1- Allyson Sparkle

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Urla.

Sempre e solo urla.

Sono anni che mi sveglio con le urla dei miei genitori, anni che vivo tra le loro liti, che mi nascondo e mi copro le orecchie per non sentirli urlare.

Loro urlano ancora e io stanca guardo l'ora sul cellulare, sono le sette del mattino, con uno sbuffo mi alzo e vado nel bagno in camera, mi getto sotto la doccia e il rumore dell'acqua sovrasta le loro urla. Mi lavo e sciacquo anche i capelli, poi li asciugo solo un po' e li lego in una treccia, non ho il tempo di asciugarli, devo andare a scuola.

Esco dal bagno e sono felice di non sentire più i miei genitori urlare, mi vesto velocemente e vado in cucina, dove trovo mio padre seduto su uno sgabello con il viso corrucciato, mentre della mamma non c'é traccia.

«Dov'è la mamma?» chiedo e lui punta i suoi occhi su di me, sono pieni di odio e rabbia.

«È andata via» ringhia.

Cosa vuol dire? La mia espressione confusa lo intima a continuare.

«Ci ha lasciati, è andata via.»

«Non capisco» la mia voce è bassa, non può essere andata via senza neanche salutarmi.

Si alza in modo brusco e con rabbia appoggia le mani sulle mie spalle «Quella puttana ha fatto le valigie ed è andata via, cosa non riesci a capire?» urla spintonandomi e una lacrima mi scende sul viso.

Non può averlo fatto sul serio, non può avermi lasciata con lui, sa che persona è, lo sa lei, come lo so io. Perché non mi ha portata con lei?

Mio padre si allontana da me di scatto e senza degnarmi più di uno sguardo va via uscendo di casa. Io intanto con il cuore che batte forte mi appoggio al bancone e alcune lacrime mi scendono sulle guance. Mia madre mi ha abbandonata, è andata via senza pensare alle conseguenze.

🌷🌷🌷

La sveglia mi desta dai miei pensieri, apro di scatto gli occhi e li punto sul soffitto bianco. È passato un anno da quel giorno, da quando lei è andata via da noi, da quando mi ha lasciata nelle sue mani. Ed è un anno che quella mattina è impressa nei miei ricordi e nei miei sogni.

Caccio fuori uno sbuffo e passo le mani sul viso, solo dopo essere passata per il bagno ed essermi lavata e vestita mi dirigo in cucina, dove non trovo alcuna traccia di mio padre. Non so dove sia, dopo che lei se n'è andata si è chiuso ancora di più in se stesso. Il suo carattere è peggiorato, l'alcol in casa è aumentato e la paura è diventata l'unica cosa che riesco a provare.

Un clacson forte mi fa sobbalzare, prendo lo zaino e lo appoggio sulle spalle, il clacson smette di suonare ma ora parte il campanello. Mi sistemo meglio che posso e mi avvicino alla porta, quando la apro ci trovo dietro Blivius. Subito mi torna in mente il messaggio di ieri, quando mi disse che sarebbe passato lui a prendermi a casa.

«Bro, sono dieci minuti che busso» sbuffo per il modo in cui mi chiama, odio questa sua fissazione, sono alcuni mesi che va in giro a chiamare tutti Bro, anche i professori, i bambini e gli animali. Faccio un lungo respiro mentre lui annoiato si appoggia alla porta, i capelli rosa tinti e, gli occhi azzurri che mi guardano annoiati.

«Scusami e non chiamarmi bro» rientro in casa e prendo le chiavi, esco e seguo Blivius fino alla sua auto, entro e lui mette in moto, io intanto accendo lo stereo e ripenso a mia madre.

Ancora oggi non riesco ad accettare la scelta di mia madre, mio padre non è mai stato un ottimo marito, ha il vizio di bere e molto spesso si presentava a casa ubriaco e mia madre era quella a pagarne le conseguenze. Capisco che lei sia arrivata al limite e che sia andata via, io al posto suo l'avrei fatto tanto tempo fa, ma quello che non riesco a capire è perché non mi ha portato con sé. Lei sa che mostro è papà, sa l'alcol in cosa lo trasforma e nonostante tutto mi ha lasciata nelle sue mani.

«Siamo arrivati» annuncia Blivius, dopo aver parcheggiato l'auto al solito posto, scendiamo e ci inoltriamo nel grande edificio. Sono all'ultimo anno del liceo, dopo quest'anno almeno avrò una giusta motivazione per lasciare casa mia e l'America. Non vedo l'ora che inizi il college.

«Eccolo» la voce annoiata di Bliv mi fa capire subito che si riferisce a Resie. Punto gli occhi nella stessa direzione in cui sono quelli del mio amico e vedo il biondo camminare verso noi con un sorriso sul viso. Io, Blivius e Resie, siamo amici dal primo anno, sin da subito abbiamo legato, probabilmente perché tutti e tre con problemi mentali, molto evidenti.

«Ragazzi, oggi la lettera da evitare è la "s" ok?» senza neanche salutarci dice una delle sue sciocchezze. Come ho appena finito di dire, problemi mentali molto evidenti.

«Bro, tu non stai bene. Quanto hai fumato?»

«Bliv l'hai detta, non fare l'idiota» lo guarda male per poi puntare i suoi occhi su di me «Ciao Aly -fissa di nuovo Bliv- non fumo da ieri» si giustifica mentre io mi batto una mano sulla fronte. Cosa ho fatto di male per meritarmi due amici così?

Bliv d'un tratto gli da corda «Ok, facciamo...» si blocca in piena crisi «Devo dire 'questa cazzata', come faccio a non nominare la "s"

«Puoi dire, facciamo ciò che hai detto tu» sorride fiero per non aver nominato la magica lettera.

«Coglione» la pantera rosa lo sorpassa già stanco, mentre Resie appoggia un braccio sulle mie spalle «Io, numero uno» parla come un demente, felice delle cavolate che si inventa giorno per giorno.

Ci incamminiamo e seguiamo Blivius in classe, affondo al solito posto accanto ad una ragazza mentre i due si siedono vicino, come sempre. La lezione inizia ma io ho i pensieri da tutta un'altra parte.

Sono distratta, non seguo nulla di quello che dice il professore, mi risveglio solo perché Bliv è voltato verso di me e sta disegnando qualcosa sul mio banco, quando ha finito sorride fiero e io noto un pene. La mia compagna di banco fissa il mio amico sconvolta mentre io alzo gli occhi al cielo.

«Blivius ma cosa diamine disegni e poi perché è così piccolo?» chiedo curiosa, è minuscolo.

«Perché è quello di Resie» dice ovvio, inevitabilmente rido mentre il biondo gli da un pugno sul braccio.

«Parker, Walker se la mia lezione non è di vostro gradimento siete pregati di uscire fuori» il professore li guarda con sguardo duro.

«Ci scusi bro, non si ripeterà» Blivius fa un occhiolino e si appoggia alla sedia mettendo le mani dietro la testa.

«Parker la smetta di chiamarmi bro.»

«Non posso bro, è un vizio» il prof si incavola e lo caccia fuori, lui sbuffa ma esce dalla classe, sempre dopo aver aggiunto un "Il suo comportamento è ingiusto bro."

🌷

Le lezioni sono finite da cinque minuti, Blivius e Resie non so dove sono mentre io sono seduta in cortile annoiata.

Nell'attesa gioco un po' con il cellulare, metto un gioco che ho scaricato qualche giorno fa, è su dei panda. Io amo i panda a tal punto che mi sento un po' panda anche io. Ok, sono consapevole di avere alcuni problemi.

«Non puoi morire, come faccio senza di te?» quasi urlo come una matta.

«Chi è morto?» la voce di Blivius mi distrae e muoio di nuovo.

«Mi hai fatto uccidere un altro panda innocente» sbuffo e vedo Resie al suo fianco.

«Bro non mi dire che giocavi ancora a quello stupido gioco.»

«Stupido ci sarai tu» lo fulmino con lo sguardo. Ma d'un tratto veniamo catturati da delle urla poco più avanti di noi, le seguiamo e due ragazzi, uno di fronte all'altro stanno discutendo in modo animato. Che cosa strana, non è mai successo qui.

Resie senza più calcolarci si avvia verso i due ragazzi «Ma che fa?» chiedo a Blivius che in risposta alza le spalle.

Il biondino si ferma ad un passo dai tipi, io e Bliv ci avviciniamo preoccupati da ciò che potrà dire. Di solito spara molte cavolate. «La violenza vi porterà a distruggervi, non lasciatevi sopraffare, fate dei lunghi respiri e chiarite in modo civile» ecco, come ho appena detto.

Mi sono dimenticata di aggiungere che Resie ha una specie di fissa sulla pace, anche se credo che a farlo parlare sia ciò che fuma dalla mattina alla sera. Non so cosa sia, ma so che lo rende ancora più stupido del normale.

«Levati di torno hippie del cazzo» sbraita uno dei due.

«Non bisogna usare per forza la violenza» ribatte Resie per metà calmo e metà duro.

Ovviamente succede tutto in un attimo, il tipo da un pugno al mio amico e l'altro ragazzo lo da al tipo «La violenza genere solo altra violenza» dice aiutando Resie ad alzarsi.

Io d'istinto punto i miei occhi su Blivius che intanto ride come un imbecille «Pantera rosa invece di ridere vai a dargli una mano» lo rimprovero, lui alza gli occhi al cielo ma così fa.

Il ragazzo che ha difeso Resie, viene con noi in infermeria, Bliv entra con lui mentre io mi siedo fuori con il moro e solo ora mi soffermo per un istante a guardarlo. Non l'ho mai visto prima d'ora. È seduto di fronte a me, i suoi occhi sono puntati sulla mia figura, sono scuri e intensi e il modo in cui mi guarda mi imbarazza. Sembra quasi mi stia studiando.

«Grazie» dico anche se non so il perché. Per quale motivo lo sto ringraziando?!

«Per cosa?» la sua risposta non tarda ad arrivare, mentre continua ad osservarmi.

«Non lo so. Forse perché hai difeso Resie.»

«Già, anche se non doveva intromettersi. La prossima volta non lo difenderò» la sua voce è dura, sono pronta a ribattere ma vedo che si alza e la voce di Bliv mi fa capire perché. Resie è uscito dall'infermeria.

Ignoro il moro e le sue parole e mi avvicino al mio amico «Come stai?» chiedo preoccupata, il suo nasino piccolo è ricoperto da della garza e mi sorride dolcemente.

«Sto bene ma ora ho bisogno di una canna» Blivius gli da uno schiaffo dietro al capo dato che Patty -l'infermiera- è alle sue spalle e lo guarda con rimprovero.

«Cioè, ho bisogno di zucchero di canna» lei alza gli occhi al cielo mentre io sono tentata di battere la testa contro al muro. È un idiota.

Come usciamo dal grande edificio vedo un ragazzo riccioluto correre verso noi, o meglio verso il moro al nostro fianco.

«Davor dov'eri? È il primo giorno di scuola e già hai avuto una rissa?» lo richiama e io accelero il passo. Non voglio ascoltare la loro conversazione. Ma prima di allontanarmi abbastanza riesco a sentire il moro lamentarsi «Ha detto che il mio naso è enorme» sorrido perché ho pensato la stessa identica cosa.

🌷

Siamo quasi arrivati fuori casa mia, per tutto il tragitto i miei due migliori amici non hanno fatto altro che litigare. Resie ha voluto accendersi per forza una canna in macchina nonostante Bliv gli abbia detto di non farlo «Walker questa è l'ultima volta che entri nella mia macchina» urla come un matto.

«Blivius questa macchina fa più schifo di un cavallo mentre caga, quindi smettila di lamentarti inutilmente» fa un altro tiro mentre io faccio un respiro di sollievo nel vedere che siamo arrivati.

«Ciao Resie» saluto con un cenno il biondo e lui alza una mano scuotendola e espandendo ancora di più quell'odore orribile in macchina.

«Cazzo, io ti ammazzo» Blivius urla pronto a saltargli addosso ma la mia voce che lo saluta lo fa bloccare.

«Ciao bro» mi lascia un leggero bacio sulla guancia mentre io lo guardo di traverso.

«Smettila di chiamarmi così» sbuffo mentre lui sorride. È un dispettoso del cavolo.

Ignorando il suo sorriso da idiota, entro in casa e trovo mio padre seduto sul divano nero di stoffa, accanto a lui diverse bottiglie di birra vuote e una ancora piena tra le mani. Ed ecco che il sollievo va a farsi benedire.

«Finalmente sei venuta. Dove cazzo eri?»

«Papà ero a scuola» dico ovvia, lui si alza e barcolla. Si avvicina ad un passo dal mio viso e la puzza di alcol mi invade le narici.

«Hai sentito tua madre?» nego e vedo il suo viso indurirsi, avvolge una mano attorno al mio polso e stringe forte «Se mi stai mentendo io...»

«...Non lo sto facendo» lo interrompo mentre sento il dolore invadere il mio braccio e le lacrime inondare i miei occhi.

«Meglio per te ragazzina» allontana la mano e senza aggiungere più nulla si allontana sedendosi di nuovo sul divano e riprendendo a bere.

Accelero il passo, con le lacrime che cadono sulle mie calde guance salgo le scale chiudendomi in camera mia, mi getto sul letto e guardo il mio polso poco arrossato.
Odio tutto questo, odio lui. Chiudo gli occhi sperando che sia solo un terribile sogno.

🌷🌷🌷

SCIAO!

Allora, eccomi qui con una nuova storia. Sin da subito vi ho presentato la protagonista e la sua vita. I suoi migliori amici e le sue abitudini e anche un pizzico del suo papà.

Ci tengo a precisare che ho molto a cuore questa storia, forse per il tema di cui parla, che scoprirete più avanti. Quindi spero che vi piaccia.

Ho deciso di non mettere un cast per questa storia, anche perché non mi sono ispirata a nessuno ma solo alla mia fantasia. E spero facciate anche voi così, immaginate i personaggi come meglio credete.

In ogni modo spero di sentirvi anche su questa storia, non so ogni quanto pubblicherò. Può darsi una volta alla settimana o anche di più. Dipende tutto dalla mia testa lol.

Instagram: iamsaravincenti

I love you girls❤

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