Capitolo 1 - FantasyHollow

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Erano ore che guidavo senza sosta, il paesaggio continuava a cambiare intorno a me come le strade che prendevo.
Ero partita agli albori del giorno, dovevo raggiungere la casa di una mia amica: fra poco ci sarebbero state le vacanze natalizie e passarle con lei era un'ottima idea, l'unica pecca era la strada, una giornata intera di macchina.
La mia amica abita in una casa nella campagna, distante da ogni centro abitativo, è una ragazza amante della quiete e della natura.
Era pomeriggio quando feci quell'errore che mi cambiò la vita per sempre, ma io cosa potevo saperne?! In quel momento pensavo solamente di aver sbagliato strada.
Me lo ricordo bene, forse non me lo dimenticherò mai, invece di girare a sinistra presi una piccola stradina sterrata che portava tra i boschi, date le dimensioni non potevo svoltare da nessuna parte quindi continuai ad andare dritta.
Il cielo iniziava a farsi nuvoloso e le prime gocce d'acqua iniziarono a bagnare il parabrezza della macchina mentre un vento minaccioso aiutava rendere il tutto più drammatico.
Fermai il veicolo per prendere il cellulare dalla mia borsa, ma appena lo accesi notai subito che non avevo più credito, lo lanciai a terra furente.
"Questa non ci voleva"
Pensai disperata, poi mi rimisi in moto.
Il tempo passava e io continuavo sempre più preoccupata per quella strada che non accennava a cambiare direzione.
Erano ormai le nove di sera quando vidi delle luci di una città in lontananza, presa dalla gioia e speranzosa aumentai di velocità con la macchina che ormai era piena di fango.
Passai di fianco ad un cartello che indicava il nome della città, ovvero "FantasyHollow"
Un nome mai sentito in vita mia, io che solitamente conosco tutte le città dell'America, il mio Paese.
FantasyHollow a prima vista non aveva nulla d'insolito, c'era qualche negozio, bar, ristoranti, numerose case e degli ampi spazi verdi, tutto nella norma.
Ma non sapevo che cosa nascondeva...
Dopo poco che ero nel Paese la mia macchina iniziò a produrre strani rumori, per nulla tranquillizzanti.
Dopo un rumore più forte improvvisamente la macchina si fermò del tutto non mostrando più segni di vita.
"Maledizione!"
Tirai un pugno al volante, poi scesi dalla macchina per controllare il motore, fuori faceva freddo, c'era un pioggerella leggera che mi inumidì i miei vestiti.
Appena aprii il cofano un forte fumo scuro uscì, il motore era totalmente rotto, il punto era che avevo appena fatto sistemare la macchina.
- Scusi, le serve una mano signorina Stevenson?
Sentii una voce gentile alle mie spalle, mi voltai di colpo: alle mie spalle c'era un trentenne dai ricci capelli neri, un paio di occhi azzurri chiarissimi.
Indossava una giacca nera ed una sciarpa blu.
Io gli rivolsi un sorriso, finalmente qualcuno, ero felice.
- La mia macchina si è rotta, io mi ritrovo in questa cittadina sconosciuta... Sa dov'è un albergo?
Poi mi fermai un attimo e notai che mi aveva chiamato con il mio cognome
- Scusi ma noi ci conosciamo? Ha pronunciato il mio cognome!
Il giovane fece cenno di no con la testa
- No, non ci conosciamo, ho letto il suo nome tramite la targhetta che porta il tuo bagaglio nella macchina, comunque piacere, io sono Sherlock Holmes
Strabuzzai gli occhi: ho sentito bene? Ha detto di chiamarsi come il famoso detective! Ora se ci penso bene è identico al Sherlock Holmes della serie televisiva della BBC, sia come atteggiamento, sia come abbigliamento, sia come aspetto.
Come se fosse la stessa persona, non so se questa era solo una tremenda coincidenza o c'era dell'altro, sapevo solo che era tutto così folle.
Probabilmente rimasi a fissarlo come se avessi visto un fantasma visto che poi mi disse:
- Si sente bene? Comunque, tornando alla sua domanda, in questa città non c'è un albergo! Potrebbe rimanere a stare da me, solo per stasera, a dormire! Vivo con un coinquilino, si chiama John Watson
Anche questa non poteva essere una coincidenza, mi tremarono le mani dallo stupore, dovevo dirgli qualcosa
- Ma lei ha qualcosa a che vedere con Sherlock Holmes di Conan Doyle?
Lui scoppiò a ridere come se si fosse aspettato la domanda
- Certo che no! Le sembro un libro? Me lo chiedono tutti, non so il motivo!
Sospirai più tranquilla, anche se non del tutto, la questione era ancora strana, comunque cercai di non pensarci, piuttosto dovevo pensare alla proposta che mi aveva fatto.
Dormire a casa di un perfetto sconosciuto mi spaventava parecchio, ma d'altronde quale scelta avevo? Dormire in macchina al freddo non se ne parlava.
D'altro canto Sherlock mi pareva gentile e per nulla strano, quindi accettai la proposta.
Lui era a piedi, quindi, dopo aver scaricato i bagagli, ci incamminammo per le vie della città.
Anche se non era notte fonda non c'era nessuno in giro, tranne che nei bar o nei ristoranti, il che dava una nota misteriosa alla città.
La via del mio ospite era vicino a dove avevo parcheggiato la macchina, ci bastò superare un piazza e la raggiungemmo
Quando notai il nome della via che prendemmo io e Sherlock mi venne un mancamento: Baker Street.
Esattamente come quella del detective originale, Sherlock notò che io mi irrigidii al vedere il nome ma non mi disse nulla.
Ormai anche il numero della casa mi pareva scontato, appena vidi la scritta dorata "221b" su una porta verde ci andai in automatico.
Così entrai nella casa che era divisa in due parti: una della padrona e una di Sherlock e Watson.
Appena entrai nella loro dimora mi sembrò di essere finita nella serie televisiva: la casa era arredata nel medesimo modo.
Seduto su una poltrona c'era Watson che leggeva il giornale, ovviamente e immancabilmente identico all'originale.
Si alzò di scatto nel vedermi arrivare
- E lei chi è?
Chiese a Sherlock che ripose con semplicità:
- La sua macchina si è rotta, la ospiteremo una notte, si chiama Vivian.
Lui annuì senza farsi domande e tornò a leggere tranquillamente il giornale, io mi guardai intorno, notai che non c'era molto spazio per dormire quindi proposi:
- Io stanotte dormirò per terra, non ci sono problemi
Sherlock però mi contraddisse:
- Sei nostra ospite, dormirò io sul terreno.
Io provai a controbattere ma non vollero ascoltarmi, quindi accettai ammagliata da tanta gentilezza.
Prima di tutto però dovevo chiamare la mia amica per avvisarla dell'imprevisto quindi chiesi se potevo utilizzare il cellulare
Watson mi ripose
- Mi spiace ma a FantasyHollow non c'è campo, non puoi chiamare nessuno
Era quindi come essere isolati dal resto del mondo, un paese che ha una dimensione tutta sua, rimasi scossa dalla risposta ma sopratutto disperata visto che dovevo assolutamente avvisarla, altrimenti mi avrebbe dato per dispersa.
Cenai solo un del the e biscotti, questa avventura mi aveva scossa, quindi il mio appetito era scomparso.
La serata passò piacevolmente, la compagnia era simpatica e se prima un po' temevo la mia scelta ora ero totalmente tranquilla ma sopratutto curiosa per quello che mi avrebbe riservato l'indomani.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Spero che vi sia piaciuto il primissimo capitolo, più dell'altra storia!
Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti!
 

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