Capitolo 15

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

La sua stretta di mano era così forte che mi provocava dei leggeri brividi. Si era completamente aperto con me lasciando spazio alla sua anima, era sensibile, io questo lo sapevo, lo riuscivo a intravedere dalle sue parole, ma dietro quel velo di autorevolezza si nascondeva un profondo dolore: un amore tradito, un amore svanito nel nulla, una lontananza. Lui non vide più gli occhi della donna amata, sapevo che dentro di lui era un insieme di gioia e dolore, amava il ricordo di quella donna e soffriva per non poterla avere più, forse le sarebbe bastato un abbraccio per colmare tutta la distanza, per ricostruirsi, per rinascere e tornare ad essere vivo. Ora lo guardavo con occhi diversi: era un cuore matto in cerca di amore, il suo.

Prese la chiave che aveva nascosto all'interno di un cassetto lì adiacente, la infilò nella serratura e la porta si aprì.
Mi mise la mano dietro la schiena facendomi cenno di entrare.
Era tutto buio, non entrava neanche un filo di luce, nel contempo sapeva di pulito quindi evidentemente molto spesso si recava lì dentro.
Mi fece andare più avanti sempre lasciandomi nel buio. Di colpo non lo sentii più vicino a me, ma sentii uno scatto ed improvvisamente la stanza buia fu illuminata.
Era presente un letto al centro, le lenzuola erano bianche con un copriletto anch'esso bianco, c'era un armadio laccato oro e bianco.
Notai che la luce non riusciva a entrare a causa delle spesse tende rosse che coprivano le finestre. Per un attimo rimasi senza parole, era bella, era sublime, a primo impatto sembrava una stanza come le altre ma sapevo che era diversa proprio per il fatto che la teneva chiusa.
Sentii da dietro un respiro farsi sempre più vicino, si appoggiò a me e con le sue grandi braccia cinse il mio corpo.
"Questa era la nostra stanza. La stanza mia e di Eveline, qui dormivamo, facevamo l'amore e progettavamo un futuro insieme. Qui dentro ho passato gli anni più belli della mia vita, qui dentro ho provato l'amore, quello che ti entra dentro il cuore, quello vero.
Da quando lei se ne è andata, non ci ho più dormito, non aveva più senso, mi sentivo solo in questa stanza senza di lei. Ogni settimana vengo a pulirla io personalmente, ed ogni volta che entro sento un'ondata di malinconia stringermi il cuore, il solo pensiero che non so dove sia e cosa stia facendo mi uccide, giorno dopo giorno. Ho sempre vissuto con la speranza di rivederla, di rivedere i suoi occhi e di posare di nuovo le mie labbra sulle sue, ma ogni giorno che passa è sempre un giorno in più in cui io sono lontano da lei. Non c'è via d'uscita a questo amore, io sono in gabbia ormai e lei ha portato con sè la chiave." disse stringendosi forte a me mentre io sentivo che le sue lacrime continuavo a scendere bagnandomi una spalla.
Era fragile, o forse era solamente innamorato, ma il suo, compresi, che era un amore così grande che io non avevo mai provato, il suo era un amore fatto di speranza, di lotta.
"Mi dispiace Paolo, davvero. Forse so che io non potrei mai restituirtela, so che lei per te rimarrà sempre un amore importante nella tua vita, ma devi cercare di andare avanti, non puoi continuare a guardare indietro negandoti il presente. Devi vivere Paolo, ora o mai più." gli dissi girandomi verso di lui e asciugandogli le lacrime con il pollice.
Lo guardai negli occhi, ora erano diversi, non erano più sicuri, autoritari, ma erano fragili, illusi, speranzosi.
"Sai perché non sono andato via a quella festa a casa di Valerio?" disse cercando di smettere di piangere.
Io dissi di no con la testa invitandolo a parlare.
"Perché ho visto te, i tuoi occhi, il tuo corpo, come ti muovevi. Per un attimo ho pensato che fossi Eveline, poi ti guardai meglio ma capii che non era così, tuttavia mi avevi incuriosito, mi ricordavi lei ed è per questo che sono rimasto ad ammirarti da lontano per vedere cosa facevi, come ti comportavi, ed ogni gesto, ogni movenza, ogni espressione sembravi Eveline. Poi tu te ne andasti con Ludovico, così decisi di sapere di più sul tuo conto e fu in quel momento che mi riavvicinai a Davis dopo molti anni, gli chiesi di te, che cosa facevi nella vita, dove lavoravi, tutto questo per riuscire a vederti ancora una volta. Sei andata via con Ludovico ed io non potevo accettare che lui portasse di nuovo via l'unica donna che mi ha colpito al primo sguardo, così andai nella tua discoteca e mi spacciai per un bravissimo cubista e Alessandro mi prese a lavorare. Tutto questo perché non mi bastava vederti da lontano, io volevo tenerti vicino a me."
"Paolo io.." non riuscii a finire la frase che le sue labbra morbide si posarono sulle mie, il suo volto rigato dalle lacrime inumidiva anche il mio, ed in quella fragilità non riuscii a fare altro che baciarlo con tutta l'intensità che provavo.
Si staccò da me mi guardò negli occhi e sul suo viso prese spazio un leggero sorriso quasi malinconico.
"Poi abbiamo ballato e io mi sono completamente fatto trasportare da te, eri così bella così sensuale, un insieme di purezza e sensualità. Venni nel tuo camerino per invitarti a cena, ma appena vidi quella scena la rabbia e la delusione invase completamente il mio corpo e la mia mente. Di nuovo Ludovico si stava portando via qualcosa che forse mi avrebbe stravolto la vita, e lo stava facendo come trattava Eveline, ti stava umiliando agli occhi di tutti. Tu però eri consapevole di tutto ciò, ed io non riuscivo a crederci, pensavo fossi diversa. Nei tuoi occhi si vedeva l'ardore, la sessualità consapevole, la tua voglia, il desiderio. Tu non devi essere così, mi sembrava quasi che stessi macchiando la mia immagine di Eveline, ed è per questo che ti legai al letto, ti menai con la cinta, perché dovevi pagare per quello che stavi facendo."
"Paolo, io non sono Eveline, io sono diversa. Guardami, io non sarò mai lei" dissi alterando la voce.
Lui si fece subito serio. Prese il mio volto e lo portò vicino al suo.
"Io ti guardo, non posso fare altro che questo. Sei una ventata di gioia nella mia vita, nessun' altra donna dopo Eveline è stata come te, tu mi affascini, non ti conosco ma ti sento mia."
Io si che ero sua, lo avevo urlato disperatamente la sera precedente, e volevo esserlo, nonostante la sua vita così complicata, nonostante il suo amore fallito. Volevo ricostruire il suo cuore, pezzo per pezzo, raccoglierlo e donargliene uno nuovo.
Lo baciai intensamente, il calore del suo corpo si fuse con il mio, eravamo due respiri sincronizzati, una perfetta armonia di due corpi sconosciuti.
Lui mi strinse ancora più forte e il suo pianto aveva iniziato a calmarsi. Mi sollevò leggermente da terra e mi adagiò su quel letto, quel letto non toccato da anni, quel letto che racchiudeva il suo amore.
"Sei sicuro di voler stare qui?" domandai con voce soave.
"Si" disse lui appoggiando di nuovo le sue labbra rosee sulle mie.
La sua mano passava delicatamente lungo tutto il mio corpo, scoprendo ogni lembo di pelle. I nostri corpi ormai nudi si restituivano calore l'uno con l'altro e delicatamente lo sentii entrare dentro di me.
Ci guardammo dritti negli occhi e iniziammo a far l'amore, nascosti da tutti ma non da noi stessi.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro