Capitolo 1.

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- Julie, porta i tuoi bagagli di sopra e sistema i vestiti nel tuo armadio, io e Luke andiamo a comprare qualcosa da mangiare, è tardi - urlò mia madre non appena entrammo in casa.

Sbuffai e obbedii.

Dopo la morte di mio padre, mamma non era più la stessa. Mio padre era morto da pochi mesi in un incidente d'auto, il suo nome era Nick Lawless ed era il papà più dolce e apprensivo che si potesse desiderare. Mi trattava sempre come una principessa. La sua scomparsa fu improvvisa e nessuno di noi aveva realmente superato la cosa.

Mia madre, Ann, era costantemente tesa e non faceva altro che cercare di responsabilizzare me e mio fratello, affidandoci miliardi di compiti e trattandoci con una fastidiosa freddezza. Voleva assicurarsi che, se le fosse successo qualcosa, saremmo stati in grado di badare a noi stessi, ma non si rendeva conto che in quel momento delicato, necessitavamo il suo amore e la sua dolcezza.  Avevamo bisogno di una madre, non di una severa insegnante.

Fortunatamente, non ero sola: io e mio fratello, Luke, eravamo molto legati. Era più grande di me di tre anni, io avevo sedici anni, lui diciannove, dunque essendo la sorella minore, Luke era iperprotettivo nei miei confronti. Soprattutto dopo la morte di papà, non faceva altro che seguirmi come un cagnolino, ovunque andassi.

Come se la situazione non fosse già abbastanza disastrosa, mia madre, non potendo sopportare di rimanere ancora nella vecchia casa, decise di trasferire l'intera famiglia a Denwood, una piccola e tranquilla cittadina nella Pennsylvania, nel nord-est degli Stati Uniti. Avevamo trascorso le intere vacanze estive ad occuparci del trasloco che, secondo lei, era un ottimo modo per ricominciare da zero, mentre per me era il continuo dell'incubo che stavo già vivendo. Trasferirsi significava vivere in una nuova città, quindi nuova casa, nuova scuola e, soprattutto, nuovi amici. Socializzare non era il mio forte: avevo dei seri problemi a fidarmi delle persone, per non parlare della mia spiccata riservatezza che mi faceva passare per una snob antipatica.

Salii le scricchiolanti scale, fino a raggiungere la porta di quella che sarebbe stata camera mia. Feci il mio ingresso nella stanza: la camera era abbastanza piccola, il pavimento era in parquet e il soffitto inclinato. Contro il bianco muro centrale c'era un letto da una piazza e mezza, con i rispettivi comodini di legno ai lati, mentre al centro della camera vi era un grande e morbido tappeto arancione. Nella parete di fronte al letto era posizionato il mio armadio, anch'esso in legno, come i comodini.

Avevo anche il mio bagno personale e questo era decisamente un punto a favore della nuova casa, così non avrei più dovuto sopportare le urla isteriche di mamma e Luke, data la mia estrema lentezza nel prepararmi.

Rimasi a contemplare la mia nuova camera per diversi minuti, come fanno i bambini quando gli si regala un nuovo giocattolo, poi mi affrettai a disfare le valigie e sistemare i vestiti nel nuovo e spazioso armadio.

Avendo terminato il lavoro e non avendo altro da fare, passai l'intero pomeriggio a leggere e ascoltare la musica, prima sul letto, poi sul tappeto, dato che fuori pioveva interrottamente. Maledissi la scelta di mia madre di trasferirci in quella zona degli Stati Uniti, poiché essendo il clima oceanico, avrei dovuto abituarmi a delle frequenti ed abbondanti piogge in ogni periodo dell'anno, il che significava che avrei passato la maggior parte del tempo chiusa in casa.

Sentii bussare alla porta.

- È quasi pronto - esclamò Luke sporgendo la sua riccioluta testa bionda dall'uscio della porta.

Mi resi conto solo in quel momento che stavo morendo dalla fame, così lasciai il cellulare sul letto e scesi al piano di sotto, catapultandomi direttamente in cucina.

- Apparecchia la tavola Julie, per favore - disse mia mamma mentre preparava le bistecche e il purè.

- Ok, ma per oggi basta con i favori - dissi in tono scherzoso, anche se, indirettamente e da brava figlia egoista, ci tenevo a precisare che non l'avrei aiutata sempre.

- È il tuo dovere, quando sarai grande che farai sennò? - ribatté lei con tono serio.

Borbottai e andai ad apparecchiare. Odiavo questi suoi atteggiamenti, quindi, per evitare di litigare, ignorai le sue pungenti parole e la lasciai alle prese con la nuova cucina. Mangiammo in silenzio, gettandoci alcune occhiatacce. Appena finimmo di cenare, sgattaiolai in camera mia, per evitare di sparecchiare.

Il giorno dopo sarebbe iniziata la scuola e cominciavo ad aver paura. Mi buttai sul letto e spensi le luci per cercare di addormentarmi, ma fallii miseramente. Oltre a sentirmi disorientata per la casa nuova, continuavo a farmi film mentali su tutto ciò che mi sarebbe potuto accadere il giorno seguente. Immaginai me stessa, seduta in bagno a mangiare un noiosissimo hamburger, come fanno vedere nei film. Soffocai una risata, stavo decisamente esagerando.

Insonne e ansiosa, scesi in cucina parlottando tra me e me. Aprii il frigorifero, presi il cartone del latte e ne versai il contenuto nella mia grossa e personale tazza cilindrica. Me l'aveva regalata mio padre qualche anno fa e, da allora, non me ne separai più. Apparentemente era una semplice tazza nera, ma col calore appariva la figura stilizzata di un maestoso cervo.

Tornai nella stanza sorseggiando il latte, poi mi munii di lettore MP3 e libri, per cercare di rilassarmi.

Dopo qualche ora, riuscii finalmente ad addormentarmi.

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