⁵⁷. 𝘗𝘪𝘢𝘯𝘰

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Arrivò di fronte all'ospedale nell'istante stesso in cui vide l'auto di Saryu abbandonare i parcheggi. Lo sapevo, si disse. Ho fatto bene a localizzarti, traditrice.

Jonas scese dalla propria auto elettrica, facendosi strada sull'asfalto umido del parcheggio. L'edificio dell'ospedale civile si stagliava di fronte a lui, anonimo e granitico come al solito.

Ormai lavorava lì da anni, svolgendo il mestiere di medico legale. Lui e Saryu condividevano il ruolo di colleghi sia all'interno del Progetto che tra le corsie dell'ospedale di Malthesia. Si conoscevano sin dai tempi dell'Università, quando facevano i loro discorsi astrusi di ritorno dalla mensa assieme ad Amélie – assieme a Iris. Ed era stato proprio grazie a quella conoscenza dell'animo di Saryu che Jonas era riuscito a fiutare il suo tradimento.

Aveva dovuto organizzare tutto da solo: aveva messo una cimice nell'auto della donna, e l'aveva spiata sul monitor mentre si dirigeva prima verso il palazzo in cui abitava Florian, poi verso l'ospedale civile. Le aveva mandato un messaggio, spingendola a uscire dall'edificio per permettere a lui stesso di entrarvi. Aveva fatto tutto in gran segreto: d'altronde, erano mesi che Iris non voleva sentire ragioni.

Da quando Yae era fuggita, tradendoli tutti, non aveva fatto altro che rimanere sorda alle sue sollecitazioni. Jonas sapeva che il gesto di Yae avrebbe scatenato un domino di dubbi e incertezze, all'interno del Laboratorio. Iris aveva però deciso di limitare la propria diffidenza ai due scienziati membri della Chiesa, Viola e Xander, che non le erano mai andati a genio. Tuttavia, Jonas sapeva che non sarebbe stato sufficiente, e aveva iniziato a tenere gli occhi aperti su chiunque, compresi Hermes e Saryu.

Quando aveva proposto a Iris di metterli sotto controllo, lei si era rifiutata strenuamente di farlo. Gli aveva risposto che non avrebbe avuto senso diffidare dei membri originari del Progetto, e che a quel punto avrebbe dovuto sospettare anche di lui. Jonas era rimasto molto bruciato da quell'ipotesi: come avrebbe potuto diffidare proprio di lui, che l'aveva sempre sostenuta? In fondo si era votato a lei sin da quando, il Giorno dell'Espiazione, se l'era ritrovata fragile e in lacrime tra le proprie braccia. Sentirle dire quelle parole era stato uno smacco che lo aveva riempito di delusione, un sentimento che aveva lasciato gradualmente il posto a una certa pietà verso di lei.

Jonas aveva raggiunto una semplice conclusione: Iris doveva aver perso la propria lucidità. Scoprire che una banale ragazzina Pre si era sottratta al suo controllo doveva averla scioccata più del dovuto. Inoltre, la situazione con Eve non era delle migliori. La ferita sul polso le ricordava di continuo ciò che era accaduto, e aveva reso inutili tutti i cicli di RA, facendogli decidere di sospenderli.

Da quando avevano smesso di cancellarle la memoria, la figura di Eve si era scollata dal corpo della ragazza, lasciando fuoriuscire quella di Nadine. Aveva iniziato a sognare un misterioso ragazzo, e di tanto in tanto lo raffigurava nei suoi disegni. Jonas, raccogliendo uno di quei fogli, lo aveva immediatamente riconosciuto. I lineamenti di Florian apparivano più giovani, ma Jonas non avrebbe dimenticato il suo volto per nulla al mondo.

Florian. Lo disprezzava. Anche ai tempi del liceo, anche ai tempi dell'Università, quell'uomo insulso era riuscito a sottrarre Iris dalle sue mani. Jonas non era mai riuscito a comprendere cosa diamine lei ci trovasse in lui. Il suo impegno politico era blando, non aveva un futuro e passava il suo tempo a leggere o a farsi picchiare. Eppure lei lo amava. Eppure lei lo preferiva. Anche quando lo aveva tradito sottraendogli sua sorella, per diciassette anni il fantasma di Florian aveva aleggiato tra loro, impedendo a Iris di lasciarsi andare. Jonas si era dapprima convinto che fosse per il senso di colpa, poi per il troppo coinvolgimento nel Progetto, cosa che non lasciava affatto alla donna il tempo o l'energia per imbarcarsi in una relazione.

E così, anche dopo essersi dichiarato, aveva deciso di non insistere con lei. Gli sarebbe bastato starle accanto, sostenerla quando aveva dei dubbi, assisterla nelle sue decisioni riguardo il futuro di Eve e dell'umanità. Quello che stavano facendo era troppo importante, e anche lui avrebbe fatto bene a non lasciarsi distrarre dai sentimenti. Dopo la scoperta del Laboratorio da parte della Chiesa del Giudizio le cose si erano fatte più complicate, ma anche in quel momento era riuscito ad adempiere bene al suo ruolo, rimanendo la solida roccia alla quale Iris avrebbe potuto aggrapparsi. Non erano riusciti a trovare la "talpa" che li aveva fatti scoprire, ma Jonas non aveva dubbi che a denunciarli fosse stato Hermes.

Quel ragazzo non aveva mai sofferto la sua tutrice, e Iris non aveva mai fatto nulla per mitigare la situazione. Lo usava, ma allo stesso tempo lo proteggeva dal mondo. Gli aveva insegnato a mentire e a diffidare, a sfruttare il prossimo e a difendersi. "Voglio che cresca fiero e indipendente. Non importa se arriverà a odiarmi", aveva confidato a Jonas, una volta.

Lui aveva iniziato a pensare che Iris tenesse davvero a Hermes – a quel ragazzino che le era finito tra le mani per caso –, seppur a modo proprio. Aveva imparato da tempo che voler bene a qualcuno e volere il suo bene molto spesso erano cose che non coincidevano. E probabilmente era stato proprio quell'affetto, quella debolezza, a non farle comprendere quanto quell'oro liquido che aveva plasmato le stesse in realtà scottando le mani.

Nessuno avrebbe potuto prevedere le azioni di Hermes. Eppure, una parte di Jonas era consapevole che il suo agire fosse stato invece perfettamente coerente. Il ragazzo provava astio per sua madre e per il Progetto: era ovvio che avrebbe fatto di tutto per mandarlo a monte. Doveva essere stata quella la ragione del suo folle gesto. Per fortuna non era riuscito nel suo intento, ed Edin era vivo e vegeto. Di quello che era accaduto a Hermes, Jonas non aveva voluto saperne nulla, e Iris aveva lasciato a Saryu l'ingrato compito di occuparsene. E forse era stato proprio il destino di Hermes il grilletto che aveva fatto scattare qualcosa in lei.

L'aveva vista entrare in camera del ragazzo attraverso le telecamere nel corridoio. Sembrava avere un'aria smarrita, ma allo stesso tempo determinata. Ne era uscita poco dopo, camminando furtivamente. Il giorno seguente Jonas aveva assistito, assieme a Iris, al colloquio di Saryu ed Edin. La dottoressa Kumar non sembrava essersi comportata in maniera sospetta, e per un momento aveva pensato di aver preso un abbaglio, dubitando di lei. Inoltre, era stata proprio Saryu a scovare uno psichiatra fidato da sostituire a Nicholas Brenner, l'ex dottore di Florian, che il Regime si era già premurato di far sparire. Tuttavia, Jonas si era incuneato all'interno di quel processo, persuadendo Iris e Saryu a lasciargli il compito di redigere le linee guida che avrebbe dovuto utilizzare Viktor.

Aveva studiato con attenzione il fascicolo psichiatrico di Florian, e vi aveva scoperto una serie di informazioni che gli sarebbero tornate utili a imbastire la farsa. Contrariamente a ciò che gli aveva chiesto di fare Iris, Jonas aveva deciso di calcare la mano, aumentando il numero di persone da far sparire dalla vita di Florian.

Lentamente, in lui si era fatta strada l'idea che Iris avesse deciso di lasciare in vita quell'uomo, seppur fosse un testimone scomodo, per semplice mollezza d'animo. Una voce in fondo al suo essere si era spinta a pensare che lei tenesse ancora a lui, ma si era subito affrettato a scacciare via quel pensiero, nauseato.

Florian non doveva rimanere libero di agire pienamente, o avrebbe fatto qualcosa per ritrovare il suo co-abitante. Fargli credere che non fosse mai esistito forse lo avrebbe rimesso al proprio posto, ma probabilmente eliminare solo Edin dalla sua vita non sarebbe bastato. Jonas non poteva correre il rischio che l'uomo si riprendesse. Era questo il motivo che lo aveva convinto a fare terra bruciata attorno a lui, lasciandolo come una tessera della dama confinata in un angolo, senza alcuna possibilità di movimento.

E così, aveva utilizzato una buona parte dei propri fondi personali per portare a termine il suo obiettivo. Era certo che ne sarebbe valsa la pena: da quello che aveva letto sulla condizione psicologica di Florian, probabilmente dopo un colpo del genere si sarebbe lasciato morire. Meglio così, per tutti, si era detto. Se Iris non aveva il cuore di toglierlo dai giochi, tanto valeva che lui stesso se ne facesse carico. Sarò il tuo demone, Amélie. Anche quando non mi chiederai di esserlo.

Fu con questi pensieri a vorticargli in mente che raggiunse la reception dell'ospedale civile, salutando la donna che scribacchiava pigramente al computer, dietro al bancone.

– Dottor Kersson – disse lei, illuminandosi. Jonas le sorrise svogliatamente, disgustato dall'odore del silicone anti età. Sapeva che Zoe aveva una cotta per lui, ma non l'aveva mai potuta soffrire.

– Buonasera, Zoe – le rispose, cercando di nascondere il ribrezzo dietro un velo di cordialità. – Vorrei chiederle un favore.

– Ma certo, dica pure – cantilenò lei, sporgendosi lievemente sulla scrivania. Jonas notò la ricrescita di capelli bianchi fare capolino in mezzo alla tinta corvina, che le aveva sfaldato qualche ciocca.

Lui posò un gomito sul bancone, cercando di assumere una posa rilassata. – Mi piacerebbe sapere in che reparto si trovi un mio amico. Si chiama Florian Herward.

La donna sembrò pensarci un momento, prima di strabuzzare le palpebre dietro agli occhiali per la visione avanzata. – Che strano, anche la dottoressa Kumar mi ha chiesto di lui, qualche ora fa.

Bingo. – Sì, si tratta di un nostro vecchio amico dei tempi dell'Università. Ho saputo che si trova qui all'ospedale.

– Beh, come ho già detto alla dottoressa, dovrebbe trovarsi al Pronto Soccorso, oppure nel reparto di Memoria. Quando è entrato aveva con sé dei moduli per una RA non invasiva.

Jonas corrugò la fronte: non si aspettava affatto una cosa del genere. Vuol dire che Viktor ci ha messo del suo. Quel dannato psichiatra doveva aver offerto a Florian una piccola via di fuga dal dolore. Nei piani di Jonas, invece, una volta scoperto delle allucinazioni Ian avrebbe dovuto semplicemente demoralizzarsi al punto da suicidarsi. Farsi cancellare la memoria gli avrebbe invece permesso di rimanere in vita, seppur nell'illusione. Però potrei sempre sfruttare la cosa.

In fondo, sarebbe bastato aumentargli il voltaggio con l'inganno, apponendo la propria firma ai documenti di Viktor, grazie all'autorità data dalla sua professione. Un elettroshock troppo elevato avrebbe reso Florian inoffensivo, e lo avrebbe fatto piombare in uno stato vicino alla morte cerebrale. Sapeva di non poterlo uccidere direttamente: Iris in qualche modo l'avrebbe scoperto, e per Abramizde stesso era di certo più utile tenerlo in vita, in modo da poterlo usare come moneta di scambio per convincere Edin, se si fosse mostrato troppo recalcitrante. Ma con una morte cerebrale sarebbero riusciti a liberarsi di lui, e del pericolo che avrebbe potuto rappresentare. Allo stesso tempo, comunicare a Iris che Florian aveva esagerato con il voltaggio pur di cancellare il proprio dolore ne avrebbe svilito l'immagine agli occhi della donna, togliendolo dai giochi anche in quel senso.

Devo fargli firmare i moduli e condurlo nel reparto di Memoria, pensò Jonas. In qualunque modo.

– Va bene. La ringrazio molto, Zoe – disse alla receptionist, osservandola aprirsi in un sorriso languido. Le rispose a sua volta, riluttante, prima di avviarsi a passi pesanti verso il corridoio.


Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro