27. IL CORTEGGIATORE MISTERIOSO

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Mi lasciai cadere sulla panchina, le lacrime che spingevano per uscire. La lite con Izzy mi aveva ferita più di quanto avessi voluto ammettere. Se lei avesse parlato con i miei, beh, avrei dovuto lasciare il college. Forse era meglio così, in fondo senza Lauren ero sola. Io ero solo una ragazzina delicata, non pronta a essere data in pasta al mondo. L'età dell'innocenza era ormai finita da anni, se mai c'era stata. Mi coprii il viso con le mani, per nascondere le lacrime che scendevano lungo le guance. Volevo solamente andarmene. Avrei chiamato mia madre il mattino seguente e me ne sarei tornata a casa. Era una sconfitta, certo, ma non potevo fare altro, io...

-Cosa ci fa una bella ragazza fuori di notte?-

Abbassai le mani e mi ritrovai a fissare Ethan che mi guardava con il suo sorriso. Le mie labbra cominciarono a bruciarmi. Mi sembrava quasi che sapessero di cioccolato al peperoncino.

-La vita del college non è poi questa gran cosa, eh?- si avvicinò. Inspirai il suo profumo. Lavanda. Mi riscaldò il cuore.

-No, per niente- risposi, la mia voce risultava odiosamente tremante.

-Però alla fine ci si abitua, anche se tu questa sera non ci crederai- si lasciò cadere sulla panchina, al mio fianco.

-No, non posso crederci- ammisi.

Ethan allungò un braccio, lungo lo schienale della panchina, sfiorandomi la schiena. –Guarda che belle stelle! Non si può proprio essere infelici sotto questo cielo-

Era facile per lui parlare. Alzai comunque lo sguardo al cielo scuro. Grandi puntini luminosi brillavano. Un inaspettato senso di pace mi strinse il cuore. Forse aveva ragione Ethan, sotto quel cielo ci si sentiva così piccoli che era strano essere tristi.

-Sai perché il cielo notturno non è più luminoso nonostante là fuori ci siano tantissime stelle?- mi chiese, la mano che sfiorava quasi casualmente i miei capelli, dandomi una sensazione di benessere.

-Non me lo sono mai chiesta- ammisi.

-Perché l'universo è in continua espansione-

Sorrisi. –Un messaggio di speranza?-

-Sono tutti messaggi di speranza, la vita stessa ci permette di sperare- le sue dita giocherellarono con i miei capelli.

-A volte però è difficile sperare- sussurrai.

-Lo sai cosa devi fare quando non hai più speranza?-

Spostai lo sguardo su di lui. I suoi incantevoli occhi grigi mi fissavano intensamente. –Cosa devo fare?-

-Vieni da me, io ti darò tutta la mia speranza... o cercherò di farti dimenticare tutti i dispiaceri-

Il mio cuore aumentò i battiti. –Perché mi dici queste cose?- chiesi piano.

-Ci crederesti se ti dicessi che sono da sempre innamorato di te?- domandò, il viso inespressivo, tanto che non compresi se stesse dicendo il vero o solo scherzando. Mi sforzai di trovare una risposta brillante, ma in quel momento, sotto quel suo sguardo di ghiaccio, nessuna la sembrava abbastanza. –Allora?- insisté lui e mi parve di sentire un po' d'incertezza –Ci crederesti?-

-Non è bello prendere in giro una fanciulla in lacrime- mormorai, la gola secca, il rombo del mio cuore che mi faceva quasi impazzire.

-No, non sarebbe bello- sollevò l'altra mano e accarezzò con la punta delle dita le mie labbra, incurante del rossetto. Lo lasciai fare, sentendo il mio corpo in tensione e una strana sensazione di calore che mi percorreva la spina dorsale. –Sai come vorrei farti dimenticare tutte le cose brutte?

-Con un bacio?- tentai, sentendomi stranamente audace.

-Con un'infinità di baci- mi trasse a sé, le mani che premevano contro la mia schiena. Gli gettai le braccia al collo, baciandolo con tutto il desiderio che mi ero portata dietro dalla sera precedente, il cuore che batteva come una farfalla in gabbia.

Quando ci staccammo, tremavo come il mio primo giorno di scuola, solo che questa volta la causa del tremore era molto più piacevole. Abbassai lo sguardo, lottando contro la voglia di giocare nervosamente con i miei capelli.

-Ehm, sono proprio tantissimi baci- dissi.

-Ho perso il conto-

Mi sfuggì una risatina. –Anch'io- ammisi.

-Dovrò ricominciare a baciarti da capo allora- disse lui, stringendomi un po' di più a sé.

Chiusi gli occhi e ridendo lasciai che mi baciasse. Quando ci staccammo mi mancava il respiro.

-Approfitto di questa pausa- mormorò Ethan -per dirti che ho scoperto una cosa che certamente t'interessa-

-Cosa?-

-Ho delle notizie sull'ex fidanzata di Karl- disse Ethan, lo sguardo serio.

-Sono in ascolto-

-A quanto pare il nuovo gioco di ruolo a cui partecipa ha sede poco lontano da qua-

-Davvero?- chiesi, interessata.

-Non fare quello sguardo-

-Quale sguardo?- chiesi, candidamente.

-Quello che prepara guai... cosa stai pensando?- mi scrutò con attenzione, le labbra piegate nel suo affascinante sorriso.

-Ho una sguardo che prepara guai?- domandai ironica.

-Tra gli altri- sorrise.

-Quindi avrei sguardi con vari significati?- indagai.

-Sì, ne hai molti... e poi sei perfetta-

Mi sentii avvampare.

-Le tue ombre non fanno che rendere più evidente la tua luce-

Mi bloccai. Conoscevo bene quelle parole. Le avevo lette mille volte su una lettera che avevo dovuto ricomporre. Il cuore aumentò i battiti. Era quindi Ethan il poeta? Il visionario? La mia anima affine? Lui mi sorrise, come a riconoscere la sua colpa.

-Sei tu?- chiesi piano.

-Sì, sono io-

-Perché non me l'hai detto prima?- domandai. Mi sentivo presa in giro. Strano, lo avevo tanto desiderato e ora mi sentivo così. Compresi che era proprio il fatto che io lo avevo idealizzato il problema. Non potevo concepire che mi avesse mentito.

Ethan parve sorpreso dalle mie parole. Credeva forse che gli avrei detto che morivo d'amore per lui? Per poco non mi ero messa insieme a John per quelle lettere, perché mi ero innamorata di quel ragazzo inesistente, che avevo creato con la mia immaginazione e con il mio disperato desiderio di avere al fianco qualcuno che mi amasse per davvero.

-Tu però provi qualcosa per Ethan- mi parve di sentire la voce allegra di Lauren che mi soffiava nell'orecchio –lo sai molto meglio di me che provi qualcosa per lui e che sei felice di aver scoperto che è lui il mittente di quelle bellissime lettere-

No, non dovevo farmi trascinare in una delle mie allucinazioni, non in quel momento.

-Volevo che lo scoprissi da sola- si giustificò Ethan. Il viso si era fatto duro, come se si sentisse messo sotto accusa. Avrei voluto potergli dire che non era così, che non era una vera accusa, che io provavo qualcosa per lui. Non ci riuscii. Era sempre difficile dare forma a ciò che volevo realmente dire. Io non ero Izzy, capace di trasformare ogni confronto sociale in una vittoria. Come la odiavo! –Non volevo costringerti a prendere subito una decisione- continuò Ethan –ora però ti sto costringendo- sospirò e improvvisamente mi sembrò stanco, molto stanco.

M'inumidii le labbra. Ora tutto dipendeva dalla mia risposta. –Io... -

-No, non voglio saperlo... senti, mi dispiace davvero- si alzò e fece per voltarsi.

No, non poteva cavarsela così! Saltai in piedi, mi gettai in avanti e lo afferrai per il braccio. Lui mi guardò sorpreso. –Perché fuggi sempre?- gli chiesi –Perché semplicemente non mi guardi in faccia e non mi dai la possibilità di decidere?-

-Tu puoi decidere-

-No, alla fine decidi sempre tu, hai deciso per anni di non farti avanti, di osservarmi di nascosto, di creare una versione di me che esiste solo nella tua testa, mi hai privata della possibilità di dirti cosa ne penso io- urlai. La mia voce rimbombò nel campus silenzioso.

-Io ti ho scritto, l'ho fatto- si lamentò lui.

-Quando hai voluto tu- ruggii. Stavo tremando, ero furiosa. Possibile che le persone fossero così stupide? Che non capissero che non c'è tempo? –Non hai neppure idea di come avrei voluto una persona come te al mio fianco- gemetti, gli occhi pieni di lacrime –qualcuno che mi capisca per davvero, che non si fermi al mio aspetto fisico- e avrei voluto dirgli molte altre cose. Parlargli della mia malattia, di quanto fosse difficile confidargliela. Forse però era meglio che tra noi finisse... Ethan meritava una ragazza sana.

-Ora hai me- dichiarò.

Scossi la testa e gli lasciai il braccio. –Mi dispiace... ho bisogno di tempo- lo superai. Avevo la tremenda consapevolezza che se non mi fosse importato nulla di lui, beh, semplicemente lo avrei perdonato. Che poi cosa c'era da perdonare? Oh, perché era tutto così confuso quando c'era di mezzo Ethan?

-Sei innamorata, chica- disse la voce di Lauren nel mio orecchio. La ignorai, consapevole che avesse ragione.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Finalmente scopriamo chi è lo scrittore misterioso. Cosa ne pensate? Siete felici di sapere che è Ethan?

A presto

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