17 - Qualcuno che non vuole combattere

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«Dove diavolo siamo?» Sylvia era già pronta a puntare lo scettro contro il ghoul e minacciarlo, ma Francis d'improvviso si accasciò e e lei fu costretta a sorreggerlo.

«L'atmosfera qui non è completamente umana» spiegò il mostro «quindi avrà bisogno di qualche minuto per abituarsi.»

Francis non aveva perso i sensi, ma respirava a fatica e guardava il soffitto confuso. Grazie alla forza centuplicata dalla magia Azure Foxtrot non aveva problemi a tenerlo, ma il suo stato appariva preoccupante. «Riportaci subito indietro!»

«Tra le braccia di White Bishop, intendi?»

Francis si aggrappò alla spalla di Azure e si tirò nuovamente dritto, gli girava ancora la testa, ma almeno pareva reggersi sulle sue gambe. Allontanò la ragazzina per prendere un paio di profondi respiri. L'aria aveva qualcosa di differente, era vero, forse non tossico, ma sembrava sottile e frizzante come aria di montagna,  con in più un'anomala carica di elettricità.

Il ghoul non mostrava di preoccuparsi minimamente di lui, si incamminò verso l'unica apertura nelle pareti nere. «Venite, vi faccio vedere come funziona The Box.»

Sylvia prese il braccio di Francis, così da poterlo sorreggere in caso di un nuovo malore e seguì la creatura. Il corridoio che imboccarono divenne una passerella a cielo aperto sospesa a un'altezza vertiginosa su quello che sembrava il quartiere di un'antica cittadina. Edifici bassi, vie strette, molte persone in giro. Il suolo sembrava dello stesso metallo della stanza dove erano arrivati, ma sopra esso era stato possibile costruire. Tutti gli edifici erano al massimo di due piani, squadrati, non molto grandi, muniti di finestre. Il luogo brulicava di umani, le strade ne erano piene. Andavano in giro fianco a fianco con dei ghoul simili al loro accompagnatore e anche ad altre creature più bizzarre. Appena uscirono all'aperto Francis cadde nuovamente in ginocchio, non per il malessere, ma per paura. La passerella non aveva parapetti ed era decine di metri sopra la città sottostante. Cercò di tenersi il più al centro possibile mentre le vertigini lo assalivano.

«Non può cadere.» Il ghoul cercò di mettere una mano fuori nel vuoto, ma il suo artiglio fu fermato da qualcosa di invisibile a mezz'aria. «Mentre tu, maghetta, se preferisci evitare tutta la strada e prendere una scorciatoia, puoi saltare.»

Azure Foxtrot lo guardò con sguardo di sfida. «Continua a farci strada.»

Francis si risollevò a stento, nonostante le rassicurazioni del mostro aveva ancora la netta sensazione di camminare in mezzo al vuoto. Ad aumentare la sua vertigine sembrava che sotto di loro il movimento fosse costante e frenetico, le persone avevano tutte un posto dove andare e ci andavano in fretta. Persino il loro parlottare arrivava fino in alto, sotto forma di un costante brusio.

«Potete chiamarlo come volete, ma questo è un nido ghoul.» disse Sylvia. Si stava impegnando a tenere ben vivo il fuoco della sua magia perché le difese fossero alte, i bordi della sua veste luccicavano.

«Lo è stato fino alla rivoluzione del Barone. Quando la legione ha capito che rischiava il massacro se ne è andata e ci ha lasciato liberi. Continuiamo a espanderlo secondo la tecnologia ghoul naturalmente, ma è diverso.»

«Rivoluzione?»

Erano finalmente tornati al coperto, ma ora si trattava di affrontare una lunga scala che scendeva al livello della strada sottostante. Una fitta sequenza di gradini, il tutto immersi nella penombra, rotta solo dalle fioche luci che brillavano sulle pareti.

«Non tutti i ghoul vogliono questa guerra, maghetta. In realtà la legione sa benissimo che solo lei ha convenienza a continuarla. Quello che la maggior parte di noi vuole è un luogo dove stare, da condividere anche con le altre creature, dove vivere in pace.»

«Questo mondo però è il nostro.»

«E' proprio vero» La creatura strinse gli occhi. Era difficile capire la sua espressione visto che i suoi tratti avevano poco di umano, ma sembrava ironico «voi non siete molto diverse dalla legione.»

«Mi state dicendo che questa non è una forma di invasione?» si intromise Francis, ansimando per la fatica.

«The Box è costruito in una piega dimensionale ricavata con la divaricazione energetica ghoul, è ancorato al vostro pianeta in alcuni punti precisi, come il Rabbit Café, ma tecnicamente non si trova in nessun luogo che voi umani potreste raggiungere in autonomia. Noi siamo solo una delle razze presenti, come naturale siamo responsabili della struttura, ma la politica è regolata dal Barone e dalla volontà del consiglio. Siamo esattamente il contrario di un'invasione.»

Ormai erano arrivati al livello della città, Sylvia constatò che in effetti per le strade si trovavano in egual misura ghoul e umani e che questi sembravano andare d'amore e d'accordo. Non conosceva la natura di molte delle altre creature, ma l'atmosfera in parte la tranquillizzò. Quando finalmente furono in mezzo alla gente vide che alcuni salutavano il loro accompagnatore con un cenno della mano, mentre molti di più osservavano lei e la indicavano con un certo timore.

«Sembrano spaventati da me.» Era una sensazione nuova per lei, come maghetta non girava mai in pubblico con il costume addosso o in luoghi dove poteva essere riconosciuta.

«Le tue amiche hanno cercato di distruggerci almeno quanto ci ha provato la legione.»

«Perché?»

«Perché siamo contro la guerra, naturalmente.»

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