Hamilton's party

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Gli Hamilton abitano in un complesso residenziale piuttosto elegante, di quelli che hanno persino i vigilanti all'ingresso.
Papà ha dovuto mostrare l'invito e il documento all'entrata almeno cento volte, perchè l'uomo della sicurezza era convinto che fossimo imbucati. Lo credo bene, noi non c'entriamo niente con gli Hamilton e con le altre famiglie snob che abitano qui.
Siamo completamente fuoriluogo. La mamma ha i capelli in disordine a causa dell'aria che entrava dal finestrino della macchina, papà è pallido e visibilmente agitato, Olivia ha la bocca sporca di cioccolata, e io sembro prossima ad andare al patibolo.
Non capisco perchè papà si ostini a credere di poter raggiungerei i livelli degli Hamilton. Per loro siamo solamente spazzatura.
<<Non posso credere che tu mi abbia costretta a venire qui, dopo quello che ti ho raccontato su Hunter>>, bisbiglio nell'orecchio di mia madre. Quando oggi sono tornata a casa le ho raccontato della discussione al negozio con Hunter, ma lei ha sminuito l'episodio con un sorriso e un "è un ragazzo sveglio, ama divertirsi. Sicuramente scherzava".
<<Sky, non farti sentire da tuo padre. E' già abbastanza nervoso.>> Poi si volta verso Olivia. <<Tesoro, pulisciti la bocca.>>
Mio padre si aggiusta ancora una volta la cravatta nera, dopodiché si volta a guardarci. <<Non fatemi sfigurare. Questo è il mio lavoro, non voglio disastri.>> Poi si sofferma su di me. <<Intesi?>>
Sospiro e mi guardo la punta delle scarpe. <<Intesi.>>
Camminiamo in fila indiana verso l'enorme cancello in ferro battuto della tenuta degli Hamilton. La casa è gigantesca, anzi, gigantesca non rende neanche lontanamente l'idea. Sembra un castello.
Percorriamo il giardino principale, provvisto di alberi da frutta, aiuole, e persino una fontana di marmo che spruzza acqua da più fori. Sul tetto ci sono dei Gargoyle, e delle colonne doriche sorreggono l'abitazione.
Entriamo in casa, attraversiamo un enorme corridoio zeppo di quadri e ritratti di famiglia appesi alle pareti bianche, raggiungiamo una porta a finestra spalancata, e finalmente usciamo sul patio del giardino posteriore.
Un'enorme piscina occupa gran parte dello spazio. C'è persino uno scivolo che ti conduce dritto in acqua. Poco lontano da noi c'è un immenso gazebo di legno, pieno di tavoli e sedie bianche. Accanto al gazebo grande ce n'è un altro più piccolino, che ospita il cibo e le bevande. Schiere di camerieri riempiono bicchieri e piatti con ogni ben di Dio, mentre gli invitati chiacchierano tra di loro.
Ci saranno almeno duecento persone, è totalmente incredibile.
Intravedo Tess accanto al tavolo delle bevande, mi muovo per raggiungerla, ma mio padre mi trattiene per un polso. <<Non fare niente di stupido.>>
<<Sto solo andando a salutare la mia amica, non voglio dar fuoco alla casa.>> Mi libero dalla sua presa e raggiungo Tess.
La mia amica ha un lungo abito verde acqua, di seta, abbinato a delle scarpe argentate e vertiginosamente alte. E' sottobraccio con quello Sled, e sorride, raggiante.
Non appena mi nota, corre ad abbracciarmi. <<Finalmente una faccia familiare!>> Mi stringe così forte da togliermi il respiro. <<Dico, ma hai visto quanto è grossa questa casa? Prima dovevo andare in bagno e mi sono ritrovata in Cina.>>
Sorrido. <<E' tanto grande quanto gelida. Non ci vivrei neanche morta.>>
<<La solita bisbetica.>> Mi afferra la mano e mi trascina verso il gazebo. <<Vieni a salutare Sled.>>
La seguo un po' impacciata. Questi tacchi mi stanno mandando al manicomio. Volevo indossare un paio di Converse, ma con il vestito bianco e corto che ho indossato, bè... non si abbinavano molto bene.
Sled ci viene incontro e mi porge la mano. <<Skyler, giusto?>>
Annuisco con un sorriso. <<Esatto. E tu sei Sled.>>
Lui ricambia il sorriso. <<Giusto.>> Abbraccia Tess e continua a fissarmi. <<Ho sentito parlare così tanto di te, che dimenticare il tuo nome sarebbe impossibile.>>
Guardo Tess e alzo un sopracciglio. <<Bè, sì, la mia amica tende a nominarmi un po' troppo spesso.>>
Sled scuote la testa. <<No, non mi riferisco a Tess.>>
Gli lancio un'occhiatina perplessa. <<E di chi parli, allora?>>
<<Lascia stare.>> Scrolla le spalle, ghignando. <<Hai già visto mio cugino?>>
Stringo automaticamente i pugni. <<No.>>
Sled sorride di nuovo. <<Bè, vado a cercarlo.>> Da un bacio sulla fronte a Tess. <<Signorine, torno subito.>>
Mi guardo intorno e intravedo un campo da tennis e uno da golf al di là della piscina. Questa casa è esageratamente grande.
<<Sai, Hunter mi ha chiesto di te>>, se ne esce Tess.
Mi volto di scatto a guardarla. <<Non me lo nominare.>>
<<Cavolo, Sky, sei così reattiva quando senti parlare di lui.>> La mia amica sorride. <<Sei sicura che sia disprezzo, quello che provi nei suoi confronti?>>
<<Tess, smettila.>>
<<Oh, dai, tesoro.>> Mi guarda, tenera. <<Io te l'ho sempre detto che secondo me lui vorrebbe infilarsi nelle tue mutandine. E' palese. Ti tratta male, perchè in realtà vorrebbe sbatterti sulla prima superficie che trova, ma non può. E' la tattica maschile per eccellenza.>>
Scuoto la testa. <<Tess, dico davvero, se continui me ne vado.>>
<<Tutto quel disprezzo che ti dimostra, in realtà è repressione sessuale.>> Mi volto e faccio per andarmene, ma lei mi trattiene. <<Okay, la smetto solo se anche tu ammetti di essere attratta da lui.>>
<<Mai.>>
<<Ma se l'hai detto tu stessa che quando nel negozio ti ha sfiorato le labbra con le sue, stamattina, eri eccitata.>>
<<Figurati se mi eccito perchè Hunter mi sta vicino. Tu stai delirando.>>
Sento qualcuno che si schiarisce la voce alle mie spalle. <<Buonasera, signorina Nashton.>> Il padre di Hunter è la sua fotocopia, solo che è più vecchio di almeno vent'anni e ha i capelli brizzolati.
Divento rossa come un pomodoro. <<Salve eccito, volevo dire... salve signor Hamilton.>>
<<Signorina Nashton, sa dove si trova suo padre?>> Il signor Hamilton mi mette soggezione, tanta soggezione.
Mi volto verso il patio. I miei non ci sono più. Fisso la gente, ma di loro neanche l'ombra. C'è chi balla al centro del giardino, chi mangia sotto al gazebo, chi nuota nella piscina, chi gioca a tennis o a golf, ma dei miei genitori neanche l'ombra.
<<Signor Hamilton, i signori Nashton sono lì, accanto al tavolo delle bevande.>> Tess indica la direzione al signor Hamilton. Lui si congeda, lasciandoci finalmente da sole.
<<Merda, dici che ha sentito?>>
Tess sorride. <<Cosa, il fatto che suo figlio ti eccita?>>
La colpisco sul braccio. <<Tess, ora basta, non è divertente.>>
<<Io dico il contrario.>> Lancia un'occhiatina alle mie spalle, poi riprende a parlare: <<Quindi tu affermi in tutta sincerità che Hunter Hamilton non ti interessa?>>
Sorrido, sarcastica. <<Piuttosto che interessarmi a lui, cara Tess, mi sposerei con un formichiere.>>
<<La cosa è del tutto reciproca, Nashton.>> La voce di Hunter mi arriva forte e chiara.
Maledizione! E' un vizio degli Hamilton, quello di arrivarmi alle spalle mentre sto parlando.
<<Vado a prendermi qualcosa da bere.>> Guardo Tess, ignorando categoricamente quell'energumeno alle mie spalle. <<Spero ci siano degli alcolici.>>
Mi incammino svelta verso il gazebo più piccolo, ma sento immediatamente dei passi che mi seguono. <<Non credevo che le ragazzine potessero bere alcool.>>
Continuo a camminare. <<Hunter, lasciami in pace.>>
<<Ehi, sto solamente passeggiando per la mia proprietà. Non mi sembra di fare nulla di male.>>
Mi blocco e mi volto a guardarlo. E' in giacca e cravatta, ha i capelli biondi spettinati ma sexy, e il solito sorrisetto divertito dipinto sulle labbra. Le stesse labbra che questa mattina hanno sfiorato le mie e... basta, devo smettere di pensarci.
<<Bene, allora perchè non vai a passeggiare da un'altra parte?>> Riprendo a camminare, ma cambio direzione e mi avvio verso il... l'oceano? Cavolo, hanno persino una spiaggia personale.
Lui mi segue con la testardaggine di un segugio. <<Ehi, ma come fai a correre con quei tacchi?>>
<<Sono una donna. Noi donne siamo abituate a tutto e...>> Prima che possa terminare la frase, la mia scarpa si incastra su una zolla di terra rialzata. Inizio la mia lenta discesa verso il basso, ma le mani forti e agili di Hunter mi sorreggono per le spalle.
<<Stavi dicendo?>>, mi sussurra, ad un palmo dal mio viso.
<<Mi spieghi che vuoi?>>
Si avvicina ulteriormente. <<E se ti dicessi... che voglio un bacio?>>
Sgrano gli occhi, mentre il cuore mi arriva in gola. <<Tu sei pazzo.>>
<<Forse.>> Mi stringe per la vita e mi avvicina a sè. <<E tu sei bella, Nashton. Questo vestito è senza dubbio migliore di quello azzurro di stamattina.>>
Cerco di allontanarmi, ma lui me lo impedisce. <<Hunter, lasciami andare, dico davvero. Non ho voglia di giocare.>>
<<Peccato, potresti divertirti molto.>> Mi sfiora la mandibola con le labbra. <<Non riesco a starti lontano, non lo so cosa mi succede, Nashton.>>
<<Smettila.>> Hunter vuole davvero... baciarmi?
Cerco di nuovo di andare via, ma lui mi guarda negli occhi e sussurra: <<Rimani qui, ti prego.>>
<<Perchè? Hai paura che me ne vada in giro per la casa, a rubarti l'argenteria?>> Sono eccitata e arrabbiata. Un mix letale.
Hunter sorride. <<Lo sai, ci sono tantissimi altri modi di usare quella lingua tagliente che ti ritrovi.>>
<<Oh, lo so, credimi.>> Ghigno. <<Solo che gli altri modi non comprendono te.>>
<<Sicura?>>
Sento il suo alito caldo sul volto. Alzo lo sguardo e reprimo un brivido. <<Sicurissima.>> Coraggiosa fuori, codarda dentro. <<Non voglio avere niente a che fare con te, Hamilton. E adesso togliti e...>>
Mi piomba addosso e mi bacia, mettendo a tacere ogni mia protesta. Le sue labbra mi divorano, appassionate. Sembra che abbiano un disperato bisogno delle mie, quasi come se gli fosse inconcepibile smettere di fondere le nostre bocche insieme. Mi fa schiudere le labbra e mi solletica il palato con la lingua.
Io gli avvolgo automaticamente le braccia attorno al collo, e lo attiro ancora di più contro di me. Sono così eccitata da non avere più lucidità. Sono anche spaventata, spaventata da lui, dal suo bacio, da me, dal mio bacio, da noi, nemici giurati che si odiano... e si baciano.
Lui mi afferra i capelli, avvicina il bacino al mio, mi divora come se non potesse farne a meno. Mi succhia il labbro inferiore, scende a baciarmi il mento, l'orecchio, il collo, la spalla.
Vi prego, se è un sogno... bè, accidenti, non svegliatemi!
<<Hunter...>>, ansimo, stringendomi ancora di più contro di lui.
<<Shh>>, mi sussurra sulle labbra, sfiorandomi la schiena nuda con la punta delle dita. <<Stai tranquilla, non ci vede nessuno. Siamo solo noi.>>
E all'improvviso capisco tutto.
Io sono solo lo sfogo di un momento, il divertimento in un momento di noia. Mi sta baciando perchè siamo soli, nessuno può vederci. Più tardi, quando scioglieremo questo bacio, saremo di nuovo il riccone e la sfigata. Questo bacio non significa niente per lui.
Sussulto, quando un pensiero si insinua nella mia mente: e per me?
Cosa significa questo bacio per me?







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