Her Testament

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"Don't kill the baby!"

"Eheh... don't kill the baby!"

"Please... Don't kill the baaaabyy!"

Era questo il pianto disperato che riecheggiava in tutta HighTrees, disturbato da fitte di risate isteriche di una stella che ormai ha smesso di bruciare da tempo. Eppure, in quel momento, quella stella caduta sapeva esattamente quello che diceva. Lo ZodiacClan la aveva ignorata per settimane, prendendosi cura di lei come avevano sempre fatto. Ma ora, quelle parole non erano più lamenti sconnessi, ma una preghiera ben precisa. Una preghiera che l'intero Clan sapeva bene di dover ignorare.
Ma lei imperterrita piangeva. Ed imperterrita rideva. Ed imperterrita li implorava. 
Ignorare la preghiera di una stella che avrebbe presto cessato di esistere... Sarebbe stato deplorevole.
Cosa dovevano fare?

Quei pianti avvenivano a mia insaputa mentre mi trascinavo nel fitto della foresta. Ferita e finalmente, dopo anni ed anni, cacciata dal mio clan. Il mio pelo era ancor più scuro a causa del sangue che colava copioso dai profondi graffi nei miei fianchi ed il mio passo era ancor più appesantito dalle ossa spezzate. Ma non era un problema: sarei guarita. Non potevano fermarmi. Sentivo ancora il dolce sapore della prole dei miei tanto odiati "amici" ad impastarmi ancora la bocca e darmi l'adrenalina necessaria a fuggire per la mia salvezza. La loro prole... la mia prole.
A causa dei questi miei, come dire... "vizietti", alcuni mi avevano affibbiato il titolo di "possibile BadBlood". Oh, quante "BadBlood" ho visto susseguirsi negli anni, tutti ne sono terrorizzati. Ed appena un gatto inizia a dare di matto ecco che glielo schiaffano addosso. 
Forse, è per esorcizzare la paura di quel gatto o di quello stesso nome.
Perché se c'era un motivo che fa raggelare il sangue al pensiero dell'esistenza di questa profetica "BadBlood", la creatura dal sangue cattivo...  era che nessuna leggenda ne ha mai indicato il sesso o il colore del pelo. Incognita totale. Ma tutte le leggende dicevano che avrebbe portato "odio e devastazione per anni ed anni ed anni avvenire". Insomma: BadBlood avrebbe vissuto a lungo.
Ed una cosa che ha sempre accomunato noi accusati di essere dei Cattivo Sangue è l'aver vita breve. 
Se tutti questi BadBlood provvisori sono destinati a morire... tanto vale assegnargli questo nome  e vederli bruciare in fretta come fuochi di paglia. 

Ma io non stavo morendo. Me lo sentivo fin nelle ossa. Ero forte. Ero arrabbiata. E sarei scampata alla morte ancora, e ancora e ancora! 
Gli alberi iniziarono a farsi meno familiari, diventavano sempre più alti e sottili, finché l'erba non divenne più morbida e finché l'aria non mi fu lentamente strappata dai polmoni. Io respiravo, ne ero certa! Mi ci volle molto tempo per capire che in quel posto non c'era niente da respirare, ed i miei polmoni si stringevano attorno al nulla, creando fitte dolorose in tutto il mio corpo. Le mie zampe possenti ancora non cedevano e cercavano di portarmi via da quel luogo terrificante, ma la mancanza di aria arrivò a togliermi la vista, gli occhi minacciavano di uscire dalle loro orbite ad ogni istante e non ebbi nemmeno il coraggio di gridare "aiuto", poiché nessuno avrebbe mai voluto aiutarmi. Mi accasciai a terra, tentando in ogni modo di trascinarmi via, ma qualsiasi salvezza era troppo lontana.
Tutto ciò in barba alle parole di determinazione che gridavo nella mia testa fino a pochi minuti prima. 

Ero sul punto di abbandonare questo mondo e vedersi realizzare ancora una volta la fatidica frase "I falsi BadBlood muoiono giovani"; quando un rantolo fuggì dalla mia gola ed una dolce carezza mi sfiorò i baffi: sentivo dell'ossigeno venirmi donato da qualcuno che non potevo vedere. Qualcuno di bellissimo, che soffiava attraverso le mie labbra per donarmi il respiro. Quell'aria gonfiò i miei polmoni abbastanza da farmi alzare e senza nemmeno guardarmi attorno scappai a quel luogo. I miei arti tornarono a bruciare del calore della vita e lasciarsi alle spalle quel gelo pungente. 
Tutt'ora non so perché mi è stata data un'altra possibilità. Mi dissi che forse, era perché in fondo il mio sangue non era affatto cattivo. Forse potevo cambiare. Oppure la mia furia era benvoluta dalle stelle i cielo? Mi ritirai per anni nel limitare della foresta, fuggendo ad ogni pattuglia di Messaggeri dei Clan. Guarii lentamente e mai una volta ebbi paura di morire. Ma passai comunque il mio ritiro meditare sul perché mi fossi salvata, anche quando qualche altro scellerato trovò la morte fra le mie zampe. 

Finché, un giorno, un angelo mi si parò davanti. Un angelo dal volto sciupato e dai muscoli stanchi, il pelo opaco ed un solo occhio visibile, del colore di smeraldo, che mi guardava con estrema bontà. Era un fantoccio che camminava, eppure non sono mai riuscita ad arrecarle danno: era più forte e più agile di me, le membra temprate dal rigore del Deathclan. Disse di chiamarsi BrokenMoon e quel nome, ad oggi, mi fa sorridere come una gattina, avvolgendo il mio corpo di un piacevole pizzicore. Quando mi stancai, si accucciò accanto a me e, in un modo o nell'altro, volle sapere cosa mi aveva portato lì, a quel punto della mia vita. Non avendo niente da perdere e niente di meglio da fare, la accontentai. Alla fine, prese le mie zampe nelle sue, grandi quasi quanto le mie nonostante fossero tanto sciupate e mi accarezzò con i denti di cane che decoravano le sue dita e disse con tanta dolcezza:
"Il tuo sangue non è cattivo. Io ho allevato il Sangue Cattivo, e non gli sei nemmeno lontamente vicino. Però.... io ho bisogno di aiuto nel mio clan. Vieni con me, in cambio, io ti mostrerò che il tuo sangue è dolce come quello di un gattino"

E come potevo dirle di no? Quel tono smielato era più irremovibile di una montagna! E duqnue, arrivati al suo dannato clan. E che ruolo mi assegnò quella pazza?!
Pensavo sarei tornata ad essere Guerriera, grande, grossa e forte com'ero.
Ma mi fece Medico. 
Io che fino ad ora avevo solo strappato la vita ora dovevo salvarla. Mi venne detto che LilyPetal, l'attuale Medico, aveva bisogno di qualcuno di forte per spostare i pazienti e aiutarla nei turni difficili. Ma la verità era BrokenMoon aveva detto che si fidava di me. E tutti si fidavano della sua parola. Si fidavano al punto da farmi curare i suoi figli, gli unici giovani del clan. E nessuno fu li a supervisionarmi.
Potevo ucciderli come avevo sempre fatto... eppure, mi resi conto di averne avuto la possibilità solo lune e lune dopo. E l'idea non mi intrigava nemmeno.
Che buffo.


Quando BrokenMoon morì e osservai il corteo portarla via colmi di dolore e venerazione, decisi che avrei per sempre protetto ed onorato il suo clan. Il nostro clan. 
Decisi che anche io potevo essere amata e che forse ci poteva essere una stella in cielo anche per me, quando la mia ora sarebbe giunta.  

Sono passati anni, ed io sono fiera di essere il "grosso Medico del Moonclan". I miei compagni non abbassano lo sguardo quando passo, ma alzano la coda e mi salutano con un sorriso. Se qualcuno ha un prurito o starnutisce si fida dei miei consigli. E nessuno strappa più i cuccioli dalle mie zampe quando si mettono a giocare attorno a me. La cosa più strana, è che non lo trovo strano. La cosa più strana, è che la calma e dolcezza che mi circonda mi rende felice.

Ma ora, non mi do pace. 
Non mi do pace perché quando l'esercito di AmberHeart venne a rapire il piccolo CandleLight io ho scelto di uccidere. Volevo proteggere il mio clan, e se quelli pensavano di toglierci un cucciolo, io ne avrei tolto uno a loro! Nessuno doveva infrangere la nostra pace, nessuno doveva ferire i compagni che amavo! 
è ciò che mi ripeto, almeno. Perché le mie intenzioni erano nobili, a mio avviso. E sono certa che lo rifarei mille e mille volte, per il clan. Ma una voce continua a dirmi che volevo solo farlo. Non potevo cambiare quella che era stata la mia natura per decenni. Decenni... Da quanto tempo ero viva? 

Nessuno sa che quando abbiamo restituito il corpo alla setta di AmberHeart io sono tornata a riempirla di fiori e lacrime, per chiederle in qualche modo perdono prima che la portassero via. Per Moira... Quella creatura era appena più grande della piccola FallenStar. 
Il clan intero ha detto di avermi perdonata e non mi ha mai fatto una colpa per quello che è successo. Eppure, cos'è questa pesantezza? Questo dolore? 


è perché ho spezzato una profezia? Ma questo non lo sa nessuno. Nessuno l'ha mai saputo. 


Forse il mio sangue era davvero tornato dolce. Non mi ero mai pentita di nulla, nella mia vita.
E ad oggi non riesco a perdonarmi per questo errore, non riesco a sopportarlo.
Dunque, nessuno sa che ogni notte fuggo al mio clan,  e mi arrampico fino alla roccia più alta della Gola del Canto, per buttarvi dentro un fiore per quella gatta che ho ucciso. Le dono un fiore, simbolo della mia colpa e del mio dolore, nella speranza che almeno lei possa perdonarmi, perché io non ci riesco.

E notte dopo notte lascio un fiore e ascolto le voci cantare. Sento gelide zampette di anime accarezzarmi e attendo che le vite che ho spezzato mi trascinino giù con loro, come da anni succede in quella Gola, anche se sei solo uno sventurato innocente. 
Non penso spetti a me porre fine alla mia vita, ma se quelle anime vogliono farlo... io ho deciso di rifarmi al loro giudizio. E attendo.
Sento gattini giocare con la mia coda, micie arruffarmi i baffi, micetti carezzarmi le zampe. A volte stringono, come se fossero indecisi, ed io chiudo gli occhi, e piango addolorata per le mie colpe. 
Sento tutto questo... ma poi quelle brezze d'anima mi lasciano andare, tornando a rincorrersi nella Gola e cantare assieme al vento ed alle altre anime.
Ed io torno a vivere la mia vita da Medico, assicurandomi di gioire di ogni sorriso e stringere con affetto chiunque mi dimostri un minimo d'amore.

Eppure ogni tanto ci penso. E proprio non capisco perché tutti desiderino che io viva.
Prima ad HighTrees, poi BrokenMoon ed ora anche le anime nella Gola del Canto.  Nonostante quanto io abbia odiato la vita ed i vivi... tutti sembrano convinti che io meriti di vivere. 

Forse mi aspetta un grande destino, qualcosa che ancora non posso immaginare.

Forse vogliono solo che io capisca che non devo fare più cazzate.

O forse merito di vivere proprio perché, come tutto il resto del pianeta, non ho nulla di speciale.

Forse... forse... 

Oh, quante cose che non so. 

Ma di sicuro... so questa è una notte bellissima, ed una gattina mi lecca con la lingua gelida ed i suoi fratelli mi mordicchiano il pelo. Tirano un po'... ma la brezza è piacevole. Domani poi mi aspettano tante cose da fare. Sono in pace. 

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