A painful goodbye ( prologo/primo capitolo )

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ROSE'S POV


La breccia sul mio mondo si chiuse e io caddi nel mondo parallelo: Voglio tornare dal mio Dottore, dall'uomo che amo!!

Il dolore era insopportabile: molte lacrime bagnarono copiose il mio volto, il respiro si fece sempre più smorzato e i miei arti si fecero sempre più pesanti.

Piansi disperatamente, battendo le mani contro quella maledetta parete fino a che sfinita crollai addormentata sul pavimento di quella stanza.

Mi svegliai in un morbido letto con un forte mal di testa e il ricordo di quello che era successo mi piombò sullo stomaco: Sono da sola ora senza di lui. Senza l'uomo che mi salvò dai manichini il 1°gennaio 2005; senza l'uomo che mi mostrò la fine del mondo; senza l'uomo che mi fece incontrare mio padre il giorno della sua morte; senza l'uomo che mi dichiarò il suo amore sei settimane prima del disastro nella sua stanza all'interno della magica cabina blu . Fu veramente passionale: sentii battere i suoi due cuori mentre la passione ci avvolse facendoci diventare un unico corpo. Pensai che saremmo potuti diventare una famiglia ma a quanto pare il destino fu contrario a tutto ciò.





Sei settimane prima...

Inizio flashback

Eravamo tornati da un viaggio su Barcellona, un pianeta meraviglioso. Ero ancora emozionata e il sorriso non abbandonò le mie labbra.

Mi voltai verso il Dottore e vidi che il suo sguardo era serio e perso nel vuoto. Mi avvicinai a lui.

«Dottore, c'è qualcosa che non va?»

Lui mi guardò intensamente e improvvisamente si fiondò su di me. La sua lingua invase la mia bocca e io feci lo stesso. Mi prese in braccio e mi portò nella sua stanza, dove mi stese sul letto.

«Rose, se non sei pronta io non andrò avanti. Non voglio forzarti.»

Presi in mano l'occasione e cominciai a spogliarlo dei suoi indumenti ribaltando la situazione. Il suo petto non era coperto da molta peluria ma era molto magro. Lo baciai mentre avvertivo la sua erezione premere sul mio sesso. Gli tolsi anche i pantaloni e i boxer per gustarmi il suo dolce liquido. Mi meravigliai delle sue dimensioni: forse dovevano essere dieci?

Lui gemeva con gli occhi chiusi poi, non resistendo oltre, mi venne in bocca. A quel punto fu lui a spogliarmi mettendosi a cavalcioni e a torturarmi i seni, leccando il capezzolo sinistro e palpando quello destro, fino a quando non li sentii entrambi duri. Cominciò a stampare leggeri baci sulle varie parti del corpo fino ad arrivare al basso ventre, in cui fiondò la sua abile lingua che cominciò a roteare dentro al mio sesso. Un fantastico piacere mi invase tutto il corpo, tanto che iniziai a gemere. Improvvisamente si fermò.

«Rose, davvero, non voglio forzarti. Se non sei pronta puoi dirmelo.»

«Bastardo, continua ti prego. Sono tutta bagnata e pronta per te, non aspetto altro Signore del Tempo.» Lo implorai.


Lui infilò il suo enorme membro dentro di me, facendomi urlare all'impatto dal dolore. Poi cominciò a muoversi. A entrare e uscire. Era sensazionale. Una sensazione di riempimento totale. Appagante come non mai. Le sue spinte non erano dolorose e i nostri gemiti si fusero insieme. I nostri petti si toccavano mentre io mi reggevo al suo sodo sedere tentando di non urlare. Ormai vicini alla fine, non riuscendo a resistere oltre, venimmo in contemporanea. Lui cadde vicino a alla mia testa stremato ma felice.


«È stato... Meraviglioso. Sono stata la prima, vero?»

«Sì, ho dovuto documentarmi per sapere come voi umani lo fate. Noi Signori del Tempo non ne abbiamo bisogno. È stato strano.» Sorrise imbarazzato a quella rivelazione. I suoi occhi marroni brillarono mentre i suoi capelli, dello stesso identico colore, erano scompigliati.

«Dimmi un po', Signore del Tempo, hai visto per caso Youporn?» gli chiesi maliziosa.

«Cosa? Cos'è un Youporn?» domandò facendo avvicinare le sue sopracciglia in un'espressione confusa come se avessi detto che il TARDIS era più piccolo all'interno.

Certe volte era veramente infantile e pareva innocente come un bambino.

«Youporn è un sito dove le persone, o meglio degli attori, recitano delle scene di sesso. Quindi se non l'hai visto come ti sei documentato? Perché parevi molto preparato.» Ora ero io quella che non riusciva a capire.

«Dai libri, molti libri.» Da ciò dedussi qualcosa che mi fece ridere all'inverosimile. Gli unici libri che conoscevo che parlavano di quella tematica erano " 50 Sfumature" e il " Kamasutra". Sperai tanto che non fosse la prima opzione.

«Non dirmelo, per favore. Quei libri avevano come titolo " 50 Sfumature"?» soffocai una risata.

«Sì, perché ridi? Cosa c'è di divertente?» era confuso.

Ero in preda a una forte risata e alcune lacrime bagnarono il mio volto.

«50 Sfumature di grigio tratta di un uomo molto violento e sadico, come puoi aver preso ispirazione da quello?»

«Le scene più erotiche mi sono servite, non trovi?» mi guardò malizioso. Il mio cuore, quel muscolo che batteva veloce quando lo guardavo, corse all'impazzata vedendo i suoi occhi marroni splendenti come due stelle. Sentimmo montare dentro di noi il desiderio e ci riavvicinammo per dare inizio, una seconda volta, alle danze.

Ormai soddisfatti gli feci una domanda che mi ronzava in testa da un po'. Lo guardai negli occhi seria mentre lui comprese quello che gli stavo per chiedere. La sua espressione si fece immediatamente più triste ma non distaccò lo sguardo.

«Dottore, ti piacerebbe diventare padre? Insomma avere una famiglia?» quello era un mio grande desiderio oltre al viaggiare per sempre con lui. Non ero pronta però a ricevere un " no" come risposta.

«Rose, sono già stato padre moltissimo tempo fa ma ho perduto tutto. Essere un Signore del Tempo comporta delle responsabilità e tra queste vi è il fatto che costruirsi una famiglia è impossibile. Come ti ho già detto io non muoio, io mi rigenero. Avere un figlio, o una figlia, e una moglie sarebbe un dolore troppo grande. Vederli invecchiare e decadere quando io non possiedo tale capacità. A volte una vita lunga non è sempre la migliore.» Il suo pensiero era profondo ma non riuscivo a comprenderlo. I suoi occhi esprimevano un dolore antico. Ancestrale. Esso risaliva a quando i Signori del Tempo erano ancora forti. Quando ancora i Dalek non avevano portato distruzione e morte su Gallifrey. Mi immaginai quanto doveva essere stato terribile per lui perdere tutto ciò a cui era più legato, però in quel momento aveva me e ci sarei stata per sempre per lui, non lo avrei mai abbandonato.

«Quindi se un giorno rimanessi incinta a te non importerebbe?»

«In tal caso vi terrei al sicuro sulla Terra, lontani da me.» Quella frase la disse con una tale sicurezza che ne rimasi spiazzata. Lui mi guardò e vide tutta la mia tristezza passare davanti agli occhi. Mi accarezzò una guancia e percepii il suo tocco delicato e morbido. Per me era una droga capace di mettermi K.O e di annullare qualsiasi percezione del mondo esterno. Per il Dottore era lo stesso. Per lui ero la persona più importante dell'intero universo. Pure la sua precedente compagna, Sarah Jane Smith, lo aveva capito.

Presi un profondo respiro e gli dissi.

«Dottore, se questa sarà l'ultima volta che ci vediamo, terrò al sicuro questa notte nel mio cuore. Prometto che non amerò nessun altro.»

Ci addormentammo insieme non sapendo che quella sarebbe stata veramente l'ultima notte.


Fine flashback


Piangevo da un po' quando mia madre entrò nella stanza.

«Tesoro come ti senti?»

«Come vuoi che mi senta? Ho perso l'uomo che amavo e ho un terribile mal di testa.»

Lei però non poteva comprendermi appieno perché, come uno strano scherzo del destino, nel mondo parallelo in cui ci trovavamo aveva ritrovato Pete. Mio padre, quello biologico, era morto quando ero una bambina e non lo avevo mai potuto conoscere. Lei aveva l'uomo che amava mentre io non più. Ciò mi fece scendere ancora più lacrime. Perché il destino era stato così crudele con me? Che avevo fatto di male per meritarmi un simile dolore?

Lei sospirò e mi abbracciò. Il calore materno mi fece sentire meglio. Mi fece sentire protetta e amata.

«Lo so come ci si sente, io ho perso tuo padre, ma bisogna farsi forza e andare avanti. Ti ho portato una pastiglia per il mal di testa.»

Alla sua affermazione le risposi che non era vero. Lo aveva ritrovato, mentre io non avrei mai più avuto quella possibilità; però mi feci forza e coraggio pensando che forse un giorno ci saremo incontrati per un'ultima volta.

Presi la pasticca e mi rimisi a dormire.

Poco più tardi avvertii un fortissimo mal di pancia e notai di aver macchiato il letto di sangue.

«Mammaaaa!!»

Mia madre accorse velocemente e una volta notata la situazione chiamò i soccorsi.

Una volta arrivati mi portarono in una sala operatoria e mi addormentarono.


JACKIE'SPOV


Mia figlia venne colpita da un forte mal di pancia e io ero preoccupata: non è normale una cosa del genere spero che non sia niente di grave.

Poco dopo uscì un medico io, Mickey e Pete ci alzammo dalla sedia preoccupati.

«Allora dottore come sta? Cosa ha avuto?»

«Ora stanno bene entrambi.»

«Entrambi?» chiesi confusa.

«Sì, non era a conoscenza della gravidanza di sua figlia?»

A quella notizia mi sentii svenire: Da quanto Rose è incinta? Com'è possibile?

Vedendo le nostre facce disorientate il medico comprese che non eravamo a conoscenza di quella notizia.

«È di sei settimane e in queste settimane non avete notato sintomi particolari? Ad esempio un ritardo notevole del ciclo mestruale?» si informò il dottore.

«No, mai» risposi io.

«Se non sono io il padre, allora chi potrebbe essere?» chiese Mickey.

A me venne un' intuizione: Visto che la mia Rose è sempre stata in compagnia del Dottore sicuramente dev'essere lui il padre.

I miei pensieri furono interrotti dal medico.

«A seguito di un' ingestione di una pillola era in atto un aborto, il liquido amniotico era quasi fuoriuscito del tutto e la placenta era quasi completamente distaccata ma siamo riusciti a intervenire in tempo. Le consiglio di rimanere qualche giorno in ospedale per tenerlo sotto controllo.»

«Grazie dottore.»


ROSE'POV


Mi svegliai e notai che avevo dei fili sul mio polso e sulla pancia.


Mia madre quando mi vide sveglia mi abbracciò.

«Oh tesoro stai bene.» mi disse con gli occhi che celavano tutto il suo sollievo.

«Sì che sto bene ...» Perché non dovevo stare bene? Avevo avuto solo un lieve mal di pancia. Sicuramente era dovuto alle mestruazioni. Un momento...ma il ciclo non mi tornava da un po'!

«Anche il bambino.»

«Mamma che bambino?» chiesi confusa.

«Non sapevi di essere incinta, tesoro?» mi domandò perplessa. Le mie affermazioni si rivelarono esatte.

«No, come avrei potuto saperlo o notarlo visto tutto quello che era successo.»

«La pasticca l'aveva quasi ucciso ma ora sta bene. E' il figlio del Dottore vero?» si informò lei.

«Sì. Noi abbiamo fatto l'amore sei settimane prima della separazione ma non avevamo in mente di progettare una famiglia e adesso lui o lei non conoscerà mai suo padre.»

«Noi ti staremo vicini e accoglieremo questa nuova piccola creatura nella nostra famiglia.»

«Grazie mamma.»

Una volta che rimasi da sola mi misi ad osservare il mio ventre: è vero nelle ultime settimane ho messo su un chiletto, niente di più, ho avuto degli sbalzi d'umore, delle piccole perdite di sangue e dei dolori lievi al basso ventre ma ho pensato che fossero dovuti al ciclo mestruale non di certo a una gravidanza. Dentro di me vive una piccola creatura e il Dottore ne sarebbe rimasto all'oscuro: lui ha sempre desiderato avere di nuovo una famiglia. Chissà se il bambino o bambina sarebbe stato/a una Signora/e del Tempo. Avrebbe avuto due cuori? O sarebbe stato normale solo con la capacità di rigenerarsi? Solo il tempo lo potrà chiarire.

Passarono due settimane durante le quali i miei genitori e Mickey, il mio ex-fidanzato,  mi furono molto vicini e mi vennero a trovare.

Quando i medici notarono che il bambino era fuori pericolo mi dissero che potevo tornare a casa.

Una settimana più tardi ricevetti in sogno la visita del Dottore che mi disse di recarmi in spiaggia.

Quel giorno il mio ventre iniziò a vedersi ed ebbi il timore che il Dottore potesse scoprire la novità; così mi misi degli abiti in grado di nascondere un po' la pancetta.

Una volta arrivati l'immagine del mio Dottore, il padre della creatura, che portavo in grembo apparve.

Mi avvicinai a lui e gli chiesi.

«Dove sei?»

«Dentro al TARDIS, c'è ancora una piccola crepa nell'universo e sta per chiudersi. Ci vuole un mare di energia per questa proiezione, sono vicino a una supernova e sto bruciando un sole solo per dirti addio.» Mi informò facendo un piccolo sorriso.

«Sembri un fantasma.»

Lui puntò il suo cacciavite verso un qualcosa e la sua immagine divenne più chiara.

«Posso?» gli chiesi avvicinando la mia mano al suo volto.

«Resta solo un' immagine niente tatto.»

«Non puoi passare di qua?» chiesi con la mia voce quasi spezzata dal pianto.

«No infrangerei il tutto, i due universi collasserebbero.»

«E allora ...?»

Per poco non scoppiai a piangere e guardai da qualsiasi altra parte evitando di incrociare quel bellissimo volto.

«Dove siamo? Dov'è rimasta la crepa?»

«Siamo in Norvegia.»

«In Norvegia, certo.»

«Siamo alla Baia del Lupo Cattivo.» Lo informai facendo un piccolo sorriso ricordando i bei momenti passati con lui quando venivo chiamata a quel modo.

Lui sorrise e io feci di tutto pur di trattenere le lacrime.

«Quanto tempo abbiamo?»

«Circa due minuti.»

«Non riesco a non pensare a cosa dire.»

Ormai trattenere le lacrime mi era sempre più difficile.

«Hai ancora il tuo Mickey?»

«Siamo in cinque adesso: mamma, papà, Mickey e il bambino.»

«Tu sei... ?» chiese osservandomi attentamente.

Non posso dirgli la verità lo farei solo soffrire di più anche se, forse, ha notato il mio piccolo rigonfiamento, devo mentirgli.

«No, è mamma.»

Lui si soffermò sul mio ventre e io dentro di me pregai.

«Sei sicura? L'ultima volta che eravamo insieme non avevi questo piccolo rigonfiamento.»

«Sicurissima, ho solo mangiato un po' troppo negli ultimi giorni.»

Lui non volle approfondire l'argomento e mi domandò.

«Adesso che fai?»

«Io ho ripreso a lavorare in un grande magazzino.»

«Sono contento.»

«Non dire bugie.»

Ormai piangevo.

«Rose Tyler, difensore della Terra. Tu sei morta intendo nell'altra Terra. Sono morti in tanti in quel terribile giorno, sei nella lista dei caduti. E invece eccoti qui che vivi una vita giorno dopo giorno, un'avventura che io non potrò mai avere.» Disse sorridendo anche se il suo era un sorriso triste e malinconico.

«Ci potremo rivedere qualche volta?»

«Purtroppo no.»

«E tu cosa farai?»

«Ho ancora il TARDIS e sarò ancora l'ultimo Signore del Tempo.»

«Resterai da solo?»

Lui annuì mentre io continuai a piangere.

«Io...ti amo.» dissi tra le lacrime che ormai bagnavano inesorabili il mio volto senza che io potessi fermarle.

«Grande notizia. Io suppongo che sia l'ultima occasione per dirlo ...RoseTyler...»

Non finì di parlare che il nostro tempo scadde: senza di lui, sarei stata per sempre sola.

Il pianto di prima si fece sempre più disperato e mia madre Jackie mi venne incontro stringendomi in un profondo abbraccio.

DOCTOR'S POV

Il nostro tempo finì e io piansi : ora saremo stati sempre lontani e divisi. Questo fa malissimo. Sarei stato per sempre solo.

Prima di far partire il TARDIS la mia mente si soffermò sul piccolo rigonfiamento che aveva Rose: E' per caso incinta? Potrei essere io il padre? Se è così molto probabilmente non sarei più stato l'ultimo della mia specie. Se è così perché mi ha mentito? Per non farmi soffrire? Sicuramente.

Mi ricordai di quella notte di sesso che avevamo vissuto insieme.Finalmente avevo avuto la possibilità di baciarla e di farla mia dopo lunghi tentennamenti. Poi la sua risata. La sua splendida risata che mi aveva fatto battere i cuori. Infine QUELLA domanda. Essere padre per la seconda volta nella mia lunga vita. Poter vivere la paternità insieme a lei. No, quel rigonfiamento voleva dire tutt'altro. Lei era incinta.

Le lacrime bagnavano il mio volto senza fermarsi. Il dolore era troppo.Non avevo perso solo Rose ma anche mio figlio. Per sempre. Ma in fondo era meglio così, no? Se vivevano lontani da me, i Dalek e i Cybermen non li avrebbero toccati.


Urlai.

Lanciai degli oggetti che avevo a portata di mano. I miei cuori battevano come dei tamburi all'interno del mio petto facendomi mancare il respiro. Lacrime salate bagnarono le mie labbra. Mi misi seduto con le mani sul volto: sembravo tanto un bambino che aveva appena perso la sua mamma.


Ero ancora immerso nei miei pensieri quando sul TARDIS arrivò una donna.

ROSE'S POV

Le settimane passarono e grazie all'aiuto della mia famiglia riuscii a passare quel primo trimestre.

Il 3 novembre ebbi un'altra visita ginecologica e quel giorno scoprii di aspettare una piccola Signora del Tempo.

Mickey mi tenne la mano mentre il medico mi mise il gel freddo sulla pancia e l'immagine del mio bambino apparve sullo schermo.

«Questo fagiolino sta crescendo e quasi tutti gli organi sono formati. Volete sapere il sesso?»

«Certo.»

«Qui abbiamo una bellissima femminuccia.»

Io piansi lacrime di felicità così come anche Mickey.

«Se volete vi faccio sentire pure il battito cardiaco.»

Lui attivò il sonoro e il suono di due piccoli tamburi risuonò nella stanza.

«Ma come è possibile? Un sistema circolatorio binario? Ma questo non è umanamente possibile!» disse sconvolto da quella rivelazione.

Io invece sorrisi anche se dentro di me il mio cuore si spezzò.

«Invece sì dottor. Lucas, sono in dolce attesa di una piccola Signora del Tempo a quanto pare.»

Una volta che la visita terminò il medico stampò le foto che io guardai con il cuore in frantumi. Sembrò che anche la piccola avesse avvertito quel mio cambiamento si fece sentire.

«Mickey, la bambina mi ha dato un calcetto.»

«Fammi sentire, è vero!»

Tornata a casa guardai con amore quella piccola foto della mia bambina mentre lei continuò a ballare.

«Sei una ballerina, lo sai? Peccato che non potrai mai conoscere tuo padre era un uomo splendido e anche molto bello. Quando nascerai ti racconterò tutto: dei viaggi che facemmo insieme e anche del nostro amore. Si chiamava il Dottore, il suo vero nome non lo conosce nessuno.»

La mia piccola Johanna, come decisi di chiamarla in ricordo del mio Dottore che usava spesso il nome falso di John Smith, era una ballerina e tutti i giorni mi rallegrava.

A lavoro venni spesso aiutata e mi feci molti amici e amiche.

Il 30 marzo 2010 la mia Johanna nacque.

Quel giorno me lo ricordo pure adesso perché mi è rimasto impresso nella memoria: ero nel mio letto insieme a Mickey quando avvertii le prime contrazioni; fui spaventata e, quello che era stato il mio fidanzato, andò a chiamare mia madre che accorse immediatamente facendomi salire in macchina. Arrivati in ospedale i medici mi misero su una sedia a rotelle portandomi nella stanza dove si trovavano altre donne con i loro bambini o che aspettavano di entrare in sala parto. Mi svestii, aiutata da una giovane infermiera, e mi misi una specie di camicetta celeste. Indossata, quella ragazza, che doveva avere la mia età, mi suggerì di camminare per la stanza facendo grandi respiri profondi per facilitare il travaglio. Ero spaventata a morte ma ero anche emozionata di poter conoscere finalmente mia figlia dopo nove lunghissimi mesi. Le contrazioni che erano sporadiche e a ogni ora, non furono dolorose ma molto simili ai crampi mestruali e precedettero la rottura delle acque che avvenne poco dopo. Dopo un tempo lunghissimo, arrivata a quattro centimetri di dilatazione, le contrazioni si fecero più regolari e più dolorose, soprattutto verso la zona lombare. Mi sdraiai sul lettino per riposare e piangere qualche lacrima dovuta al timore di non farcela mentre Mickey mi tenne una mano. Quei dolori sembrarono non finire mai fino a quando, l'ostetrica, mi suggerii di andare in sala parto, ma io capii poco perché le contrazioni furono dolorosissime ed ebbi troppa paura e le lacrime bagnarono il mio volto stanco. Mickey, anche se non era il padre biologico, entrò in quella sala con me e mi tenne la mano per tutto il tempo mentre urlavo e i medici mi dicevano di spingere. Dopo delle ore interminabili, finalmente, vidi la luce dei miei occhi e mi sciolsi in un pianto liberatorio insieme a Mickey. Dopo aver tagliato il cordone me l'appoggiarono sul petto, la piccola piangeva, ma era davvero bellissima. Dopo che ebbi espulso anche la placenta mi riportarono nella mia stanza e mi addormentai.

Poco dopo mi svegliai e vidi mia figlia dormire serenamente in braccio a Mickey; quando mi vide di nuovo sveglia, mi diede la bambina. Tenerla tra le braccia fu un'emozione grandissima perché mi resi conto di essere a tutti gli effetti una mamma: la osservai attentamente e vidi che il volto assomigliava al mio, mentre gli occhi erano di un indefinito color nocciola, proprio come quelli del Dottore.





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