⁷. 𝘈𝘭𝘭'𝘦𝘴𝘵𝘦𝘳𝘯𝘰

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Appena fuori dal portone si estendeva ancora un inferno rosso di gas e oggetti che occupavano la carreggiata, formando ombre sinistre con le proprie sagome. Le vetrine del panificio di fronte casa erano state frantumate senza alcun motivo. Eddie iniziò a camminare con la testa bassa, e fece capolino nel parcheggio per vedere se la loro auto fosse ancora al proprio posto.

Dal momento che le macchine elettriche erano tutte uguali, si avvicinò ai vetri anteriori delle prime auto parcheggiate per controllare se in una di esse l'orribile cubo di peluche fosse ancora presente. Si trattava di un vecchio residuo che aveva deciso di appendere allo specchietto per rendere il veicolo riconoscibile.

Lo trovò esattamente come l'aveva lasciato, per fortuna. Dieci file più avanti, tuttavia, una carcassa d'auto incendiata finiva le sue ore di vita tra sbuffi nerastri.

La maggior parte delle persone era stata sfollata dal gas Joy, e probabilmente si era già allontanata in preda allo stordimento. A differenza delle sigarette, il gas sfollagente delle industrie Joy aveva un'azione più incisiva, e induceva un intorpidimento tale da dover interrompere qualsiasi azione violenta si stesse compiendo.

Eddie cercò di registrare minuziosamente ogni informazione. Continuò a camminare nella zona A per un'ora intera, senza una meta. Sgusciando tra gli stretti vicoli, per un momento arrivò a valutare l'idea di sospendere la propria ricerca. Tuttavia, sapeva di essere nell'occhio di un ciclone migliaia di volte più grande di lui, e la curiosità ormai gli stava scavando la pelle come una lama arroventata.

Circa dieci minuti prima era stato fermato da un gruppo di Sorveglianti, incuriositi dal suo vagabondare. Il fatto che stesse indossando una maschera antigas per proteggersi dagli effluvi lo aveva fatto sembrare ancora più sospetto.

Dal gruppo di tre persone si era distaccato un Sorvegliante, mentre gli altri due erano rimasti fermi come colonne di marmo. Quando gli si era avvicinato, Eddie aveva notato che si trattava di una donna. Le aveva mostrato la carta ID, unitamente alla tessera del ristorante per il quale lavorava, adducendo la scusa di aver dimenticato lì il suo zaino, qualche ora prima. La donna lo aveva osservato bene da sotto il suo casco rosso, ed Eddie si era costretto a fissare l'occhio nel simbolo del Corpo Sorveglianti, per evitare il suo sguardo.

Poco più in là del logo sulla giacca aveva intravisto l'arma che i Caschi Rossi di prima avevano usato su quella donna per strada, il lungo e dritto pezzo di metallo nero. La Sorvegliante aveva notato il suo interesse per l'arma, e in uno scatto fulmineo l'aveva estratta dalla fondina.

– Ti piace? – gli aveva chiesto.

La sua voce era stata stranamente gentile e melliflua, un timbro che aveva colto Eddie di sorpresa. Il contrasto tra l'arma che lei gli aveva puntato allo stomaco e la gentilezza del suo tono gli aveva fatto accapponare la pelle. L'espressione che aveva rivolto alla donna doveva essere stata al limite del comico, perché sentì uno dei due Sorveglianti rimasti in disparte soffocare una risata.

– Vuoi vedere cosa fa? – gli chiese la donna, spostando finalmente il pezzo di metallo dal suo corpo.

Il sollievo di Eddie durò giusto il tempo di vedere che, attraverso un pulsante nascosto, la Sorvegliante aveva azionato un meccanismo di scossa. I guizzi di elettricità avevano circondato l'oggetto come stelle filanti appuntite e letali.

La donna aveva osservato soddisfatta la reazione di Eddie, pregustandosela per qualche secondo. Dopodiché aveva riposto l'arma e gli aveva stretto il polso della mano che le stava porgendo la ID. La carta riportava anche lo status di Last Born. La Sorvegliante, riflettendo brevemente, aveva stimato che il ragazzo con molta probabilità non avrebbe potuto essere un Risveglista, e che sarebbe stato meglio per la società se fosse rimasto libero e produttivo. Con un sorriso tirato gli aveva restituito la carta, poi si era allontanata insieme agli altri due ed erano spariti velocemente com'erano arrivati.

Tutta l'operazione a un osservatore esterno sarebbe sembrata della durata di qualche minuto, ma a Eddie era parsa durare un'eternità. Quando la donna si era allontanata, aveva sentito una scarica di adrenalina incollarlo al riquadro di asfalto sul quale si era fermato. Il suo corpo così scattante, forgiato dalla preparazione militaristica dell'Accademia, gli era sembrato un blocco di marmo sordo alla sua volontà. Solo i suoi occhi avevano risposto ai comandi, e facendoli roteare si era costretto a guardarsi nei dintorni.

Aveva intravisto un altro gruppo di Caschi Rossi in lontananza, e quasi come per riflesso aveva deciso di defilarsi in un vicolo lì accanto, svegliandosi dal suo immobilismo momentaneo. Una volta al sicuro aveva fatto fare un paio di giri al polso, dove la Sorvegliante lo aveva stretto per trattenerlo.

Si era soffermato un momento a pensare come in un solo giorno fosse cambiata la percezione totale che aveva dei Caschi Rossi. La loro presenza gli aveva sempre dato l'idea di un'amministrazione funzionante e sicura. Ogni volta che gli era capitato di essere fermato, aveva lasciato che lo controllassero, per poi andarsene per la propria strada.

Non li aveva mai visti portare con sé armi, né fare del male ad altre persone. Eppure, quel giorno avevano mostrato un volto nuovo, che forse si sarebbe sovrapposto per sempre a quello che ne conservava.

***

Eddie attese che il gruppo di Sorveglianti lo sorpassasse di molto. Si asciugò le goccioline di sudore freddo incastonate nella sua barba rada, che avevano iniziato a fare capolino dalla maschera antigas. Uscì lentamente dal vicolo, guardandosi da entrambi i lati. Decise di non attardarsi ulteriormente sulla strada principale, e si affrettò a raggiungere uno dei luoghi che gli aveva indicato Florian.

Il bar Hub24 faceva angolo in uno dei palazzi più vecchi della zona A, e spesso capitava che passasse davanti a esso per andare a lavorare, durante il giorno. Di notte sembrava che assumesse una forma diversa, pronto anche ad accogliere persone dalla forma diversa rispetto a quella che vestivano di giorno.

La sua grossa insegna blu al neon si rifletteva nelle pozzanghere lasciate dalla pioggia di qualche ora prima. Dalle luci che riusciva a percepire oltre le vetrate, Eddie valutò che il bar doveva essere aperto, nonostante quella fosse stata una giornata particolare. Senza osservare ulteriormente l'esterno, decise di avvicinarsi.

Spinse la pesante porta di legno, dando subito un'occhiata all'interno. Non era mai entrato lì, e il primo odore che percepì fu quello di endorfine sintetiche. Aveva dimenticato di aver sentito dire che nell'Hub24 era consentito fumare le stecche Joy. Innervosito, fece una sorta di sguardo di scuse all'anziano barista. Mise di nuovo un piede fuori, pregustando già l'aria fresca di mezzanotte.

– Aspetta, Fratello – disse una voce leggera alle sue spalle. Eddie si girò di scatto, seguendo il suono di quelle parole.

Notò che nel bar, a prima vista vuoto, vi era in realtà un ragazzo seduto in penombra su uno degli scranni accostati al bancone.

Indossava una camicia bianca infilata per metà in dei pantaloni neri, con dei mocassini tirati a lucido a completare il tutto. Aveva i capelli tagliati corti sui lati, con dei ciuffi che gli ricadevano disordinati sulla fronte. Nonostante fossero distanti di qualche metro, Eddie giudicò che non poteva avere più di diciotto anni. La mise di quel ragazzo lo fece sentire irrazionalmente inadeguato; al contrario di lui, aveva addosso una felpa viola con una scritta casuale.

– Chiudi, ragazzo. Non voglio ammalarmi – gli disse il barista.

L'uomo aveva un foro sulla parte bassa del collo, cosa che faceva sembrare la sua voce piuttosto metallica. Sorrise affabile, tuttavia Eddie notò che i suoi occhi trasmettevano una certa ostilità. Probabilmente non era felice né della sua visita, né di quella dell'altro ragazzo. Eddie gli obbedì e tirò la porta verso l'interno, chiudendola con un tonfo.

Si avvicinò al bancone, procedendo con lentezza di proposito. Notò che il proprietario aveva appeso dei modelli di quadri cangianti, che mostravano scorci di varie città, insieme a un quadro fisso che celebrava il Giorno dell'Espiazione. Nel locale non vi era molto altro, a parte dei bassi tavoli in legno accompagnati da quattro sedie ciascuno.

Quel luogo gli diede un'aria di sporcizia e abbandono. Eddie pensò che probabilmente il proprietario arrotondasse il proprio stipendio con qualche vendita illegale di prodotti importati dal Lethe, il leggendario rifugio dei "fuoriusciti", la cui ubicazione era ignota a chiunque.

Chiedendosi se fosse davvero il caso di attardarsi in quello squallido bar, Eddie raggiunse infine il bancone e il ragazzo, controllando che non ci fosse qualcun altro nascosto tra le ombre.

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