CAPITOLO SPECIALE: NELLE LUMINOSE NOTTI D'ORIENTE

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Dieci anni, sei mesi, due giorni dalla prima volta in cui ti ho vista

Koi no yokan!

Ho deciso d'iniziare così questa lettera, non con il solito "carissima" o "amore mio" troppo banale per due come noi.

È un termine giapponese. Si riferisce a quando incontri qualcuno e sai che sei destinato ad innamorarti di quella persona. Beh, è una parola che collego sempre a te, al nostro strano legame.

Non ti citerò la leggenda del filo rosso che unisce il cuore di coloro che sono predestinati. Prima di tutto perché tu la conosci e poi perché te la saprebbe raccontare praticamente chiunque. Eviterò anche la storia di Platone, delle due metà che continuano a cercarsi. No, voglio parlarti di qualcosa che forse non conosci.

L'entanglement quantistico. Si tratta di un processo della fisica quantistica per cui due particelle sono indissolubilmente legate, per quanto lontane possano essere. Se una delle due viene modificata l'altra subisce la stessa sorte, fosse anche dall'altra parte dell'universo. Ecco, questo mi fa pensare a te, a noi due. Sono certo che se uno di noi subisse una qualsiasi modifica anche l'altro cambierebbe. Tu non puoi sapere quanto forte sia questo legame. Sono perfino certo che sorriderai quando leggerai queste parole. Sosterrai che sono un inguaribile sognatore. Non importa. Credo che in fondo l'entanglement sia simile a quel concetto vecchio come il mondo e di cui ancora si parla. Le anime gemelle. Sono sicuro che tu non ci abbia mai creduto. Mi sembra di sentirti. Quale sono le possibilità di trovarla? Una su più di sette miliardi, calcolando il numero delle persone che popolano il mondo. Ammesso che sia viva, che non abbia vissuto cinquecento anni fa, o che non debba nascere tra duecento. E poi bisogna sempre considerare che sia single, che l'età sia appropriata e tener conto di un numero infinito di variabili. Io non crederei nelle anime gemelle se non esistessi tu. Sono certo che il nostro caso sia unico. Tu sei unica.

Ti ho mai detto della colomba che si è posata sul davanzale della mia finestra due anni fa, il giorno di San Valentino? Sono certo di no. So che è successo lo stesso anche a te, l'ho visto sui social. Avrei voluto commentare il tuo post, avrei voluto scriverti: "Ehi, lo sai che è successo anche a me?". Non ne ho avuto il coraggio. Sono certo che facciamo perfino gli stessi sogni e che se un giorno, che spero non verrà mai, tu scomparissi io sparirei con te, come neve al sole.

Ora posso dirtelo -ti dirò tutto, questa sarà una confessione- ho scoperto le storie che pubblichi su Internet. Attendo con il cuore in gola ogni tuo aggiornamento, mi hanno permesso di conoscerti come nessuno al mondo. Le tue gioie, i tuoi dolori, le tue speranze, le tue paure. Ultimamente però scrivi meno. Il tuo malessere si sta riflettendo perfino sulla scrittura.

Sogni ancora Le mille e una notte? Luoghi lontani e incantati, magiche notti e deserti dalla sabbia rosa? Immaginavi amori consumati sotto il cielo stellato d'Oriente. Vorresti ancora andarci? Desideri ancora quei luoghi usciti da una fiaba? Muoio dal desiderio di saperlo.

Mi capita spesso di pensare a noi. Alla volta in cui sei scivolata e ti sei storta la caviglia. La stringevi con forza tra le mani, le lacrime che ti rigavano le guance. Eri furiosa perché non volevi che ti vedessi ferita e debole. Non ti ho mai detto che in quel momento ti ho amata più che mai. Tu non sei fragile, non la sei mai stata. Ti ho portata fino a casa in braccio, tenendoti stretta a me, come se fossi stata una bambina piccola da proteggere.

A quando insistevi per ballare, solo noi due sulla spiaggia. I raggi del sole che t'illuminavano i capelli scuri, disegnando dei riflessi dorati. Sì, ho notato che alla luce i tuoi capelli sono più chiari.

Alle lunghe partite di scacchi, che tu amavi alla follia. Ti lamentavi perché ti facevo vincere. Io mentivo dicendo che non era vero, che non perdevo di proposito. Forse non era una vera bugia, il tuo sorriso felice era per me la vittoria più grande.

Ai libri che leggevamo insieme. Tu che parlavi dei protagonisti, gli occhi brillanti di passione. Tu riesci a mettere la passione ovunque. Ora te lo posso confessare. Gli odiavo tutti quelli di cui t'innamoravi, anche se erano fatti solo di carta, parole e inchiostro. Avrei voluto essere al loro posto.

Ai mostri dei tuoi incubi. Te li ricordi? E io che ti stavo accanto, sussurrandoti che li avrei fatti a pezzi se fossero venuti a prenderti. E tu che mi rispondevi che certamente dovevamo aver vissuto insieme ai tempi delle fiabe, dove io ero il tuo cavaliere e tu la mia principessa. Non ne dubito.

Sono convinto che l'aspetto che debba avere una principessa sia il tuo. I riccioli scuri sulle tue spalle, il tuo corpo esile, quel sorriso sulle labbra rosse, quello sguardo brillante di dolcezza. Sei sempre stata in disparte, non volevi la luce dei riflettori su di te. Io ti studiavo con attenzione, alla ricerca di una crepa dietro la tua perfezione. Mi dicevo che non potevi essere davvero così perfetta. Me ne vergogno ora, ma se avessi trovato una crepa, beh, avrei potuto pensare che fossi umana come tutti e che un tuo rifiuto non mi avrebbe fatto male. Avrei avuto il coraggio di prenderti tra le braccia e dirti tutto. Sto ancora cercando quella crepa, sai? Non penso che la troverò. Certo, ho visto le ombre, ma non fanno altro che rendere più abbagliante la tua luce. So della tua passione per i teschi, del modo in cui giochi con i capelli quando sei nervosa, so perfino che sei follemente innamorata di Dorian Gray da quando avevi dodici anni.

Ricordo il nostro primo bacio. Eravamo sotto il Cercis siliquastrum -ammetto che ho dovuto cercare il nome su Internet, tu lo avresti certamente saputo- l'albero dell'amore, dicono in Spagna. L'aria profumava di primavera. L'albero era in fiore, brillava di un rosa intenso, il tuo colore preferito. A quel punto io ti ho raccontato quella sciocca storia, quella secondo la quale chi si bacia sotto quell'albero è destinato ad amarsi per sempre. Era una scusa, volevo baciarti più di qualsiasi cosa al mondo, ma ahimè, misero codardo, non ne avevo il coraggio. Comunque la leggenda è vera, non ti ho mentito al riguardo. Tu mi hai risposto sostenendo che esiste anche l'albero della morte. La mia piccola fanciulla dall'animo gotico! Non ho mai conosciuto nessuno che riesca ad unire luce e ombra come ci riesci tu. E poi mi hai chiesto se ricordavo quando da ragazzini giocavamo a fare la lotta. Beh, ora con te vorrei giocare a fare ben altro. Io ti ho assecondata, ti assecondo sempre. Potresti sostenere che gli asini volano e io ti direi che ne ho visto uno passare proprio un attimo fa. Sono sciocco e ridicolo, ma diciamo la verità, non lo sono tutti gli innamorati? E poi non c'è nulla di più sciocco che scrivere lettere d'amore. Non voglio pensarci ora. Tornando a quel giorno abbiamo iniziato a giocare alla lotta. Ora penso che così tu mi stessi dando il modo di baciarti. Sei sempre stata così intuitiva, mi hai sempre compreso. Beh, ti ho baciata. Un delicato bacio a stampo, poi mi sono spinto indietro e ti ho guardata. Volevo vedere la tua reazione, volevo essere certo che mi ricambiassi. E tu hai riso e mi hai fatto l'occhiolino.

-Tutto qua?- mi hai chiesto -Nei romanzi i baci sono decisamente più passionali-

E io ho riso con te e ti ho baciata nuovamente, questa volta ti ho baciata veramente.

Ricordi quando osservavamo le stelle? Erano così belle e grandi. Mi viene in mente una sera in particolare. C'era appena stato un temporale e l'erba era bagnata, mentre il profumo della pioggia riempiva l'aria, ma tu hai voluto comunque guardare il cielo.

-Non vedrai nulla- ti ho detto -rischierai solo di prendere freddo-

Tu ti sei stretta nelle spalle, deliziosa caparbia, mio solo amore. -Non importa- e avevi ragione tu, come sempre.

Hai visto quella stella cadere. Brillava così tanto che era impossibile non vederla mentre graffiava il cielo scuro. Era magnifica ed elegante come te.

-Vorrei credere che fosse davvero una stella che sta cadendo e non una meteora- hai detto, la testa posata sulla mia spalla -così potrei chiederti di andare a prenderla, sarebbe bello averne una, non credi?-

Io ho riso e abbiamo cercato la nostra stella tra le mille che ancora si trovavano nel cielo.

Non volevi più rientrare. Alla fine hai immaginato che la gocce di rugiada che ricoprivano l'erba fossero in realtà i cocci delle stelle cadute.

-Attento a non tagliarti!- mi hai detto, la voce leggermente roca per le troppe risate.

Io ti ho presa in braccio. -Così non ti farai male- ti ho risposto.

E quel pomeriggio in cui abbiamo giocato nella neve? Ti sei bagnata tutta, ma non volevi smettere. Ridevi come una bambina, i capelli mossi dal vento, i fiocchi di neve che ti baciavano il viso. E poi siamo rotolati sul prato innevato.

-Adoro ogni momento passato con te- mi hai detto, prima di baciarmi.

Quando chiudo gli occhi sento i tuoi baci. Teneri, appassionati, folli. Non ho mai incontrato nessuna capace di essere tutto come sei tu.

Ripenso a quella sera d'estate, entrambi diciottenni, quando ti ho stretta con forza, il calore del tuo corpo che premeva contro il mio. Eravamo nel giardino di casa mia, l'erba che ci accarezzava. Ricordo il tuo seno piccolo e sodo sotto la mia mano, la sensazione della seta sotto le mie dita, i tuoi leggeri gemiti che mi facevano impazzire, il delicato profumo dei tuoi capelli, shampoo al cocco, se non erro. L'abito ti è scivolato lungo il corpo e io ti ho vista in tutta la tua nuda bellezza. Ricordo il tuo viso arrossato, lo sguardo brillante di desiderio, le tue mani che giocavano con i miei capelli. La luna creava disegni onirici sulla tua pelle perlacea. Una creatura fatta per l'amore. Ero felice di tenerti tra le braccia.

È colpa mia se le cose non sono andate come avrebbero dovuto. Ho distrutto la nostra felicità come avrei potuto distruggere un vaso di cristallo.

Non sono mai riuscito a dirti queste cose. Per molta gente è facile esprimere i propri sentimenti, io ho difficoltà anche solo a scriverti quelle due parole che, sono certo, avrei dovuto dirti da anni. La verità è che sono certo che quando le dirò tutto esploderà come una bolla di sapone. Perfino ora che ti scrivo, le parole che vorrei veramente dirti non raggiungono la carta. Mi sento solo un folle buffone che non riesce a recitare il proprio ruolo d'innamorato. Non sono un eroe, sono solo un codardo.

Ti penso. La mattina quando mi sveglio, quando scendo dal letto, quando faccio la colazione... sì, ti penso praticamente sempre. Ti prego di non darmi dello sciocco per questo.

Non ti cerco mai. Dovrei farlo, ma non ci riesco, forse ti desidero troppo. Ti attendo ogni notte ai confini dei sogni. Ultimamente non arrivi più.

Tu non ci crederai, ma ti ho riconosciuta sul tuo nuovo profilo Instagram. Non si vede mai il tuo viso, hai cambiato nome, ma so che sei tu. Ti riconoscerei perfino in mezzo a più di sette miliardi di persone, perfino se trascorressero mille anni senza rivedere il tuo volto. Lo so che ora sei triste, conosco il tuo dolore come conosco il mio. Sei certa di essere diversa, di essere sbagliata, di essere sola al mondo. Non la sei, non la sarai mai. Questo è uno dei motivi per cui ho deciso di scriverti, per fartelo sapere. So che stai male. L'ho capito prima di chiunque altro. In giro dicono che sei impazzita. Io non ci credo.

Sai, ieri sera è successa una cosa. Ti ho vista durante una festa. Mi sono subito convinto che fossi tu, la schiena dritta, il portamento elegante, l'abito bianco di taffetà che ti cingeva la vita come un amante, quei fermagli rossi intrecciati nei tuoi capelli scuri. Eri tu. Ho sceso le scale, il cuore in gola, pensando a cos'avrei dovuto dirti. Mi sono avvicinato, dando gomitate ai presenti. Ero terrorizzato dall'idea che tu scomparissi per sempre. E poi finalmente sono stato a un passo da te. Ti ho chiamata e ho posato una mano sulla tua spalla. Tu ti sei girata... ma non eri tu. Non avrei potuto sbagliarmi. I suoi occhi non brillavano come i tuoi. Era solo una di quelle persone che popolano il mondo, avrebbe potuto perfino essere uno spettro. Non eri tu, questa è la sola cosa che aveva importanza.

Lo so che tu non puoi ricordare. Ti prego di non prendermi per pazzo, per averti raccontato una storia d'amore che non è mai esistita davvero. Non so, forse è successo tutto nella mia mente. Oppure sono episodi di una vita precedente. Mi piace pensarlo. Sarebbe bello se le nostre anime si fossero già incontrate e amate. Ho visto quella tua bellissima fotografia in cui sei di spalle e fissi il mare. Mi sembra che manchi qualcosa. Dovrei esserci io al tuo fianco, a stringerti e togliere quel velo di malinconia che ti avvolge, a dirti che non sei sbagliata.

L'amore eterno è per definizione impossibile. Si ama in eterno solo ciò che non si può avere. Me lo sono ripetuto per anni. Questa è la giustificazione che ho sempre usato per non farmi avanti.

Mi chiedo se tu abbia qualche volta notato la mia presenza. Il ragazzo che ti fissava alle feste, oppure durante una passeggiata al parco. Non so. Eri sempre persa nei tuoi pensieri. I tuoi meravigliosi pensieri. Magari hai pensato che ero inquietante, non potrei darti torto. Una volta mi sono avvicinato così tanto che avrei potuto sfiorarti. Era la vigilia di Natale, sai? Io ero l'imbranato che in libreria per poco non faceva cadere tutti i libri. La tua amica ha riso della mia goffaggine -ti giuro, normalmente non sono così goffo- tu no. Mi hai sorriso e io tengo sempre con me quel sorriso. Una volta ci siamo anche parlati. Era a una festa. Tu indossavi quel meraviglioso abito rosa. Sembravi a disagio, proprio come me. Mi hai urtato per sbaglio e ti sei scusata, io ti ho detto che non importava e che eri bellissima. Mi avrai preso per folle! Non ti conoscevo e ti dicevo una cosa simile. Vorrei averti detto di più. Spero che tu vorrai dirmi di più. Ti porgo la mano, tu prendila.

Ti porterò con me sulle ali della fantasia in tutti i luoghi del mondo e dell'immaginazione. Danzeremo nelle luminose notti d'Oriente, il vento che ti scompiglierà i lunghi capelli, l'abito frusciante nel silenzio. Sarai la mia Shahrazad. Ti condurrò lungo le strade di Parigi, avvolti dal suono delle canzoni. Andremo fino in capo al mondo. Se me lo chiederai ti porterò addirittura sulla luna. Se vorrai salirò fino sull'Olimpo e prenderò quel burlone di Cupido che non mi ha saputo dare il coraggio di dichiararmi prima. Gli strapperò una piuma per volta, se me lo chiederai. So però che tu non lo farai, sei troppo buona.

Spero che risponderai a queste parole. Sarebbe bello sapere cosa ne pensi, mi piacerebbe perfino ridere insieme di quello che ti ho scritto.

Allego a questa lettera della polvere di stelle -ho trovato quella stella caduta e l'ho fatta a pezzi per te- nella speranza che renda lieti i tuoi sogni. Vorrei mandarti anche il mio cuore, ma tu ce l'hai già, sebbene non lo sappia. Trattalo con cura, ti ama così tanto. Ecco, finalmente le ho scritte quelle due parole. Ti ama. Sostituisci l'ultima a con una o. Ti amo.

Il tuo sciocco innamorato

P.S.: Ti aspetto nelle luminose notti d'Oriente, dove potremo amarci senza paura.    

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Vi lascio il link del video dedicato a questa lettera :)

https://www.youtube.com/watch?v=Vp_16WA_130

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