Capitolo 6.

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- Oh cielo, Luke! Come stai? Perché te ne sei andato senza motivo? È successo qualcosa? - chiesi ansiosa continuando a stringerlo. Era freddo.

- Sto bene - rispose velocemente ignorando la raffica di domande che gli avevo fatto

- Perché te ne sei andato? - ribadii sperando di ricevere una risposta

- C'è una spiegazione a tutto, Julie - rispose in modo vago e secco.

Sciolsi l'abbraccio e incrociai le braccia, fissandolo.

- Sarebbe? - chiesi stizzita.

Luke sospirò.

- Non è educato lasciare fuori dalla porta gli ospiti. Il tuo fidanzatino potrebbe offendersi - rispose scherzoso cambiando discorso.

- Non è il mio fidanzato, idiota. È la mia amica  - risposi tirandogli un colpetto sulla spalla - Chris! Entra pure! - urlai imbarazzata.

Come avevo fatto a dimenticarmi di lei? Chris entrò dal portone a testa bassa, ma appena sollevò lo sguardo, i suoi occhi caddero su Luke ed entrambi si irrigidirono. Regnava il silenzio.

- Vi conoscete? - chiesi nervosa.

- No! - risposero in coro.

- No, non la conosco. Piacere di conoscerti, Chris - asserì mio fratello, rivolgendole un sorriso debole.

- Beh, vi lascio. Vado a farmi una doccia - continuò, per poi voltarsi e lasciare la stanza.

Non avevo ancora finito con lui, doveva rispondere praticamente a tutte le mie domande, ma decisi di non fare scenate davanti alla mia amica

- Dormo da Chris, dillo alla mamma - urlai affinché mi sentisse.

- Certo - rispose chiudendosi la porta del bagno alle spalle.

- Beh, possiamo andare - dissi rivolgendomi a Chris, che rispose con un cenno.

Salimmo in macchina.

Ci mettemmo poco ad arrivare a casa di Chris. Abitava in una villetta bianca molto graziosa. Il giardino era ben curato. Il portone di ingresso era di legno di quercia scuro, perfettamente lucidato. L'entrata era spaziosa e sul pavimento di levigate piastrelle bianche vi erano numerosi vasi di fiori, di ogni forma e colore. Andammo direttamente in camera di Chris.

La stanza era decisamente grande, tanto da far entrare un possente letto matrimoniale contro la parete destra. I comodini, ai lati del letto, erano bianchi come il resto dei mobili. Sopra ad essi, vi erano diversi libri in pila, fazzoletti, una sveglia digitale e una graziosa lampada che mi ricordava un fungo. La finestra era sulla parete frontale alla porta e, sotto di essa, vi era un divanetto a due posti pieno di cuscini e coperte. La scrivania e l'armadio erano dall'altro lato della stanza. Era davvero accogliente.

Passammo l'intero pomeriggio in camera sua, ascoltando la musica e chiacchierando interrottamente. Mi sentivo davvero a mio agio e non volevo rovinare tutto raccontando dei miei strani e insignificanti sogni.

- Oh, ma guarda! - esclamò Chris  indicando la sveglia sul suo comodino - sono già le 19:30. Ci conviene ordinare le pizze. Ho una fame da lupi! - continuò entusiasta.

La parola "lupi" mi fece sussultare e accennare un sorriso più simile ad un tic nervoso.

- Concordo pienamente - risposi subito.

La ragazza ordinò subito le pizze, che sarebbero dovute arrivare in meno di un'ora.

- Chris, io vorrei parlarti di alcune cose - dissi con voce tremolante e indecisa

- Anche io, Julie. Ma devi promettermi che non dirai nulla - disse seria.

- Certo, figurati - la tranquillizzai.

- A te l'onore - mi indicò con fare scherzoso - Che vuoi raccontarmi? - domandò incuriosita.

Mi schiarii la voce. Non sapevo esattamente cosa dire, né da dove iniziare.

- Quel giorno che sono svenuta nel parcheggio, non è stato un calo di zuccheri. Cioè, si. Ma non dal nulla. È difficile da spiegare - rimasi un secondo zitta, per cercare di riordinare le idee

- Farò uno sforzo - ridacchiò Chris cercando di incoraggiarmi. Le parole roteavano nella mia mente ma una sola sembrava essere la più adatta.

- Jared - fu la mia risposta - non ho avuto un calo di zuccheri perché è un gran figo, sia chiaro. - alzai le mani ridendo. Guardai fuori dalla finestra: pioveva.

- Da un po' continuo a sognare di essere in un bosco, con un enorme lupo grigio. Inizialmente pensavo fosse un semplice incubo, ma poi continuava a ripetersi e a ripetersi, sempre più spesso. Pensavo che quel lupo volesse uccidermi, ma c'era qualcun altro nel sogno. Lo ha chiamato "jumlin", ed è lui che il lupo vuole. Cerca sempre di ucciderlo, davanti ai miei occhi. E poi ho cercato su internet e ho scoperto che "jumlin", secondo la leggenda degli Indiani d'America, è un demone vampiro -

improvvisamente Chris si fece seria e aggrottò la fronte.

- Ho già sentito questo nome - borbottò la ragazza, correndo verso la pila di libri sul suo comodino e cominciando a sfogliarli.

- Di che stai parlando? - chiesi confusa.

- E cosa c'entra Jared in tutto ciò? - domandò titubante, senza rispondermi, mentre sfogliava le pagine ingiallite di un grosso libro, seduta sul bordo del letto.

- Jared aveva i suoi stessi occhi - risposi di getto - quando l'ho guardato, quel giorno a scuola, era come se avessi rivisto gli occhi del lupo. Ho avuto una sensazione strana - ammisi.

Chris si alzò e andò verso la finestra, borbottando qualcosa.

- So che non ha alcun senso. Probabilmente ero così turbata dal sogno, da vedere quel lupo ovunque - ridacchiai nervosamente - Poi, come se non bastasse, quando sono andata ad affrontarlo ti ha chiamata "cosa". Sembrava odiarti e mi ha fatto perdere le staffe, così l'ho scaraventato a terra con una sola mano - continuai. Volevo raccontarle tutto ciò che mi turbava.

- Sapevo di averlo già letto da qualche parte! - esclamò Chris puntando col dito un punto ben preciso della pagina - Leggi qui - ordinò porgendomi il libro.

" Il nemico più oscuro dei Cherokee fu lui: Jumlin "

Riuscii a leggere solo questo, prima che Chris mi strappasse via il libro dalle mani.

- Ma da dove l'hai preso quel libro? - domandai scossa.

- Me l'hanno regalato i miei - aggiunse il libro alla catasta già presente sul comodino - Sono tutti libri di famiglia, li tramandiamo di generazione in generazione. Li ho sfogliati diverse volte, ma non li ho mai letti. Posso leggerlo e dirti se c'è qualcosa di interessante - rispose.

- Si, grazie. Ma non sei obbligata, dopotutto è solo un sogno - le sorrisi.

- Un sogno su antiche leggende che la mia famiglia tramanda da chissà quanto tempo. E' inquietante, non credi? -

- Giusto un po' - dissi ridendo per la strana situazione in cui ci eravamo trovate.

Chris smise di ridere all'improvviso e il suo volto si fece serio. Si inumidì le labbra con la lingua e deglutì nervosamente.

- Visto che stiamo parlando di cose... strane - fece un enorme respiro - se ti dicessi che c'è qualcosa che non va in tuo fratello? - la sua domanda risuonò in realtà come un'implicita affermazione. Stava guardando il pavimento.

- Scusa? - sbottai sorpresa - qualcosa, tipo? - domandai.

- Tipo che mi è saltato addosso nel parcheggio del supermercato e mi ha morsa, per poi dirmi che mi stava solo salvando e che forse così avrei avuto una chance - si voltò, guardandomi con gli occhi in lacrime.

- Morsa? Mio fratello non va in giro a mordere le persone, Chris. Ti sarai confusa - constatai seccata.

- L'ho riconosciuto a casa tua, era lui - insistette.

- Allora gli assomigliava - ostinai a denti stretti

- C'era sangue ovunque, i suoi denti erano come lame - una lacrima le scivolò sul volto - mi disse che il veleno avrebbe lentamente congelato i miei organi e, una volta raggiunto il cuore, sarei diventata come lui - la sua voce si strozzò.

- Veleno? Quale veleno? - domandai confusa. Non riuscivo a seguirla, non capivo dove volesse arrivare. Dal suo racconto, sembrava che mio fratello fosse un animale, un mostro.

- Non lo so! - urlò - Io mi sento bene, come sempre, ma avrebbe potuto farmi del male. Julie, non sei al sicuro con lui. C'è qualcosa che non va in tuo fratello, sembrava posseduto da un animale -affermò preoccupata.

- Chris, io ti credo e mi dispiace per quello che ti è successo, ma conosco mio fratello. Non farebbe male ad una mosca - espressi le mie convinzioni cercando di farle capire che si stava sbagliando.

- Io so quello che ho visto - sputò ferma, con gli occhi sbarrati.

Iniziavo a stancarmi della sua insistenza. Stava insinuando che mio fratello fosse un pazzo e pretendeva che io le credessi. Non le risposi per evitare di litigare e rimasi a fissare le mie scarpe.

- Mi disse di non dire a nessuno ciò che mi era successo, soprattutto a te, e che un giorno lo avrei ringraziato - continuò la ragazza imperterrita.

- Chris, non lo so - sbottai - non voglio più parlare di questo - affermai decisa.

- C'è qualcosa di più grosso sotto, Julie. Tu non l'hai visto. Non era... - Chris si interruppe - umano - decretò.

- Ho detto che non voglio più parlarne - ripetei alterata dalla sua estrema perseveranza.

Chris annuì e finalmente mollò la presa. Le pizze arrivarono proprio in quel momento e aiutarono ad alleviare la tensione che si era inevitabilmente creata.

La serata proseguì bene, entrambe ignorammo l'argomento e chiacchierammo di cose normali.

Sebbene fingessi di non credere minimamente al racconto di Chris, il mio inconscio non faceva altro che ricordarmi del comportamento inusuale di Luke, del fatto che fosse sparito per una settimana senza darci notizie e del suo essere vago nel darmi delle spiegazioni.

Sentivo di dover parlare con lui, il prima possibile.

- Beh, tralasciando lupi e fratelli assassini, ammetti che quel tipo è un gran bel ragazzo - disse Chris bevendo un sorso di birra. Era già la terza della serata.

- Quale tipo? - chiesi confusa.

- E dai, Julie! Occhi da lupo! - urlò come se fosse la cosa più scontata del mondo.

- Jared? - chiesi sbalordita.

- Non fare quella faccia innocente. Lo vedo come lo guardi a scuola. Ammetti che ti attrae - ordinò puntandomi con fare scherzoso la bottiglia di vetro quasi vuota che stringeva fra le mani - o vuoi negare anche questo? - mi fece l'occhiolino. La sua era una frecciatina implicita alla storia di Luke.

- E va bene, ammetto che è un bel ragazzo. Ma niente di più - tagliai corto.

Ripensai ai suoi occhi infossati neri come il carbone,un nero innaturale, alle sue labbra e ai suoi capelli mori, non troppo lunghi, ma tanto quanto basta per renderli perfetti per incorniciare il suo volto. Il suo corpo muscoloso ela sua carnagione lo rendevano ancora più bello. Tutto di lui mi attraeva. Mi balenarono nella mente le circostanze in cui lo incontrai e la solita rabbia mi avvolse.

Scattai nervosamente dall'altra parte della camera

- Bene. Abbiamo detto tutto - asserii.

Guardai l'orario e automaticamente sbadigliai, seguita da Chris.

-Meglio andare a dormire. Se devi sistemarti, il bagno è in questo corridoio, sulla destra - mi informò la ragazza.

Annuii e andai in bagno. Dopo aver messo il pigiama ed essermi lavata i denti tornaiin camera e notai che Chris si era già cambiata.

Mi infilai sotto le coperte con lei e spensi la luce.

- Ti voglio bene Chris, a domani - dissi con tutta sincerità.

- Anche io. Buonanotte Julie. - rispose prima che ci lasciassimo avvolgere dal sonno e dalla stanchezza.

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