8 - Una mia amica: Golden Mariposa

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Francis sapeva quello che sarebbe successo anche se non capiva perché. La prima a agire fu Sylvia, il pod apparve nella sua mano e lei lo toccò, indossando rapidamente gli abiti di Azure Foxtrot. Appena vide quella mossa, la ragazzina bionda lasciò cadere la sua borsa e fece apparire nella sua mano un pod giallo che permise anche a lei di trasformarsi. Il cappotto marrone fu sostituito da una divisa alla marinara nera con i bordi dorati, calze alte al ginocchio anch'esse gialle e scarpe nere. Sulla testa le era apparso un cappello dalla tesa molto ampia, sempre giallo, ornato da un ampio fiocco bianco, mentre la treccia si era sciolta dispiegando una nuvola di capelli biondi fin sotto le spalle. Come Azure, anche lei aveva uno scettro, dorato, che puntò in direzione dell'altra maghetta come fosse un fucile.

«Prima dimmi perché sei qui, Golden Mariposa.» disse Sylvia, facendo oscillare il proprio scettro con fare minaccioso.

Francis non riusciva quasi a credere che tutto stesse avvenendo in mezzo a una strada pubblica, alla luce del giorno. Non solo le due ragazzine indossavano vestiti così vistosi da sembrare irreali, ma la luce che emanavano toglieva ogni dubbio sulla loro natura soprannaturale.

«Ti sei seppellita sottoterra così a lungo, Foxtrot, in quel posto in cui non avevamo voglia di venirti a prendere. Detto tra noi, però, io credevo non ne saresti uscita più.»

«Non sapevo di essere al centro dei vostri pensieri.»

«Non c'era bisogno che lo fossi. Non puoi nasconderti a Joyjoy se usi il pod, abbiamo solo aspettato che ti dovessi trasformare per venirti a prendere.»

«E quindi ora cosa farai?»

La maghetta bionda che si chiamava Golden Mariposa sorrise, come se stesse volutamente prendendo tempo per gustarsi meglio il momento. Fece un cenno col mento verso Francis. «Lui chi è? E' una delle persone a cui ti sei rivolta?»

«Mi sta aiutando.»

«Bene, digli di stare lontano.»

Il dardo di luce partì dallo scettro di Golden Mariposa d'improvviso, sorprendendo tutti, nonostante lei avesse continuato a puntare il bastone esattamente come fosse un'arma. Azure Foxtrot spiccò un salto per evitarlo così il bolide di schiantò semplicemente sul terreno, sollevando la terra del giardino. Francis fu investito dall'onda d'urto, una ventata carica di polvere e non capì nulla per un momento. Spaventato si mise a chiamare il nome di Sylvia e quando la nuvola causata dall'esplosione si diradò e vide davanti a sé solo la maghetta bionda la rabbia che gli salì in corpo fu incontenibile. 

«Cosa hai fatto?» le chiese «Cosa hai fatto?»

«Giustizia.» rispose Golden Mariposa. Ma in quel momento Azure, che era intanto ancora aggrappata a una finestra, si lanciò giù contro la sua avversaria e così finirono scettro contro scettro, a combattere come se avessero in mano due corte spade. Ogni volta che i due oggetti magici si urtavano ne scaturivano scintille colorate.

«Cosa sta succedendo?» Albert e Matilda erano comparsi sulla porta, dietro di loro Katsumi. Si bloccarono come ipnotizzati a osservare le due maghette duellare senza capirci nulla, il loro cervello che ancora cercava una spiegazione razionale. Francis stava pensando a cosa dirgli quando Golden Mariposa riuscì ad assestare un colpo alla spalla di Azure a saltare lontano da lei, abbastanza da poterla prendere di nuovo di mira. Sylvia si immobilizzò, aspettando di essere colpita.

«Non devi preoccuparti, Azure, non ho ricevuto l'ordine di riportarti indietro viva.»

«E' questo che fai adesso? Ti metti a uccidere maghette?»

Francis non riusciva a comprendere l'espressione di Golden Mariposa, forse perché era trasfigurata dal costume di maghetta. C'era rabbia come in Sylvia, ma era una rabbia più arrogante, gioviale, qualcosa che gli sembrava pericolosamente vicina alla follia, qualcosa che non aveva mai visto in tanti anni di lavoro e forse non sapeva controllare.

«Non ho cominciato io a uccidere, Azure!» sbraitò ancora la maghetta bionda. «Se mai con te la finiremo!» Detto questo sparò un altro dardo. Questa volta Sylvia non fece nulla per schivarlo, anzi, lanciò a sua volta la sua onda di energia con il suo scettro. I due colpi si incontrarono a metà strada ed esplosero fragorosamente sbalzando via entrambe le maghette in direzioni opposte. Francis vide Azure ricadere male a terra, schiantandosi contro il cofano di una macchina a diversi metri da lì e corse a soccorrerla. La raggiunse che era già in piedi e si guardava intorno cercando con lo sguardo l'avversaria. «Vattene.» gli disse.

«E' più forte di te, vero? Come con i ghoul, ma peggio. Sei sopravvissuta ai ghoul per sbaglio, questa volta non ce la farai.»

«Grazie della... fiducia.»

«Devi scappare! Devi scappare via!»

«Non posso scappare da lei.»

«Togliti dai piedi.» Golden Mariposa fluttuava a mezz'aria come se fosse stata senza peso, lo scettro nuovamente puntato sulla sua avversaria, i capelli sciolti che galleggiavano come un'aura dorata intorno alla testa.

«Altrimenti cosa farai? Ucciderai anche me?» la sfidò lui.

Quasi divertita dalla sua arroganza, la maghetta bionda scese su di lui, gli prese un braccio e lo trascinò in alto. Francis si trovò davanti a una forza eccezionalmente superiore alla sua e senza appigli non poté fare altro che agitare braccia e gambe nel vuoto. Provò a graffiare la mano che lo stringeva, nonostante ormai fosse già a diversi metri da suolo, ma questa sembrava coperta da uno strato di ferro che gli rendeva impossibile danneggiarla.

«Da qui la vedrai meglio morire.» Golden Mariposa tornò a mirare verso la posizione in cui si sarebbe dovuta trovare Azure Foxtrot, ma Azure Foxtrot non era più lì. Anche guardandosi intorno non era possibile capire dove fosse andata.

«Oh, un trucco divertente.» non si scompose la bionda. «Allora facciamo che se adesso non salti fuori e non ti arrendi lo faccio cadere giù.» Per rendere la minaccia più consistente salì di qualche altro metro nel cielo.

Francis non amava le grandi altezze e la sua posizione precaria lo terrorizzava. Nonostante questo desiderava ardentemente che Sylvia non si rivelasse perché non voleva vederla morire. Riprese a combattere contro il braccio che lo teneva serrato con rinnovato vigore e si accorse di qualcosa di strano: più lottava, più la sua forza cresceva. Il suo corpo si stava riempiendo di energia e nonostante fosse appeso in cielo si accorse che la sua muscolatura si stava facendo abbastanza forte da permettergli di trovare una certa stabilità. Contrasse gli addominali e riuscì a sollevare leggermente le gambe.

«E' uno dei suoi trucchi?» si chiese la maga bionda. Quello che lei vedeva e che Francis non aveva ancora notato era il tenue alone azzurro che lo stava pervadendo.

Francis capì improvvisamente quello che poteva fare, ma capì anche che aveva solo un momento prima che anche la sua aguzzina lo realizzasse. Afferrò il braccio che lo stava tenendo con la mano libera e, usandolo come perno, volteggiò sollevando le gambe fino a schiantare un calcio direttamente sulla faccia della maghetta. Adesso la sua pelle non sembrava più di ferro e il colpo le spinse indietro la testa. facendole allentare la presa. Lui allora con un secondo calcio le prese la mano con lo scettro, facendogliela aprire, così da farle perdere l'arma. Golden Mariposa lanciò un urlo feroce e lo lasciò andare così che precipitasse al suolo.

Azure Foxtrot comparve in quel momento dal nulla, spiccò un balzo verso Golden Mariposa con lo scettro teso e lanciò verso di lei un paio delle sue ondate di energia. Francis sentì i colpi che gli passavano vicini, freddi e caldi allo stesso tempo e dall'urlo che udì capì che almeno uno aveva fatto centro. Il secondo successivo le esili braccia di Sylvia lo stavano afferrando e lo stavano facendo planare lentamente verso il terreno.

«Me l'hai data tu la... forza di reagire?»

Quando Azure ebbe i piedi per terra lasciò Francis, che cadde rovinosamente sul prato. «Grazie del supporto.» disse solo. Dopodiché spiccò un nuovo balzo.

Golden Mariposa doveva essersi schiantata al suolo in malo modo, era lontana dal suo scettro e stordita. Quando una nuova ondata di energia di Azure la raggiunse urlò dell'urlo di una ragazzina a cui viene fatto del male e poi cominciò a correre via, a una velocità superiore a quella di un essere umano. Sylvia allora si fermò a guardarla scappare, decisa a non rincorrerla.

La strada davanti all'istituto «Figli dell'Avvenire» era un campo di battaglia, le macchine parcheggiate avevano i vetri sfondati, c'erano due crateri nel terreno e nell'aria era ancora in sospensione la polvere sollevata. Sulla porta dell'edificio Matilda, Albert e Katsumi osservavano straniti quello che era successo, mentre Francis cercava di rimettersi faticosamente in piedi. Solo Sylvia era ancora presente a sé stessa, ma non sembrava intenzionata a togliersi il costume. «Dobbiamo andarcene. Potrebbe tornare. Lei o altre. Dobbiamo far perdere le nostre tracce.»

«Ha detto che può trovarti ovunque...» provò a dire Francis.

La ragazzina scosse la testa. «Ci hanno trovato quando i ghoul hanno attaccato. Evidentemente ci segue da lì. Voleva vedere dove stavamo andando. Se ce ne andiamo subito forse riusciremo a seminarla.»

Francis non sapeva cosa dire, corse alla sua macchina e la aprì. Era stato fortunato, solo i finestrini lato guidatore erano esplosi. Azure sgomberò i vetri rotti a mani nude, senza dare impressione di potersi tagliare.

«Ci nascondiamo in città?» chiese lui, mentre lei scivolava al posto passeggero, tenendo lo scettro davanti a sé come per proteggersi.»

«Si, meglio, troviamo un posto dove riordinare le idee.»

Francis non aveva idea di come congedarsi dalle persone di «Figli dell'avvenire», era abbastanza evidente che nessuna spiegazione di quello che era successo sarebbe servita a qualcosa. Un po' vigliaccamente, quindi, obbedì a quanto gli stava dicendo Sylvia e mise in moto, puntando verso la città.

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