Capitolo 5

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Arrivò a casa, entrò sbattendo violentemente la porta d'ingresso e salí velocemente le scale per poi entrare in camera e buttandosi sul letto, pianse buttando fuori tutte le sue lacrime e dando colpi al cuscino, non si era accorta che c'era suo padre in cucina, infatti Robert era rimasto stupito dalla reazione con cui era entrata.
Preoccupato salí le scale e percorse silenziosamente il corridoio buio, finché non raggiunse la porta di quercia al primo piano, dalla quale si entrava nella camera di Nina.
Esitò un attimo, poi aprì la porta.
Dentro, l'oscurità era quasi completa, l'unica luce veniva dalla stanza era una tenue lucina blu e sua figlia stava piangendo disperatamente. Robert richiuse la porta lentamente
"Nina?" la chiamò dolcemente.
Lei non rispose, non si era accorta che suo padre era entrato. Lui si sedette sul bordo del letto e le accarezzò la testa
"Nina?" continuò dolcemente "Che cosa ti è successo?"
"Nie.. Niente...." non riusciva a parlare, i singhiozzi erano talmente forti che non riusciva a respirare, si voltò verso suo padre e si fiondò tra le sue braccia, le mani possenti di suo padre che le accarezzavano i capelli la facevano sentire al sicuro.
"Shhh... Cerca di calmarti e dimmi cosa ti è successo?"
"È stata Annabelle... Mi ha offeso.... Io non..." i suoi singhiozzi si erano attenuati.
"Cosa ti ha fatto stavolta?" la guardò serrando la bocca, non le era mai piaciuta quella ragazza, c'era qualcosa in lei che gli dava l'impressione di persona falsa e ipocrita.
"Abbiamo conosciuto due ragazzi, ci hanno invitato per andarli a vedere suonare al The Dublin Castle e io gli ho detto che non potevo venire e lei ha cominciato a sminuirmi davanti a loro, dicendo che ho delle regole da rispettare e che non esco senza il mio cane da guardia che sarebbe Max..." si tirò su con il naso.
"Max?!... Cosa c'entra lui? "sorrise.
"Dice che non posso uscire la sera se non c'è lui" gli spiegò.
"Da una parte ha ragione, però io sono più tranquillo con lui in giro... Ma diavolo è anche il tuo migliore amico!"
"Infatti... Ma lei insiste che debba uscire da sola senza di lui... E che dovrei avere più libertà" concluse.
"Più libertà?" rise divertito "Ma se esci ogni pomeriggio dopo la scuola?"
"Questo lo so, pà, ma lei intende alla sera... Andare in discoteca, al pub..."
"Sai che non mi piace molto quella ragazza, è una che detta delle regole per qualsiasi cosa senza un preciso motivo e che pare sempre insoddisfatta di ogni comportamento altrui" le disse asciugandole le lacrime con i pollici e dandole un bacio sulla fronte.
Amava sua figlia più della sua stessa vita, benediceva il Signore per averla fatta entrare in essa. Gli vennero in mente i ricordi, quelli belli, la prima volta che la videro in quel orfanotrofio, così piccola e impaurita, magra, con il faccino triste e addosso un vestitino liso e sporco mentre stringeva tra le sue braccine il suo peluche, un orsacchiotto, anch'esso malridotto.
Maria le si era avvicinata con il cuore a pezzi, se ne era innamorata subito di quella splendida creatura, la bambina le si era lanciata tra le braccia, avevano dovuto strapparla perché non ne voleva sapere di staccarsi. Era stato molto traumatico per entrambi vederla in quello stato, che decisero di adottarla subito senza vedere altri bambini. Era nata a Irkutsk, la madre l' abbandonò quando aveva solo tre anni. Poiché all'orfanotrofio di Irkutsk non c'era posto, venne trasferita a Vladikavkaz. Spesso veniva lasciata incustodita per giorni dalla madre alcolizzata e tossicodipendente, che si prostituiva, le venne tolta la patria potestà e la figlia.
Quando Robert era un ragazzino di quindici anni, venne picchiato dai ragazzi più grandi della sua stessa scuola. I bulli gli dettero un calcio in mezzo alle gambe, il trauma gli causò epididimite, che è un'infiammazione dell’epididimo che può portare al restringimento dei testicoli, alla morte del tessuto testicolare e alla sterilità.
Quando aveva conosciuto Maria e la loro relazione divenne seria, le parlò del suo problema perché non voleva nasconderle niente, per lui il matrimonio era basato sulla sincerità e sulla fiducia, infatti, quando si sposarono avviarono subito le pratiche d'adozione internazionale e poco tempo dopo li chiamarono per andare in Russia, a Vladikavkaz, che è la capitale della Repubblica autonoma dell'Ossezia Settentrionale-Alania, in un orfanotrofio.
Il vecchio edificio, costruito quarant'anni fa, necessitava di importanti riparazioni, non disponeva di un locale per la ristorazione. L'unica pecca è che mancava acqua e elettricità, infatti per illuminare gli ambienti usavano le candele e per poter usufruire l'acqua dovevano recarsi in un paese lì vicino. Robert e Maria decisero così di donare qualche soldo per poter ristrutturare il tutto. I piccoli orfani avevano tra i due ai otto anni,ed erano in condizioni igienico-sanitarie pietose, denutriti e ammalati, venivano ammucchiati in quei luoghi privi del necessario. In una situazione del genere era ovvio che non si potesse realizzare alcun tipo d’attività educativa. Dopo venti mesi poterono portarla a casa.
"Che ne dici se ordiniamo cibo cinese e ci mettiamo sul divano a guardare un film a noleggio?" domandò il padre.
"Ottima idea, la mamma fa il turno di notte?" chiese la ragazza.
"No, c'è stato un caso d'emergenza, sono nati due gemelli con difetti congeniti che richiedono un intervento chirurgico. Appena finisce viene a casa"
"Speriamo che se la cavino... "
"Eh, sì me lo auguro davvero"
Avevano ordinato spaghetti salati con involtini primavera e noleggiato un film 'Tre scapoli e un bebè' una commedia molto spassosa che parla, di tre scapoli che si ritrovano a dover accudire una neonata, abbandonata da una giovane donna, sulla loro porta di casa.

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