56. MAKE-UP

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-Quindi come vanno le cose tra te ed Ethan?- mi chiese Izzy, il tono provocatorio. Se ne stava seduta sul letto, le gambe incrociate, i capelli biondi sparsi sulle spalle. Stava armeggiando con l'ombretto.

-Non dovrei rivolgerti più la parola, sai?- ribadii, il cuore che mi bruciava nel petto. Era passata appena una settimana dal mio riavvicinamento con Ethan, eppure mi sembrava che fosse passata una vita.  In lontananza potevo sentire la radio accesa. Un astronomo parlava dell'evento dell'anno. Una pioggia di stelle.

-E perché mai?- Izzy sgranò i grandi occhi azzurri, come se fosse solo una bambola ingenua. Mia cugina però era l'esempio dell'antingenuità.

-Lo sai bene, ma cosa ti è venuto in mente di chiudermi insieme a lui?- borbottai, lasciando dondolare una gamba oltre il bordo del divanetto.

Lei fece spallucce. Il nostro rapporto stava diventando più forte, giorno dopo giorno. Avrei dovuto confidarmi con lei riguardo a ciò che avevo sentito dai miei genitori. –Però ha funzionato! Dovevo inventarmi qualcosa, altrimenti tu avresti continuato a fare finta di nulla- sospirò -possibile che non esca?- borbottò, capovolgendo l'ombretto.

-Attenta, rischia di caderti addosso- l'avvertii.

-Ho sostituito il vecchio ombretto con quello nuovo- mi spiegò, ignorando il mio avvertimento.

-Sostituito?- domandai perplessa.

-Sì, il vecchio non mi piaceva, mi faceva bruciare gli occhi-

Il trucco, aveva sostituito il trucco. La gola mi si strinse in una morsa, mentre comprendevo.

-La belladonna era nel trucco!- esclamai. Lauren doveva averlo sostituito! Ecco perché lo aveva usato, perché il nichel non c'era più. Avevo lasciato il trucco in camera mia.

-Cosa?- Izzy mi fissò perplessa.

-Credo di sapere come l'hanno avvelenata!- la voce tremava.

-Come?- chiese Izzy, confusa.

-Il trucco, la belladonna era nel trucco!-

-Sei certa che... - s'interruppe, una strana espressione nello sguardo chiaro.

-Certa di cosa?- lo incalzai.

Izzy però non rispose. Si piegò in avanti, portandosi le mani a livello dello stomaco, quindi cominciò a tossire.

-Non ti senti bene?- mi avvicinai, una sensazione di panico che mi chiudeva la gola.

Mia cugina scosse la testa e mi fece il segno dell'okay con la mano, ma niente andava bene. Non cadde per terra solo perché mi gettai in avanti e la sostenni. La sentii tossire contro di me.

-Adesso ti aiuto a sdraiarti nel letto- mormorai –poi vado a chiamare aiuto- l'ambulanza, dovevo chiamare un'ambulanza. Izzy era incinta, avrebbe potuto rischiare di perdere il bambino.

-No, non chiamare nessuno- protestò lei, mentre l'aiutavo a sdraiarsi nel letto. Le sollevai i cuscini, in modo tale che si potesse appoggiare.

-Tu resta qua, andrà tutto bene- mi voltai e corsi a prendere il mio cellulare. Fu quando abbassai lo sguardo che notai del sangue sulla mia maglietta. M'irrigidii. Era dove Izzy aveva tossito. In quell'istante compresi che nulla sarebbe andato bene.


Era la terza volta che facevo il giro della sala d'aspetto dell'ospedale. Non mi ero mai sentita così nervosa. Pregavo solo che tutto quello stress non mi facesse scoppiare un attacco. Sarebbe stata davvero la fine. Inspirai a fondo e mi costrinsi a fermarmi. Le gambe mi tremavano e la testa mi girava. Avevo lasciato un messaggio ai miei genitori, che certamente erano al lavoro. Avrei dovuto scrivere anche a Ethan, ma non ce la facevo, non lo volevo caricare di problemi.

-La signorina Evans?-

Mi voltai di scatto e incontrai lo sguardo di un giovane medico. –Sì, sono io- mi avvicinai, il cuore in gola –come sta mia cugina?-

-Stazionaria- rispose, i capelli scuri che gli ricadevano sugli occhi.

Soppesai quella parola. Voleva dire che le cose non andavano così male. –E il bambino?- mi costrinsi a chiedere.

La sorpresa passò sulla sguardo del medico e compresi che c'era qualcosa che non andava. –Sua cugina vuole parlare con lei- disse l'uomo.

-Certo- mormorai. Lo seguii, il cuore che martellava nel petto, puntini neri che riempivano il mio campo visivo. Mi piantai le unghie nei palmi delle mani. Non dovevo svenire, non potevo sentirmi male.

Izzy era in una stanza piccola, con due letti e la porta del bagno vicino all'ingresso. Il medico mi fece segno di entrare.

-Non la stanchi troppo- mi raccomandò, prima di allontanarsi lungo il corridoio.

Inspirai a fondo e avanzai, le ginocchia molli. Mia cugina occupava il letto vicino alla finestra, mentre l'altro era vuoto. Mi fermai un attimo a guardarla. Era sdraiata, i capelli sparsi sul cuscino, il viso pallidissimo. Il camicione bianco dell'ospedale faceva uno strano effetto su di lei. Aveva una flebo attaccata al braccio. Osservai le goccioline che scendevano lentamente.

-Victoria- mi chiamò mia cugina, la voce bassa, flebile.

Avanzai, mettendomi sulle labbra un sorriso finto. –Ehi, Izzy- esordii, avvicinandomi. Presi una sedia bianca, di plastica, e l'avvicinai al suo letto, quindi mi sedetti sopra. –Mi hai fatto spaventare, sai?-

Lei si sforzò di sorridere. Era stanca, molto stanca. Mi resi conto solo in quel momento di quanto fosse dimagrita. Il cuore mi si strinse in una morsa. Izzy mosse la mano. Io la presi e la strinsi, cercando di controllare la mia agitazione. Non dovevo farle capire che ero nervosa. Per quanto però m'impegnassi le dita mi tremavano. –Come ti senti?- le chiesi.

-Diciamo che sono stata meglio-

-Vedrai che migliorerai- le risposi, ma non ci credevo, perché cominciavo a capire.

-No, non migliorerò... sono malata, Victoria, molto malata-

Un brivido mi percorse la schiena. –Non sei mai stata incinta-

Lei scosse la testa. –No, non sono mai stata incinta- mi strinse la mano -i medici non sanno esattamente cosa sia.. pensano che tutto sia iniziato con un avvelenamento... ma io non saprei come possa essere successo- fece una smorfia che deformò il suo bellissimo viso.

Veleno, come Lauren. La mia anima barcollò.

-Eri tu la ragazza di cui parlavano i miei- sussurrai, mentre tutto diventava chiaro e io comprendevo la verità. Non sarei morta. Non a breve perlomeno. Provai uno strano senso di sollievo, mischiato alla disperazione. Io mi sarei salvata, ma Izzy no.

-Ehi, non disperarti così, mi resta ancora un po' di tempo... chissà, sto prendendo dei farmaci, le cose potrebbero andare per il meglio- sollevò gli angoli della bocca in un sorriso.

-Sì, assolutamente sì- esclamai. Volevo crederci. No, dovevo crederci.

-Non capisco però cosa sia successo, come sia venuta a contatto con delle sostanze velenose- sussurrò debolmente.

Lei non capivo, io però iniziavo a comprendere. E la cosa mi trasmetteva una paura strisciante.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

La verità sta finalmente venendo alla luce.

A presto

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