EPILOGO

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EPILOGO

"And I'll believe in grace and choice."

(Mumford and Sons – Babel)

Dicembre 2018

JAMES CONTROLLÓ un'ultima volta l'orologio. Le lancette segnavano le tre e venti: gli restavano poco più di dieci minuti per raggiungere a piedi La Libellula, in orario per la fine del turno di Holly.

Recuperò la giacca dalla sedia su cui l'aveva distrattamente appoggiata quella mattina quando era rientrato. Il suo sguardo passò sulla fotografia appesa al suo frigorifero, e non poté impedire alle sue labbra di piegarsi in un accenno di sorriso.

Era un selfie – lui non se ne intendeva affatto, ma era davvero necessario tenere il cellulare inclinato così in alto? – scattato da Holly durante una serata al luna park, quella primavera.

L'angolo era storto, la metà inferiore dell'inquadratura era occupata dal rosa vibrante dello zucchero filato, le loro facce erano mosse e fuori fuoco. Ricordava di essersi voltato all'ultimo momento per morderle l'orecchio con un ruggito, pizzicandole un fianco e facendole perdere l'equilibrio. L'inizio della risata di Holly era stato inesorabilmente immortalato, insieme ai suoi occhi chiusi e al naso di lui premuto sulla sua guancia.

Sbuffò appena, raddrizzando con cura il magnete a forma di cane che teneva la foto fissata sul frigorifero – un regalo di quella squinternata di Sibyl, ovviamente.

Non c'era nulla in quella foto che potesse definirsi perfetto.

Eppure, non avrebbe cambiato neanche un dettaglio.

Prese le chiavi appoggiate sul tavolo e uscì di casa.

*

Will alzò lo sguardo dalla sua postazione alla cassa quando alle tre e mezzo spaccate James aprì la porta de La Libellula.

Lo salutò con un cenno del capo, le mani nelle tasche della giacca e lo sguardo già oltre il corridoio, alla ricerca di Holly.

"Arriva, stava finendo di svuotare una scatola di nuovi arrivi, giù in fondo in linguistica," offrì cordialmente, reclinandosi indietro sulla sedia. "Questione di qualche minuto."

James annuì, un sorriso scettico sulle labbra. "Ore, allora," considerò con una mezza risata. Will ricambiò la sua espressione, percependo la sfumatura colma di affetto nella voce di lui. "... probabilmente con un libro al seguito."

"Ehi!" – Holly emerse dal corridoio, saltellando allegra tra le braccia di James. – "Mi stavate prendendo in giro?" indagò, facendo correre i limpidi occhi azzurri tra i loro.

"Non oseremmo," le disse, affabile.

A Will piaceva averla attorno. Holly era una ventata d'aria fresca, per un uomo grigio come lui: solare, allegra e sempre con una buona parola per tutti. Il fatto che fosse sempre gentile con i clienti e le piacessero la letteratura greca e latina non guastavano - affatto.

"Percepisco del sarcasmo, William," notò lei, separandosi dall'abbraccio di James. L'uso del suo nome completo gli riportò alla mente altri occhi azzurri, grandi e innocenti. "... ma sorvolerò, perché spero tu possa farmi un po' di sconto."

Avanzando verso la cassa, Holly gli mostrò il libro che teneva in una mano, che fino a quel momento lui non aveva notato. Un manualetto agile e sottile. Introduzione alla linguistica tipologica.

Il suo sguardo incrociò quello di James. Il sorriso divertito di entrambi e l'improvvisa complicità non passò inosservata agli occhi di Holly.

"Ehi! Ma allora mi stavate davvero prendendo in giro!"

*

I raggi aranciati di un sole ormai prossimo al tramonto erano tiepidi, ma non abbastanza da scaldarle le dita. Holly accolse con un sorriso l'arrivo della cameriera, il vassoio carico delle loro ordinazioni.

"Come ho fatto a farmi convincere..." sospirò a mezza voce, stringendo il proprio irish coffee per assorbirne il calore attraverso il bicchiere di vetro. "Ubriaca prima delle cinque, sarà un nuovo traguardo."

James rise, spingendo delicatamente nella sua direzione il piattino con la torta al cioccolato e tenendo per sé quello con la cheesecake glassata ai mirtilli. "Scalda," commentò casualmente, portandosi alla bocca il proprio bicchiere. "E più patriottico di così..."

Holly lo osservò bere un lungo sorso di irish coffee e poi passarsi discretamente la lingua sulle labbra per leccare via ogni traccia di panna. Si accorse di avere la forchetta con il primo boccone di torta ancora a metà strada soltanto quando lui ammiccò, inarcando un sopracciglio.

"Ti odio," proclamò fieramente. Jamie sorrise e Holly sentì le guance scaldarsi, malgrado il freddo e decisamente non per l'irish coffee.

"No, proprio no," la corresse lui con sicurezza, la mano calda ad accarezzare il dorso della sua.

Holly intrecciò le dita con le sue, prendendosi un po' di tempo per godersi quel richiamo a così tante conversazioni passate e la sensazione della pelle bollente di James sulla sua. Perché aveva creduto di aver bisogno di un irish coffee, per scaldarsi?

"No, proprio no," ammise con un sospiro, alzando gli occhi al cielo. Avrebbe voluto suonare almeno un po' infastidita, ma era davvero impossibile.

Con l'altra mano, che ancora stringeva la forchetta, prese un altro pezzetto di torta, realizzando di avere a propria disposizione il contrattacco perfetto.

"Allora, pare che mio padre e Dylan verranno a prenderci in aeroporto..."

A James andò di traverso il caffè.

La risata di Holly attirò l'attenzione di tutti i clienti del Caffè Nero.

*

Dall'altro lato della strada, un uomo osservava la coppia seduta al tavolino.

Era stata una lunga giornata, in università: i suoi studenti non sembravano minimamente coinvolti dalle sue spiegazioni, e più volte si era trovato a doversi forzatamente interrompere per riprendere nozioni già affrontate.

Li capiva, davvero. La filologia romanza non aveva il fascino del cinema o del teatro. Era una materia antica, aspra, un linguaggio segreto fatto di regole linguistiche ma anche di storie d'amore destinate a vivere in eterno sulla carta.

La donna bionda e bellissima seduta al tavolino del Caffè Nero aveva addomesticato la lingua appassionata della filologia romanza prima di tutti, più di tutti. Tra un romanzo cavalleresco e una domanda sulla metafonesi, aveva addomesticato anche il suo cuore.

La piega leggera di un sorriso malinconico si distese sulle sue labbra nell'osservarla. Aveva le guance arrossate e gli occhi luminosi, e la mano affettuosamente stretta in quella di lui mentre raccontava qualcosa, gesticolando con l'altra che ancora teneva la forchetta. Meravigliosa, e felice. In quel momento, seppe di aver preso la decisione giusta.

Rubò un ultimo sguardo, prima di incamminarsi silenziosamente verso casa - le parole di una storia d'amore destinata a vivere in eterno incise sul cuore e appena sussurrate sulle labbra.

"But do not ask the price I paid, I must live with my quiet rage. Tame the ghosts in my head, that run wild and wish me dead. Should you shake my ash to the wind, Lord, forget all of my sins. Oh, let me die where I lie, 'neath the curse of my lover's eyes."

(Mumford and SonsLover's Eyes)

Questa volta siamo davvero giunti alla fine. Abbiate pietà della mia terza persona al passato: dopo una vita intera di fanfiction così, sono bastati quaranta capitoli in prima persona al presente per friggermi il cervello.

Ho dovuto, però, perché era l'unico modo per dare una struttura un po' più ampia all'epilogo e perché volevo che si sentissero le voci di James ma soprattutto di Kevin; ho deciso che sarebbe stato lui ad avere l'ultima parola. Volete sapere un segreto? Quando Kevin pensa "... seppe di aver preso la decisione giusta", beh, ho due versioni per questa decisione. Forse sta pensando di aver preso la decisione giusta nel non inseguire Holly e rimanere con sua moglie, perché ora le cose tra loro vanno meglio, o forse la decisione giusta è stata quella di non essere tornato da Holly, dopo che nel corso dell'autunno le cose con sua moglie sono inesorabilmente naufragate - perché Holly è felice, finalmente, e a lui basta così. C'è un po' di nebbia nella mia testa riguardo a queste due possibilità (anche se evidentemente propendo un po' per quella più angst)  , per questo ho preferito non essere troppo chiara. Al momento, potete immaginare per Kevin il finale che più preferite.

Lover's Eyes si ferma qui, sicuramente fino al nuovo anno: sul nostro profilo Changeling e Flowers, sweets and secrets continuano a crescere, gestite da Sibyl e Liz, ma se vi va non perdetemi di vista! Prometto di tornare presto con capitoli bonus e one shot aggiuntive sulle rocambolesche avventure della nostra Galway Girl preferita.

(Bonus I: James è un cane mannaro, sì, e a questa altezza temporale Holly lo sa già - io e Sibyl abbiamo in testa un crossover che inizia con un "TU SEI COSA?!"da decisamente tanto, tanto tempo.)

(Bonus II: gli occhi azzurri a cui pensa Will non sono quelli di un amante, ma di un'amica avuta e perduta - il portachiavi a forma di libellula era suo. Ma non è lei il motivo per cui Will si ritrova in Aiace. - sì, amante non ha l'apostrofo. No, non è una svista. Non mi pento di nulla.) 

(Bonus III: Sulla citazione iniziale di questo epilogo, che avevo usato già come titolo di un capitolo. Holly è la grazia, James è la scelta.)

(Bonus IV: questa storia è un inno d'amore ai Mumford and Sons.) 

Vi voglio bene! A presto! :)

Holly

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