8. IN PASTICCERIA

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Ci sedemmo al tavolino in fondo al locale, quello più lontano dalla vetrata. Indossavo un abito a maniche lunghe, un paio di guanti con i brillantini, un cappello a tesa larga, gli occhiali da sole e un foulard che mi copriva parte del viso. Okay, ero completamente coperta. Sospirai. Mi ritrovai a pensare, mentre mi lasciavo cadere davanti a mia cugina e al suo ragazzo, di quando andavo in quella pasticceria con Lauren. Il nostro posto era il tavolino sul soppalco, quello con i divanetti, dal quale potevamo osservare tutta la pasticceria, compreso il barista carino con il tatuaggio a forma di serpente sul polso. Lauren ne era perdutamente innamorata. La mia cara Lauren.

-Allora, Victoria, che ne dici di ordinare?- mi chiese Michael, la voce allegra, lo sguardo attento. Mi scrutava, come se temesse che stessi per dare di matto.

-Certo- risposi, sforzandomi di sorridere. Un sorriso aiuta sempre.

Michael mi porse il menù che io presi, le mie unghie che graffiavano la carta plastificata. Sapevo già cos'avrei scelto. La cioccolata calda al latte con la panna. La bevanda che prendevamo sempre io e Lauren. Quando comunicai la mia scelta, Izzy arricciò il nasino perfetto.

-Sai quante calorie?- mi chiese.

-Troppe per una cheerleader... mi dispiace che tu non possa berla-

Lo sguardo di Izzy brillò d'odio. Io le sorrisi. Se vuoi far arrabbiare qualcuno devi sorridere. Nulla provoca più di un semplice sorriso. -Io odio la cioccolata- mentì Izzy -Micky, tesoro, per me una bella tisana- si alzò, muovendo il bacino, come se si preparasse per fare uno dei suoi indecenti balletti -vado in bagno- sfiorò la spalla del fidanzato con la punta delle dita, quindi si allontanò.

L'osservai procedere con la sua falcata elegante. Era alta, snella, con un corpo perfetto. Sentii una fitta allo stomaco. Ahimè, quella era veramente un'ape regina.

-Non credi che sia molto bella?- chiese Michael, lo sguardo posato su mia cugina, che proprio in quel momento scomparve dietro la porta bianca del bagno. Uno sguardo sognante.

-L'amore fa dire molte cose-

Michael rise. Beh, almeno aveva il senso dell'umorismo, a differenza di mia cugina. -Izzy non è solo una cattiva ragazza- mi spiegò con pazienza.

-Con me la è-

-Ti vuole bene, ma non lo dimostra-

No, non solo non lo dimostrava, ma dava proprio l'impressione che mi odiasse. Non gli risposi. Discutere con un uomo innamorato non è solo inutile, è anche dannoso.

-Vado a ordinare- decise, alzandosi in piedi –allora, per te una cioccolata calda con la panna?-

-Al latte- gli ricordai.

Michael annuì. –Giusto, giusto... non ho mai avuto molto memoria... il professor Brak te lo potrebbe confermare, la storia era la mia disperazione- si allontanò.

-Aspetta-

-Dimmi- si voltò.

-Potrei avere anche un paio di chantilly? Qui li fanno molto buoni- mormorai timidamente.

Michael sorrise, incoraggiante –Certamente- strizzò l'occhio complice, quindi andò fino al banco del bar.

Cercai di rilassarmi e mi appoggiai allo schienale della sedia. Dovevo solo stare tranquilla, dovevo rilassarmi. Mi abbassai il foulard e mi tolsi gli occhiali da sole. E fu in quel momento che percepii qualcosa con la coda dell'occhio. Un ragazzo dai capelli castani che mi stava fissando dall'altro lato del locale. M'irrigidii e ripensai alla lettera che avevo ricevuto. Il giovanotto abbassò lo sguardo non appena si rese conto che lo avevo visto. Avevo il suo nome sulla punta della lingua... John, certo! Ne avevamo parlato giusto prima di andare alla pasticceria! Il ragazzo con quella cotta misteriosa. Il cuore aumentò di colpo i battiti. E se fosse stato davvero lui? Mi sentii avvampare. In quel momento Michael tornò al suo posto.

-Ordinato, speriamo che facciano presto, ho sentito che qui fanno un ginseng buonissimo e... -

-Il ragazzo seduto ai tavolini in fondo- lo interruppi.

Michael si fermò e fece subito la cosa sbagliata: si mise a fissare John, come se stessimo parlando di lui.

-Non guardarlo- mi affrettai a dirli, imbarazzatissima.

-Perché non dovrei guardarlo? Lo conosco- alzò un braccio e cominciò a urlare –John! Ehi, John, unisciti a noi-

Imbarazzante, molto imbarazzante. Avevo quasi voglia di nascondermi sotto il tavolino. Un attimo dopo John prese posto accanto a me.

-Ciao- mi salutò con un mezzo sorriso.

-Ehm, ciao- dissi, la voce troppo stridula. Figuraccia, un'altra figuraccia, avrei solo voluto alzarmi e correre via.

-John, come procedono le letture?- chiese Michael –Sai che anche a Victoria piace leggere?-

Okay, ora volevo solo scomparire. Mi sforzai di mantenere la calma. Michael voleva solo aiutarmi.

In quel momento, tanto per peggiorare le cose, la porta del bagno si aprì e comparve Izzy che lanciò subito uno sguardo furioso al nostro tavolo. Evidentemente la presenza di John non le era gradita. Si avvicinò, una smorfia sulle labbra e fui felice che non fossi solo io a disagio.

-Sto giusto leggendo un thriller- rispose John.

-Che bello- borbottò Izzy, sarcastica, sedendosi al proprio posto.

-Di cosa tratta?- chiesi. Avevo bisogno di un indizio. Dovevo capire.

John si mise così a raccontare la trama del thriller. Quando il barista con il tatuaggio sul polso arrivò e ci portò ciò  che avevamo ordinato, lui era ancora intento a raccontare. Izzy era addirittura furiosa. Beh, almeno un obiettivo lo avevo raggiunto.

-Che ne pensi della teoria del mondo olografico?- chiesi quando ebbe finito, il cuore in gola. Dovevo sapere.

-Mondo olografico?- chiese, l'espressione indecifrabile -Certo, è interessante- e cominciò ad parlarne.

Era quindi lui? Che sapesse cosa fosse non voleva dire nulla. Oppure sì? La realtà era che volevo che fosse Ethan il mio corteggiatore misterioso. Sarebbe stato come essere la protagonista di un romanzo rosa. Restai così ad ascoltare quelle parole senza realmente sentirle.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa pensate di John?

A presto

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