Capitolo 8 - Muphrid

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Ciao ragazzi!
Vi lascio questa piccola nota a inizio capitolo per chiedervi di leggere lo Spazio Autrice, si tratta di una cosa a cui tengo molto e che vorrei dirvi.
Buon capitolo!

Capitolo 8 – Muphrid
(stella isolata, solitaria)

Trascino il mio bagaglio giù per le scale cercando di non fare troppo rumore, e pregando di non inciampare e rotolare fino al piano di sotto come una perfetta idiota. Sono le sei del mattino e molti degli ospiti stanno ancora dormendo, soprattutto considerato quanto sia finita tardi la festa di ieri sera, ma il professor Flick è stato irremovibile sull'orario della partenza. Ha bisogno di rispondere ad alcune mail importanti e tiene in ufficio al German Foundation di Bonn delle carte che gli sono indispensabili. Sospiro e trattengo uno sbadiglio, guardando con aria sconsolata gli ultimi gradini che mi separano dal piano terra. Incredibile come l'ascensore si sia rotto proprio stamattina "dopo anni e anni di perfetto funzionamento!", come ha sostenuto un impiegato. Il mondo deve proprio avercela con me.

A proposito di problemi, ho deciso che non saluterò Mat.

Insomma, non che avessi scelta al di fuori di commettere la pazzia di andare a bussare alla sua stanza alle sei del mattino. Probabilmente è convinto di vedermi a colazione, forse avrà persino intenzione di parlarmi di quello che è successo ieri, di dirmi che è meglio allontanarci e che si deve sposare. Con Monica McGregoy. Ancora non posso crederci. Ma non glielo lascerò fare. Ringrazio mentalmente Flick e la sua ossessione per il lavoro, che mi ha tolto almeno questo peso; Mat ed io non ci siamo neanche scambiati i numeri di telefono, quindi il peggio che possa aspettarmi da lui è un invito al suo matrimonio che mi arriverebbe tramite Denny. Sempre che Ros non si metta in mezzo e lo minacci con le sue solite maniere... persuasive, convincendolo a non inviarmelo comunque.

Quindi sospiro di sollievo, raggiungendo Flick nella Hall del Centro di ricerca di Pisa. Lui mi accoglie con un sorriso e si scusa per avermi costretta a partire così presto, ma sembra più assorto che dispiaciuto.

Due ore dopo siamo già in aereo, lui addormentato profondamente ed io assorta nella lettura di un libro. Un libro di matematica e fisica, tanto per cambiare. Mi distraggo un attimo per guardare fuori dal finestrino e mi rendo conto che i libri non sono più per me quello che erano prima. Un tempo le loro pagine mi portavano lontano, mi distraevano e mi sorreggevano, mi offrivano una via di fuga. Quando avevo un problema mi rifugiavo in una storia che non fosse la mia. E quando smettevo di leggere quel problema mi sembrava incredibilmente piccolo, o forse ero io a sentirmi più grande di lui. Ora invece i libri sono solo un obbligo, e non contengono parole ma calcoli che se non fossi abituata a leggere scambierei per greco antico. A pensarci mi sento come se fossi a lutto. Aggrotto le sopracciglia ed arriccio le labbra indispettita, chiudendo il libro che ho tra le mani e mettendomi a rovistare nella mia borsa. Ne tiro fuori un quadernetto di colore blu e lo apro senza pensarci troppo, trovandomi davanti dei fogli ripiegati: si tratta di quello che ho scritto una delle sere prima di partire, quando sono letteralmente scappata da quella discoteca e da Chad, lasciando Will e Luna a bocca aperta, per cominciare a scrivere. Così, senza alcuna logica. Rileggo quelle parole, quei personaggi, e mi viene innaturalmente da sorridere.

Quando stiamo per atterrare mi preoccupo di chiamare leggermente Flick, che ha un sonno molto leggero, per svegliarlo. Lui mi rivolge un sorriso grato ed imbarazzato, soffocando l'ennesimo sbadiglio. Poi mi guarda preoccupato.

-Hai due occhiaie da far paura, Ellison.

-Oh, emh...- credo di essere arrossita, quindi nascondo il viso tra i capelli –Sono solo un po' stanca, la festa di ieri è finita molto tardi.

Il professor Flick stringe le labbra.

-Ho saputo di Beverly.- dice –Mi dispiace, credevo ne fosse uscita.

Quindi lui sapeva tutto?
Deve essere molto legato a quella donna.

-Vi conoscete molto bene?

Il professore ridacchia, lanciandomi un'occhiata divertita.

-Come due colleghi, Ellison.- fa una pausa prima di continuare –Non so della sua vita personale nulla al di fuori delle voci che girano. Non siamo certo amici di vecchia data come te e il signor Rivers.

-Ha perfettamente ragione!- rispondo –Il lavoro deve essere fuori da ogni pettegolezzo o-

Mi blocco, elaborando le ultime parole dette da Flick. Spalanco gli occhi e mi volto a guardarlo, trovandolo a sorridermi in un modo che non saprei se definire tenero o divertito.

-Come ha detto?- balbetto confusa.

Flick ridacchia.

-Avete frequentato la stessa scuola, nella stessa minuscola città.- spiega –E tu non sai proprio mentire, soprattutto con quello sguardo.

Abbasso immediatamente gli occhi, rossa come un peperone.

-Io... non ho mentito, ma...- mi mordo nervosamente le labbra –Ecco, non sarebbe servito dire che ci conoscevamo, quindi...

Accidenti. Devo calmarmi e riuscire a formulare una frase di senso compiuto.

-È successo qualcosa tra di voi?- mi chiede Flick, facendomi sobbalzare.

Poi, notando finalmente la mia tensione, si schernisce e si affretta a giustificarsi.

-Perdonami.- dice con la sua solita tranquillità –Non sono affari che mi riguardano. Ero solo curioso.

Sospiro.

-Sì.- ammetto, talmente a bassa voce che mi chiedo se Flick mi abbia sentita –C'è stato qualcosa tra di noi, non mi aspettavo di trovarlo lì.- faccio una piccola pausa –Ma ora è tutto finito.

L'aereo si abbassa leggermente, cominciamo una manovra che ormai ho imparato a riconoscere: stiamo per atterrare.

-È così che sapevi di quel paradosso?- mi chiede Flick, riferendosi al fatto che io sapessi quale fosse il segretissimo argomento della conferenza.

-Il paradosso di Olbers.- mormoro assorta, sorridendo leggermente –Lo sapevo perché ci ho sempre creduto, ho sempre creduto in lui.

***

Non appena misi piede a terra, di nuovo in territorio tedesco, mi guardai intorno alla ricerca di qualcuno che mi sarebbe corso incontro a minuti. Dieci minuti dopo Will mi stava stritolando nel suo abbraccio, mormorando frasi sconnesse su alcune cose che doveva assolutamente raccontarmi. Luna, poco più indietro, sorrideva leggermente e scambiava quattro chiacchiere con Flick. Il professore ci salutò in fretta, saltando su un taxi diretto non a casa, ma in ufficio.

-Quell'uomo è incorreggibile.- commenta Luna -È appena tornato da un viaggio di lavoro e vuole tornare a lavorare!

-Io mi butterei sul letto fino alla prossima era geologica...

-Tu sei un caso a parte, Will!- commento io, facendolo ridacchiare.

Will mi strizza l'occhio e mi avvolge affettuosamente un braccio intorno alle spalle.

-Allora,- chiede –che si fa?

Un'ora dopo siamo seduti in una delle migliori caffetterie di Bonn ed abbiamo davanti tre tazze di cappuccino fumante, davanti alle quali ho raccontato loro quanto accaduto a Pisa. Ovviamente, nonostante lo shock di rivedere Mat, non ho tralasciato di dire quanto l'esperienza sia stata bella e quanto io sia stata felice di vedere Pisa e l'Italia, il paese dove mia madre ha realizzato tutti i suoi sogni. La città che amava.

-Che idiota.- sbotta Will, imbronciato –Quel ragazzo è proprio un idiota, lasciarti scappare...

-Will!- lo blocco io, mesta –Non è colpa sua, sono passati molti anni. Vi ho detto cosa gli è successo, ormai si è fatto una vita.

Luna poggia i gomiti sul tavolino e si tiene la testa con le mani, pensierosa.

-Ma ti ha lasciata partire senza dirti niente, non ti ha neanche salutata...

-Detto addio.- la corregge Will –Si trattava di dirle addio.

Tossisco imbarazzata, guardandoli da sopra l'orlo fumante della mia tazza di cappuccino con panna.

-Non è andata proprio così.- dico incerta –In realtà non gli ho detto quando sarei partita, forse credeva che come tutti rimanessi fino alla sera.

-E tu non glielo hai detto?- fa Luna –Ellie!

-Senti, Luna, che sarebbe cambiato?- sbotto –Mi avrebbe invitata al suo matrimonio, e allora? Lo farà comunque tramite qualcuno e... ho voluto evitarlo, visto che potevo.

Luna si batte una mano sulla fronte.

-E se vedendoti avesse cambiato idea?

-Luna.- la rimprovero –Si sta per sposare. Fidati di me, andandomene ho fatto un favore ad entrambi.

Lei non dice nulla, ma distoglie lo sguardo e si finge pensierosa come fa sempre quando non è d'accordo ma non vuole infierire oltre. Apprezzo la sua delicatezza e sospiro piano, posando delicatamente la tazza davanti a me e sorridendo ad entrambi.

-Okay, abbiamo parlato abbastanza di me.- dico –Raccontatemi che avete fatto in questi giorni. Vi siete divertiti senza di me?

-Ci andrai?- mi chiede di Will, ignorando la mia ultima domanda –Al matrimonio, voglio dire.

Qualcosa dentro di me si rompe, ferendomi: è la prima volta, dopo averlo sentito da Beverly, che lo sento dire da qualcun altro. Mi fa uno strano effetto immaginare Mat sposato, soprattutto perché è relativamente giovane. Certo, ha quasi venticinque anni, ma è comunque giovane per un matrimonio ed una vita di coppia. Con Monica McGregory.

Riuscirò mai a crederci davvero?
Probabilmente solo quando lo vedrò.
Perché io ho tutta l'intenzione di andare a quel matrimonio.

-Sì.- dico con convinzione –Ci andrò e non farò una piega.

-Ellie...

-Ragazzi, io sto bene.- sorrido –Sul serio. È arrivato il momento di lasciarmi il passato alle spalle.

Per la prima volta mi sento davvero fiduciosa, le cicatrici che mi portavo dentro da quattro anni si sono riaperte e sorprendentemente hanno bruciato meno di quanto mi aspettassi. Hanno fatto male, naturalmente, ma era un dolore diverso. Un dolore meno umano e più sopportabile. Era rassegnazione, quella pace innegabile che troviamo nell'arrenderci. Ho capito che è davvero finita, che qualcosa che prima sembrava solo in sospeso si è realmente concluso. Come una candela consumata, impossibile da riaccendere. Devo continuare con la mia vita, qui a Bonn, dimenticando Mat per sempre. Ho persino realizzato il mio sogno più grande: visitare Pisa e diventare una ricercatrice. Non sapere dove fosse Mat, che fine avessero fatto tutti i suoi sogni e che fine avesse fatto lui, mi aveva tenuta ancorata all'assurda speranza di ritrovarmelo un giorno fuori casa. Di avere un suo messaggio, una sua telefonata, lettera o mail. Ho sempre pensato che sarebbe piombato di nuovo nella mia vita, che avrei avuto un'altra occasione e che non l'avrei sprecata. Ma ora che so tutto, so cosa è accaduto e cosa ha passato, non posso più sperare. Non sono stata al suo fianco quando avrei voluto e, anche se non potevo saperlo, gli ho voltato le spalle quando aveva più bisogno di me. Non posso perdonarmi a tal punto da ripiombare nella sua vita.

Chiudo gli occhi, ricordandomi di Chad. Ho ancora il fazzoletto su cui ha scritto il suo numero in un taschino della borsa e Will ha parecchio insistito perché lo chiamassi. Ma non ho dovuto pensare molto prima di decidere che non lo farò; non lo userò per dimenticarmi di un altro. Rimarrò sola per un po', e metterò ordine nella mia vita.

***

I giorni si sono susseguiti più velocemente di quanto pensassi, scivolando l'uno sull'altro verso l'autunno. Il clima qui in Germania è già molto freddo ed a breve cominceranno le prime nevicate. Cammino per le strade di Bonn stretta nel mio cappotto, il viso quasi completamente avvolto dalla sciarpa ed i lunghi capelli castani umidi per la pioggia che mi sono beccata appena uscita dall'auto di Will.

- Guten Tag, Fräulein Ellison.- mi saluta la portiera, imbronciata come al solito.

-Guten Tag!- rispondo frettolosamente, fiondandomi in ascensore.

Qualche minuto dopo ho raccolto la posta sullo zerbino e sono fuori casa, intenta a litigare con le chiavi, che scambio sempre con quelle del mio ufficio. Ufficio, già: Flick mi ha dato un ufficio e mi ha promossa, ora guadagno decisamente di più e sono anche un gradino più in alto rispetto a Will, quasi allo stesso grado di Luna. Finalmente riesco ad aprire la porta, butto il pacco ricevuto sul letto e mi fiondo in salotto, accedendo il riscaldamento e togliendomi i numerosi strati di vestiti che mi sono messa addosso. Apro l'acqua calda per riempire la vasca da bagno e corro in cucina a vedere cosa è rimasto da cenare questa sera. Fa così freddo che Will e Luna se ne resteranno a casa, non costringendomi ad uscire come fanno di solito.

Finalmente riesco a fermarmi: una volta chiusa l'acqua bollente ed apparecchiato un piccolo angolo del grande tavolo in cucina, sempre troppo vuoto per me, mi butto di peso sul letto, chiudendo gli occhi e respirando piano, il rumore del traffico fastidioso come al solito e l'aria calda che comincia a riempire la stanza. Stiracchiandomi tocco qualcosa con il ginocchio ed apro un occhio, incuriosita dal pacco che poco prima avevo buttato sul letto. Lo apro senza pensarci troppo.

È di Ros e contiene un libro e due lettere, su una della quali è scritto "aprimi per prima!".

Corrucciata, prendo il libro tra le mani. Rosie ha avuto un bel coraggio a mandarmi proprio un libro, aveva circa il venti per cento di probabilità di non prenderne uno che avessi già letto. Eppure ci ha preso in pieno, poiché non solo non ho mai letto questo libro, ma neanche sapevo che esistesse.

La trama sembra interessante, realistica più che altro. Decido di mettere in atto il solito rituale dei libri nuovi, faccio scorrere le pagine velocemente ed avvicino il libro al viso, beandomi del profumo delle pagine. Sento odore di avventura, e mi viene quasi voglia di lasciar perdere il bagno caldo e mettermi a leggere. Oppure potrei fare entrambe le cose, penso ammaliata e divertita al tempo stesso.

Poi il mio sguardo viene catturato da un qualcosa di fosforescente passato velocemente tra le pagine. Stranita, riprendo a far scorrere le pagine, questa volta più lentamente; e mi accorgo di una frase sottolineata a pagina 111.

"La vita è strana, non ti pare? Proprio quando credi di aver calcolato tutto, quando finalmente cominci a fare progetti, ti senti elettrizzato e credi di sapere quale strada prendere, proprio allora quella strada devia, i punti di riferimento cambiano, il vento si mette a soffiare in un'altra direzione, il nord diventa improvvisamente sud, l'est diventa ovest, e ti senti perduto. È talmente facile smarrire il cammino, perdere l'orientamento."

Le mani prendono a tremarmi, mentre il cuore accelera i suoi battiti e le gambe si sentono improvvisamente stanche per la terribile giornata trascorsa. Prendo la lettera, quella da aprire per prima, e comincio a leggerla con un groppo in gola che si stringe sempre di più.

Cara Ellie,
è passata solo una settimana da quando ci siamo sentite e già mi manchi terribilmente. Saprai anche quanta fatica io stia facendo per scriverti questa lettera, visto che detesto mettere per iscritto qualcosa che vorrei solo urlarti mentre ti abbraccio. Ma so che questo era il modo migliore per dirtelo senza che tu mi interrompessi, o ti rifiutassi di ascoltarmi.

Ho letto anch'io il libro che ti ho inviato e non ho potuto fare a meno di pensare a te leggendo quella frase, a ciò che ti leggo negli occhi le poche volte che riusciamo a vederci. Nostalgia, tristezza e malinconia. Non parliamo più come prima, Ellie, perché? Avevamo giurato che la nostra amicizia sarebbe stata per sempre, che non si sarebbe allentata mai, ma tu mi manchi terribilmente. Denny mi ha regalato un viaggio a Parigi, ci andremo insieme a Natale, non è meraviglioso? Ho pensato che magari potremmo passare per Bonn al ritorno e venirti a trovare, se non sei impegnata.

Ti ho allegato anche un'altra lettera, non scritta di mio pugno ma che spero tu legga con molta attenzione. Credo possa essere preziosa per te, ed è assurdo che non sia stata tu a trovarla ma noi. Io ti mando un forte abbraccio, spero di vederti presto.

P.s. Alex è accanto a me, ti saluta anche lui!

Ros

Non c'è il suo solito "E divertiti, scema!" a concludere il messaggio e la sua grafia sembra più ordinata del solito, ma le parole... quelle mi sono entrate dentro e, ne sono certa, non usciranno mai più. È come se le lettere mi stessero artigliando il cuore, mentre le frasi di Ros continuano a ronzarmi nella testa. Non voglio rispondere. Non serve rispondere. Non so rispondere. Io ho paura di rispondere.

Non so di chi possa essere l'altra lettera, se non sua, ma ho il cuore che batte più forte che mai e faccio dei respiri molto profondi prima di aprirla. Il bagno caldo e la cena sono completamente dimenticati, e persino il mio lavoro e la delusione per Mat sembrano svanire, quando apro la busta. Perché il mittente è l'ultima persona che avrei immaginato, ed il cuore fa una capriola.

Spazio Autrice:
Belle ha aggiornato di nuovo? Ma venerdì era già ieri!
Sì, questo perché Belle è letteralmente impazzita. Di felicità. E solo grazie a voi, che le regalate come sempre tantissime emozioni.

Ragazzi, "On fire... like shooting stars" è nella Lista Ufficiale di Prima Selezione dei Wattys2018 ed io non so cosa dire, se non grazie grazie grazie *-*  ! So che è impossibile quanto assurdo, ma il prossimo traguardo è la Rosa dei Candidati ed io incrocerò le dita anche se mi sembra irrealizzabile. In questi giorni mi metterò al lavoro e cercherò di concludere la storia, in modo da poterla impostare come completa. Quello che vi chiedo è di farvi sentire, di lasciare tante stelline e tanti commenti per sostenermi ed aiutarmi ora più che mai.

Grazie davvero di cuore per avermi aiutata a raggiungere questo traguardo! Ci vediamo presto con il nuovo capitolo, che sarà una Pleiade *-* !
Un forte abbraccio, a prestissimo!

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