11. When I lost my virginity

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R U Mine?; Arctic Monkeys.

La grigliata programmata da Joy era una noia mortale, e Victor la pensava come me.

Poiché suo fratello era ormai un sottomesso, ci aveva intimato di non portare droghe, neanche una misera canna, e di non bere esageratamente.

Quindi, io e il gemello Williams che più preferivo, ci eravamo ritrovati con una birra ghiacciata in mano che mai ci avrebbe fatti divertire a modo nostro.

Per far sì di non creare casini, Cindy e le sue amiche non erano state invitate. La mia fornitrice di coca non c'era e io sentivo la sua mancanza, anche per scopare.

Le amiche di Joy non erano poi così carine e, come se non bastasse, erano tutte bionde. Quindi, nonostante ci avessero provato un paio di volte, avevo avuto la tentazione di baciare Victor e fingere di essere gay, pur di avere un po' di pace.

Da quando avevo lasciato che Blue entrasse nella macchina di quel coglione di George Sullivan, sentivo uno strano bruciore allo stomaco, che mi aveva portato a mangiare poco o niente.

Mi sentivo un totale stronzo. Victor era seduto vicino a me, annoiato a sua volta, e io non gli stavo dicendo che Sullivan voleva scoparsi sua sorella.

Ero stato incluso nella loro squadra, adibita a proteggere Blue da tutti i mali; e, poco prima, l'avevo mollata con quello.

Giusto quello mattina avevo avevo assicurato a Victor che George fosse gay, ma mi ero sbagliato. Ma al primo passo falso, ce lo avrei fatto diventare. A mia discolpa, Sullivan sembrava davvero gay e, soprattutto, uno senza palle: dove aveva trovato il coraggio di chiedere a Blue di uscire sapendo che Victor poteva diventare un pazzo e ucciderlo?

Non mi importava se Blue voleva infrangere le regole per la prima volta nella sua vita, io sarei stato un cane da guardia, come promesso.

Avrei sbranato George Sullivan, l'avrei fatto a pezzi. Per Victor. Per Vincent.

Sentii il viso accaldato, così mi decisi ad afferrare le mie sigarette, dalle quali ero rimasto lontano per tutta la sera.

Sentivo le dita tremanti per la loro mancanza.

Odiavo essere diventato dipendente dalla nicotina, ma al contempo lo amavo: avrei espiato tutte le mie colpe morendo in fretta.

Verso le nove e mezza, Victor mi abbandonò, interessato alla cugina di Joy, una ragazza bionda con due occhioni da cerbiatta, la cui amica, bionda a sua volta, mi si era seduta in braccio prima di venire scacciata malamente.

Pensai che Joy l'avrebbe ucciso, ma la verità era che Victor non si faceva le ragazze che volevano una cosa seria.

Io ero molto più stronzo. Mentre lui si assicurava che le ragazze fossero consapevoli del fatto che non voleva nulla di serio, io non mi sprecavo: me le scopavo e basta e, se volevo rifarlo, lo facevo. Non premettevo che non volevo relazioni e, più volte, mi era toccato scappare mentre loro mi tiravano oggetti addosso poiché le avevo usate.

L'esempio lampante era Cindy, con cui ero stato un bel po' di volte dal mio arrivo. Nonostante ciò, non aveva l'esclusiva, ma non sembrava essersela presa troppo.

Ero fatto così. Da anni.

Quando ero in viaggio con i miei genitori, un bel giorno si decisero a lasciarmi più libertà e da lì iniziò la mia vita da amante del sesso, a tratti forse un po' dipendente, con ragazze spesso squallide a cui non importava il dove e il come, ma solo che le scopassi.

2 anni prima
«Stai attento tesoro!» gridò mia mamma, dall'altra parte della strada. Sollevai gli occhi al cielo divertito e le mandai un bacio volante, mentre lei afferrò mio padre per il braccio e lo trascinò nella direzione opposta alla mia.

Amavo la mamma.

Era in assoluto la mia persona preferita al mondo che aveva capito che avevo bisogno di spazio, di momenti in solitudine.

Per questo motivo era riuscita a convincere papà a lasciarmi girovagare un po' da solo: «È solo un ragazzo... ha bisogno di svagarsi.»

Così, quella era la mia terza gita in solitudine, senza meta.

Ma poco dopo aver lasciato i miei genitori, mi imbattei in un bar dove la musica rimbombava e si sentiva fino in fondo alla strada.

Mi guardai intorno, come per assicurarmi di non essere visto da nessuno, ed entrai di soppiatto.

All'interno il rumore era ancor più assordante, mischiato alle urla e alle risate dei clienti, che bevevano come se non ci fosse un domani.

Decisi di sedermi al bancone, dove la barista mi guardò senza troppo interesse. «Cosa ti faccio?» chiese.

Andai nel panico, visto che non ero affatto un esperto di drink, «Una birra» risposi al volo. Lei, senza porre ulteriori domande, mi posò il boccale davanti dopo qualche secondo. Niente documenti.

Bevvi tutto d'un sorso, nonostante la birra non mi piacesse molto.

«Questo lo offre la casa» ammiccò, posandomi davanti un bicchiere ricolmo di liquido arancione che, non appena toccò la mia lingua, si rivelò essere dolce e invitante, quasi quanto le labbra della barista che mi restò davanti in attesa di un giudizio.

I miei occhi scivolarono languidi lungo la sua scollatura, messa in evidenza dalla maglietta bianca che lasciava intravedere il pizzo nero del suo reggiseno.

Mi sorrise e, nell'allontanarsi per servire un altro cliente, mi diede le spalle, permettendomi una vista completa del suo fondoschiena, messo in evidenza da una gonna di jeans a vita bassa che risultava troppo, troppo corta. I miei ormoni impazzirono.

Reclinai il capo per osservare meglio la sua vita stretta e i lunghi capelli biondo che le scivolavano lungo le spalle; quando tornò da me, per chiedermi cosa ne pensavo del suo drink, i suoi occhi blu come il mare mi tagliarono come due lame.

Sentii l'adrenalina ribollirmi nel sangue. Ero sì ubriaco, ma anche estremamente eccitato.

Nessuno dei due disse una parola. Fui io ad agire: mi allungai verso di lei, la afferrai per la nuca e incollai le nostre labbra.

Non protestò affatto, anzi, ricambiò quello che era il mio secondo bacio nella vita.

Ero un ragazzino sfigato, ma lei non sembrò accorgersene.

Si guardò intorno, dopo essersi staccata da me, e fece cenno alla sua collega, che annuì solamente.

Mi prese per mano e mi indicò di seguirla, così finii nel magazzino del locale. Non sapevo veramente cosa volesse fare... forse parlare un po'?

Era buio e silenzioso, la musica giungeva ovattata; era ricolmo di scatoloni e c'era solo un divano polveroso.

«Come ti piace farlo?» chiese, indietreggiando contro uno scaffale. Annaspai leggermente.

Voleva fare sesso? Non sapevo neanche come si facesse. Guardavo qualche porno di tanto in tanto durante la notte, ma non ero certo un esperto.

«Dobbiamo fare in fretta, prima che il mio capo mi scopra» ridacchiò.

Frugò nella tasca della gonna ed estrasse un preservativo, «A te come piace?» chiesi, cercando di non fare la totale figura dell'idiota mentre mi avvicinavo a lei.

Si mordicchiò il labbro e io sentii i pantaloni stringersi.

Mi dava una strana sensazione di familiarità.

Si voltò e mi diede le spalle, chinandosi quanto bastava per mostrarmi che non indossava le mutandine. Quasi impazzii.

Con un sorriso malizioso, mi guardò da dietro le spalle, «Che c'è? Sei vergine?» Scossi la testa guardandola meglio. La prima bugia di una lunga serie detta a una donna.

«Quanti anni hai?» le chiesi, «Non sono minorenne, tranquillo.» Poiché non le rispondevo, aggiunse: «Ventiquattro.»

Mi trattenni dallo spalancare la bocca: ovviamente, era molto più grande di me. Non mi chiese la mie età e gliene fui grato, ma credo che pensasse che fossi abbastanza maturo, visto che mi aveva servito da bere poco prima.

Decisi che c'erano due opzioni: o me ne tornavo dai miei genitori con la coda tra le gambe, o perdevo la verginità con una ragazza meravigliosa.

Scelsi la seconda. Lei era lì, davanti a me, piegata e pronta e non aspettava altro.

Mi sentii in colpa per averla baciata e il tutto aumentò non appena slacciai i jeans e premetti la mia erezione contro il suo centro caldo.

Sapevo che non dovevo venire in fretta, perché altrimenti lei avrebbe scoperto che era la mia prima volta.

Aprì il preservativo e me lo diede.

Niente preliminari. Tutto rapido e indolore.

Presi un respiro profondo prima di metterlo: la pratica era ben diversa dalla teoria, ma sembrai riuscir bene nell'impresa e, pochi istanti dopo, fui dentro di lei.

Era una strana sensazione, che mi piacque fin troppo. «Perché stai fermo?» chiese. Mi guardai intorno e provai a pensare a tutti quei video che avevo guardato che, forse mi sarebbero tornati utili.

Sapevo che il sesso nella vita reale era diverso da quello nei porno, ma non avevo tempo di spiegarle che ero vergine e inesperto. La afferrai per i capelli e spinsi più forte dentro di lei, che inarcò la schiena e mugolò di piacere.

Furono cinque minuti straordinari, in cui io pensavo a cose disgustose per non finire subito.

Poi la porta si aprì. «Eve, devi muoverti il capo sta per tornare» disse una voce femminile.

Eve mi fece cenno di continuare e, senza premurarsi di non farsi sentire disse: «Tara, aggiungiti anche tu» ridacchiò.

Spalancai la bocca scioccato, rallentando. Potevo fingere con una ragazza, di certo non con due. Tara rispose con un insulto e richiuse la porta dietro di sé, lasciandoci di nuovo soli.

Eve mi afferrò la mano e se la portò sul clitoride, facendomi capire come e cosa le piaceva. Qualche minuto dopo si stringeva intorno a me, gridando in preda all'orgasmo. Smisi di pensare al resto e diedi un'ultima spinta, che mi portò a riversarmi dentro il preservativo.

La ragazza si rimise dritta, sistemando gonna e capelli e sorridendomi. «Dovremmo rivederci» disse, «Sì, magari» risposi.

Sapevo che non sarebbe successo, ma non potevo di certo dirle che ero un ragazzino con i suoi genitori. Non avrei raccontato la mia vita a una sconosciuta a cui, per la cronaca, non sembrava interessare.

«Devo tornare di là, ma se vuoi ti mando Tara» rise leggermente. Scossi il capo, «Devo andare.»

La testa mi girava leggermente; la seguii dentro il locale, dove lei si premurò di smaltire il preservativo.

Si rimise a lavorare. Aspettai qualche secondo che mi dicesse qualcosa, che mi salutasse. Ma non lo fece.

Mi nascosi in un angolo e, un quarto d'ora dopo, lei sparì oltre quella porta con un altro ragazzo alle calcagna.

Presente
Mi ero scopato Eve perché, lo ammetto, somigliava tantissimo a Blue. Non perché fantasticassi su di lei in quel senso, ma perché perdere la verginità quella sera, con una persona così familiare, mi rassicurò, nonostante mi trovassi in un posto squallido con una ragazza altrettanto squallida.

Somigliava sì a Blue, ma sapevo che quest'ultima non avrebbe mai indossato una gonna senza mutandine e non si sarebbe scopata più di un ragazzo in una sera... non l'avrebbe fatto neanche con uno.

Blue era una puritana, che mai si sarebbe permessa di essere così spudorata.

Pensandola, venni assalito dalla rabbia: lei era con George Sullivan e lui avrebbe potuto portarle via una cosa importante, che quell'idiota di certo non meritava.

Mi alzai di scatto sulla sedia; «Dove vai?» mi chiese Victor, con la cugina di Joy seduta sulle ginocchia che ridacchiava ad ogni sua battuta tremenda.

«Ho voglia di scopare e Cindy mi ha chiesto di andare da lei» spiegai, senza attendere loro risposta. Mi ritrovai per la strada in poco tempo.

L'amica della cugina di Joy aveva protestato, poiché lei era lì pronta per me, ma Victor l'aveva zittita in malo modo; sapeva della mia fissa per le non bionde.

Scrissi un messaggio a Cindy, in modo che potesse spargere la voce che eravamo davvero stati insieme quella sera, poiché era una pettegola che amava stare al centro dell'attenzione, e mi diressi verso casa di Blue Williams, nella speranza che i due piccioncini tardassero di un minuto: la mia occasione per fare a pezzi Sullivan.

Ciao a tutti miei carissimi lettori... come state?
Secondo capitolo dal punto di vista di Blake e abbiamo un flashback riguardo la sua prima volta, che ne pensate?
Sabato vi ho detto che avremmo saputo se George e Blue sono arrivati in orario... ma dovrete aspettare sabato (guardate il lato positivo, pubblicando anche oggi, anticipo di una settimana la scoperta!)
Grazie mille a tutti i nuovi lettori, ma anche ai veterani. Spero che la storia di Blue e Blake vi stia appassionando.

Spero che il nuovo capitolo vi piaccia... se vi va lasciate una stellina e un commento per darmi sostegno e farmi sapere che ne pensate.
A sabato!

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