19 - La legge del Barone

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Si trattava di una vera sala delle udienze, grandissima e con dentro un sacco di persone. La maggior parte erano umani o ghoul, mischiati come se appartenessero alla stessa razza, ma qua e là spuntavano i volti di creature di tutt'altro genere. Un paio di asshratth si contorcevano sul soffitto, impossibile sapere se fossero guardie o ospiti. Il Barone era al centro di tutto, seduto su un trono senza schienale, perché ovviamente uno schienale non sarebbe stato utile alla sua forma. Era una creatura sottile, sicuramente alta più di due metri, fatta di qualcosa molto simile a corteccia. Verso l'alto il suo corpo finiva in una testa rotonda, lucida, su cui si aprivano due occhi e un intreccio di feritoie che forse fungevano da naso e bocca, sotto invece si espandeva a raggiera, un cerchio di sottilissime gambe che, ora che era seduto, stavano aggrovigliate tra loro, senza dare idea di come potessero muoversi. Aveva anche un paio di braccia, sempre sottili, ognuna con sette lunghissime dita. Nonostante quanto aveva detto il loro accompagnatore non sembrava nervoso. «Eccoli, eccoli, finalmente.»

Il ghoul precedette Francis e Sylvia e si inginocchiò. «Li ho dovuti strappare in fretta e furia alla battaglia. White Bishop ha cercato di fermarli.»

«Non un'idea sua, ovviamente.» disse il Barone, con tono quasi annoiato. «La piccola White Bishop è una persona troppo riflessiva per muovere guerra in quella maniera. Joyjoy deve essere parecchio nervoso.»

«Portarli qui era il modo più facile per sottrarli alla lotta.»

«Hai fatto bene Corniches, ora tu puoi andare. Ho bisogno che torni a monitorare la situazione nel mondo di sopra.»

Il ghoul si alzò in piedi, fece un cenno a Francis e Sylvia e si defilò, lasciando la stanza. A quel punto la maghetta e l'uomo si sentirono in dovere di venire avanti. Francis notò subito quanto Azure Foxtrot fosse nervosa da come aveva ricominciato ad aprire e chiudere la mano, nonostante indossasse già il costume. Si chiese se fosse il caso che parlasse lui, anche se in quella corte dei miracoli la sua autorità di adulto forse non valeva poi più di tanto.

Dal canto suo il Barone sembrava ignorare proprio che esistesse, puntò i suoi occhi sulla ragazzina e li strinse. Aveva occhi completamente neri, come certi animali, ma incredibilmente espressivi. «Non sono il primo della mia specie che vedi, vero Azure?»

Sylvia prese un lungo respiro. «No.» rispose solo.

«E' così che è cominciato tutto. Lui ti ha portata a dubitare e fare domande. E di domanda in domanda hai finito col muovere guerra alla tua stessa gente e Emerald Pulse è morta.»

«Non l'ho uccisa io!» Sylvia fece uno scatto in avanti così repentino che Francis temette volesse usare la sua onda di energia contro la creatura filiforme. Anche gli asshratth sul soffitto dovettero pensarlo perché si protesero verso di lei, come a volerle piombare addosso.

«I ghoul hanno distrutto il mio mondo.» spiegò il Barone «Nonostante questo i superstiti del mio popolo non si sono mai alleati con quelli che ti hanno donato i poteri. Adesso immagino tu sappia perché. La verità è che la morte di Emerald Pulse non mi riguarda, non ti ho accolta perché l'hai uccisa né per aiutarti a dimostrare che non l'hai fatto. Ti ho accolta perché è chiaro che sei in questa città per portare una nuova guerra e devo sapere che intenzioni hai nei nostri confronti.»

«Non sono qui per portare nessuna guerra. Non volevo neanche combattere contro White Bishop. E' sempre stata lei a venirmi a cercare. Sono qui per trovare una persona.»

Un brusio riempì la sala, le persone che assistevano all'udienza si guardarono intorno preoccupati. Il Barone reagì muovendo le sue innumerevoli gambe. Il groviglio di viticci intorno al suo corpo si districò in un momento, tutte le propaggini finirono con disporsi a cerchio e a spingere verso l'alto, facendolo sollevare un poco. «Questo sembra interessante.»

Azure Foxtrot stava prendendo coraggio, la magia fluiva con più sicurezza nel suo corpo, facendola risplendere tenuamente. Gli asshratth si muovevano nervosi. «Sto cercando una maghetta che ha abbandonato la guerra alcuni anni fa e da allora non è più rintracciabile. E' venuta in questa città ed è stata vista vicino al Rabbit Café.»

Uno degli asshratth a quel punto piombò giù dal soffitto. Sembrava stesse proprio cadendo, ma un momento prima di toccare il suolo le sue ali membranose si gonfiarono, fermandolo e permettendogli di poggiarsi a terra con tutti e quattro gli arti. Ora che era vicino, Francis notò che era molto diverso dagli altri, aveva due strisce nere che gli correvano dal cranio fino alla coda e i suoi occhi erano più ampi. Sulla spalla sinistra, non lontano dall'attaccatura dell'ala, c'erano alcuni segni dove le squame erano sostituite da una fibra più liscia, come una cicatrice. Tutti i presenti, a vederlo, fecero un passo indietro, solo il Barone rimase impassibile.

«Purple Vengance, la distruttrice.» disse. Persino Francis, a sentire pronunciare quel nome, ebbe istintivamente un brivido.

Azure Foxtrot affrontò il mostro andando verso di lui. «Si chiama Kyoko.»

La creatura alata fece un paio di passi nervosi. «Ho concesso a te di arrivare così vicino al Barone perché il Barone me lo ha esplicitamente chiesto. Ma mai avrei permesso alla distruttrice di rimanere in città. E' venuta e la abbiamo mandata via, non c'era posto per lei qui.»

«Tu l'hai cacciata?» chiese la ragazzina.

Il Barone congiunse le mani. «Le decisione relative alla sicurezza di The Box fanno sempre capo a Fratello Spettro.»

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