Una rosa in mezzo alla pioggia

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Quel giorno a Pentagram City la pioggia invadeva i cappotti dei demoni e i loro palazzi isolati da tutto e da tutti. Piccole gocce argentate trafiggevano le strade, scontrandosi le une con le altre e producendo un sibilo penetrante e timido, il quale risaliva e scendeva lungo gli appartamenti, senza ritegno e interruzione. Le finestre dell' "Hazbin hotel" erano punteggiate da piccoli diamanti d'acqua sporca, che si spostavano dopo l'arrivo di una nuova goccia, creando così una danza infinita, priva di ritmo e coordinamento. In quel momento lo straccio di Nifty passò spietato su quelle povere anime informi, dissolvendo così le macchie traslucide create dalle lacrime del cielo. Il rumore del panno era sommesso e smorzato dal contatto gelido del vetro.
"Che noia! È da tre settimane che piove qui nel Pentagramma! Non che io voglia uscire, ma devo far rifornimento di lana dal negozio di Miss Rosy." Commentò la ciclope, immergendo lo straccio bianco nel secchio ricolmo d'acqua. Charlie era davanti allo specchio della reception ed era occupata a sistemare i morbidi capelli biondi come sempre scarmigliati e selvaggi. Appena udì il lamento di Nifty, si girò verso di lei, sorridendole.  Se avesse potuto, avrebbe sorriso anche davanti al Cerbero, incurante dell'aspetto raccapricciante del mastodontico cane degli Inferi . "Be', puoi sempre finire di cucire i vestiti che hai iniziato il primo ottobre. Così non ti annoi e passi il tempo." disse lei con un tono di voce simile a quello cantinelante e ripetitivo di un insegnante di scuola. La ragazza dall'unico occhio sgranò la sua unica iride dorata, dai riflessi rosei come quelli di un'alba levatasi dal cielo. Con la mano si picchiò la fronte.  "Oh Cielo, me ne ero dimenticata! Appena finisco di pulire le finestre, vado subito a finire il lavoro che ho lasciato  a metà! Charlie, ti ringrazio per avermelo ricordato, sei un tesoro!" esclamò la demone, prima di prendere il secchio per poi scomparire lungo il corridoio dell'hotel. La principessa dell'Inferno notò piccole masse informi di acqua sfuggire dal secchio di metallo traballante della ragazza, e rise lievemente. Vaggie, intanto, era stata nel bar a contemplare le lampade elettriche che pendevano dolcemente dal soffitto violaceo e quando sentì il riso dell'amata uscì e si avvicinò alla demone dai capelli dorati e dalle guance colorate dalla felicità e dell'innocenza. La pioggia infuriava sempre di più, diveniva così assordante che le due amanti dovevano parlare più forte di quanto avessero immaginato.
" Sai dov'è Nifty?" domandò la falena con voce acuta, greve ma cristallina allo stesso tempo. La tipica voce da lesbica, mascolina e femminile.
"In camera sua, a finire di cucire i vestiti!" replicò Charlotte di rimando.
"Volevo chiederle una cosa, ma non ha importanza. Comunque, ho sentito che il 666 local, sta organizzando dei provini per i nuovi cantanti."
Gli occhi di Charlie divennero ancora più variopinti e profondi.
"Ah, davvero? Come lo hai saputo?"
"Prima della tempesta, sono passata davanti al pub e ho sentito dei demoni parlare di questa audizione." Spiegò Vaggie tutto d'un fiato, sebbene nascondesse la sua eccitazione.
"Appena finisce il temporale, mi piacerebbe vedere il provino. Sono curiosa di sapere chi sarà il fortunato eletto. Voglio stringergli la mano." Gorgheggiò la ragazza, pronta a fare una delle sue piroette aggraziate.
"Ci andremo, non impanziertirti che guardandoti mi sembri isterica." La avvertì Vaggie, con la voce incrinata dall'affetto e dall'amore per quella giovane principessa dal cuore puro e dall'indole dolce.  "Va bene." acconsentì l'amata, prima di ridere rumorosamente.
Ad un tratto si sentì il brusco cigolio della porta e Alastor entrò a grandi passi nell'hotel. Il suo sorriso era più inquietante che mai e il suo occhialino scrutava tranquillo tutta la sua visuale. Le due ragazze lo salutarono con un cenno.
"Mie care, che pioggia! Per fortuna che sono sopravvissuto, altrimenti il vento mi avrebbe portato dritto dritto in Africa! Comunque, oggi stanno per iniziare i provini per i cantanti al 666! Che ne dite di venire?" A causa della perenne allegria che lo sconquassava, Al rideva e parlava, senza farsi capire da coloro che erano coinvolti nella sua vita ultraterrena. Ma i suoi amici, certe volte, sembravano condividere la sua felicità e ridevano, ignari del futuro assillante. Le amanti, sentendo la notizia del locale, si guardarono per alcuni secondi e riportarono i loro sguardi sul cervo. Sarebbero andati.
"Bene! Prendete l'ombrello, il tempo qui è sempre più insopportabile!" Esclamò il demone allegro. Come due figlie, Vaggie e Charlie obbedirono e si diressero verso l'attaccapanni per prendere i loro ombrelli, rosa e azzurro, che ad ogni giorno piovoso si aprivano silenti come due fiori dai petali delicati. Sebbene fosse un overloard ignaro delle malattie provenienti dal maltempo, Alastor estrasse dalla giubba un ombrello di seta nero e portò con sè le sue giovani amiche,  nell'immensità oscena e oscura del pentagramma.

                        🌹🌹💎💎

Crystal Ruby Pearl Dust o semplicemente Crystal- nonostante il soprannome Crys andasse bene- era seduta davanti alla specchiera del suo camerino, soffusamente illuminato da piccole lampade incastonate nello specchio rosa. Giocherellava con il merletto nero increspato che fuoriusciva dalla scollatura a V dell'abito nero. I guanti lunghi neri assottigliavano le sue braccia fin troppo esili, stessa cosa per le calze nere costose e per i capelli biondi ondulati che giacevano inermi sulle spalle nude. Un assistente sociale avrebbe disapprovato nel vedere una bambina di dodici anni vestita come una matrona francese. E aveva dodici anni. Ma a causa del suo triste passato e della sua malattia che l'avevano portata nel silenzioso aldilà, sembrava una donna di trent'anni o quando era di buon umore di vent'anni. Oh sì, finché non avrebbe trovato suo fratello le sue labbra non avrebbero mai riso nè sorriso! Era scappata dal Paradiso soltanto per rivedere il suo Angel, il suo custode, il suo unico amico e suo fratello. La fuga era stata difficile. Mentre cercava di scomparire dalla brughiera inglese ultraterrena, una sua compagna aveva cercato di fare la spia, per questo era stata costretta a rinchiuderla nel loro cottage. Durante la corsa aveva sentito le grida, gli insulti, le bestemmie che pian piano avevano affievolito la voce della traditrice. Era questa la punizione degli Angeli, per chi osava dire una parolaccia. Sarebbe rimasta senza voce, come la Sirenetta. In cuor suo avrebbe voluto avere tale punizione ma sapeva che nelle fughe non era permessa la pietà. Correndo nel prato punteggiato da fiori, aveva sentito il vento gelido sulla pelle e i raggi della luna che avevano perforato i suoi vestiti. La corsa ovattata l'aveva fatta condurre ai confini del Paradiso, senza farsi vedere. Aveva gettato uno sguardo al fondo del cielo. Era un fondo immenso, gelido e disturbante. Vedendolo, la tentazione di ritornare al villaggio delle arpe l'aveva stuzzicata, come un gatto col gomitolo di lana. Ma non aveva ceduto. Aveva realizzato che non sarebbe più ritornata in tempo. Che nessuno, da quel giorno, l'avrebbe aiutata nè protetta. E con questo pensiero nel cuore si era gettata nel vuoto, abbandonando per sempre il Paradiso, per poi finire all'Inferno. Ricordava che i primi giorni aveva vagato lungo marciapiedi sporchi e popolati da figure selvagge, dai denti aguzzi e dai pensieri cattivi. La pioggia l'aveva ferita, il sole aveva bagnato la sua camicetta, ma non aveva rimpianto i bungalow o i fiori. Nè i ruscelli cristallini e luccicanti del Paradiso, non aveva sentito la mancanza dell'odore fragrante dei dolci preparati dalla sua migliore amica Cassandra, morta negli anni 80, famosa per i suoi dolci prelibati.
Je ne regrette rien. Non aveva rimpianto niente. Era sempre stato questo il suo motto, fin dalla sua nascita fino alla sua morte. Non le importava niente dell'Avvenire, non le sarebbe più importato il passato. Mentre pensava a ciò, il capo di una ciclope dai capelli ricci, fece capolino dalla porta.
"Signorina Dust, il suo provino sta per iniziare." Disse la donna, prima di scomparire. Crystal si alzò obbediente e uscì dal camerino.
La folla era numerosa. I tavoli e le sedie, persino il bancone del bar era saturo di demoni pronti ad ascoltare coloro che avrebbero riempito la loro esistenza vuota, fatta di alcol e litigi soggiogati dagli stupefacenti. Crystal non riusciva a vedere neanche i dettagli di quegli ammassi di pelliccia o di piume.
Intanto Charlie, Vaggie e Al erano seduti ad un tavolino e sorseggiavano dei drink analcolici. Osservavano la piccola figura esile vestita di nero, chiedendosi se sarebbe stata degna di lavorare al 666 local o all'Hazbin Hotel. Nessuno osava dire nulla, nessuno.
Bene.
Crystal inspirò a fondo l'aria intrisa dagli aromi di alcool e eroina scaduta e con i suoi occhi circondati dal mascara spesso, osservò gli spettatori. Strinse le labbra dipinte di rosso.
No. Non rimpiangeva niente e nessuno e sarebbe stato così per l'eternità. Finalmente le note dell'ultima canzone di madame Piath si levarono nell'aria. Una voce potente e chiara pronunciò le prime parole.
No, rien de rien.
No, je ne regrette rien.


Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro