Capitolo 8: Nuova Famiglia 新しい家族

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-Ragazzi, forza! Muovetevi!
-Allenatore Hillman!
-La prego, ci faccia riposare...
-Volete vincere il campionato nazionale?
I ragazzi si fermarono e si guardarono.
-MA È OVVIO!- strillò Mark, indignato.
-ALLORA MUOVETEVI!
Scoppiai a ridere, seguita dalle altre manager.
Era già trascorso un mese dall'inizio del Football Frontier. Avevamo trovato un allenatore, il signor Hillman, proprietario di un ristorantino di quartiere e che avevo scoperto essere un giocatore della famosa Inazuma Eleven, e la nostra squadra aveva dato il via ad una serie di vittorie straordinarie grazie alle quali avevamo potuto stroncare il potere di Dark sulle varie squadre affrontate.
-Dai ragazzi, acqua e asciugamani per tutti!
Mentre Celia riforniva i ragazzi, esausti dall'allenamento intensivo, io iniziai a pensare a Byron e alla situazione in cui si era cacciato. Ma perché aveva fatto questo?
Era un mese esatto che non mi scriveva e che non dava sue notizie. Giuro che ci ero rimasta male. E di solito io sono una che se ne frega. Byron però aveva un nonsoché...di speciale. I suoi capelli biondi, i suoi occhi rossi, il suo fascino: non ero mai stata così attratta da una persona, non dopo il tradimento di Lui.
Non mi stupii del fatto che la squadra da lui capitanata si chiamasse la Zeus. Un nome perfetto per un dio perfetto. Un dio? Ma che?
-Nadhi! Vieni, l'allenatore ci deve dire qualcosa!
-Arrivo, Silvia.
Andai verso la squadra.
-Ragazzi miei! A più di quarant'anni di distanza,la Raimon è giunta alle semifinali del Football Frontier.
Si stoppò, forse commosso.
-Confido in voi e nelle vostre capacità. Siete grandi e saprete affrontare le difficoltà come solo voi sapete fare. Andiamo e vinciamo!
-Sì!
Ci radunammo per andare a casa quando vidi mia sorella rientrare di corsa verso la scuola.
-Nelly? Che fai, non vieni?
-No, Nadhia. Tu chiama Peter. Io non posso venire, ho del lavoro da sbrigare.
-Va bene...
In questo periodo mia sorella era distante più di quanto fosse mai stata. E, almeno con me, non si era mai comportata in questo modo. Mi stava sicuramente nascondendo qualcosa.
Decisi di andare a piedi, casa mia non era così lontana e volevo camminare per riflettere.
-Nadhi! Ti accompagno?
-Va bene!
Nathan mi chiese di fare quel percorso di strada insieme e io accettai. Ci avviammo verso il quartiere nel quale vivevamo, distante pochi isolati.
-Nat!
-Dimmi pure.
-Possiamo fare una deviazione verso il campo di atletica?
-Si,ma per-
-Devo fare una cosa.-lo precedetti.
Arrivammo alla pista,e io inspirai a fondo l'aria.
-Sei emozionato di giocare le semifinali?
-Molto...è un sogno che si avvera.
-Questo vuol dire che abbandonerai l'atletica?
-Non lo so...correre è sempre stato nel mio sangue ma il calcio, con la sua potenza ed il suo gioco di squadra mi attira. Ma perché?
Rimasi un attimo in silenzio.
-Voglio iscrivermi alla squadra di atletica.
-Tu?
Nathan si stupii e io non gli diedi torto.
-So che può sembrarti strano. Non mi è mai piaciuto fare sport ma io sono sempre stata una ragazza molto veloce. Quando io e Nelly eravamo piccole facevamo spesso delle gare e vincevo sempre.
Corrucciai le labbra, ricordando quei tempi in cui mia sorella era sempre accanto a me.
Nathan si passò una mano tra i capelli.
-Vedrò cosa posso fare.
Sorrisi.
-Dai, andiamo ora!

-Casa tua è...enorme!
Risi di gusto. Era infondo l'aggettivo giusto per descriverla.
-Vuoi entrare?
-Ma non vorrei disturbare..
-Nessun disturbo, sono sola. Papà è a scuola, Nelly è con lui e Peter ha le sue due ore di pausa.
-Va bene, allora!
Gli feci visitare la casa e lo invitai a seguirlo in camera mia.
-Aspetta, Nadhi.
Mi fermai.
-Chi è lei?
Mi avvicinai al punto da lui indicato.
-Oh, lei è mia madre -sorrisi.
Nathan aveva notato un grande quadro che occupava buona parte del corridoio che portava alla zona più intima della nostra tenuta, nella quale erano collocate la mia stanza e quella di mia sorella maggiore, dove era raffigurata una bella donna nel fior degli anni con i capelli rosa, dai chiari riflessi color rame, e un limpido paio di occhi azzurri. Aveva un sorriso dolce che le increspava le labbra, rendendole il viso ancora più grazioso.
-Ti somiglia, sai?
-Lo dicono in molti.
Lo condussi in camera mia.
-Ma quanti vestiti!
-Benvenuto nel mio regno! -ridacchiai.
-Bello il computer!
Sorrisi, ma con orrore adocchiai la pagina di Safari ancora aperta sulle foto della Zeus.
Feci uno scatto in avanti e lo chiusi velocemente.
-Eh si!
-Nadhi ma che hai?
-Niente!
-Va bene, comunque io devo andare. Ormai si è fatto tardi.
-D'accordo, ciao Nat!
Lo accompagnai alla porta e poi rientrai in camera, diretta nel mio bagno privato. Mi feci una piega che mi ammorbidì i capelli e mi sistemai il trucco.
Rimasi a rimirarmi nello specchio fino a quando non entrò mia sorella, tornata da scuola solo a quell'ora.
- Ehi, Nadhi!
-Ah, sei a casa.
-Vieni, papà vuole presentarci una persona molto importante.
Mi condusse in salone dove c'erano mio padre, una donna dai capelli quasi bianchi e dall'aria austera e un ragazzo albino dai profondi occhi azzurri.
-Oh,eccoti tesoro! Brunhild, ti presento la mia secondogenita, Nadhia Raimon.
Feci un rapido inchino, come era solito fare in Giappone.
-Molto piacere, signora.
-Il piacere è mio, cara.
Mi guardò come un'aquila studia un topo. Non staccai lo sguardo.
-E lui è il figlio di Brunhild, Bryce Whitingale.
Quel ragazzo dall'aria gelida mi porse una mano che strinsi controvoglia.
-Staranno qui, Nadhi.
-Che cosa?
-Hai capito bene. Io e Brunhild abbiamo intenzione di formare una nuova famiglia!
Mi sentii mancare. Io, fratello di quel pezzo di ghiaccio e figlia di un rapace?
Odiavo condividere le mie cose.
Anche perché quel Bryce, secondo il mio sesto senso, avrebbe portato solo guai.
Mi rifugiai in camera mia, sotto lo sguardo costernato di mio padre, ma poco mi importava.
Peggio di così!

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