PASSATO

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-Isabella fa attenzione-
-Non ti preoccupare mamma, vado a passeggiare-

E passato un anno da quando ho lasciato la casa dei miei veri genitori.

Jamie Smith e Mary Taylor.
I genitori perfetti per una come me.
Una famiglia rispettabile, con dei grandi valori, con dei possedimenti, con il sangue giusto per dare opinioni, e con la voglia di crescere un erede.
In un anno sono riusciti a darmi di più loro, che quegli scansa fatiche.
Mi hanno subito accolta, dandomi la stanza più grande che avevano per farla mia, allestendola di giochi, mobili, tutti secondo i miei gusti.
Mi hanno trasmesso la voglia del sapere, iniziarono a farmi leggere libri dopo libri, mi fecero osservare in maniera più dettagliata ciò che guardavo..questo significa "crescere".
Ho un armadio pieno di vestiti, e scarpe a quantità.
Tutto ciò che chiedo mi viene dato, non ho bisogno di fare storie, sono una bambina così tranquilla e brava, non sono per niente viziata, non combino mai guai, sono educata, insomma una figlia perfetta che rispecchia la famiglia Smith.

Sto recitando?
Si, non mi vergogno nemmeno a dirlo.
Voglio diventare la strega più potente al mondo?
Voglio far ricredere tutti quelli che dicevano "sei pazza"?
Voglio vivere nel benessere?
Questa è la strada che devo prendere.
Fare dei sacrifici per ottenere dei risultati è normale.
Ed è normale che bisogna utilizzare ogni mezzo a disposizione.

Giugno 1936.
Ho dieci anni.
In questo momento ci troviamo a Londra.
Mio padre è venuto a fare affari, mentre mia madre se ne va in giro per i negozi.
Come darle torto, questa città è stupenda.
Mi andrebbe di visitare ogni angolo.
È infatti quello che faccio.

È mattina, decido di fare una passeggiata.
-Amore ti accompagno-
-Va bene mamma-
Camminiamo un bel pò fino ad arrivare davanti ad una struttura.
-Mamma, cos'è?-
-È un orfanotrofio, lì vivono dei bambini senza genitori-
Che brutta struttura.
Continuo ad osservarla.
Ci sono dei bambini fuori che giocano.
Ne vedo uno in particolare.
Se ne sta in disparte, a guardare un punto fisso.
Poi si gira.
Mi sta guardando in un modo che mi inquieta.

-Cosa c'è Isa?- la voce della mamma mi fa tornare alla realtà.
-No..niente..-

Chi è quel bambino?
Mi ha fatto rabbrividire con uno sguardo da lontano.
Isabella Smith, la bambina manipolatrice, cattiva, psicopatica..turbata da uno scricciolo.
Cos'è una barzelletta?

Sono stata tutta la mattina con mia madre, ma con la testa ero altrove.
Voglio parlare con quel bambino.
Dopo pranzo vado in camera per "andare a dormire", e decido di uscire dalla finestra.
Torno all'orfanotrofio.
Ho bisogno di sapere.

Arrivo davanti all'edificio.
Trasuda solo emozioni negative.
Mi guardo intorno.
Eccolo.
Un bambino lo sta seguendo.
Lo faccio anche io.
Cerco di non farmi scoprire.
Camminiamo per un po', poi finalmente si fermano.
Li porta lontano dalla struttura.
Mi nascondo dietro un albero ma non riesco a vedere niente.
Sento delle urla.
Cerco di sporgermi.

-Chi sei?-
Sobbalzo per la sorpresa.
Era dietro di me.
Come ha fatto?
Mi giro dicendo -M-mi chi amo Isabella-
-Cosa vuoi?-
-Conoscerti-
-Perché?-
-Perché sei diverso-
-Come fai a saperlo?-
-Gli occhi-
-Chi sei tu?- insisteva.
-Te l'ho detto! Mi chiamo Isabella Smith! Tu invece chi sei?-
-Non vedo perché dovrei dirtelo-
-Perché io l'ho fatto-
-Non è una buona ragione-
Mi alzo per andargli incontro -Guarda che se non me lo dici..-
-Cosa fai? Vai a dirlo alla mamma?-
-Non ne ho bisogno, so cavarmela da sola-
-Una bambina?-
-Una strega, stupido marmocchio!-
Lui rimase sorpreso da quella affermazione.
-Una strega?-
-Si, e in ogni caso anche se sono una ragazza, le mani per picchiare le so usare-
-Cosa vuol dire che sei una strega?-
-Che ho dei poteri, sei lento di comprendonio?-

Iniziammo a parlare.
Mi fece tante domande.
Non sapeva niente del mondo della magia.
Io gli spiegai poche cose.
Era come pensavo..diverso.
Il suo sguardo era vuoto.
La sua espressione era una sola, ed era sempre incupita.
Sembrava che ogni cosa tirasse fuori dalla bocca fosse calcolata.
Credo che sapesse di essere più importante di questa plebe, ma non gli è stato detto perché non ha genitori.
Sfigato.

-Tu cosa intendevi per diverso?- mi chiese.
-Non lo so- dissi sinceramente -L'istinto mi diceva che qualcosa era diverso. E poi si vede che non sei uno qualunque-
-Da cosa si vede?-
-La tua stessa presenza. Sei un bambino, ma inquieti perfino me..a proposito, non mi hai ancora detto come ti chiami-
-Tom-
-Sai Tom credo che combineremo tanti guai-

Da quel giorno iniziai a tormentarlo.
Andavo sempre all'orfanotrofio.
Ai miei genitori dissi che avevo trovato un amico.
Erano felici, ma se avessero saputo che tipo di amico, non credo gli sarebbe andato bene.
Giocavamo rubando oggetti altrui.
Era divertente fare delle cattiverie in compagnia.
Anche durante la gita estiva.
Tom decise di portare dei bambini a fare un escursione in una grotta.
Rimasero traumatizzati.

Finché un giorno.
Settembre 1936.

-Domani torniamo alla villa- annunciò mio padre.
-Domani?- chiesi sorpresa.
-Si, ho concluso l'affare con il cliente, non c'è bisogno di rimanere a Londra-
-Ma..ma io..-
-Che c'è tesoro?-
-Io voglio rimanere qui-
-Come mai?-
-Mi trovo bene qui-
-Allora ci ritorneremo fra una settimana-
-Non posso restare qui?-
-No tesoro-

Il pomeriggio andai da Tom.
-Come mai devi andartene?-
-Almeno una settimana da passare in villa per mettere a posto alcune cose..io non voglio ma sono costretta ad andare-
-Beh è una settimana-
-Ti mancherò marmocchio?-
-No-
-Antipatico-
-Perché dovrebbe mancarmi una bambina?-
-Perché siamo amici-
-No non lo siamo-
-Cosa?-
-Tu vieni ogni giorno di tua spontanea volontà, non ti ho mai chiesto di venire a giocare con me. Siamo solo complici di misfatti-

Aveva ragione.
Sono sempre stata io a cercarlo.
L'ho costretto a giocare insieme.
Lui non mi ha mai chiesto niente.

Mi alzai -Ciao Tom- e me ne andai.
Non mi salutò neanche.
Rimase seduto con il solito sguardo nel vuoto.

Il giorno dopo tornammo alla villa.
-Papà non c'è bisogno di tornare a Londra, sto bene qui-
-Sicura?-
-Si-

Tom è stato un piacere conoscerti.
Ho trovato per un po' un bambino che sapesse chi sono caratterialmente.
Non sappiamo niente l'uno dell'altra.
Conosciamo solo i nostri istinti.
Per una volta non ho dovuto recitare.
Però io non voglio essere l'elfo di nessuno.
Spero di rincontrarti, e spero di prendermi la mia rivincita.

Luglio 1937.
Ho undici anni.
Siamo tornati a Londra.
Staremo qui per poco tempo.
Ma la mia priorità è un'altra al momento.

-Tesoro buongiorno-
Erano i miei genitori che sono venuti a svegliarmi.
-Buongiorno-
-Abbiamo una bella notizia-
Mi misi a sedere -Che notizia?-
-È arrivata la lettera- disse contenta la mamma.
Me la porse.
La guardai senza aprirla.
Toccai la cera con la quale era chiusa la busta.
È arrivata..finalmente è arrivata la lettera.
-Aprila- diceva mio padre.
Lo faccio e leggo ad alta voce..
-Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Direttore Armando Dippet.
Cara signorina Isabella, siamo lieti di informarla che lei ha diritto a frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il primo settembre. Restiamo in attesa della sua risposta tramite gufo entro e non oltre il trentuno luglio. Albus Silente-
Mia madre mi abbraccia -Sono così contenta amore mio-
-È il momento di andare a Diagon Alley-
Mi dispiace papà, prima devo fare un'altra cosa.

Andai da Tom.
Volevo sbattergli in faccia la lettera.
Ma quando arrivai rimasi a bocca aperta.

-Tom hai una visita!- disse la donna responsabile dell'orfanotrofio.
-Come stai Tom?- l'uomo entrò nella stanza, mentre la donna tornò al piano di sotto.
Io rimasi fuori ad ascoltare.
-Lei è il dottore vero!?-
-No, sono un professore-
-Io non le credo, vogliono farmi visitare, credono che io sia diverso-
-Forse hanno ragione-
-Non sono pazzo-
-Hogwarts non è un posto per gente pazza. Hogwarts è una scuola. Una scuola di magia. Tu puoi fare delle cose, vero Tom!? Cose che gli altri bambini non possono-
-Posso spostare gli oggetti senza toccarli, far fare agli animali quello che voglio senza addestrarli, far capitare brutte cose a quelli cattivi con me. Farli soffrire..se voglio. Chi è lei?-
-Beh io sono come te Tom. Sono diverso-
-Lo dimostri-
Silenzio, poi l'uomo agitò una bacchetta e ad un tratto l'armadio prese fuoco.
-Credo che qualcosa nel tuo armadio cerchi di uscire Tom-
Il bambino si alzò, aprì l'armadio e prese una cassetta, le porte poi si chiusero da sole.
-Il furto non è tollerato a Hogwarts Tom. A Hogwarts ti verrà insegnato non solo a usare la magia, ma a controllarla, mi sono spiegato!?-
Poi l'uomo da a Tom un borsellino pieno di galeoni, spiegandogli che sarebbe dovuto recarsi a Diagon Alley per provvedere all'acquisto del materiale scolastico.
Si propose anche di accompagnarlo ma il bambino rifiutò all'istante.
L'uomo stava per andarsene, ma Tom rivelò un dettaglio che nemmeno io conoscevo.
-Parlo anche con i serpenti. Loro mi trovano, sussurrano cose. È normale per uno come me?-

Non ascoltai nemmeno la risposta.
Scappai fuori.
Sarebbe venuto ad Hogwarts con me.
Va bene Tom.
Ci vediamo a scuola.
La mia rivincita comincerà il primo settembre.

[SPAZIO AUTRICE]
Se ti è piaciuto almeno un po' ti va di votare⭐️
Voi come pensavate si fossero conosciuti i nostri due protagonisti?
Cosa pensate della Isabella bambina?
Come credete si sia evoluto il loro rapporto?
Vi è piaciuto il capitolo?🥰
AL PROSSIMO♥️✨

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