisporre il pasto, fu trascinato da Brooke verso il suo studio.

'Colgo l'occasione per farti vedere i miei lavori, dato che sei qui' al termine di un lungo corridoio, accanto alla propria camera da letto, gli indicò una stanza d'angolo, che aveva le due pareti esterne, in cui spiccavano ampie vetrate, che fornivano la luce giusta, indispensabile per quel tipo di espressività artistica.

Al centro del locale c'erano un tornio e un tavolo di legno, ricolmo di attrezzi; sui due lati interni dello studio, erano appese decine di mensole con numerose sculture in creta.

Banner indossò gli occhiali, per rimirarle nei dettagli; poté ammirare la progressione delle sue abilità. I primissimi lavori erano più semplici, animali e volti stilizzati, gli ultimi invece perfetti, ricchi di particolari e molto ben realizzati. Riconobbe i visi di alcuni personaggi del mondo dello spettacolo, oltre che di Robert, di Sheila e di Brooke stessa...evidentemente, non aveva avuto a disposizione modelli dal vero, tranne loro tre, e si era arrangiata con filmati e foto.

Non erano copie, avevano qualcosa di speciale 'E' come se avessero l'anima' mormorò, oltremodo coinvolto 'sono splendide'.

'E' il più bel complimento che potessi farmi...' lei minimizzò, col cuore che scoppiava di contentezza.

'A che ti stai dedicando, ora?' Bruce segnalò un busto ricoperto da uno telo di lino bianco inumidito, poggiato al centro del tavolo 'Posso?' sentendola annuire, spostò la stoffa, che gli scivolò dalle mani non appena vide la nuova opera, l'ultima.

Trattenne a stento un gemito...davanti a sé, c'era un volto diviso a metà...al lato sinistro, le fattezze umane del proprio viso, al lato destro quelle bestiali del mostro che si portava dentro...Hulk, insieme poeticamente assemblati, dalle tenere manine della ragazza di cui si era innamorato.

'E' bellissimo, non so che dire...' il modo in cui lei lo vedeva e in cui lo aveva raffigurato, un Giano bifronte moderno ed attuale, lo aveva centrato nel profondo del proprio essere, nemmeno una freccia lanciata da Cupido avrebbe avuto un effetto tanto potente. Era davvero senza parole...

'Siete diventati il centro del mio mondo...tu e lui...manca qualche rifinitura, ma è praticamente terminato' la bruna lo cinse da dietro, con le braccia attorno alla vita, e gli dette un bacino sulla scapola destra 'Ti piace sul serio? Avrei voluto regalartelo...ora non so...sto pensando di tenerlo per me, muoio un po' all'idea di rinunciarci...'.

'Ci contavo...' si rigirò, per poggiare le labbra sulla sua fronte, udendo i passi di Sheila che li cercava, per informarli che la cena fosse pronta.

Affacciatasi alla porta dello studio, sgranò gli occhi alla vista della scultura; avrebbe dovuto capire chi fosse il soggetto raffiguratovi, dalle remore della figlia di mostrargliela.

Brooke aveva un grande talento; il volto di Banner era una e vera e propria opera d'arte, il cui valore non era racchiuso nella manualità o nella perfezione delle forme, ma era rappresentato dall'empatia della scultrice...empatia...sentire la felicità e il dolore dell'altro, sentirlo nella propria carne e nella propria persona.

'E' il busto più interessante che tu abbia mai prodotto...è meraviglioso' commentò, seria, intanto che si mettevano seduti a mangiare. 'Ho preparato scaloppine al marsala e sformato di patate, spero ti piacciano, Bruce' la bionda aveva servito per primo il professore, che non si era risparmiato in complimenti sinceri. I piatti erano gustosi e delicati.

'A Chicago, per un periodo, presa la laurea in matematica, ho insegnato in un liceo statale. Io e Robert ci incontrammo proprio sul lavoro, in una scuola di periferia, al nostro primo incarico...ci siamo innamorati e sposati, nel giro di pochi anni, e poi è nata Brooke. Ero riuscita a barcamenarmi tra lavoro e famiglia, ma quando la sua malattia è peggiorata, mollai la professione per dedicarmi esclusivamente a lei. Era a uno stadio della distrofia muscolare molto avanzato e necessitava di assistenza continua e costante. Non fu il lato economico a motivarmi; soprattutto non volevo che ci fosse un estraneo, al suo fianco, nei momenti di sofferenza...desideravo starle accanto ogni minuto, che non fosse sola...' lo disse, con gli occhi lucidi, e fu sua figlia a carezzarle, prontamente, la mano sopra il tavolo. Senza la mamma non sarebbe sopravvissuta, ne era consapevole.

Bruce immaginò che, pensando al peggio ovvero a una prematura dipartita della ragazza, Sheila avesse deciso in tal senso. Saggiamente, a suo avviso.

'Comunque, quando si rimise e Robert iniziò a produrre il farmaco insieme a Tony, le nostre entrate finanziarie aumentarono, a dismisura; parallelamente, il treno della carriera era passato e ho preferito dedicarmi ai miei cari. Sono diventata una casalinga disperata, che ha imparato a cucinare e fare torte...'.

'Mamma mi ha fatto compagnia...come sai uscivo poco...' ribadì la Brown, con amarezza.

'Basta storie tristi...Bruce...' Robert si era leggermente sciolto 'so che insegni biochimica all'Università!'.

Banner si buttò in una lunga conversazione col quasi collega e signora, che l'aiutò a entrare più in confidenza col mondo di Brooke e la serata proseguì, con serenità; consumarono il dolce e il caffè in soggiorno, tra ulteriori chiacchiere, fino a che, data l'ora tarda, il professore ritenne di togliere il disturbo, accomiatandosi.

La bruna lo accompagnò all'ascensore 'Salem, allora...non sto più nella pelle!'. Aveva lo sguardo sovraeccitato.

'È un piccolo pensiero, volevo farti una sorpresa...'.

'E ci sei riuscito' uno sfarfallio di labbra sulle sue completò il loro saluto.

***

'Telefonaci quando arrivate!' Sheila lo aveva ripetuto almeno dieci volte, in pena.

'Sì, mamma!' Brooke si stava avviando verso l'auto di Bruce, che aveva già messo il suo trolley nel bagagliaio.

'E vi ho preparato dei panini per il tragitto' le porse un voluminoso sacchetto marrone.

'Grazie, Sheila!' dovevano percorrere qualche centinaio di miglia, rifletté Bruce, sulla strada era pieno di tavole calde e lui non proprio uno squattrinato; forse non ricco come Stark o Robert, ma piuttosto ben messo.

'Mamma mi vede sempre deperita...' intuendo i suoi pensieri, la bruna rise, fornendo la spiegazione alla premura.

'Buon viaggio!' suo padre le dette un bacino sulla fronte, prima di lasciarla andare.

'Giusto un po' asfissianti...' lei commentò, non appena soli.

'Li capisco...mi metto nei loro panni, ti vogliono bene...' rispose d'istinto il professore.

'Pure tu me ne vuoi...'.

'È diverso, io ti amo, piccola strega...e per questo andiamo nella città delle streghe'.

'Mi sono preparata, ed ho comprato una guida' tirò fuori un libretto dalla copertina azzurra dallo zaino 'Nel villaggio, la caccia alle streghe iniziò nel 1691; alcune ragazze si incontravano per predire il futuro. Ti ricorda qualcuno?' si riferì a sé 'Fra loro c'era una certa Sarah Cole, che dichiarò di aver visto uno spettro, sotto forma di bara, in quella che utilizzavano come una sfera e che in realtà era un albume d'uovo sospeso in un bicchiere di acqua. E, in ugual modo, per tale aspetto...la sfera...mi inquieta!

Comunque, le giovani in questione assunsero comportamenti strani, bestemmiavano e cadevano in tranche; i medici le visitarono senza trovare una spiegazione e fu dichiarato che erano vittime di Satana. Alcune confessarono di essere delle streghe ed iniziarono dei processi; furono incarcerate e giustiziate molte persone, uomini, donne e persino bambini...è orribile...Se qualcuno mi vedesse in azione, chissà...'.

'Le tue abilità sono un dono e derivano dalla combinazione fra i tuoi neuroni e la medicina che prendi per sopravvivere; è un caso diverso' controbatté Banner.

'Forse hai ragione; piaciuto l'excursus?'.

'Sì, ed immagino avrai stilato un elenco di attrazioni da visitare!'.

'Ovvio! Una lunga lista' alzò un foglio scritto a penna, ridacchiando.

'Prima passiamo in albergo a lasciare le valigie, l'ho prenotato on line e voglio accertarmi che sia come appariva'. Agitato, parcheggiò alla rimessa del Salem Waterfront Hotel, centralissimo e con vista sulla baia e sul porto turistico Pickering Wharf Marina, provvedendo alla loro registrazione.

L'addetto ai bagagli li scortò fino alla camera, una suite in stile marinaro con un enorme letto matrimoniale, su cui erano poggiati cuscini bianchi e blu con il fregio di un'ancora. Tende color ocra e mobilio di legno scuro completavano la stanza, lussuosa e elegante.

'Proprio niente male, e il panorama è splendido' uscendo sul piccolo balcone, Brooke lo strinse a sé, segnalando il golfo, in cui spiccava il turchese dell'insenatura del mare e un veliero antico a tre alberi, un suggestivo bastimento di media portata, molto ben conservato. Alle sue spalle, decine di piccole imbarcazioni, le cui vele candide sembravano ali di farfalline.

'Sono contento che ti piaccia' tirò un sospirò di sollievo, dando uno sguardo all'interno della camera ed al talamo che li attendeva in notturna, con un brivido...fremente per l'attesa e terrorizzato per il timore di fare o dire la cosa sbagliata.

'Propongo di cambiarci d'abito e cominciare la visita di Salem!' avevano optato per viaggiare indossando la tuta da ginnastica e si rinfrescarono, scegliendo vestiti puliti e più da passeggio.

Una canotta bianca, cardigan lungo beige, leggins neri elasticizzati e sneakers scure per Brooke, una camicia blu cobalto e jeans grigi per Bruce. Lei agguantò lo zaino e si diresse a piedi per le stradine curate della città delle streghe, tirandosi dietro il suo professore.

Il tiepido sole della giornata tersa li riscaldava, intanto che giravano per le attrazioni che la ragazza aveva puntato; per primo il Peabody Essex Museum, per scoprire i tesori dell'architettura e dell'arte esposti, la ricchezza storica e culturale approdata lì da tutto il mondo, chiacchierando per quasi due ore, senza mai stancarsi, per proseguire al Salem Witch Museum, dove furono spettatori della rievocazione dei turbolenti processi alla stregoneria del 1692.

Lo spazio espositivo si componeva di una parte moderna, con teche zeppe di oggetti e libri, ed un parte esterna, nel cortile antistante, ovvero un fienile in legno in cui si erano svolte le impiccagioni che avevano visto protagoniste le presunte streghe e dove furono accompagnati da una guida, unitamente a un piccolo gruppo di altri visitatori.

La struttura in legno era suggestiva, perfettamente mantenuta e riempita di balle di fieno profumate, in ogni angolo.

'Il racconto è angosciante, poverine!' la Brown si era stretta al braccio di Banner, alla spiegazione di quanto accaduto, nella parte dei dettagli più raccapriccianti.

'Hai ragione, erano altri tempi...in realtà, le giovani condannate a morte erano state infettate dal vaiolo, e la malattia le aveva fatte sragionare; a quell'epoca, per estrema ignoranza furono considerate invasate e indemoniate' cercò di fornirle una spiegazione razionale, buttandola sullo scherzo 'ti senti coinvolta perché sei una piccola strega, la mia'.

'Sono già più tranquilla' il suo professore diceva la cosa giusta al momento giusto...'Aspetta, facciamoli uscire' Brooke lo trattenne, intanto che il resto del gruppo lasciava il fienile, per nascondersi dietro una balla di fieno e baciarlo, appassionatamente.

'Quanto sei bella...' mormorò lui: il sole filtrava dalla grande apertura quadrata e colpiva la ragazza sul viso, sottolineando le sfaccettature più chiare sulle ciocche dei capelli castani e le iridi cerulee, che brillavano come fanali accesi.

'E' romantico, qui...' sottolineò la Brown, con i baci che diventavano sempre più ardenti e a cui nessuno dei due poteva sottrarsi.

'Per la location, certamente...e per la compagnia...' l'uomo sentì montare in sé un ardore che lo trascinò in una spirale di unione di labbra frenetico...indiavolato!

Lentamente, con piccoli passi, quasi danzando e senza rifletterci, si ritrovò steso con la Brown sugli accumuli di paglia.

Si sollevò, per fissarla; il suo sorriso soave e pieno di aspettative gli riempì il cuore, unitamente alle sue parole 'Ti amo...sarà fantastico...'. Avrebbe voluto dirgli di non avere paura, non ce ne fu bisogno.

Bruce non aveva programmato in alcun modo di farlo lì, gli parve un posto inusuale, tuttavia con un'atmosfera unica e speciale. Rammentò il termine utilizzato da Tony, adatto: indimenticabile!

Le poggiò le mani sul vitino da vespa, sotto la canotta bianca che sollevò, assaporando la morbidezza dei fianchi femminei, segnando un solco con le dita fino alle mammelle rotonde, imprigionate fra le sue dita.

Le massaggiò, impastandole, giocherellando coi capezzoli in rilievo, diventati color vermiglio, nel momento in cui la bruna si liberava della canottiera, facendola passare sopra la testa.

'Camicia raffinata...nuova?' non gliela aveva mai vista e aveva intuito che il genio che non badava alla moda avesse ampliato il proprio guardaroba, in occasione del viaggio, per essere più attraente per lei.

La sbottonò, partendo dal basso, fino ad arrivare all'ultima asola e spogliarlo dell'indumento, che accostò vicino al proprio 'Stai meglio senza...' bisbigliò, togliendosi le sneakers con l'utilizzo delle dita dei piedi, concentrata sulle moine al torace di Banner, che sfiorò con la punta delle unghie, girando intorno ai suoi capezzoli, strappandogli ben più di un brivido.

'Mai come te...come fai a essere tanto seducente, sempre?' aveva cominciato una battaglia con i leggins stretti all'inverosimile, che lo stava vedendo protagonista, verso la conquista del premio contenuto in uno squisito slip di pizzo rosa, mentre Brooke si distingueva per abilità in un'inusuale caccia al tesoro: in un battibaleno, i jeans maschili ed i pantaloncini in cotone erano finiti in cima alla catasta di abiti, limitrofa.

Mancava solo una barriera alla completa nudità femminile e lui la fece venir meno; provò a essere più galante possibile, nel gesto. Si erano dilungati in preliminari fisici ogni qual volta che si erano incontrati, ma il momento che stavano vivendo, nel fienile, era carico di significato, e voleva che fosse straordinario. Glielo aveva detto in precedenza, non aveva fretta.

Morì, comunque, carezzandola fra le cosce rugiadose, stringendola di fianco, roteando la lingua nella sua, come un abile giocoliere.

'Brooke, amore mio, lo sai che poi nulla sarà più come è adesso?' la interpellò, prima che il turbinio del cuore lo coinvolgesse al punto in cui si perdeva qualsiasi barlume di razionalità, a discapito del vortice dei sensi, per essere certo della consapevolezza piena della sua scelta.

'Lo spero bene, professore...poi... sarà meglio...' con la maturità che la caratterizza, dette, ovvia, la risposta perfetta, anche con il proprio corpo. Si sentiva fremente e smaniosa, non spaventata. Aveva desiderato Bruce dal primo secondo di conoscenza, certa che fossero predestinati.

Lo ghermì, facendolo posizionare sopra di sé, con le gambe che si aprivano, con leggerezza, per accoglierlo.

Lui, al contatto fra i loro sessi, si rizzò sulle ginocchia, facendole una carezza che partì dall'attaccatura dei capelli al mento, tenero. Era pronto, per la sua donna, da tempo, probabilmente da sempre, rifletté.

Si mosse, puntando il bottoncino vellutato, che sfregò con il suo nerbo, procurandole un languore oscuro, espresso con un gridolino di compiacimento.

La Brown si sollevò dalla balla di fieno, alzando il bacino, con naturalezza, per facilitare il suo ingresso nel proprio ventre, le braccia allacciate dietro il suo collo.

'Sei il mio empireo' confessò il professore, godendo della strettezza delle sue carni; attraverso il suo fiore, arrivò al punto più puro e intatto dell'essere che amava, il cruccio dell'ultimo periodo, la barriera che lo bloccava nelle intenzioni, pure morali.

Con le sue labbra che lo estasiavano e i loro corpi che si baciavano e, più del resto, con lo sguardo della sua donna, che gli spalancò le porte del paradiso, si protese nella sua gemma, aumentando l'intensità della pressione, forzando appena appena.

Fu un passaggio breve ed intenso, un lasciapassare per la felicità futura, credette lei; un bruciore quasi tagliente la attraversò, accompagnato da un gemito soffuso, sostituito, all'istante, da un piacevole senso di pienezza. Equilibrio, sofferenza, stupore mescolati insieme, come in un filtro d'amore.

D'istinto, con fervore, legò le proprie gambe sui reni di Banner, all'altezza della schiena, incrociando i piedi.

I loro bacini si erano fusi insieme, come un'unica colata di bronzo...le venne in mente la propria arte, la scultura, nello specifico la bellezza e la perfezione dei corpi di coloro che si amavano, che aveva ammirato nei lavori dei grandi maestri.

Era la perfezione connessa al talento dell'artista; nel loro caso, al sentimento schietto e autentico che provavano reciprocamente, e che lesse negli occhi scuri di Bruce, che le sussurrava 'Ti amo tantissimo, grazie...', riconoscente per il privilegio che aveva avuto in sorte, di possederla per primo e in ogni senso.

La bruna adorò l'intensità che lui metteva quando si rialzava e abbassava, cercando di sfregare la sua fragolina, per compiacerla. Si sentiva sciolta, di voluttà e di gioia immensa.

Lui incrementò la cadenza e la velocità delle spinte, preso da una frenesia che doveva calmare; il respiro si fece più affannato e si sovrappose a quello più tenue di Brooke, nelle sue orecchie.

Un'ondata di piacere simultanea avvolse i loro corpi, che sussultarono assieme, aggrappati ed avviluppati, intanto che le bocche si staccavano e si rincollavano, di continuo.

Si persero insieme, in un mondo onirico riservato e personalissimo, di profonda beautitudine, in cui le parole erano superflue, in cui era sufficiente l'esistenza reciproca, in cui, più del proprio piacere, era contato quello donato al partner e la vicinanza che avevano sentito nell'essere uno nell'altra.

Lo scorrere del tempo non aveva più importanza, lo spazio intorno non aveva più importanza - il fienile era scomparso alla vista, sarebbero potuti essere ovunque - l'universo conosciuto non aveva più importanza e forse non l'avrebbe più avuta.

Si erano calmati, dal fervore di quella trepidazione del cuore, per ritrovarsi, più coscienti, qualche minuto successivo, Brooke con le mani a giocare nei capelli arruffati di lui 'Sempre un disastro, la tua chioma ribelle'.

'Il tuo pensiero, dopo la nostra prima volta, è per i miei ricci?' la schernì, all'ennesimo bacio schioccato sulle labbra rosate.

'Certo...anzi, no...non sono stata mai così bene con nessuno, è la frase che ti dissi quando ci salutammo, la sera della cena al Lavo Restaurant. La uso come frase per le prime volte!' la bruna prese una pausa 'Ti amo, Bruce Banner! Semplice!'.

'Idem, piccola strega' contraccambiò lui, guardando l'ora 'stanno per chiudere la struttura, dobbiamo muoverci'.

'Agli ordini' la Brown aprì la tasca esterna dello zainetto e gli porse dei fazzolettini umidificati, da una minuscola confezione rettangolare.

'Organizzata al massimo' le fece l'occhiolino, intanto che si ripulivano 'hai sentito molto dolore?' doveva chiederglielo, al di là delle impressioni percepite.

'E' stata una fitta lieve ed è passata subito. Come togliersi un dente' fu simpatica 'avevo letto che difficilmente il rapporto in cui perdi la verginità sia memorabile; per me varrà il contrario, mi è piaciuto moltissimo' maliziosa, si rivestì, con una promessa 'ed è l'inizio di una lunga serie di coccole...'.

'Ti prendo in parola, credi che voglia tirarmi indietro?'.

'Uhm, con te non si sa mai' sghignazzò, uscendo dal fienile stretta al suo amore.

***

Era stato l'inizio di una serata e di una nottata che avrebbero ricordato per tutta la vita. Era stata sufficiente una breve passeggiata sul Derby Wharf, accanto alle banchine del mare e ai negozietti limitrofi, perché la Brown considerasse completato l'elenco dei luoghi da visitare; i baci scambiati li avevano incendiati entrambi e i piedi, all'unisono, li avevano portati verso l'albergo, dove si erano amati ancora, più di una volta.

'Brooke, ci sono dei ristoranti magnifici...a quest'ora saranno chiusi! Che razza di fidanzato ti sei trovata?' si lamentò Bruce, a mezzanotte, con il corpo femminile steso sul proprio, zero fiato e brividi ovunque.

La ragazza, senza colpoferire, aveva afferrato la cornetta del telefono sul comodino, chiamando la reception e interloquendolo, dispettosa 'Non ti basta il servizio in camera, professore? Io non desidero altro che te!'.

Gli passò il microfono e lui ordinò uova strapazzate, pancetta e pancake, pane tostato, succo d'arancia e caffè, per due.

'Caspita, volevi portarmi a cena fuori e ti sei lanciato sulla colazione?' lo prese in giro.

'Visto che è già mattina...mi avvantaggio'.

'Mi piace, bravo...anticonformista' un bacio sul torace, si avvolse con lui fra le lenzuola, per continuare il gioco degli sbaciucchiamenti, fino all'arrivo del cameriere, che depositò sul letto un enorme vassoio d'argento colmo del cibo commissionato.

Al volo, la bruna agguantò una fetta triangolare di pane tostato, mettendosi a sedere e poggiando la schiena sui cuscini di piume alle sue spalle.

'No, signorina, mi pare riduttivo come pasto' mettendole il piatto sotto il naso, Banner la imboccò, dolcemente, con una forchettata di uova strapazzate.

'Uhm' un gridolino estasiato gli confermò che avesse una fame da lupi e che fossero gustose 'hai sempre ragione...' aprì la bocca per accogliere un pezzetto di pancetta, con un sorrisetto complice e mosse le dita, formando un cuoricino rosa, che volò verso la guancia del professore, romanticamente.

'Grazie, adoro quando lo fai...' era compiaciuto.

'Vieni' Brooke indossò l'accappatoio bianco fornito dall'hotel, come Bruce, che aveva dovuto aprire la porta al concierge, indicando la piccola terrazza che avevano a disposizione, e portando il vassoio che poggiò sul davanzale del balconcino 'Così mangeremo...fuori e sarai contento...la vista è spettacolare e l'atmosfera pure perché siamo insieme'.

La baia, illuminata in notturna, aveva un grande fascino, aumentato dal canto di due civette, che volarono, rasenti la terrazza: in piedi, abbracciati per la vita, si imboccarono l'un l'altra fino a terminare il breakfast, fra mille baci, prima di rientrare in camera e continuare a fare l'amore fino al mattino seguente, complici e...stregati!

***

'Dove facciamo la colazione vera?' la interpellò Bruce; si erano svegliati talmente tardi al mattino che la sala dell'hotel dedicata era chiusa da un pezzo e, presi dalla smania di voleva terminare la visita di Salem, si erano diretti, appena pronti, nel cuore della città.

'Lì' Brooke segnalò un semplice chioschetto 'un caffè ed un cornetto a portar via per ciascuno, così mangiamo passeggiando'.

'Andata...' comprò quanto richiesto e si imbarcò con la ragazza in un lungo tour su Chestnut Street, d'obbligo per ammirare le case d'epoca dove abitavano i ricchi e i proprietari delle navi, fino al Forest River Park, un parco naturale pieno di turisti e locali che si rilassavano, godendo del clima dolce regalato dalla baia sull'Atlantico.

'Torniamo indietro? Ho adocchiato un negozietto niente male' propose la Brown.

'Certo; avevano ragione i tuoi genitori. La cittadina è speciale, per l'atmosfera magica che si respira, direi che è ben più della città delle streghe' si espresse il professore, seguendola in una boutique dal taglio molto originale, che vendeva capi usati e vintage 'Come mai ti ha ispirato?'.

'Ho visto questo' la bruna prese un lungo spolverino di pelle nera da un espositore. Era di linea semplice, avvitato.

'Ci sarebbero i leggins abbinati' la proprietaria si avvicinò e glieli porse 'sono in similpelle nera, nello stile punk gotico romantico, per via degli inserti in pizzo che partono dalla coscia, fino ad arrivare a metà polpaccio e della sagomatura, che li rende femminili'.

'Provali, mi piacciono...sono da...combattimento' Bruce la spronò, intanto che entrava nel camerino con i due capi.

Erano soli e poté continuare, girando fra gli scaffali e le rastrelliere 'Non hai un'armatura e credo non ti servirebbe; tuttavia l'idea che tu possa indossare una specie di divisa, originale ed a tema... mi diverte'.

'In che senso, a tema?' infilando i leggins, che le davano un'aria assai sensuale, si rimirò allo specchio soddisfatta. Aveva gambe lunghe e snelle, tornite il giusto. Le donavano.

'Innanzitutto darei un tocco di colore, che ricordi il tuo potere...' da sopra la porta del camerino le passò una canotta di seta rosa, della stessa sfumatura dei colpi d'incanto, con la parte rasente il seno sagomata e arricchita da una striscia di pizzo. 'Potresti mettere sotto un'altra canottiera, magari nera, per essere più libera nei movimenti e meno esposta agli sguardi altrui...lo dico a mia tutela personale...' scherzò, aveva trovato anche l'indumento scuro speculare e la invitò a sovrapporle.

'Mancano le scarpe...' suggerì di cercarne un paio, coerente al tipo di outfit che stavano componendo, poiché le sue sneakers non si abbinavano affatto col resto.

'Ti mancavano...è il tuo numero e sono comodi, nel caso in cui dovessi correre' aveva scovato degli stivaletti in cuoio nero, con la zip interna, una leggera punta e un tacco medio, con stelline metalliche argentee applicate all'altezza della caviglia.

Brooke li calzò e uscì, immediatamente, per farsi ammirare dal professore e avere il suo benestare 'Che ne pensi?'.

Bruce era un libro aperto, puro e genuino in ogni espressione e, perfino in quel momento, non trattenne in viso la propria emozione 'Fantastica' balbettò, toccato dalla sua visione e entusiasmato 'era ciò che immaginavo per te...perché tu sei...Little Witch...piccola strega, insomma'. Fu la prima volta che pronunciò il soprannome che le sarebbe rimasto attaccato, come una seconda pelle.

'Come mi hai chiamata?' lei ridacchiò, schioccandogli un bacio, davanti il grande specchio accanto la cassa.

'Little Witch...se Nat è Vedova Nera, Tony è Iron Man e non ti tedio con gli altri nomi in codice o di battaglia che utilizziamo, per me incluso...sei la mia piccola strega ed avrei voluto che rimasse fra noi, tuttavia ti si addice moltissimo, è perfetto...'.

'Little Witch sia, allora, look compreso!' fece una giravolta e, poiché la proprietaria era uscita dal negozio per recuperare un monile dalla vetrina che dava sulla strada, mosse le dita, producendo il solito cuoricino rosato che si andò a posare, stavolta, sul petto di Bruce 'Cuore su cuore, amore mio!' lo ammonì.

'E' davvero splendida...per completare il look le consiglierei il ciondolo a forma di pentacolo: è un simbolo magico, una stella a cinque punte, contenuta in un cerchio' la donna, appena rientrata, glielo porse, per farglielo indossare.

Agganciato a una lunga catena, era in argento, con l'incisione della parola witch, strega, composta da cinque lettere. Per ogni lettera, le virtù che doveva possedere una strega perfetta: la saggezza (wisdom), l'integrità (integrity), la verità (truth), il coraggio (courage) e infine l'onore (honor).

Banner lo contemplò, e ponendosi alle spalle della sua ragazza, aprì il moschettone per agganciarlo sul suo collo, intanto che lei alzava i capelli, agevolandolo 'So che il pentacolo è parallelamente anche la rappresentazione delle cinque forze della natura umana, ovvero aria, acqua, terra e fuoco a cui si aggiunge lo spirito...affascinante...e, signora, lo prendiamo, insieme al resto...' si rivolse alla gestrice - che provvide a fare il conto degli acquisti - e poi si accostò alla bruna, per lasciarle un tenero bacio sul collo 'sei una streghetta a tutti gli effetti, da ora in avanti'.

Lei si voltò all'indietro, in cerca delle sue labbra...una ricerca breve e fortunata 'Va bene, sarò Little Witch...la tua Little Witch...'.

'I vestiti e il ciondolo sono un mio regalo: ci terrei moltissimo che mi permettessi di comperarteli' la contemplò, innamorato e lei annuì, estremamente dolce, unendo le falangi a quelle di Banner.

***

N.d.a.

I protagonisti si completano, in ogni senso, anche fisicamente, unendosi come mai. La gita a Salem è stata lo sfondo per la loro prima volta e per l'acquisto dei capi d'abbigliamento che Little Witch indosserà, combattendo fra gli Avengers.

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