Capitolo 1 (seconda parte)

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Mi siedo sulla panca, sudato per l'allenamento. Rispetto allo scorso anno, ci sono pochi cambiamenti, la società tende a inserire con parsimonia i giocatori nuovi. Mi dispiace per Willy che è andato via, ma almeno lo rivedrò quando giocheremo contro Treviso – e a fine stagione tornerà da noi.

«Non hai idea del casino dentro casa» sta dicendo Daniele Palanca a Nikola Tomic. Entrambi hanno il rispettivo asciugamano sulle spalle, a togliere il sudore dal collo, e sono in piedi a un passo da me.

Pala se lo passa anche sul viso, su cui rimbalza qualche ricciolo ribelle. «Elena ha portato la sua roba in un colpo solo e abbiamo una marea di scatoloni in giro. Solo che lei è quasi sempre al lavoro, io sono stato in ritiro fino all'altro ieri...»

«Ma non poteva disfare la roba da sola?» gli chiede Niko.

«Voleva farlo con me. Forse il fantasma di Pippo aleggia ancora in casa» scherza Pala.

«Sai come sta a Milano?» gli chiedo. Filippo Longo si è trasferito all'Olimpia al termine della stagione scorsa. Era il terzo del trio con loro due, erano sempre insieme. Capisco se sente la sua mancanza.

Mancano anche a me il suo sorriso smagliante e la sua allegria contagiosa. Un po' meno i suoi racconti osceni con le ragazze che rimorchiava di continuo – anche se sospetto che non ci abbia sempre raccontato tutto. Per Pala, però, con cui ha sempre condiviso tutto sin dalle giovanili, il discorso è diverso.

«Si è ambientato bene, a quanto dice» mi risponde Niko. «Di sicuro sta già bombando qualche milanese mentre noi stiamo qui a parlarne.»

Sorrido, scuotendo la testa. Non mi faccio coinvolgere dai suoi discorsi da cavernicolo.

Niko si volta per prendere in giro Jacob Finney e i suoi tentativi di tirare da tre punti – disastrosi se comparati con quelli del Fabbro, che è un cecchino. Jacob sembra più rilassato ora che è tornato in squadra per giocare, dopo l'ultimo anno trascorso quasi interamente negli States per la riabilitazione dopo l'intervento al ginocchio. Sembra persino più magro e in forma, diverso dal colosso prima dell'infortunio. Chi non ha preso troppo bene il suo rientro è stato Léo Leroux, il gigante francese che è arrivato per sostituirlo un anno fa.

Il fallimento dei playoff Scudetto non ha cancellato la sua ottima stagione regolare. Credo che coach Colucci l'abbia preso da parte e l'abbia convinto a restare, perché il nostro obiettivo rimane l'Eurocup e lui potrà essere fondamentale per giocarla, visto che in campionato dovranno avere la precedenza gli italiani. Però oltre a lui e Jacob c'è anche Marco e così abbiamo tre centri puri... Secondo me rischia di non essere un'idea grandiosa, visto che scalpiteranno tutti per avere il loro spazio.

Per fortuna io non ho questo problema: le ali grandi siamo io e Niko, e giochiamo entrambi senza pestarci i piedi a vicenda.

Niko viene richiamato da Jemmy e Teo, così rimango da solo con Pala, che si siede pensieroso sulla panca. Fissa per un po' i ragazzi che tirano a canestro, senza unirsi a loro. Il che è un peccato perché, se si esercitasse di più, avrebbe una buona mano. Ma la ha quando deve fornirci assist e recuperare palloni – e forse neanche gli importa più di tanto aumentare il suo score.

«Tutto bene?» gli chiedo.

«La squadra non è completa» medita lui a bassa voce. «Abbiamo sostituito Pippo» e accenna con il mento a Emanuele Portelli, arrivato in estate da Pesaro, «però ci manca un altro italiano... Non possiamo aggregare i ragazzi delle giovanili per tutte le partite. Secondo me il coach si è accorto che dobbiamo fare quel passetto in più per puntare a dare fastidio a Milano e Bologna. E ci servono gli italiani forti, visto che è il reparto in cui ci manca gente.»

Abbasso il capo in un cenno di assenso. Nei miei primi tempi in Italia, qui alla Vulnus, non è stato facile capire alcune regole del loro campionato. La retrocessione, ad esempio, è un concetto che negli States non abbiamo. Chi arriva dietro in campionato può avere le scelte al draft, ma non esiste l'idea che l'anno prossimo non possa arrivare ai playoffs – almeno nella teoria.

Altra regola che non capivo è il numero degli italiani, che devono essere per forza sei da portare almeno in panchina durante le gare di Campionato, Coppa Italia e Supercoppa. I ragazzi mi hanno spiegato che serve per garantire ai loro giocatori di avere spazio per ampliare il bacino della nazionale, ma io sono convinto che, se un giocatore è forte e lo dimostra sul campo, riesce a ritagliarsi il suo spazio nella rotazione, senza che venga imposto.

Ma io a volte ho una visione fin troppo romantica del nostro sport.

Pala ha ragione, però: gli italiani in squadra sono cinque. Lui, il Fabbro, Marco, Emanuele e Niko, che essendo metà italiano e metà bosniaco vale come italiano.

«Forse la società sta aspettando qualche occasione» gli dico.

«Forse» ripete lui.

«Tutto bene con Elena?»

«Alla grande. Lei è fantastica e io faccio del mio meglio.» Pala si impegna sempre per le persone a cui tiene, e la sua ragazza è in cima all'elenco di coloro per cui darebbe anche l'anima.

«Tu, invece, con Audrey?»

«Non benissimo. Le carte del divorzio mi arriveranno tra qualche settimana. Mi pesa soprattutto per mio figlio, che lei terrà con sé. Rischio di vederlo poche volte l'anno, visto che è a New York...»

«Mi dispiace.»

«Non importa.»

Cerco di farla passare come una cosa secondaria, che sarà risolvibile, che non sarà un problema. La realtà è che avere Liam così lontano non mi piace. È mio figlio, vorrei che fosse più vicino, per quanto Audrey voglia tornare negli Stati Uniti – e non ho nessun diritto di imporle di rimanere a Villafiore. È una situazione incasinata e non ho la più pallida idea di come sbrogliarla.

Quando sono qui agli allenamenti preferisco concentrarmi sul basket, e lasciare fuori tutto il resto.

Spero almeno che Liam possa vedere le mie partite ed esultare per i miei canestri. Mi darebbe un'enorme soddisfazione sapere che mi segue e che tiene a me quanto io tengo a lui.

«Scusa, Mike, non volevo fartici pensare» mormora Pala.

«Ma va, tranquillo.» Lo stringo per una spalla e a lui torna il sorriso. È un ragazzo fin troppo empatico e finisce sempre a preoccuparsi per tutti. «Andiamo a fare una bella stagione, ce la meritiamo tutta.»

«Palascemo!» lo chiama Niko. «Vieni a fare la gara del tiro da tre. Chi vince paga la pizza a tutta la squadra!»

«Tanto la vince il Fabbro» borbotta Pala, alzandosi dalla panca e lasciando l'asciugamano lì.

«Non credo proprio, paga chi fa più schifo» ribatte Andrea Fabbriani. E alle parole del capitano nessuno osa controbattere, anche se Niko ridacchia ancora a bassa voce insieme a Jemmy.

Mi unisco anche io, alla fine è solo un gioco tra noi. E per una pizza ne vale la pena.

Note:
Qui conosciamo meglio anche i componenti della squadra che nelle altre storie non erano ancora apparsi. In particolare, cercherò di essere più precisa rispetto al passato, perché tenete conto che ho sistemato la composizione della squadra nel corso delle varie storie.

In questo capitolo, in particolare, parlo di Willy e Jacob. Willy non compare nella versione di "Amore all'Overtime" che trovate qui su wattpad, ma l'ho inserito (come compagno di squadra, al pari di Ryan, Mike o altri) nella revisione che ho apportato nel file di word. Willy è un ragazzino giovane, che ha la stessa età di Lavinia, che durante questo libro è andato in prestito per giocare in un'altra squadra (succede molto spesso che le squadre mandino i ragazzini in prestito). Anche perché gioca nello stesso ruolo di Jacob, Léo e Marco, sarebbero in troppi!

Jacob, invece, era citato solo alla lontana (senza che ne facessi il nome) in "Amore all'Overtime", quando Daniele riflette sull'arrivo recente di Léo, che era arrivato per sostituirlo. Negli scorsi libri non compare perché durante "Cenerentola al bistrot" e "Amore all'Overtime" era negli Usa per la riabilitazione.

Tornando al consueto "spazio autrice", in questo capitolo raccogliamo l'eredità delle altre storie (ricordate a che punto erano Elena e Daniele?) e abbiamo una prima visione della vita di Mike e dei suoi problemi.

Che dite, vi sta piacendo il nostro protagonista maschile? So che è poco per giudicarlo, però... Spero che vi faccia innamorare come gli altri ragazzi (tranne Niko, ho l'impressione che lui sia quello che preferite di meno XD).

Baci a tutti,
Snowtulip.

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