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"Come sarebbe un mondo dominato da Mercury?" chiese Lower alla dottoressa Marley.

Erano in viaggio da un'ora su un mezzo militare. Erano usciti dalla città di Sieben, e avevano percorso decine di chilometri attraversando un deserto grigio, indistinguibile dal cielo. Le sospensioni della camionetta sobbalzavano a ogni irregolarità della strada, mettendo alla prova i nervi di Marley.

"Voglio dire" continuò Lower, "come si comporta una persona col cervello riscritto? Si muove come uno zombie? È pronto a obbedire a ogni ordine di Mercury? Ai tuoi comandi, padrone?"

"Mercury non è così brutale" rispose Marley. "Un riscritto mantiene la propria libertà individuale. Solo cambia personalità. In genere, i Mercury riscrivono gli individui caratterizzati da un'indole violenta e spietata. Lei sarebbe un candidato ideale".

"Quale onore" rispose Lower ridendo. "E il processo della riscrittura comporta il superamento di tali qualità?"

"Precisamente. I riscritti sono persone altruiste, assennate, rispettose degli altri".

"Dunque un mondo dominato da Mercury sarebbe un mondo pacifico" concluse Lower. "Non mi piace. Per il mio modo di vedere, la pace è stasi. Solo la guerra è progresso."

"Che pensiero illuminato" commentò Marley sprezzante.

"Andiamo, dottoressa. Il conflitto è il fulcro dell'esistenza umana" spiegò paziente Lower. "La pace alla lunga diventa una gabbia dorata, che imprigiona ogni energia nella ricerca del profitto e della rispettabilità borghese. La storia dell'uomo è scritta nelle lettere della guerra. La pace è solo una pagina bianca."

"In più la guerra permette a individui come lei di vendersi al miglior offerente, vero?" sibilò Marley.

"Mi permette di trovare i fondi per le mie ricerche" precisò Lower tranquillo. "E di condurre i miei esperimenti libero da vincoli oscurantisti."

"Ovvero senza rispettare i diritti umani."

"L'etica è relativa. La scienza è assoluta" enunciò seccamente Lower.

Arrivarono a un basso edificio che si ergeva in mezzo al nulla, grigio come la sabbia che lo circondava a perdita d'occhio.

"Benvenuta nel mio modesto centro di ricerche" disse Lower facendo strada a Marley. "Sono convinto che lo troverà il posto ideale per ospitare i Mercury".

Lower si produsse in un'insopportabile visita guidata. Le mostrò orgoglioso laboratori di ultima generazione e computer superevoluti. Marley si domandò se volesse davvero fare colpo su di lei. Forse il suo vero scopo era irritarla ancora di più.

"Oh, ma un centro di ricerca sulle interfacce cibernetiche non sarebbe completo senza la sala operatoria" disse infine Lower gioviale.

La camera in cui la condusse era illuminata da un'accecante luce bianca. Un lungo tavolo operatorio era disposto al centro. Marley lo esaminò. Lacci di contenimento erano presenti all'altezza dei polsi, delle caviglie, del bacino e del torace. Il malcapitato che avesse dovuto sdraiarsi sarebbe stato in trappola.

"Volontari, vero?" chiese Marley indicando i lacci a Lower.

"Lei sa bene che i lacci di contenimento sono nell'interesse stesso del paziente."

"È così che spera di trattenere un Mercury?"

"Oh, per quello pensavo a qualcos'altro. Se mi permette" sempre sorridendo affabilmente, la invitò a seguirlo.

Percorsero un lungo corridoio. Attraversarono varie porte, che ogni volta Lower aprì avvicinando l'occhio a uno scanner della retina. Infine arrivarono a una sala priva di finestre. Celle trasparenti erano disposte lungo i lati. All'interno delle celle, l'arredamento era composto unicamente da una branda. Un foro nel pavimento, intuì Marley, doveva permettere all'ospite di soddisfare i suoi bisogni sanitari.

Le celle erano vuote. Marley era pronta a scommettere che avessero ospitato qualcuno recentemente.

Lower picchiettò con le nocche contro la parete di una cella. "Vetro diamante sintetico. Non basterebbe una bomba per intaccarlo."

Marley notò una piccola traccia rosso scuro nell'angolo fra due pareti. La indicò a Lower. "Il servizio di pulizia lascia desiderare", commentò.

"Oh, parbleu!" esclamò Lower. "Vede, recentemente uno dei miei pazienti ha avuto la malaugurata idea di togliersi la vita. Segnalerò che la cella deve essere igienizzata più accuratamente."

Marley ne aveva abbastanza. "Questo non è un centro di ricerca. È un lager."

"È il luogo giusto per trattenere individui pericolosi", ribatté Lower tranquillo.

Marley gli rise in faccia. "Un Mercury raderebbe al suolo questo posto in cinque minuti."

"Davvero?" ribatté Lower piccato. "E allora come pensa di procedere, dottoressa Marley?"

"L'unica possibilità è ottenere la collaborazione volontaria di uno di loro. Convincere un Mercury a farsi curare."

"Dunque suggerisce di affidarci al buon cuore di un mostro" ribatté secco Lower.

"Mi faccia uscire subito da questo luogo di tortura." Marley cominciava a soffrire di claustrofobia.

Lower sorrise e accennò a un inchino. "Dopo di lei, dottoressa."

Mentre ripercorrevano il corridoio, Lower chiese come per caso: "Ha avuto modo di occuparsi di casi simili all'Istituto Faraday?"

"Lower, come fa lei a sapere dell'Istituto Faraday?" Naturalmente, Marley conosceva già la risposta.

"Anche se Sieben è una piccola colonia, ha un servizio di informazioni molto efficiente" disse Lower. "Prima di tornare in città, gradirebbe un tè nel mio studio? Mi piacerebbe chiarire con lei alcuni punti del dossier che la riguarda."

Marley contò mentalmente fino a dieci. Non avrebbe voluto trascorrere un minuto di più in compagnia di Lower. Ma doveva assolutamente sapere quali informazioni avevano raccolto sul suo conto.

Nel suo studio, Lower mise in infusione una miscela di tè neri e verdi proveniente da Madre Terra in una lussuosa teiera di porcellana. La sua deliberata lentezza era sicuramente una tattica per tenere Marley sulla graticola. La dottoressa si sforzò di non mostrare alcuna impazienza.

"Bene", disse Lower dopo avere versato una generosa tazza alla dottoressa. "Dove ho messo il mio tablet?"

Lower si accomodò nella sua poltrona. Esaminò lo schermo del tablet sorseggiando il suo tè.

"Innanzitutto" esordì infine, "mi permetta di esprimerle la mia solidarietà per la sua grave perdita."

Marley sentì il sangue pulsarle nelle orecchie. Non osare, pensò. Non osare neppure pronunciare il suo nome.

"Specializzazione presso l'Università di Seidon 4 in sistemi informatici avanzati" proseguì Lower. "Notevole, dottoressa. Noto che però lei non ha mai studiato medicina."

"Non ho mai detto di essere un medico" ribatté lei seccamente.

"In seguito ha ricoperto per anni il ruolo di consulente presso l'Istituto Faraday. Un centro dedito... vediamo... alla ricerca di modelli informatici per l'analisi delle variazioni demografiche della galassia."

Lower gettò il tablet sulla scrivania. "Non c'è molto altro, dottoressa."

Si protese verso Marley intrecciando le dita delle mani.

"Devo esprimerle la mia perplessità" proseguì. "Da quanto lei stessa ci ha raccontato, l'Unione sta lottando contro una delle più gravi minacce tecno-sanitarie della storia. Ma per combatterla, arruola una totale incompetente come lei. Come lo spiega?"

Marley non disse nulla. Strinse i denti fino quasi a provare dolore.

"Ora, non so a che gioco stia giocando, dottoressa" disse ancora Lower. "Ma si metta bene in testa che qui comando io. E sia chiaro: sarò io a disporre del paziente zero, una volta che l'avremo individuato e catturato."

Marley sorrise. Sorseggiò il suo tè, poi disse: "Se Mercury vi trova, io sono l'unica speranza che avete di salvare le vostre piccole, preziose menti".

Lower la guardò stringendo gli occhi per alcuni secondi. Infine disse: "Lei è più di quello che dice di essere, vero dottoressa?"

"Non capisco cosa sta insinuando"

L'uomo alzò il dito indice. "Uno. Perché una ricercatrice demografica dovrebbe andare a caccia di Mercury per la galassia? Semplice: perché non è una semplice ricercatrice demografica. Ma allora forse... anche l'Istituto Faraday non è solo l'Istituto Faraday."

Alzò il pollice. "Due. La sua motivazione. La definirei senz'altro... personale. Ci vuole molto coraggio a salire sulla Vanguardia per affrontare Mercury da sola. Mi sembra la determinazione tipica di una madre."

No no no. Non questo.

"Tre," continuò Lower senza pietà. "Alla luce di tutto questo, non può essere una semplice coincidenza la triste dipartita di suo figlio. Qui il rapporto del servizio informazioni si fa lacunoso. Anche lui lavorava all'Istituto Faraday, vero? Mi dica, come è morto esattamente?"

"Lower..." sibilò Marley con rabbia.

"Assumiamo per un momento che suo figlio Adam fosse malato di Mercury." Lower si massaggiò il mento con un gesto plateale. Sembrava divertirsi a interpretare la parte del detective. "E se... fosse stato contagiato proprio all'Istituto Faraday? Ma allora, l'Istituto potrebbe essere la copertura per un centro di ricerca su Mercury. Vede come tutto acquista senso?"

"Mi dica dove vuole arrivare, maledetto" mormorò Marley.

"Non ho alcun interesse a collaborare con una dilettante" disse Lower. "Se lei è chi dice di essere, la farò espellere dal pianeta entro domani. Ma sei lei fosse invece un'esperta di interfacce cibernetiche, se avesse già studiato Mercury all'Istituto Faraday... allora le metterò a disposizione tutte le risorse in mio possesso per combattere quella minaccia."

"Studiato Mercury?" ringhiò Marley. "Arrogante bastardo. Io ho creato Mercury. Ha capito? IO HO CREATO MERCURY!"

Le si strozzò la voce, mentre si rendeva conto di cosa aveva detto.

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