Cap. 3: Ancora Dolore E Sofferenza Parte 1

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RUDOLPH'S POV

Mi svegliai e l'unica cosa che ricordai era una bomba che mi colpiva il petto e infine il buio totale.

Mi trovai in un bunker sotterraneo insieme a molti uomini, donne e bambini:

- Che è successo? - chiesi terribilmente confuso da tutto ciò che accadde negli ultimi momenti.

Vidi la ragazza che mi stava medicando sorridere alla mia domanda sospirando felice.

- Ti sei svegliato finalmente, come ti senti? -

- Mi fa un po' male la testa e anche il petto - dissi mettendomi dolorosamente a sedere sulla branda.

- Lentamente passerà tutto, ora devi soltanto stare in assoluto riposo. Per rispondere alla tua domanda tre giorni fa c'è stato un attacco alla zona protetta -

Oh cazzo! I miei amici sono riusciti a salvarsi? - chiesi allarmato a questa notizia improvvisa e inaspettata.

- Harold sì, gli altri non lo so -

Io mi misi la testa fra le mani.

A causa di questa stupida guerra ho perso non solo i miei compagni di trincea ma anche i miei amici. Spero che tutto questo finisca in fretta perché non lo riesco più a tollerare.

Pensai con alcune lacrime che bagnarono il mio volto addolorato da tutto ciò che ci stava causando questa guerra interminabile.

I giorni divennero settimane e le settimane mesi e quest'ultimi anni e la guerra non finiva.

Ci furono ancora dolore e sofferenza.

Durante questa lunga permanenza strinsi una grande amicizia con Theresa e più passarono gli anni più ci legavamo.

Il 2 settembre 1945 venne proclamata la vittoria degli Stati Uniti e la fine della guerra.

Fummo finalmente liberi.

Dopo sei lunghissimi anni uscimmo da questo bunker a rivedere la luce del sole.

Io e Theresa prenotammo un viaggio di sola andata per gli Stati Uniti per vivere finalmente in pace.

Durante il viaggio Theresa non fu per niente tranquilla.

- Che ti succede? - chiesi preoccupato dalla sua reazione.

- Ho paura che questa nave possa affondare, lo sai perché - mi disse cercando di calmarsi facendo grandi respiri profondi.

- La vicenda del Titanic ormai passata, stai tranquilla non succederà niente - le dissi abbracciandola.

- Se ne sei convinto -

- Perché invece che stare qui non andiamo a vedere il mare? - le proposi per calmarla.

- D'accordo -

Uscimmo all'esterno della nostra stanza mano nella mano per vedere il mare che si profilava all'orizzonte e fu bellissimo:

- Ti piace? -

- È molto bello, lo sguardo può perdersi nell'infinito e l'immaginazione può prendere il sopravvento - disse lei guardando l'infinito orizzonte.

Io però non guardai quello spettacolo che si profilava davanti a noi ma lei. Era incredibilmente bella con i suoi lunghi capelli rossi che il vento scompigliava rendendola uno spettacolo della natura.

Tutti i giorni passati insieme in quel luogo sotterraneo mi fecero innamorare perdutamente di lei e sentii che senza di lei non avrei potuto vivere.

- Sei anche una poetessa - le dissi sorridendo.

- Ho letto molte opere di Leopardi nei miei momenti liberi - mi informò stupendomi.

- Hai una grande cultura -

- Tu hai qualche scrittore che ti ha particolarmente colpito? -

- Io non ho avuto la possibilità di andare a scuola, ho imparato da autodidatta - dissi sospirando ai tristi ricordi della mia infanzia non vissuta appieno.

- Una situazione familiare difficile? -

- No, più che altro viviamo in miseria da quando mio zio, il fratello di mio padre, ha perso tutto il suo denaro in una partita a poker - le raccontai evitando di parlare del vero fatto che ci portò a vivere in povertà.

Sì, mio zio perse tutta la sua ricchezza in quella maledetta partita ma la colpa fu anche di mia madre che si risposò con un uomo piuttosto povero perché furono follemente innamorati. Da quel momento mio padre decise farci vivere, io e miei fratelli, insieme a lui nella povertà più assoluta.

- Siamo piuttosto simili tu e io non trovi? -

- Sì, da un certo punto di vista - le dissi anche se noi eravamo profondamente diversi in realtà.

Verso l'ora di cena scendemmo nella sala da pranzo.

La sala da pranzo della seconda classe era piuttosto elegante: sul soffitto pendeva un lampadario riccamente adornato su un soffitto bianco mentre i tavolini erano riccamente apparecchiati.

Dopo aver cenato uscimmo fuori dalla sala e andammo a vedere le stelle che in quella notte furono veramente bellissime. Lei ammirò quello spettacolo di puntini luminosi con occhi meravigliati. Io non smisi un attimo di guardarla mentre sorrideva come una bambina.

Tutte le sere le trascorremmo a questo modo.

Durante l'ultima sera in nave facemmo l'amore e fu stupendo: lei era molto brava e il suo corpo pari a quello di una divinità.

Arrivati al porto chiedemmo un passaggio a un taxi e da lì giungemmo alla nostra casetta.

Due giorni dopo il nostro arrivo ricevetti una chiamata da una signora:

- Pronto chi parla? -

- Sono la madre di Theresa, lei è in casa? - chiese lei in tono piuttosto addolorato.

- Sì, te la passo subito -

- Pronto, ciao mamma come stai? -

- Ok, ho capito grazie per avermelo detto - riattaccò con molte lacrime che scesero sul suo volto.

- Ehi, che ti succede? Cosa ti ha detto? -

- La mia sorellina di sei anni, Marie, è morta. È stata colpita da una bomba -

- Oddio mi dispiace moltissimo. Vieni qui tra le mie braccia -

Sapevo cosa poteva provare io medesimo provai un certo dolore quando mia madre morì mentre ero in trincea e non ebbi modo di partecipare al suo funerale. Fu un evento troppo doloroso da sopportare che mi portò a odiare sempre di più la guerra.

Lei si avvicinò e io la coccolai mentre piangeva disperata:

- Le volevo un mondo di bene, era così piccola non meritava di morire così! -

- Sì, la guerra è stata ingiusta e crudele ma ora è in un posto migliore insieme a mia madre - le dissi.

Lei smise un attimo di piangere quando sentì quello che le dissi:

- Cosa? -

- Sì, mia madre è morta quando mi trovavo ancora in trincea e fu un evento inaspettato. Sono rimasto a combattere e uccidere quelle persone arrabbiato e furioso per coloro che avevano dato origine alla guerra -

- Non lo sapevo, mi dispiace moltissimo. Non hai potuto partecipare al funerale presumo -

- Infatti -

Quando si calmò andai a prepararle un buon tè:

- Grazie di essermi vicino Rudy, ti amo tantissimo -

- Sei la mia fidanzata è ovvio che voglio tutto il tuo bene -

Una settimana più tardi ci fu il funerale e fu molto commovente e sentito.

Tre giorni dopo Theresa e sua madre parlarono del suo futuro e quando tornò a casa ebbe il sorriso sul volto.

- Perché hai quel sorriso sul volto? - le chiesi.

- Perché mia madre mi ha permesso di scegliere la professione che più mi piace, posso finalmente fare la bibliotecaria! - esclamò lei al limite della felicità.

- Che bello tesoro! Allora dobbiamo festeggiare! - dissi sorridendo alla sua bellissima e inaspettata notizia.

Festeggiammo e bevemmo fino a fare l'amore completamente ubriachi.

Theresa trovò lavoro in una piccola biblioteca nei pressi di casa nostra ed era molto amata dal piccolo pubblico.

A gennaio scoprimmo che saremmo diventati una famiglia.

Ma purtroppo cominciai a manifestare dei sintomi strani che nessun medico seppe ricondurre a nessuna malattia per ora conosciuta: tossii spesso del sangue, la pancia mi fece sempre un male insopportabile, sotto il piede sinistro si aprì una piaga dolorosa e sul corpo apparvero delle macchie rosse.

- Theresa penso che non riuscirò a guarire, forse morirò senza conoscere la nostra creaturina - dissi troppo triste.

- Non lo dire neanche per scherzo! Tu devi guarire! - disse con qualche lacrima che le scivolò giù dai suoi occhi bellissimi.

- Ma non c'è cura! E io sto sempre peggio -

- Cercheremo altri medici - disse lei convinta e decisa.

- Nessuno sa cosa sia, mi devo rassegnare -

Il 28 settembre 1946 nacque la nostra bambina: Rosalba.

Era uno splendore: aveva degli splendidi occhi azzurri e dei ciuffi di capelli biondi che le incorniciavano il volto.

Le mie condizioni peggiorarono sempre di più e seppi che presto sarei morto: non riuscii più a mangiare né a bere, a malapena camminavo e le macchie si estesero a tutto il corpo.

La mia bambina piangeva sempre e io ebbi il cuore spezzato: per lei non ci sarei più stato.

Theresa mi stava sempre vicina e mi aiutava:

- Theresa, sto sempre peggio e la cosa più brutta è che non so come aver preso questa malattia -

- Poi non ci siamo neanche sposati - disse lei piangendo moltissime lacrime.

- Lo so, puoi stare accanto a me mentre cerco di dormire? -

- Ma certo tesoro -

Ci addormentammo insieme mentre questa malattia mi logorava all'interno.

Il 10 novembre 1950  eravamo insieme quando il mio cuore cessò di battere.

Ero morto e mia figlia era in lacrime.

Perché era capitato a me?

Questa domanda non ebbe mai una risposta.

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