15. Viaggi/città

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

«In quale città sei stato in viaggio e quale ti è piaciuta maggiormente?» domandai, incuriosita, una mattina a colazione, guardandolo di sottecchi impaziente di ricevere una risposta. «Amsterdam l'ho amata» rispose, fissandomi sfacciatamente, come per mettermi soggezione. Ci fu un breve silenzio dal quale un sorriso gli incurvò le labbra, poi commentai:

«Mai stata» lo sorpresi a guardarmi con occhi curiosi, come a cercare la mia anima e conoscerla.

«Devi andarci assolutamente, allora!» esclamò con tono persuasivo, cercando di convincermi.

«Io voglio andare a Praga e a Copenaghen» aggiunsi, addentando una fetta biscottata, sulla quale era stata spalmata marmellata alle ciliegie.

«Le città di porto navale mi piacciono molto, come Amburgo, per esempio.», una vampata di calore mi saettò dentro, perché quella era stata l'ultima città che avevo visitato prima dell'incidente.

«Oh, Amburgo è bellissima!» esclamai raggiante e un sorriso s'insinuò tra le mie labbra.
«Sì, mi piace» distese la fronte e continuò a fissarmi senza interrompere il nostro gioco di sguardi.
«Sei mai stato a Parigi?», restammo in silenzio per qualche secondo, durante i quali lui si guardò attorno per cercare risposta.
«È sopravvalutata» rispose, arricciando il naso. «Devi andare a Praga, è stupenda» aggiunse, incoraggiandomi e con un sorrisetto malizioso indecifrabile. Tentai di reggere il suo sguardo fisso sul mio lato della bocca. Ci passai un dito e mi accorsi di essere sporca di una sostanza gelatinosa rossa: marmellata. Presi subito un tovagliolo e mi pulii, arrossendo per l'imbarazzo. Non me ne va una bene!

Lui con quei suoi occhi troppo marini e quelle labbra carnose e rigonfie, era troppo bello per essere vero. Mi aveva completamente incantata come un serpente cobra di fronte a un flauto. Ero persa e senza ritorno. Come avrei potuto sopravvivere a questo angelo?

Qualche notte dopo, mi portò in camera con la sedia a rotelle per dormire e mi accompagnò al bagno a lavarmi i denti. Avevo uno spazzolino elettrico nero che misi in funzione, dopo aver spalmato un po' della pasta bianca su di esso. Tre minuti di silenzio con nel sottofondo solo il rumore ritmico della macchinetta. Nel frattempo lui si sedette sul coperchio del water e chiuse gli occhi. Lo guardavo meravigliata e ipnotizzata. E, ridendo per l'imbarazzo, con la bocca tutta bianca impastata di saliva, dissi:

«Mi faccio sempre una catastrofe con il dentifricio», mi sfuggì un mugolio di disappunto.

«Ecco perché io mi lavo i denti a petto nudo» replicò, facendomi l'occhiolino, mentre sentii la gola diventare più arsa.

«E come dormi la notte?» domandai, incuriosita e maliziosa. No, Liberta, errato, è la domanda sbagliata da porgli se non vuoi eccitarti all'istante...

«Nudo; in mutande, d'estate, e in pigiama d'inverno» rispose, mentre io lo guardavo divorandolo con gli occhi, perché la mia mente fece un salto indietro nel tempo, rivedendolo nudo davanti a me e in tutta la sua statuaria bellezza; il mio corpo si tese e forse in quel momento addirittura percepii del calore nel basso ventre.

«Le tue pupille si sono dilatate, Liby»

«Davvero? Che strano... sarà un effetto della luce» mi strinsi nelle spalle, angosciata all'idea di essere colta in flagrante.

«Ti sei eccitata?», rise di gusto, ignorando il mio imbarazzo tutt'altro che velato.

«E anche fosse?», lo spintonai con la mano destra, l'unica funzionante.

«Sarebbe interessante.»

«Vuoi prendermi in giro?» arricciai il naso.

«No, dico veramente.» si fece subito serio, poi scoppiammo a ridere all'unisono.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro