Capitolo 2

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Il fine settimana era arrivato, era venerdì e questa sera mi sarei dovuta esibire sul mio cubo sotto lo sguardo delizioso e malizioso di Davis. Tuttavia il suo sguardo non riusciva mai ad imbarazzarmi, forse per la mia indole talmente sfacciata che avevo, oppure perché ormai con lui avevo condiviso tutto di me stessa, il mio corpo e la mia anima. In tutta la mia vita ho conosciuto molti altri ragazzi con cui ho avuto un rapporto simile a quello che ho con Davis, ma mai nessuno è riuscito a farmi sentire a mio agio proprio come fa lui: riesce a darmi tutto ciò di cui ho bisogno, affetto, comprensione, sesso, complicità, il nostro è un rapporto che si può definire completo seppur con qualche diversità rispetto al normale, tuttavia lo esalto proprio per questo. Uscì dalla mia casa, nel pieno centro di Milano, la mia era una famiglia abbastanza ricca da permettersi di mantenermi così io facevo ciò che mi piaceva fare, come ballare e passare il mio tempo alla ricerca del piacere, senza mai preoccuparmi delle mie condizioni economiche. Mio padre è un noto imprenditore, mentre mia madre si occupa di moda, ed è proprio grazie al cognome che porto che sono riuscita ad andare a lavorare nella discoteca più rinomata di tutta Milano.
Aprì la portiera della mia macchina, una Mini-Cooper nera, e sfrecciai lungo la strada per andare a lavoro.
Parcheggiai ed entrai dentro, portando sulla spalla il mio borsone per il cambio.
"Beatrice, questa sera Davis ha chiesto se puoi staccare prima. Mi ha detto di dirti che ti deve portare ad un evento di moda molto importante. Ti ha lasciato qui il vestito con le scarpe da mettere. Tieni." disse il proprietario del locale porgendomi una scatola. Si chiama Alessandro, ha 43 anni e con lui ho un grande rapporto tanto che posso considerarmi la padrona di casa, sia perché porto molti clienti sia perché tra di noi c'è un grande affetto.
Presi quella scatola che Alessandro mi porse e la portai nel mio camerino personale. La poggiai sopra il tavolo e la aprì. Trovai un vestito nero, lungo fino ai piedi con una scollatura che davanti arrivava fino alla bocca dello stomaco e dietro si apriva formando un triangolo che partiva dalle mie spalle fino a poco prima dell'inizio del fondoschiena, coprendomi la pelle con un tessuto nero trasparente e molto leggero.
Notai poi le scarpe, erano una decoltè, anch'esse nere, con un tacco alto circa 13 centimetri. Notai poi una piccola pochette in stile minimalista, era rettangolare e ampia, nera e beije chiaro con una chiusura al centro color oro. Devo ammettere che Davis ha davvero molto gusto anche nello scegliere vestiti per le donne, ma d'altronde fa il modello, quindi in questo settore lui ci vive in pieno.
Rimisi tutto dentro la scatola facendo attenzione a ripiegarlo bene e mi iniziai a truccare per il numero di questa sera.
Mancava solamente un'ora all'inizio della serata, iniziai a sistemare i miei capelli biondi e a fare qualche ultimo ritocco al trucco.

"Beatrice vai, stiamo iniziando" mi disse Alessandro bussando al mio camerino.
Uscì subito e andai sopra il mio cubo. La musica questa sera era bella, c'era you&me dei Disclosure, David Guetta e molti altri ancora. Iniziai a ballare, facendomi vedere in tutta la mia splendida forma, lanciando occhiate maliziose agli uomini che ballavano sotto di me e loro soddisfatti continuavano a guardarmi. Mi agganciai al palo e mi tirai su con le gambe aprendole, facendo vedere una bella spaccata, poi scesi di nuovo e iniziai a strusciarmi con quel palo facendo finta che fosse un uomo. Le urla degli uomini si fecero sempre più forti, ed io ne ero soddisfatta. Cambiò la musica, era già mezzanotte ed io scesi dal mio cubo per andare a preparami per la serata che mi aveva organizzato Davis. Mentre ballavo non lo avevo ancora visto in mezzo alla folla, ma c'erano così tante persone che forse mi era sfuggito.
Entrai nel camerino e lui era lì dentro. Era appoggiato contro il tavolino, fumando una sigaretta.
"Spegni questa cosa che sennò qui impuzzonisci tutto." gli dissi in modo severo.
"Dai sbrigati, cambiati che dobbiamo andare." mi disse lui ridendo, ma la sigaretta ancora non l'aveva spenta.
Mi tolsi i vestiti dello spettacolo e rimasi completamente nuda davanti a lui che continuava a guardarmi fumandosi la sua sigaretta. Con aria maliziosa mi avvicinai a lui completamente nuda, facendogli passare la mia lingua sulle sue labbra. Gli tolsi la sigaretta dalla mano destra e la spensi nel posacenere che era lì vicino, poi mi scostai leggermente mostrandogli un sorriso ironico. Lui mi sollevò e mi fece sedere sopra il tavolo. Tenevo le gambe chiuse e lui con la sua mano accarezzò prima le mie cosce e poi la infilò tra le mie ginocchia, passandola tutta verso l'interno. Allargai le gambe e lui passò delicatamente la sua mano sopra il mio clitoride per poi scendere più in basso, di colpo la alzò e mi diede un leggero ma sentito schiaffo sopra il clitoride. Gemetti, tanto era bella quella sensazione di delicatezza e di potenza.
"Vestiti forza" mi ordinò con tono serio.
"Non finisci?" gli domandai mostrando un sorriso malizioso. Sapeva quanto ne avevo bisogno, perché ne ho sempre bisogno, così si avvicinò nuovamente e infilò due dita all'interno della mia vagina, fece movimenti profondi, dentro e fuori e il suo palmo della mano andava a sbattere sopra il mio clitoride tanto da provocarmi un forte piacere, così forte che stavo quasi per venire, ma Davis tolse la mano e si allontanò da me.
"Impara a rispettare i tempi, dobbiamo andare. Vatti a lavare e vestiti." mi disse lui mostrandomi un sorriso malizioso e di compiacimento per avermi regalato quell'orgasmo mancato.
"Ti odio" gli dissi sorridendo e andando verso la doccia gli diedi un forte spinta.
Mi lavai e indossai quel vestito. Mi stava molto bene addosso, non ero una di quelle ragazze magre, ma ero formosa nei punti giusti, come diceva sempre Davis ero il corpo perfetto per ogni uomo.
Chiusi il camerino e andammo verso la sua macchina. Mi superò e mi aprì lo sportello della sua Porsche nera.
"Che gentile" gli dissi ironica.
"Devo farmi perdonare" mi disse mostrando anche lui una sorta di ironia in quello che stava dicendo.
Alzai gli occhi al cielo, ed entrai, lui richiuse lo sportello della macchina e si mise poi al suo posto di guida.
"Che serata è ?" gli domandai curiosa.
"Una serata importante, ci sono molti attori, modelli, e stilisti. Ho già avvisato che arriviamo un po' tardi, ma tanto ci siamo solo persi una sfilata, le solite cose sai." mi disse, girando la sua testa verso di me e mostrandomi un sorriso.
"Si, va bene." gli dissi tornando poi seria.

Arrivammo davanti a questa immensa villa che avevano affittato per fare questo evento. Piscina all'aperto, con una passerella montata al centro del giardino. Iniziai subito a salutare qualche amico di Davis che conoscevo e poi qualche mia amica che mi ero fatta proprio in queste serate particolari.
La musica era molto alta, sembrava di stare nella mia discoteca, io e Davis andammo subito a ballare. Insieme eravamo perfetti, ci muovevamo in sincronia, eravamo una miscela di corpi seppur vestiti.
Continuavamo a ballare, fino a quando non sentì dietro di me la presenza di un altro uomo che si strusciava lungo il mio corpo, mi girai di scatto, era alto biondo con i cappelli ben sistemati e aveva un volto già familiare, i suoi occhi azzurri con piccole pepite color grigio mi bloccarono per un attimo.
Davis iniziò a sorridere e si staccò da me andando a salutare proprio questo ragazzo. Sembrava molto contento di vederlo. Anche io, nonostante l'approccio iniziale non era stato uno dei migliori, ero contenta di vederlo, perché era bellissimo, di una bellezza che abbaglia, muscoli scolpiti, sguardo intenso, naso perfettamente proporzionato al resto del suo viso.
"Che fai non presenti?" dissi in modo scherzoso a Davis.
Lui si girò e mi mostrò un sorriso.
"Beatrice lui è Ludovico. Ludovico lei è Beatrice." disse Davis tornando serio.
"Piacere di conoscerti Beatrice" mi disse Ludovico regalandomi uno dei suoi sguardi intensi.
"Siamo amici dall'infanzia, lui è un attore, è sempre in giro per il mondo a girare vari film ma per qualche mese si fermerà qui a Milano." disse Davis.
Aveva un volto familiare, lo avevo visto in qualche film pensai, di sicuro quelli che mi portava a vedere Davis a casa sua, solo che non sapevo mai come andavano a finire a causa di "forze maggiori".
"Devo lasciarvi un attimo, c'è la mia manager che mi chiama." disse Davis allontanandosi da noi e lasciandoci soli.

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