Capitolo 34 (terza parte)

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È più intraprendente. Averci visti nudi a vicenda deve aver sbloccato qualcosa in Lavinia, perché è lei la prima a spingersi in là, a insinuare le dita sotto ai miei vestiti.

Si sdraia sul letto, facendomi salire su di lei, e mi stringe il sedere, costringendo il mio bacino a stare a contatto con il suo. Non prova imbarazzo, non è a disagio nel sentire la mia erezione contro di sé, e non allontana le labbra dalle mie neanche per un istante. E anche io mi sento bene nel toccare il suo corpo, nel sentirla tanto vicina senza dover pensare a controllare i miei impulsi.

I miei baci si spostano sulla guancia, scendono lungo il collo e arrivano a dover scostare la spallina della canottiera, che le abbasso per proseguire lungo il percorso. Lavinia è una landa innevata, fresca e chiara, che si scalda e si scioglie appena incontra la mia bocca.

Le sfilo la canottiera, lasciandola mezza nuda, e mi lancio a baciarle un seno, stringendo l'altro. Lei esala qualche sospiro, mentre le sue dita mi accarezzano la nuca e mi invogliano a proseguire. Mi fa stare bene, è un porto sicuro da avvistare nella tempesta. E io sono un navigante esperto ma totalmente nuovo alla sua terra, cerco degli approdi dove ancorare la nave, che trovo da qualche parte tra le curve appena accennate, dolci insenature sabbiose, e la grotta del suo ombelico, dove esule mi rifugio.

Non so in quale preciso momento mi abbia tolto i vestiti, so solo che mi ritrovo a sfilarle le mutandine mentre non riesco ad alzare la testa da lei, dai suoi seni gonfi di desiderio, dal suo collo niveo.

«Mike» sussurra. «Dove hai messo la busta?»

Realizzo in un colpo di essere completamente nudo e che la mia erezione sta strusciando contro la sua coscia. Le do un bacio sulla guancia e accenno al comodino dal mio lato del letto. Mi siedo poggiandomi alla testata per infilarlo con più comodità, ma lei prende il preservativo dalle mie mani e lo scarta, sebbene con qualche incertezza.

«Non l'ho rotto, vero?» mi chiede.

«Ma se non hai neanche le unghie affilate» la prendo in giro e le scocco un altro bacio sulla guancia. «Vuoi che lo faccia io?»

«No, no, posso farlo.» Lo srotola e me lo appoggia sopra, prima di calcarlo bene finché non mi calza come un guanto. Le sue dita fresche sono un ulteriore stimolo, ma non si fa nessun problema nel sentirlo così inspessito.

«Non ti mette a disagio?»

«Mi metteva a disagio il fatto di non avere idea di cosa fare.» Si sdraia accanto a me e mi guarda. «Mi vergogno del mio essere piatta, del mio corpo che magari non ti dice niente.»

«Non è vero, mi piace tutto di te.» Le accarezzo una guancia, fissandola negli occhi con serietà. Le sfioro un seno, che attrae la mia bocca addirittura più delle sue labbra. «E tu sei magnifica.»

«Ma io non so fare niente, Mike. Nel sesso non so fare niente.» Ricambia il mio sguardo, parla con un sincero candore che mi fa desiderare di abbracciarla.

La stringo a me e con la lingua cerco la sua per un breve e intenso bacio. «Non è vero che non sai fare niente. Ieri sei stata molto brava quando mi hai...» interrompo la frase, titubante. Non credo che sia una buona idea dirle a chiare lettere che mi ha fatto una sega che mi stava spedendo sulla luna. «Finora hai fatto tutto bene.»

«Non ho fatto granché.»

La mia fronte è contro la sua, i nostri fiati si fondono a vicenda nel parlare e questa intimità mi fa sentire più vicino a lei di quanto sia mai stato.

«Vuoi rifarlo?» mormoro al suo orecchio. «Stavolta sarà meglio.»

Sorride e si sdraia a pancia in su, invitandomi a tornare su quel paradiso che mi offre alla vista. Percorro con le dita le sue colline, mi abbevero alla sua bocca, mi scaldo tra le sue cosce, il cui ingresso è ancora un varco stretto, ma ormai sono diventato un esploratore abile e riesco a portare entrambi su altri pianeti. Tra le stelle, in una galassia in cui ci siamo solo noi, i nostri baci che si inseguono, il mio corpo che si mescola al suo e i suoi gemiti di piacere che si fanno sempre più intensi.

Anche lei mi vuole, mi cerca con lo stesso ardore, le sue mani non si allontanano da me, mi tiene stretto, non mi permette di riprendere fiato, mi fa sentire di essere dentro di lei a godere del suo corpo, della sua bellezza e del suo frutto proibito.

Appoggio ancora una volta la fronte contro la sua, ansimando. Lavinia ha appena trattenuto un grido di piacere nella mia bocca e io sono stremato da questa fatica meravigliosa che ci ha uniti. Non ero più abituato.

«Non mi ha fatto male» sorride, bellissima. «Anzi, è stato bello. Vorrei farlo ancora.»

Le accarezzo la guancia. «Non ce la faccio.»

«Ma ieri sei stato in bagno due volte prima di farlo...»

«Non è uguale. Dovevo solo stare fermo con il resto del corpo.»

«Ti stanco troppo e domani c'è la partita?» mi chiede, corrucciata.

«Non giocherò.»

Mi alzo da lei per buttare il preservativo nel cestino accanto al comò, sentendo il suo sguardo su di me. Mi sta studiando, sta ancora cercando di accogliere la nuova situazione tra noi, questa intimità che le sembrava impossibile la volta scorsa.

Torno a sdraiarmi al suo fianco, con il capo sollevato e appoggiato alla testata del letto, e Lavinia si rannicchia contro di me a occhi chiusi. Posso coccolarla, per quanto non restituisca il piacere intenso di un orgasmo. Le accarezzo la schiena con movimenti ritmici, i miei polpastrelli la sfiorano tastando il terreno, saggiando la sua terra come se fosse ancora inesplorata. Ora la conosco, ora è un territorio in cui posso muovermi come se fossi a casa.

Mi bacia su un pettorale, cercando un punto a caso su cui restituirmi il tepore che le sto infondendo, e inspira ed espira regolare, da brava alunna di yoga. E io posso insegnarle tutto quello che so sul sesso, anche se è molto poco. Non sono uno a cui piace sbizzarrirsi con le posizioni, nell'intimità desidero solo la sensazione di benessere che mi sta dando lei – anche se manca ancora qualcosa di ciò che negli anni ho condiviso tra le lenzuola.

Mi cinge il busto con un braccio. La bacio, intrecciando la lingua alla sua, con i nostri corpi che si scaldano di nuovo e che si desiderano. Struscia le gambe contro una delle mie, trasmettendomi la sua voglia che si fa sempre più evidente nel modo in cui mi tocca.

La sua mano si spinge a prendermelo, serrando le dita in una presa sicura. È ben diverso da come aveva fatto ieri sera, quando di certo era incoraggiata dal buio e dai miei occhi chiusi – ma adesso mi sta guardando e io la sto ricambiando. Mi manda fuori di testa, mi fa volere che ci si muova sopra, che me lo ecciti, che mi faccia avere un orgasmo.

E lo fa, senza che debba dirglielo ad alta voce. Lo fa, anche se con un ritmo lento che mi sta torturando.

«Puoi andare più veloce?» le chiedo in un soffio.

«Solo se lo rifacciamo di nuovo.»

«Posso leccarti di nuovo.»

«No, Mike, io voglio te. Te e il tuo cosone

Trattengo una risata facendo affiorare solo un sorriso. «Non chiamarlo cosone. Se proprio vuoi, puoi dargli un soprannome serio.»

«Ma tu hai detto che non volevi» sussurra, continuando a far scorrere le mani sulla mia erezione.

«Qualsiasi cosa è meglio di cosone, no?»

«Tu mi daresti un soprannome?» mormora, con un tono basso che mi eccita ancora di più. Mi sta facendo impazzire.

«A te o a una parte di te?»

«A me. I miei amici mi chiamano Lav, ma noi non siamo amici.»

«No, non lo siamo.» Non siamo mai stati amici, siamo sempre stati attratti l'uno dall'altra. E io non l'ho mai chiamata Lav.

«A cosa ti faccio pensare?» insiste, con le sue dita calde serrate sul mio sesso che mi stanno provocando sempre di più.

«A un cioccolatino. Di quelli che si sciolgono in bocca, che ti lasciano il sapore sulla lingua e ti fanno desiderare di mangiarne ancora.»

Chiudo gli occhi, continuando a godermi il suo tocco splendido. Ho parlato senza riflettere, sono stato sincero. Voglio Lavinia sempre di più. Non voglio sentire le sue mani, voglio entrare dentro di lei e intingermi nella sua cioccolata.

A malincuore, la fermo. «Sei il mio cioccolatino. Non ne ho mai abbastanza di te.»

Sorride, bellissima. «Ma tu hai la pelle color cioccolata, non io.»

«Hai mai assaggiato il cioccolato alla vaniglia?» Ecco cosa mi ricordava il suo sapore, durante il nostro primo bacio. Credevo che fosse crema, invece mi sbagliavo. «Per me sei cioccolato alla vaniglia.»

«E tu cioccolato al latte.»

«Al latte?» le chiedo, sorpreso. Anche lei sente un sapore di cioccolata quando mi bacia?

«Sei troppo chiaro per essere fondente!» ride, con lo sguardo che si illumina.

Rido anch'io, rilassato. Si riferiva solo al colore della mia pelle, non ha la mia stessa fissazione. Sarebbe stato assurdo se ce l'avesse avuta anche lei.

«Cioccolatino, vogliamo riprendere?» le chiedo con un sorriso che ora non riuscirei mai a togliermi.

«Certo.» Riprende a farmi una sega, con la stessa dolcezza di poco fa.

«Fermati, altrimenti siamo scomodi» le dico. «E intanto fammi fare qualcosina con te.»

Le accarezzo l'ingresso tra le cosce, cogliendola di sorpresa. Devo stimolarla, devo sentire che si sta eccitando quanto me, altrimenti mi ritroverò a raggiungere l'orgasmo per primo e a essere costretto al lavoro doppio per far venire anche lei.

Le succhio un capezzolo e la sento gemere, così le lecco anche il seno, tanto delicato da farmi desiderare di morderla. Baciarla, leccarla, succhiarla non è abbastanza. Voglio Lavinia nella sua interezza, voglio che sia mia, che soddisfi la mia fame e la mia sete di lei e che lei stessa si sfami su di me e che beva assetata ogni goccia di me.

Con un dito saggio la sua intimità, umida e pronta per accogliermi. Mi sollevo dal petto su cui ero rifugiato e indosso uno dei preservativi dalla busta di Niko. Dovrò ringraziarlo per avermene rifilato più di uno.

Le mordo un labbro, pur senza affondare i denti. La sua bocca è un frutto tropicale da assaporare con voluttà, la stessa che sta avendo lei sedendosi su di me.

«Devi aprire bene le gambe per starmi sopra» sussurro stringendole il sedere. Ho il pene puntato in aria, non c'è la sua carne morbida attorno in cui affondare. «E devi...»

«Fallo tu» mormora, dolce, prima di attaccare a baciarmi il collo. Tutto in Lavinia mi ha impazzire e la sua ferma volontà di avermi è ulteriore benzina sul fuoco del nostro incendio di gambe e baci.

Guido i suoi movimenti fino a farla sdraiare e mi spingo a penetrarla, ancora e ancora. Ma lei si contiene, serra la bocca per non farsi udire, come se fosse peccato, come se ci fosse qualcuno dietro la porta a origliare e giudicare. Ma lì c'è solo Whisky, che si starà facendo un'altra dormita sul divano.

Forse è me che teme, perché tiene il mio giudizio in grande considerazione.

«Non trattenerti» le dico, in un soffio roco. «Sii te stessa. A me piaci a prescindere.»

La penetro di nuovo e stavolta il suo gemito è chiaro. «Mike, io...»

«Tu?» Altro colpo, che la fa contorcere di piacere.

«Ne voglio ancora» mi rivela a occhi chiusi.

«Come un cioccolatino?»

«Come un cioccolatino» sussurra con un sorriso.

«Ce l'avrai. Non devi vergognarti, non con me.»

Entro di nuovo e sento che inizio a faticare per non raggiungere l'orgasmo in questo preciso momento. La sua intimità è ancora stretta e piccola, ma accogliente.

«Sei così bella» mormoro, affondando ancora. Mi chino a baciarle il collo, mentre con una mano le stringo una coscia portandomela attorno al fianco. «Così bella da farmi perdere la testa.»

«Ti prego, ancora.»

La sua voce è a malapena percettibile, ma quando intensifico le spinte si alza di nuovo. Non ne ha abbastanza, mi vuole, vuole sentirlo dentro di lei, vuole la pace che solo un orgasmo sa dare.

La capisco, perché anche per me tutto questo è gioia ed euforia, un'estasi a cui non ero abituato da fin troppo tempo. E lei è l'oasi a cui abbeverarmi, le sue labbra sono il mio afrodisiaco preferito. Mi lascio andare, le mie penetrazioni si fanno sempre più animalesche e meno umane, perché voglio Lavinia, la voglio più dello Scudetto di cui parla Colucci, voglio che arrivi a godere e che si senta libera, nuda con me ad annaspare per i miei orgasmi mescolati ai suoi.

Grida davvero e mi riporta alla realtà.

La guardo e il suo sorriso beato è tutto ciò di cui ho bisogno.

Spazio autrice
Capitolo un pochino più lungo della media... ma credo che ne sia valsa la pena, no?

Di solito non mi piacciono i soprannomi nelle coppie... ma non trovate anche voi che "cioccolatino" sia adorabile? Certo, nasce in un momento molto poco casto, ma ci accontentiamo XD

Baci a tutti e buon finesettimana,
Snowtulip.

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