San Valentino 2020

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Hizumi Yuko aveva i palmi delle mani spiattellati sulla vetrina del negozio di accessori per pasticceria e il naso schiacciato così forte che lasciava un alone ogni volta che espirava.

La fronte aggrottata e gli occhi saettanti da una teglia all'altra, da un preparato al cioccolato a uno alla vaniglia.

Alla fine decise che era stupido rimanere ancora lì fuori a fissare tutti quegli utensili, perché ormai aveva preso la sua decisione.


«ただいま (1)!» Yuko salutò togliendosi le scarpe nell'ingresso.

«おかえり (2)!» Sua madre si affacciò dalla cucina, asciugandosi le mani con uno strofinaccio. «Cosa c'è in quelle buste?» chiese, indicando le sportine che la figlia andò a depositare sul tavolo.

Yuko sorrise, distogliendo lo sguardo: «Io... ho pensato di preparare un dolce... per San Valentino.»

Il volto di sua madre si illuminò di gioia: «Ma che bella idea! Toshio ne sarà felice.»

La ragazza la guardò incuriosita: «Toshio?»

«Non è per lui che lo prepari?»

«お母さん (3)! No! Perché dovrei preparare un dolce di San Valentino per Toshio?»

«Perché state sempre insieme, siete cresciuti insieme, vivendo vicini l'una all'altro; andate a scuola insieme e io pensavo che...»

«No, mamma, no! Toshio è come un fratello per me! Che schifo!»

«Ma come "che schifo"? E allora per chi lo prepari?»

Yuko si strinse le mani al petto e sollevò gli occhi trasognanti al soffitto: «Tanabe Kensuke» disse in un sospiro.

La madre sbatté le palpebre incredula: «E chi sarebbe questo Tanabe?»

Yuko continuò a parlare con quel tono falsato di qualche ottava: «Il ragazzo più carino della scuola. È uno studente modello e un bravissimo atleta. È il capitano della squadra di kendo...» Si mise le mani sulle guance, come a voler trattenere il rossore che le faceva bruciare.

«Anche Toshio è nella squadra di kendo» tenne a precisare la donna con fare offeso.

Era affezionata a quel ragazzo e, più di una volta, lei e sua madre avevano fantasticato sul futuro dei loro figli: gli sarebbe piaciuto vederli insieme, sposati, formare una famiglia...

Certo, solo fantasticherie inizialmente, ma poi, col passare degli anni, vedendo quanto i due ragazzi avessero legato, quanto si divertissero assieme e la complicità che, inaspettata, si mostrava in più di un'occasione, avevano sperato che quel desiderio si potesse trasformare in realtà.

«Ma Toshio è... Toshio!» ribatté la figlia, ostinata, e cominciò a tirar fuori tutto l'occorrente per preparare il suo dolce per Tanabe.

Alla donna non rimase altro da fare, se non lasciare che sua figlia esplorasse da sola i propri sentimenti.


La mattina seguente, Toshio suonò il campanello dell'appartamento di Yuko. «おはようございます (4)!»

«おはよう (5)!» rispose la ragazza, più sorridente del solito.

Gli piaceva quel sorriso, le riempiva tutta la faccia, gonfiandole le guance e gli veniva voglia di tirargliele, così lo fece: allungò le mani e strinse in due grandi pizzicotti, tirando verso l'esterno. «Come mai così allegra?»

Yuko gli fece una linguaccia e rispose biascicando: «Ohi-e-han-ahehino!»

Toshio rise e le lasciò andare la faccia: «Non ho capito niente!»

L'amica si massaggiò le guance e riprese: «Oggi è San Valentino!»

«Oh! Auguri, allora, mia Valentina!» Si chinò e le posò un bacio leggero sullo zigomo ancora arrossato.

Yuko sussultò e avvampò, ma subito capì che quel lieve turbamento era dovuto sicuramente al fatto che il gesto era stato inaspettato. «Ma non sono la tua Valentina

Si incamminarono verso scuola e Toshio notò il 風呂敷 (6) che l'amica stava attenta a non fare oscillare. «Se quello non è per me» indicò il pacchetto, «allora per chi è?»

Yuko rivolse ancora gli occhi al cielo, che quel giorno splendeva di un azzurro intenso, come a voler riflettere tutta la serenità che le albergava nel cuore. «Tanabe» sussurrò.

Il ragazzo si fermò, portando involontariamente lei a fare lo stesso: «Tanabe Kensuke?»

Lei annuì e poi squittì di gioia, saltellando. Lui si portò una mano sugli occhi e sospirò: «Ma che ci trovate tutte, in Tanabe?»

Yuko lo fulminò con lo sguardo: «È perfetto!»

«Ma almeno sa che esisti?»

Yuko ringhiò contrariata e riprese a camminare a ritmo di marcia: «Oggi lo scoprirà!»

Toshio le corse dietro, fino al cancello dell'istituto: il cortile era gremito di studenti che si scambiavano regali e cioccolatini; ragazze impacciate e ragazzi imbarazzati; altri invece erano più espansivi, magari perché si ritrovavano le braccia piene di leccornie, donate dalle iscritte ai rispettivi fan club.

«Allora» il ragazzo attirò l'attenzione dell'amica: «riesci a vedere il tuo Tanabe?»

Lei allungò il collo e mosse qualche passo, finché non lo scorse tra la folla: alto, magro, con i capelli lunghi che gli ricadevano sulla fronte. Sorrise e andò verso di lui.

L'amico le andò dietro e non poté fare a meno di imbronciarsi nel vederla sorridere a quel bell'imbusto. Un bravo ragazzo, per carità, ma non capiva davvero perché tutte gli morissero dietro.

E poi andò a sbattere contro la sua schiena: non si era accorto si fosse fermata. «Ehi, ma che...?» si interruppe quando la vide fissare davanti a sé; seguì il suo sguardo e capì.

Tanabe Kensuke stava prendendo un dolce dalle mani di Izune Mayo, una delle ragazze più carine della scuola; osservò la confezione e sollevò il coperchio, ne prese un pezzo per assaggiarlo; poi, quando smise di masticare, si chinò verso di lei e la baciò, lì, davanti a tutta la scuola.

Izune rimase immobile, sorpresa lei per prima, con gli occhi spalancati e le labbra di Tanabe sulle proprie.

Il pacchetto di Yuko produsse un tonfo secco quando cadde sull'asfalto, mentre lei correva via piangendo.

«Yuko!» provò a chiamarla, a fermarla, inutilmente.


Nel magazzino della scuola, le lacrime non volevano smettere di cadere sul volto di Yuko.

Come aveva potuto essere così ingenua? Come aveva potuto pensare che Tanabe potesse interessarsi a una come lei? Era ovvio che fosse attratto da Izune!

«Sapevo di trovarti qui» Toshio richiuse la porta alle sue spalle e le si avvicinò, facendole penzolare davanti agli occhi il suo 風呂敷 (6).

«Non lo voglio più vedere» mugolò.

«Io sì, invece. Sono curioso.» Si sedette accanto a lei, che teneva ancora le ginocchia incastrate tra le braccia e il petto. Sciolse il nodo e rivelò una torta al cioccolato a forma di cuore, purtroppo ormai rotta in tre pezzi.

«Ecco, appunto.» La ragazza lo indicò, cercando di fargli capire come si sentisse in quel momento. «Ma cosa pensavo di fare? Cosa pensavo potesse accadere? Perché dovrei piacergli?»

«Perché sei gentile. E intelligente. E carina.» L'amico le diede una spallata e infilò un pezzo di dolce in bocca. «Mmm... È buono! Quindi sei anche una brava cuoca!»

«Allora perché non gli piaccio?»

«Perché piaci a me.»

Yuko sollevò la testa dalle ginocchia e fissò Toshio ancora intento a mandar giù il boccone di cioccolato: i suoi occhi erano spalancati dalla meraviglia, mentre quelli del ragazzo brillavano di felicità.

«A volte le domande sono complicate e le risposte sono semplici.» Si voltò a guardarla e la vide lì, in attesa, cercando di capire, di dare un senso a quelle parole che ormai faticava a legare al proprio cuore. Volevano uscire, saltare, danzare, urlare. Volevano ridere, gridare, amare.

Le sorrise e le si avvicinò ancora un poco, giusto quel tanto che gli permetteva di sentire il tepore della sua pelle: stava andando a fuoco, era rossa come un peperone, sbuffava e sfiatava come una teiera, e aveva la fronte aggrottata e le guance tonde d'aria. Eppure non parlava.

«Sì, Yuko, piaci a me, e non ho alcuna intenzione di lasciarti a Tanabe Kensuke.» Un movimento lento e le sue labbra furono già su quelle di lei.

Il cioccolato. Era così buona la torta che aveva preparato o era la bocca di lui ad avere quel sapore dolce?

E quel caldo da dove arrivava? Da dentro, dal basso, dal ventre, dalle viscere, dal petto, dal cuore, dalla testa. Sollevò una mano per sfiorargli il viso: era così fresco il suo, mentre lei ribolliva dentro; era così calmo lui, mentre in lei esplodevano mille fuochi d'artificio.

Toshio sorrise, posò la fronte sulla sua, poi allungò una mano, prese un altro pezzo di dolce e lo infilò in bocca, gustando ogni briciola e perdendone qualcuna dagli angoli della bocca.

Yuko rise per quanto era buffo e gli saltò al collo, abbracciandolo: «Tanti auguri, mio Valentino





(1) Tadaima: Sono a casa

(2) Okaeri: Bentornata

(3) Okāsan: Mamma

(4) Ohayōgozaimasu: Buon giorno

(5) Ohayō: Buon giorno

(6) Furoshiki: tipico involucro quadrato di stoffa, tradizionalmente utilizzato per trasportare vestiti, bentō, regali e altri beni.

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Il prompt era questo:
https://my.w.tt/5uqzPrKP43

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