~Capitolo 7~

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La mattinata dopo, tutto filò come al solito, tranne che mio padre non venne a trovarmi. Non mi sarei preoccupata in altri casi, a volte mancava se nel castello vi erano troppi ospiti, e in quel caso il giorno prima erano stati convocati i consiglieri; ma proprio questo mi dava da pensare. Era sicuramente successo qualcosa di grave.

Qualche nuovo attacco...

Forse Magnus ne sa qualcosa, forse mio padre pensa che lui sappia qualcosa.. e se fosse vero? E se gli stanno facendo del male? La mia mente iniziò a fabbricare continue e paranoie. Dovevo andare da lui, ma come potevo fare, era giorno. Mi avrebbe potuto vedere qualcuno. Ma la mia curiosità e preoccupazione erano troppo impellenti.

Passai diversi minuti camminando avanti e indietro, nella speranza che mio padre potesse presentarsi alla mia porta e questo simboleggiava che le mie preoccupazioni erano infondate.

Tre tocchi alla porta... è solo la cena.

Il sole ormai era calato dando spazio ad un tramonto fiammeggiante di un intenso vermiglio. Consumai la mia cena in preda al panico.

Non riuscivo a starmene più in quella stanza sapendo che fuori stava succedendo qualcosa, non potevo aspettare la notte.

Idryll, conversai con me stessa, la parte ancora lucida e prudente di me, non farlo, è rischioso.
Perchè lo stai facendo? Sono preoccupata per il mio regno, mi risposi. Sei sicura che sia quello il vero motivo? Tacqui.

E nel mio silenzio udii il riverbero della maniglia che avevo appena abbassato; ma prima avevo già indossato il mio mantello, anche se in quell'occasione mi avrebbe protetta poco, anzi forse avrebbe attirato più sguardi.

Idryll che stai facendo?

Taci! Voglio fare qualcosa che mi faccia sentire finalmente viva.

In quell'ala del castello non vidi nessuno, d'altronde questo lo sapevo, il problema giungeva una volta aver sceso le scale. Sulla soglia dell'ultimo gradino feci un lungo sospiro, presi coscienza di quello che stavo per fare. E quella sensazione mi piaceva. Sentivo leggere scariche di tensione attraversarmi tutto il corpo.

Mi affacciai verso l'atrio e non vidi nessuno, fatto alquanto insolito, approfittai della situazione per correre il più veloce possibile verso il corridoio che portava alle segrete. Una volta raggiunto l'arco che dava sulle scale dell'ingresso delle celle, udii dei rumori. Qualcuno stava parlando, erano diverse voci, sentivo anche dei cigolii dovuti ai movimenti delle guardie con le armature. Una voce mi sembrava parecchio familiare, quella di mio padre, non capivo con precisione cosa stesse dicendo, ma sembrava alquanto adirato, parlava con un'altra voce a me familiare.

Mi padre parlava con Magnus, forse lo stava minacciando, cercava risposte da lui, ma da quello che riuscivo a capire, il prigioniero sembrava parecchio ostinato . All'improvviso un colpo secco... poi un altro e un altro ancora. Lo stavano colpendo.

Cercai di spormi il più possibile per cercare di capire meglio la scena: due guardie tenevano Magnus per le braccia e la terza lo colpiva.

Un altro colpo, stavolta più forte, Magnus bofonchiò dolorante e cadde sulle ginocchia. Un sussultò uscì dalla mia gola. Mi nascosi all'istante dietro l'arco coprendomi la bocca con le mani. Non sentivo più niente, forse mi avevano sentita. Corsi via in preda al panico e allo sgomento per quello a cui avevo appena assistito. Mi sentivo impotente.

Ripercorsi tutti la strada al contrario ringraziando il cielo per non aver incontrato nessuno. Mi chiusi nella stanza e affondai nel letto. Piansi, mi sentii affogare in un mare di oppressione. Nella mia testa tornavano tutte le raccomandazioni di mio padre.

Andate via! Urlai disperata coprendomi le orecchie, rannicchiata sulle lenzuola, in preda a crisi che non avevo mai sperimentato.

Aprii gli occhi, mi resi conto che il buio regnava sovrano nel cielo. Mi ero svegliata col desiderio imperioso di fare qualcosa, di essere d'aiuto per Magnus, ma non potevo fare niente, potevo limitarmi a fargli compagnia, ma credo che sarebbe stato di aiuto più a me che a lui.

Ed eccomi lì, di nuovo davanti quell'entrata, quell' arco vecchio e fatiscente ormai segnava il confine tra quello che ero e quello che volevo essere.

Uno scalino alla volta mi avvicinavo alla realtà.

Appena scesi l'ultimo gradino, vedi a terra, a pochi metri difronte a me delle macchie, le illuminai con la fiaccola, era sangue. Chiazze non troppo grandi, ma lo stesso spaventose. Non potevo credere che mio padre permettesse queste cose nelle sue mura. Che le accettasse.

Magnus non mi aveva ancora salutata, strano, di solito mi sentiva già dai gradini. Arrivai difronte la sua cella e illuminai l'interno.

《Magnus》 lo chiamai leggermente intimorita. Lo vidi rannicchiato a terra, con le ginocchia al petto.

《Idryll》 quel nome suonò come un rimprovero. Girò subito la testa del lato opposto del mio. 《Non saresti dovuta venire》

《Perchè?》 feci finta di non sapere.

《Lo sai perché!》 esclamò infastidito 《Eri qui prima...ti ho sentita, il tuo passo è inconfondibile, hai rischiato troppo》 si girò verso me, ma il suo viso era in ombra 《ti potevano arrestare per complicità》

《Mi-mi dispiace, ero preoccupata》 balbettai imbarazzata, aveva ragione e non sapeva quanta.

《Questo posto non fa per te, non dovresti scendere》 continuò a rimproverarmi, ma questa volta il suo tono sembrava premuroso verso i miei confronti. Era preoccupato per me. Lui? Per me?

《Volevo solo sapere come stessi》 confessai anche a me stessa.

《Non dovrebbe importarti di me, sono nemico del regno》

《Non ci credo, tu sei buono, lo so.》 i miei occhi si riempirono di lacrime 《Perchè non vogliono crederti? Diglielo che sei innocente》 quasi urlai.

Lui in risposta fece un sospiro divertito, un sorriso solcò il suo volto malmesso. Si girò finalmente verso di me e potei notare gli occhi lividi, diversi tagli sulle labbra e il sangue rappreso sotto il naso.

《Oh cielo!》esclamai sconvolta portandomi le mani sulla bocca. 《Cosa ti hanno fatto? Perchè?》

《Le tue domande sono così candide ed ingenue》 sospirò di nuovo portando il braccio fuori le sbarre, in quel momento non mi accorsi che quel gesto era per me. Afferrò il cappuccio e lo fece ricadere sulle mie spalle. 《Non coprirti, sei così bella》sorrise.

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