29. LA PROVA

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Il sentiero era impervio e decisamente angoscioso. Tra i rami che si allungavano nell'aria come artigli e le urla delle civette, beh, sembrava di essere finiti direttamente in un film horror. Uno di quelli che mette davvero i brividi.

-Non avrai paura?- mi stuzzicò Ethan.

Quando faceva così... oh, era insopportabile! Mi sollevai il lungo abito che ero stata costretta a indossare. Era lungo, azzurro pallido e molto semplice, con le maniche a sbuffo. Un abito da dama medioevale nel complesso. Dovevo ammettere che era molto scomodo e ora comprendevo bene perché non c'erano molte dame guerriere nei regni di Weiress. Avevamo anche dovuto scegliere due nomi per il gioco. La scelta era ricaduta su Fleur e Luver. Nomi non casuali. Ethan, al mio fianco, protettivo fino all'esagerazione –lo so, ero ingiusta con lui, ma ero un po' nervosa – un braccio teso, pronto a prendermi nel caso le mie scarpettine mi avessero tradita, facendomi cadere. Okay, era dolcissimo, ma mi riusciva difficile perdonargli il passo baldanzoso, che la sua armatura leggera gli permetteva.

-No, non ho paura- gli risposi, procedendo lentamente, lo sguardo fisso a terra. In realtà avevo il cuore in gola. La presenza di Ethan m'innervosiva un po'. In senso stranamente positivo.

-Meglio così... io comunque sono disposto ad aiutarti... hai la mappa, vero?-

Sospirai e gliela mostrai, tirandola fuori dalla piccola tracolla che mi era stato permesso di portare. Ethan me la prese di mano e l'aprì. Gli lanciai uno sguardo di sfuggita, approfittando del fatto che lui fosse impegnato a leggerla. Mi piaceva guardarlo senza essere vista, mi permetteva d'indugiare sul suo bellissimo viso. Luver, era esattamente come immaginavo Luver. Il mio cuore fece un balzo e per poco non andai a sbattere contro un albero. Mi tirai un po' di lato e se non fosse stato per l'intervento rapido e provvidenziale di Ethan probabilmente sarei caduta a terra.

-Tutto bene?- chiese il mio cavaliere, un braccio stretto intorno alla mia vita.

-Sì- mi affrettai a mentire –tutto benissimo-

-Ottimo, allora possiamo continuare? Oppure vuoi riposarti?- il suo tono era dolce.

-Possiamo continuare- voltai leggermente la testa, in modo tale da poterlo guardare in viso.

-Allora, possiamo andare-

-Sì- mi staccai da lui e sentii uno strano senso di abbandono. Mi dispiaceva non essere più appoggiata contro il suo petto. Mi sforzai di dissimulare e mi misi a camminare. Ethan mi seguì, sempre vicino a me, sempre pronto a sostenermi in caso di cadute. Ero fortunata ad avere un ragazzo come lui al mio fianco.

-Dovresti dirgli la verità-

La voce di Lauren per poco non mi fece lanciare un grido. Cercai di mantenermi calma, anche se era difficile farlo.

-Devi essere sincera con lui, devi dirgli il tuo problema, lui capirà-

Sì, forse avrebbe capito, ma poi avrei avuto i dubbi. E se mi fosse stato vicino solo per compassione? Non potevo permettermi di avere dubbi, non in quel momento. Forse io non andavo bene con lui, non lo meritavo.

-Aspetta-

Mi bloccai.

-Dobbiamo girare a destra al grande salice- disse Ethan.

Mi guardai intorno, sforzandomi di vedere nonostante il buio. La tenue luce della luna sfiorava le chiome degli alberi. Quando individuai il salice, annuii. –Perfetto- lo precedetti e svoltai a destra. Quasi involontariamente alzai lo sguardo al cielo e fui colpita dal gran numero di stelle. Le fissai, ammutolita. Erano tanto belle quanto indifferenti. Stelle a cui non importava nulla della sorte umana.

Ethan si affrettò a raggiungermi. –Mi chiedo a che genere di prove ci sottoporranno-

Mi strinsi nelle spalle, quindi mi guardai intorno. Potevo parlargli liberamente? Non lo sapevo, ma volevo fare un tentativo. –Lauren non ne parla nel suo diario- dissi solo.

-Ci toccherà scoprirlo-

Proprio in quel momento Ellen comparve dal nulla. Indossava un altro abito, rosso come il sangue. Ci sorrise, crudele. -Dovrete risolvere l'indovinello- disse e lo recitò.

"Lo richiedono gli innamorati, lo invocano i cavalieri, ogni tanto perfino le fanciulle ne hanno bisogno."

Che cosa voleva dire?

-Allora?- chiese Ethan, fissandomi.

-Ehm, ho bisogno di qualche momento per pensarci- sussurrai. Quello era il pensiero ottimista. Avevo bisogno di parecchio tempo.

Qualcosa scricchiolò alle mie spalle. Un ramoscello che era stato calpestato, compresi, con orrore. Mi voltai e vidi due ragazzi mascherati da guerrieri, le spade di legno in mano.

-Ed ecco il duello!- esclamò Ethan, allegramente. Non attese altro, ma estrasse la sua spada e si lanciò in avanti, come un vero cavaliere. Mi ritrovai a pensare ai suoi che si gonfiavano sotto l'armatura leggera. Scossi rapidamente la testa, dovevo pensare all'indovinello.

-Allora?- m'incalzò Ellen.

Lo richiedono gli innamorati, lo invocano i cavaliere, ogni tanto perfino le fanciulle ne hanno bisogno. Cercai di riflettere, la mente che valutava tutte le possibilità il più rapidamente possibile, il cuore che mi batteva all'impazzata, la pelle che mi bruciava come se avessi la febbre. Dietro di me potevo sentire il cozzare delle spade. Ethan ogni tanto grugniva, ma sembrava che riuscisse a tenere a bada i due avversari senza grandi problemi. Per il momento. Non dubitavo che presto ne sarebbe arrivato un terzo.

-Allora?- mi chiese Ellen, un sorriso divertito e crudele sulle belle labbra –Qual è la risposta?-

Perché non mi veniva in mente nulla? Serviva agli innamorati, ai cavalieri, perfino alle fanciulle. Cosa poteva servire a tutti? La fortuna forse? No, non mi convinceva. Perfino le fanciulle. No, non aveva senso dire così, la fortuna serve a tutti. L'amore? No, non avrebbe usato il termine "serviva". E improvvisamente mi resi conto che c'era una cosa che serviva anche a me.

-Il coraggio!- esclamai.

Ci fu un lunghissimo istante di silenzio. Un silenzio che mi oppresse. E se avessi sbagliato? Poi Ellen scoppiò a ridere.

-Sì, esatto, Lady Fleur, Ser Luvier, benvenuti nei regni di Weiress- mi venne incontro e mi abbracciò, un gesto che, sinceramente, non mi aspettavo.

Dietro di me sentii Ethan lanciare un sospiro di sollievo, poi udii delle voci che si congratulavano con lui. Ce l'avevamo fatta. Non ci potevo credere.

-Ora dobbiamo festeggiare!- esclamò Ellen, facendo un passo indietro e cingendomi la vita con un braccio, amichevolmente. Fui avvolta dal suo intenso profumo alla vaniglia. Festeggiare? Io avrei solo voluto rifugiarvi nel mio letto e dormire. Ovviamente il mio parere non aveva importanza. Avevamo vinto... potevo concedermi di essere felice almeno per una sera.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ne pensate della prova appena superata?

A presto!

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