Capitolo 19 - Polaris

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Capitolo 19 - Polaris
(stella polare)

Le cose non sempre sono tanto evidenti. Talvolta nascondiamo qualcosa in un posto tanto improbabile non perché non vogliamo che sia trovato, ma perché vogliamo che sia cercato a lungo. Perché certe cose, malgrado tutto, non sono fatte per chiunque. Non possono essere comprese, se non da pochi. E, magari, il significato di queste parole è una di quelle cose.

Questo pensiero accompagna il mio dormiveglia.

Quando apro gli occhi mi stupisco di non rabbrividire: ricordo di essermi addormentata al freddo sul pavimento dell'Osservatorio. Sbatto le palpebre, accorgendomi di avere una coperta addosso; e, quando mi metto a sedere, noto anche che la stufa è stata spostata accanto al mio giaciglio. I raggi del sole ne rendono quasi invisibile la fiamma, ma il piacevole tepore che mi avvolge ne è la prova. Mi guardo freneticamente intorno: Mat non è qui. Rabbrividisco, mentre qualcosa dentro di me comincia ad agitarsi.

Dov'è?
Perché non mi ha svegliata? Quando è andato via?

Cerco di zittire tutte le voci che ho in testa, probabilmente avrà avuto un impegno; in fondo mi ha coperta, ha spostato la stufa per farmi stare al caldo... non può...

Faccio un respiro profondo, rialzandomi e gettando uno sguardo distratto all'orologio. È tardissimo! Uno dei miei propositi per il nuovo anno è quello di ridurre il margine dei miei ritardi, ma a quanto pare dovrò fare parecchio lavoro per riuscirci. Ho una pessima sensazione, ma se Mat è andato via (chissà quando), non sarò io a cercarlo.

Passo per casa praticamente di corsa, afferrando le mie cose e precipitandomi subito dopo a scuola. Quando finalmente arrivo sono ancora frastornata, mi sembra di essermi svegliata solo pochi secondi fa. Comincio a cercare Mat tra i volti assonnati degli studenti.

Alex, Ros e Denny vengono verso di me; gli ultimi due camminano vicini, le dita che si sfiorano, sembrano due adolescenti alle prese con la prima cotta e mi viene da sorridere. Alex se ne sta leggermente in disparte, la solita aria impeccabile e lo sguardo azzurro acceso che cerca di incontrare il mio. Il senso di colpa per averlo abbandonato ieri sera si fa sentire, ma mi faccio coraggio e ricambio la sua occhiata con un sorriso.

-Buongiorno.- dico.

-Ellie!- Ros si precipita da me -Che ti è successo ieri sera? Non ti ho vista più.

Denny se ne sta in disparte, ma evita i nostri sguardi, quindi deduco che non le abbia detto niente.

-Stai tranquilla.- dico con un sorriso -Sto benissimo!

-Sei sicura, Ellie?- Denny si avvicina con una sorta di sorrisino irritante.

-Sono sicura, grazie.- rispondo marcatamente, facendo aggrottare le sopracciglia ai fratelli Wilkins e scoppiare a ridere Denny.

Devo parlare con Ros il prima possibile.

Proprio in questo momento Mat varca la porta praticamente di corsa, ansante.

-Cominciavo a preoccuparmi.- dice Denny.

Mat fa un cenno a tutti, ma il suo sguardo si punta immediatamente su di me. I ricordi della sera precedente, delle parole e dei baci che ci siamo scambiati, sono impressi nella mia mente ed io non sono mai stata troppo brava a nascondere le mie emozioni. Sento il sangue affluire alle guance, che diventano rosse in un istante, ed il cuore accelerare i battiti. Denny sembra l'unico a notarlo e fa un sorrisetto. Mat continua a guardarmi, ha la solita espressione indifferente, pacata, ma quando vede la mia reazione sembra avere un sussulto. Si avvicina a me senza neanche rendersene conto.

-Be'... noi andiamo a lezione!- fa Denny, indirizzandomi il solito occhiolino.

-Ma... è fra dieci minuti!- sbotta Ros.

-E allora?- dice Denny –Per una volta voglio andare con calma.

-Ma se vuoi sempre-

-Ci vediamo a pranzo!- la interrompe, trascinandola via.

Quando si allontanano sono già pronta a tirare un sospiro di sollievo, quando Alex mi si affianca.

-Ho un'ora libera.- dice raggiante –Prendiamo qualcosa?

I miei occhi cercano Mat, che sembra irrigidirsi e si allontana leggermente da me.

-Oh... certo.- dico a disagio –Perché no?

-Perfetto!- Alex sorride –Allora ci vediamo a pranzo Mat! Noi andiamo?

Faccio un passo avanti, piano.
Alex mi prende scherzosamente sotto braccio e mi incita a camminare.
Silenzio.
Ancora una decina di passi, fino alla fine del corridoio.

-Vi spiace se vengo anch'io?- la voce di Mat mi raggiunge mentre lui si avvicina lentamente, con la solita sicurezza.

Alex sembra rabbuiarsi, ma poi torna a sorridere.

-Certo, perché no!- sospira -Allora... voi aspettatemi direttamente nella sala comune... io vado a prendere dei milkshake.

Non appena Alex si allontata faccio per andare in sala, ma Mat mi afferra un polso e mi tira indietro. La sua stretta è sempre fredda e gentile, la voce assume una tonalità calda.

-Ho avuto un imprevisto.- sussurra –Per questo me ne sono andato, all'alba. Dormivi così bene.

Sussulto.
Mi sembra di aver perso ogni parola.

-Va... va bene.- mormoro a disagio.

Non so cosa ci sia esattamente ora fra di noi. Vorrei chiederglielo, ma qualcosa mi dice che non è la cosa giusta da fare. C'è un'ombra scura nei suoi occhi, una sorta di preoccupazione, e non ho idea di quale sia l'imprevisto di cui parla. Devo solo aspettare. E sperare che tutto vada bene.

***

A solo due settimane da quell'episodio, siamo già a Natale.

Le lezioni della Dumont si sono rivelate più interessanti di quanto immaginassi. Ogni giorno seleziona un tema e ce ne parla, citando autori molto famosi che, con un pizzico di orgoglio, ho quasi sempre riconosciuto. È molto evidente la differenza tra il suo corso e quello di Castor.

La classe di lettere è molto più grande e contiene una trentina di studenti, che fanno tuttavia molto più silenzio degli otto alunni di Castor. Peccato che, per adesso, le vacanze natalizie mi abbiano concesso soltanto quattro lezioni con la Dumont.

Alla fine, mio padre si è liberato per la sera della vigilia. È stato carino da parte sua, poiché probabilmente ha rinunciato ad un vero capitale per poter stare con me. Abbiamo aspettato la mezzanotte in salotto, con il camino acceso ed il riflesso del fuoco a rendere accogliente e calda la casa. Poi ci siamo fatti gli auguri e scambiati i nostri regali, prima di andare a letto. Mi sono addormentata con un sorriso, pensando che mio padre, nonostante fossimo solo noi due, è riuscito a farmi sentire amata e coccolata come non accadeva da tempo. Mia madre è stata, come sempre, un fantasma. Una tacita presenza che, seppure evitavamo di nominare, era costante nei nostri pensieri. Ogni singolo istante era la ripetizione di un ricordo vissuto assieme a lei, soprattutto per mio padre. Mi si è stretto il cuore a leggere tristezza e nostalgia nel suo sguardo, ma erano le stesse sensazioni che ho provato anche io.

Comunque, oggi è il giorno di Natale ed io ho deciso di trascorrerlo al meglio. Un'abbondante colazione, riordino veloce della libreria nella mia stanza ed un po' di relax, prima di un panino al volo e di un pomeriggio consacrato alla lettura. Una routine piuttosto banale. Eppure, per quanto mi riguarda, ho praticamente realizzato un sogno. Ho così tante cose da fare, cose extra da studiare e corsi serali avanzati, che raramente riesco a ritagliarmi un po' di tempo libero. Ma lo capisco. In fondo, tra poco compirò diciotto anni e dovrò cominciare a presentarmi alle varie selezioni. Vorrei che mi prendessero fuori dall'Inghilterra, vorrei far parte di un qualcosa di prestigioso e girare i laboratori ed i centri di ricerca di tutta Europa. O di tutto il mondo, come mia madre. A dire il vero, è un sogno parecchio grande, che mi fa piuttosto paura. Ma fino ad adesso il mio livello di istruzione pare rendere ottimisti molti dei miei insegnanti.

Mi rannicchio meglio sotto la coperta, trovando il divano più morbido che mai. Il camino scricchiola e, nonostante questo non sia un inverno particolarmente freddo, qui sotto mi sento al sicuro. Mi piace il colore che hanno i miei capelli alla luce calda del fuoco, il marrone prende delle sfumature dorate ed appare meno banale e gli occhi sembrano sfumare verso il colore elettrico dell'ambra. È già sera, la sera del giorno di Natale, e l'ultimo contatto umano che ho avuto risale a questa mattina. Forse potrei andare all'Osservatorio, giusto una passeggiatina, tanto è a pochi passi da qui.

Dieci minuti dopo, sono già tutta imbacuccata e mi sono premurata, questa volta, di prendere le chiavi di casa: mio padre farà sicuramente molto tardi stasera.

La strada è deserta, il vento freddo e la Luna piena. Il tutto ha, nel complesso, un'aria abbastanza inquietante. Ricordo ancora i tempi in cui queste cose mi spaventavano, quando credevo che dal buio potesse sbucare fuori qualcosa per afferrarmi, rapirmi ed uccidermi o portarmi via. Poi, però, ho capito che esistono cose peggiori di un mostro nascosto sotto il letto. Cose concrete, che portano via gli altri, ma che non puoi sconfiggere. Neanche tutte le lampadine del mondo riuscirebbero a scacciare l'oscurità. Perché questa si nasconde, si assopisce dentro di noi, fino a risvegliarsi di colpo. Fino a rovinarci la vita. Ed io, prima di due anni fa, passavo il giorno di Natale a tavola con la mia famiglia. Giocavo a Tombola, ricordo, ma ero terribilmente sfortunata. Terminavo sempre le partite mettendo su un bel broncio, che veniva poi sciolto da un bacio di mia madre. Adesso ho perso molto più che una partita a tombola.

L'Osservatorio è freddo, ma la sciarpa ed i guantoni che ho indossato mi proteggono per bene. Apro la cupola, stando attenta a farla scorrere lentamente, per paura che tutto questo vento possa danneggiarla. Mi metto al microscopio e comincio a guardare le stelle.

Le stelle che, gagliarde, continuano a brillare. Che non si spengono, nonostante abbiano davvero parecchi motivi per farlo. Custodiscono i nostri desideri e, al momento giusto, li esprimono. Magari il mio futuro è da qualche parte lassù, sospeso, su una stella. Tutta questa incertezza, la titubanza che mi coglie ogni volta che mi dico di essere certa di cosa voglio fare nella vita, forse è soltanto un passaggio. Un piccolo intoppo. Un ostacolo da superare per giungere ad un traguardo bellissimo.

Credo che noi tutti siamo stelle pronte a cadere.

Ed io, quando arriverà il momento, voglio lasciare una scia luminosa nel cielo. Un'esplosione davvero grande, brillante, meravigliosa, che mi porterà ad essere fiera del percorso che ho fatto. Desidero percorrere la traiettoria migliore di sempre. Ed ho paura, sono terrorizzata all'idea di non esserne in grado.

Mi lascio andare su un divanetto, non curandomi della plastica protettiva che lo avvolge, e chiudo gli occhi. Senza quasi rendermene conto, sprofondo in una fase di dormiveglia. Non credevo che si facessero anche dei sogni, nel dormiveglia.

Sogni di passi lievi, cauti.
Sogni di un respiro veloce, infreddolito.
Sogni di un'ombra gracile, uno spaventapasseri piuttosto buffo.
Sogni di un sorriso.
E di una stella cadente.

Spalanco gli occhi, facendo balzare indietro Mat dalla paura. Si regge appena in tempo, appoggiandosi alla parete, respirando pesantemente.

-Che ti salta in mente?!- urlo, ancora sulla difensiva.

Mat continua ad avere il respiro accelerato, ma per le risate. Non posso fare a meno di notare che è molto bello così, con le guance arrossate dal freddo e quei capelli impossibili che gli ricadono appena sulla fronte, poco sopra gli occhi divertiti. Il mio regalo di Natale, una persona. La mia solitudine si spezza in due, mentre una strana euforia mi pervade. Credevo davvero di non avere un solo contatto umano per tutto il giorno di Natale. Un momento... oggi è Natale!

-Che ci fai qui?- gli chiedo.

Mat si lascia cadere accanto a me.

-Tu che ci fai qui?

-Ero... ho pensato che...

Perché non riesco più a finire una frase con lui?

Mat solleva un angolo delle labbra.

-Be'... martedì hai detto che tuo padre aveva da lavorare tutta la settimana e mi sono chiesto cosa avresti fatto tu.

Le sue parole mi lasciano sconcertata, ma mi fanno anche sorridere. Ho avuto paura di dire ai miei amici che non avevo nessuno con cui passare il Natale, per evitare che provassero compassione per me o sentissero il bisogno di trascinarmi ai loro pranzi di famiglia. Ma lui lo ha capito. Lo ha capito semplicemente pensando a me, perché ormai è arrivato a conoscermi meglio di chiunque altro. Ed io mi chiedo come diavolo abbia fatto, visto che io non gli ho detto niente.

-Ero.. mi sembrava un'idea, venire qui.- dico, sorridendo fra me –A dire il vero i miei piedi si sono mossi da soli.

La sua voce si riduce ad un sussurro, che si infrange sulla mia guancia gelata. Un sussurro che ha il potere di mandarmi in fiamme.

-Anche i miei.

Chiudo gli occhi, il fiato di Mat è caldo ed il suo profumo mi raggiunge. Mare. Profuma di libertà, di inverno e di menta. Senza quasi rendermene conto, mi ritrovo con la testa appoggiata sulla sua spalla.

-A Natale ho sempre fatto impazzire mio padre.- dico dopo alcuni minuti di silenzio -Chiedevo ogni volta cose assurde, completamente folli...

Il respiro di Mat mi sfiora la guancia.

-Ad esempio... una volta gli chiesi di far nevicare in casa.- scoppio a ridere -O... certo! Di portarmi su una stella, di far volare i miei disegni...- mi rabbuio -Una volta gli ho anche chiesto di riportare mamma indietro, non dimenticherò mai la sua espressione.

-Tua madre avrebbe...

-Voluto vederci felici, lo so.

Sospiro, mentre lui mi stringe un po' più forte. Mi sono aperta, gli ho praticamente detto cosa mi rende tanto triste a Natale.

-Mia madre faceva la ricercatrice, era brillante.- sorrido fra me -Avrebbe avuto un bellissimo futuro.

La mano con cui Mat mi stava accarezzando i capelli sussulta, bloccandosi un attimo: aspetta che continui.

-Poi ha conosciuto mio padre.- sorrido -E tutto quello che ha sempre desiderato è improvvisamente passato in secondo piano, perché si è innamorata. Le ha cambiato la vita.

Il silenzio che ci circonda amplifica ogni rumore e a me sembra di sentire il cuore di Mat accelerare, ma lui si allontana da me per guardarmi negli occhi. Stringe le labbra come per trattenere qualcosa, ma poi parla.

-Volevo invitarti a quella festa.- mormora piano -Ma forse non è troppo tardi.

Mi lascio trascinare quando mi prende la mano, e mi abbandono completamente a lui. Lascio che le sue risate mi travolgano, lo coinvolgo con battute per niente divertenti, ma che ci fanno ridere semplicemente perché stiamo facendo qualcosa di assolutamente folle. È bello fare qualcosa di folle. È bello soprattutto se, le persone che ti stanno accanto, diventano pazze assieme a te e ti senti felice. Ed è così che comincio a volteggiare nel bel pezzo di una stanza circolare e impolverata, con le stelle che mi fanno da tetto ed il freddo che ormai è solo un ricordo.

Confusa, ma felice.
E a me tutto questo sembra un sogno.

Perché, per la prima volta da due anni, dimentico di essere la ragazzina sfortunata in cui tutti confidano. Non sono più Ellison Moore, una promettente allieva della Sparrow che si prepara da anni per diventare una ricercatrice e finire sui libri di storia. Non devo tenere la schiena dritta. Non devo fingere di conoscere cose assurde avvenute almeno un centinaio di anni fa. Non devo provare ad essere geniale.

Devo solo sorridere, e questo mi viene naturale.

Continuiamo a volteggiare senza musica, stretti l'uno all'altra. Quando ci fermiamo sento il fianco pizzicare, per aver trattenuto il respiro troppo a lungo, ma continuo a sorridere, quasi rapita dalle mie stesse emozioni. Mat sorride, ansimando, ha i capelli completamente in disordine ed un sorriso da mozzare il fiato. Nonostante tutto c'è una specie di ombra nei suoi occhi, come se stesse stringendo tra le braccia qualcosa un attimo prima di perderlo.

Mi sta guardando.

-Tuo padre...- comincio a dire, ma lui posa la fronte sulla mia.

-Non parliamo di lui.- soffia piano –Per favore.

Lo assecondo, accarezzandogli i capelli.

-Ti ricordi quello che mi hai detto su quella stella, Asterope?- dico sorridendo –Credo che sia diventata la mia stella preferita.

-Anche la mia.

Estrae un pacchettino dalla tasca, porgendomelo. Io spalanco gli occhi, stupefatta. Nel prenderlo le mani mi tremano leggermente, ma lui vi lascia sopra una carezza leggera, sfiorandomi appena.

-Mat...- mormoro, soppesando il cofanetto blu scuro –Non dovevi-

-Aprilo.- mi interrompe, inclinando il capo da una parte.

Mi si stringe il cuore al pensiero di suo padre, dell'officina e dei soldi che sta risparmiando da un po'. Ma, allo stesso tempo, sono come commossa. Apro il cofanetto, avvertendo lo sguardo di Mat su di me. E sento gli occhi pizzicare, alla vista del bellissimo ciondolo. Assomiglia ad un punto luce, ma la catenina è molto sottile ed il piccolo brillante manda dei riflessi di blu profondo. Noto una piccola incisione sul retro circolare del ciondolo: una A minuziosamente decorata. Non so per quanto tempo rimango a fissarla.

-Perché piangi?- mi porto una mano al viso, boccheggiando.

Mat sorride, sfilandomi di mano la collanina ed avvicinandosi. Le punte delle nostre scarpe si toccano, i nostri nasi sono vicinissimi. Mi scosta i capelli su un lato, con delicatezza, per poi allacciarmi la collanina dietro al collo. Non ha smesso di guardarmi neanche per un attimo, ma le sue mani hanno tremato nello sfiorarmi.

-Sembra una stella.- mormoro, le punte dei nostri nasi possono sfiorarsi adesso.

-È Asterope.- precisa, soffiandomi sulle labbra. Ed io ho il cuore in gola, mentre nel petto una piccola stella esplode e prende fuoco.

Asterope.
Significa "scintillante", ma anche "ostinata".

-Tu...- le parole mi scivolano dalle labbra e si infrangono sul pavimento.

-C'era un appunto di tuo nonno, nei libri che mi ha dato Castor.- spiega –E c'era questa A...

-Mio nonno si chiamava Albert...

-Per questo ho pensato che avesse un doppio valore.

Non so che dire. I miei occhi si spalancano ed improvvisamente sento l'aria mancarmi, chiudo immediatamente gli occhi per impedirmi di scoppiare di nuovo a piangere.

I miei pensieri vengono interrotti dalle sue labbra, che sfiorano le mie.

È un contatto lieve, dolce. Ma basta a farmi perdere la testa. Ho desiderato questo momento tanto a lungo, con tanta speranza, che adesso mi terrorizza l'idea di viverlo. L'idea di cacciare la paura in un angolo e trovare il coraggio di accarezzare i capelli di Mat. Gli stessi capelli castani mi solleticano la fronte, ma che non potrebbero essere più morbidi di così. Gli mordo le labbra praticamente senza rendermene conto, ma questo basta perché lui capisca. Mi bacia per davvero, facendo scivolare una mano tra i miei capelli e l'altra sulla mia guancia, che non potrebbe essere più calda di così. Mi rendo conto di essere rovente, ma mi sorprende sentire quanto lo sia anche lui. Le mie mani gli cingono il collo, avvicinandolo, per poi raggiungere finalmente i suoi capelli. Gioco con i suoi ricci, facendolo sorridere contro le mie labbra.

E siamo in grado di accenderci come una stella che esplode.

Siamo una stella che cade, noi due, forse la più bella che abbia mai visto. Ma ora capisco che non deve essere una cosa triste, il fatto che le stelle cadano, perché è al contrario la cosa più meravigliosa al mondo. Un'esplosione di luce che non si spegnerà mai, realizzando milioni di desideri e facendo capire alle persone quanto davvero sia importante credere sempre nei propri sogni. Testardamente. Perché, prima o poi, anche se un giorno lontano, questi si realizzeranno.

-Già, a proposito...- dice quando ci stacchiamo –Buon Natale.

Chiudo gli occhi all'istante, assaporando questo momento. Fermerei il tempo, adesso, per restare qui in eterno. Così, in modo semplice ed essenziale, io mi sento felice. Ed il cuore di Mat batte forte, proprio come il mio, sembra quasi che voglia sfondargli il petto.

-Buon Natale.

Dico, appena prima che scatti la mezzanotte.

Spazio Autrice:
Sono finalmente tornata, portando dei dolcetti di Mielandia a tutti voi per chiedervi venia!
Devo scusarmi per essere completamente sparita per due settimane. Davvero, mi dispiace moltissimo per la mia assenza ed ancora più per avervi fatti preoccupare. Tutti i vostri messaggi mi hanno comunque riempita di gioia, così come tutti i commenti che mi avete lasciato.*-*...e, soprattutto, mi siete mancati moltissimo anche voi! <3

...Ma non sono sparita per niente! Stavo semplicemente organizzandomi per i prossimi mesi, che saranno ricchi di novità. Ci vorrà sicuramente molto lavoro, ma scrivere mi fa sempre piacere. *-* Ebbene... Sun - The other half of the sky è online! Trovate un aggiornamento anche su Mens e Moon, con un ringraziamento davvero speciale per voi. Abbiamo raggiunto i 1K followers ed io ancora non posso crederci*-*.
Grazie, grazie, grazie con tutto il cuore.

Ovviamente On fire continuerà:
Gli aggiornamenti di Sun arriveranno ogni venerdì; quelli di On fire ogni sabato, ma potrebbero essere occasionalmente procrastinati al martedì.
Grazie di cuore a tutti, perché siete ormai nel mio cuore.

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