Ariel

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Lo odio.
Non mi farò fregare dinuovo da un narcisista dispotico che mi crede una sua proprietà.
Un beep di un messaggio mi fà trasalire.

-Domani abbiamo un pranzo dai miei fatti trovare pronta.-

Sollevo lo sguardo dal mio pc verso la porta e lo vedo chino sulla sua scrivania intento a leggere dei documenti.
Dopo quella sera, mi sono chiusa in camera è sono uscita solo per necessità. In ufficio cerco di evitarlo e spedisco tutto tramite mail alla sua casella di posta, e fino ad ora mi è andata bene.
" Diamine." il caffè bollente mi si rovescia sulla gonna.
"Porti sfiga anche da lontano, maledetto!"
"anche a me fa piacere rivederti." una voce maschile attira la mia attenzione.
Steven era appoggiato allo stipite della porta mentre mi fissava divertito.
" Di male in peggio." dico esasperata alzando gli occhi al cielo.
" Sempre molto amorevole. Come va? ti trovo abbastanza bene." fa scorrere il suo sguardo sul mio corpo.
dei brividi mi corrono lungo la schiena.
" sempre viscido vedo. Cosa diamine vuoi? Lo sai che se ti vede Dean ti uccide?"
" non mi importa. Se questo è l'unico modo per parlarti va bene..." lo afferro per un braccio e lo trascino dentro il mio ufficio nascondendolo agli occhi di tutti.
" Tu sei pazzo. Se ti vede ti fa passare un brutto quarto d'ora. Vattene!"
Non si muove di un centimetro.
" Parlami. Ho bisogno di capire."
"L'unica cosa che hai bisogno di capire e che dovrei essere io a prenderti a calci in culo. Ma siccome sono una signora mi limito soltanto a dirti parole poco dolci e a insultarti tutta la tua famiglia dalla prima all'ultima generazione. E spero sinceramente che tu non ti riproduca e finisca con te. " mi appoggio le mani sui fianchi mentre lui mi guarda a bocca aperta.
Con la coda dell'occhio scorgo un movimento dall'ufficio di Dean.
"Cazzo!" Dean apre la porta e viene verso il mio ufficio.
Le gambe diventano gelatina.
Il sudore invade la mia fronte.
Il bastardo pur sapendo che ci rimette la pelle, fa un sorrisino.
Poi Dio ha deciso che qualcosa almeno una volta nella mia vita meritasse una botta di culo.
Alexsandra del marketing, ha bisogno dell'aiuto di Dean.
Lo fa tornare in ufficio, ed io torno a respirare.
" Devi sparire. Ora! e non voglio più problemi. Vai e non cercarmi mai più.  Torna a tuoi appuntamenti di bondage e San Tommaso o come cavolo si chiamano."
"Sadomaso casomai. E no, non me ne vado. Ho bisogno di parlare con te, di capire quando è iniziata tra voi, ma soprattutto ho bisogno di scusarmi. E ne ho bisogno Ariel."
Sembra sincero. Ma come ben so mi ha usata, tradita, umiliata e non è una persona di cui fidarsi.
" Vuoi che vada da Dean? Percheè se non accetti il mio invito a pranzo, ora, in questo preciso momento vado nel suo ufficio e vada come vada."
Il panico mi travolge quando vedo che si sporge oltre luscio per andare verso l'ufficio.
Con uno scatto felino degno di cat woman, lo ritiro dentro sbattendolo al muro.
" ok.ok. Ora sparisci. Ci vediamo al bar alla fine della strada. Attitude. E prenota un tavolo sul retro."
Lo lascio andare e sorride tronfio.
"Ti aspetto." scuoto la testa freneticamente per affermare la cosa.
Appena esce dal mio uffico, che grazie a Dio non è fatto interamente di pareti vetrate, ma assomiglia più ad uno sgabuzzino.
Mi lascio andare sulla sedia portandomi le mai alla testa. Cazzo che spavento. 
Ma cosa mi ha detto il cervello?
Quell'uomo mi ha quasi violentata e mi ha trattato come un giocattolo per anni. L'unica cosa che mi conforta e che saremo in un posto pubblico.
Alexsandra lascia l'ufficio e Dean la segue.
Quando passa d'avanti alla mia porta i suoi occhi si incatenano ai miei.
Rimane imbambolato li per qualche secondo, poi rinsavisce.
Il suo sguardo ritorna glaciale proprio come quando l'ho conosciuto.
"Hai ricevuto la mail?"
"Certo," non riesco a dire altro.
"appena hai finito con quei documenti portameli nel mio ufficio e lascia tutto sulla mia scrivania." così dicendo gira il culo e sparisce.
Si credevo che la questione fosse chiusa. Ed invece no. Se solo uno sguardo potesse uccidere lui lo avrebbe già fatto.
Termino il mio lavoro, lascio i documenti sulla scrivania di Dean.
Tutti sono a pranzo.
Presto ci sarei andata anch'io, ma noto la giacca di Dean appesa all'attaccapanni.
Mi avvicino cautamente assicurandomi che non ci fosse nessuno nei corridoi.
Annuso la giacca di Dean, avevo bisogno di sentire ancora il suo profumo.
Se qualcuno mi vedesse verrei soprannominata -la sniffatrice di giacche.
Sento dei rumori e mi affrettò ad uscire.
Giro la maniglia della porta e mi ritrovo a sbattere contro il petto muscoloso di Dean.
" Fa attenzione!" Alzo lo sguardo mortificata.
"Scusami. Vado di fretta."
I suoi occhi mi scrutano.
"Come mai?"
"Nulla devo andare a pranzo." Mi fissa senza dire una parola.
Occhi gelidi, assassini, mi osservano in cerca di qualche risposta.
Si scansa e mi lascia passare non senza tenere il suo sguardo fisso su di me.
Entro nel mio ufficio, mi sistemo i capelli, prendo la borsa e mi fiondo fuori con l' ansia che fa da sovrana.
Dean e ancora lì.
Muto.
Glaciale.
Ma dannatamente sexy.
"Buon pranzo." Dico scappando letteralmente.
Quando arrivo al ristorante Steven ha preso un tavolo con tanto di separé.
"Ciao." Sorride.
Forse una volta ricevere tutte queste attenzioni da lui mi avrebbe reso la donna più felice del mondo, ma ora, ora provo soltanto ribrezzo.
"Allora. Cosa vuoi?"
"Vai di fretta?"
Incrocio le braccia sotto al seno e accavallo le gambe lasciandomi andare contro lo schienale.
"Ascoltami bene. Io ho da fare e non ho tempo da sprecare con cose inutili."
Solleva la testa e mi guarda divertito ma allo stesso tempo amareggiato.
"Io sarei una cosa inutile?"
"Per me lo sei. Sia per il passato e sia per quello che mi hai fatto l'ultima volta che ci siamo visti."
Si asciuga i palmi su i suoi jeans.
I capelli arruffati, gli occhi azzurri e quel filo di barba che una volta trovavo sexy ora mi fanno soltanto rivoltare le budella.
" Come e quando è iniziata tra di voi?"
" Cosa?"
" Ti ho chiesto da quanto tempo va avanti con Dean. Ho bisogno di saperlo. "
Il cameriere ci interrompe portando due cocktail che ha ovviamente scelto e ordinato lui.
"Le abitudini nel controllare e scegliere per gli altri sono dure a morire a quanto vedo."
Sorride girando la cannuccia nel proprio bicchiere divertito.
"Ho solo pensato che ti piacesse ancora il margarita."
" 5 mesi prima della rottura definitiva."
"Come?" Mi guarda stranito.
"Io e Dean abbiamo iniziato la nostra relazione 5 mesi prima che tutto tra noi finisse. Anche se... Tra noi era finita da molto prima."
Rimane in silenzio e stringe forte i pugni. Ed anche se so che è una bugia, che lui se lo merita per tutto quello che mi ha fatto, vederlo ferito un po' mi fa sentire una merda.
" Il tuo silenzio lo comprendo. Tutto andava a rotoli. Tu eri sempre via per i tuoi finti viaggi d'affari con le tue amichette, quando c'eri era come se non esistessi tutto regole e precisione, per poi scoprire che sei il più sudicio tra tutti. E io ho cercato attenzioni al trove."
Sbatte un pugno sul tavolo.
Mi guardo intorno imbarazzata, per fortuna c'è il separé che ci ripara dagli sguardi della gente.
"Credi di essere migliore di me?"
" No! Ma avevo capito che avevi altri interessi."
"Tu non puoi capire. Io ne ho bisogno. Mi piace... Eccitarmi con determinati giochetti..." Alzo la mano per bloccarlo.
"Ti sei mai chiesto magari se piacesse anche a me fare qualcosa di più spinto a letto? E evitare di fingere entrambi? "
Spalanca gli occhi.
"Tu? Ma se a volte ti chiedevo di cambiare posizione e ti lamentavo."
Mi fissò le unghie già stufa della conversazione.
"Si perché almeno risparmiavo sbattimenti inuti che non portavano a nulla."
Gli occhi diventano fuoco.
Poi si china verso di me e mi sussurra nell'orecchio.

"Se lo avessi saputo Ti avrei scopata come si deve."
Mi tiro indietro di scatto.
"Credo che la conversazione sia finita."
Si ritrae e si siede dinuovo.
"Dammi un altra possibilità."
Mi fermo con la borsa sospesa a mezz'aria.
" Tu sei pazzo."
"Di te. Sono pazzo di te. Sei un chiodo fisso."
Si alza e si avvicina.
Mi passa la sua mano sul mio braccio accarezzandolo.

Un brivido mi percorre la schiena.
"Non osare mai più toccarmi viscido verme. Come puoi anche pensare lontanamente che io torni con te."
"Viscido a me? Tu credi che Dean sia veramente innamorato di te? Sai quante ragazze ho visto al posto tuo, distrutte perché quando sarà il momento lui ti prenderà e ti getterà via come una pezza, come ha sempre fatto."
Stringo i pugni.
E la verità. Dean ha un passato da donnaiolo non indifferente, e tutto questo è una stupida farsa.
Allora perché mi sento uno schifo?
Afferrò la mia giacca e mi avvio verso l'uscita.
Lasciando il mio passato alle spalle e cercando di scacciare quella sensazione di vuoto che mi opprime il petto.
Come ho solo potuto pensare di andare a letto con Dean e di cacciarmi in questo casino?
Domani. Domani tutto finirà, dopo la cena dirò addio a tutto e tutti e scapperò via da questo dannato casino.
Non per me... Ma per il mio cuore e la mia stramaledetta salute mentale.

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