«speravo di non vederti più» "xavier foster"

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Riri's space:
SI, avevo detto che ci saremmo visti domenica, ma ho pensato che...domenica sarà l'appuntamento fisso (si spera) con le os di F1 e MotoGP.

Gli altri fandom, visto che non ho richieste, li pubblicherò in un altro giorno della settimane (e prima delle altre, giusto per chiedervi di fare delle richieste di cui la F1 non c'entra niente, se volete vedere una os che riguarda voi il prima possibile)

Questa è la seconda os dedicata a ME, dato il mio essere moglie di Xavier ora come ora che sono nella parte del mio anno (che dura di solito dai 4 ai 7/8 mesi) dove il mio amore per Inazuma Eleven. Vi lascio alla mia Shana e vado a preparare il pranzo, perché c'ho fame.
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Stavo camminando per Okinawa alla ricerca del cosiddetto "bomber di fuoco". Che potrebbe essere il mio migliore amico. Che potrebbe essere Axel.

Ho sempre passato i miei tre mesi estivi qui in quest'isola e ormai ne so tutti i segreti. Ma la gamba mi fa male e sono costretta a fermarmi. «Shana, se vuoi vengo con te» mi ha proposto Victoria prima, giusto per aiutarmi un po', ma io avevo bisogno di pensare. Pensare a ciò che ho visto alla Fauxshore.

«xavier...» «shana, chiamami xene da adesso in poi»

L'avevo incontrato alla Cloister la prima volta. Io stavo correndo con il mio pallone nel bosco vicino alla scuola, provando a imitare la velocità che riuscivo a ottenere con lo snowboard quando ero a Hokkaido.

Ho sempre amato la velocità. Ho sempre amato correre. Sarei potuta benissimo iscrivermi alla squadra di atletica, quando però con mia madre mi mettevo a giocare a calcio in giardino, mi sentivo più libera che mai.

«sei veloce» era un ragazzo con i capelli rossi lunghi fino alle spalle. Indosso aveva una maglietta viola, un piumino arancione e dei cargo marroni. Una cosa mi sin da subito colpito di lui: gli occhi. Erano verdi e li ho sempre trovati bellissimi. Gliel'ho anche detto.

«xavier, lo sai che amo i tuoi occhi»

Adesso invece non posso più correre, almeno per adesso, e sono costretta ancora per un po' in panchina. «almeno altre due partite» ha detto l'allenatrice. E tutta per colpa sua.

Non ci vedevo più dalla rabbia. Volevo solo batterlo e farlo sparire dalla mia vita.

«non ti volterò mai le spalle, shana»

Sapevo che non voleva farlo, ma in una scivolata prese al posto della palla, anche il mio piede. Sapevo che non voleva farlo perché ho visto i suoi occhi: voleva tirarmi su lui, voleva portarmi lui in panchina e voleva stare lì con me.

«sei triste?» «e come lo sai?» «gli occhi non mentono mai, xavier»

Ma non poteva. Lui era lì perché doveva batterci, anzi umiliarci. Non poteva far vedere ne ai suoi compagni di squadra ne ai miei che aveva legato con me. E io non potevo far vedere che ormai amavo quel ragazzo. Era un po' inquietante e sapeva sempre dove fossimo, ma avevo anche Chester, il nostro commentatore, che era fatto così, quindi non ci ho mai dato molto peso. Non ho mai sospettato che lui fosse un alieno.

«sei qui?» quella era la voce che non avrei più voluto sentire. Ero seduta su una panchina a Okinawa e lui era qui. «Xene, la devi smettere di cercarmi. Non ti voglio più vedere» mi alzai e provai ad andare via da lì. La gamba dopo due passi mi faceva già male, quindi ritornai indietro.

Pensavo avesse fatto delle battute su quella cosa, ma non parlò. Si limitò a guardare per un paio di secondi la mia gamba sinistra e poi si sedette di fianco a me.

«vattene» «non me ne andrò, Shana»

Pensavo anche in un "fammi spiegare", ma non disse neanche quello. La mia curiosità però non mi frenò di fargli quella domanda. «Xavier, dimmi perché stai facendo tutto questo»

Lui sorrise. «sarà un po' lungo» «ormai sono curiosa»

«io non sono un alieno. Tutti noi non siamo alieni» io lo guardai storto. «non mi guardare in questo modo Shana, è la verità. Quella che noi fossimo alieni è una supposizione avuta da voi e poi continuata a usare da Janus, che ci ha costruito la storia praticamente»

«Io sono sempre stato timido e introverso. Intanto sono in orfanotrofio da quando sono piccolissimo. Non so se i miei genitori sono morti, non so se mi hanno semplicente abbandonato. Non so niente. Tutti i componenti di Gemini Storm, Epsilon, Genesis e delle altre due squadre che incontrerete sono orfani.» «Altre due?!» «si, altre due» pensavo che la Genesis fosse almeno l'ultima.

«C'è sempre stata una persona che ci ha sostenuto: Astram Schiller, mio padre» Io lì spalancai gli occhi. Mi raccontò della pietra di Alius, mi raccontò di cosa suo padre stava volendo da loro e mi raccontò del fatto che doveva sconfiggerci per farlo orgoglioso di lui. Tutti loro dovevano farlo.

Mi appoggiai alla sua spalla e lui mi tirò con un braccio verso di sé. «ti prego, non farti male.» lui ridacchiò. «venti minuti fa mi supplicavi di andarmene. Non volevi più vedermi» «adesso ti supplicherei di stare qui, se potessi» Lì mi diede un bacio tra i miei capelli blu/azzurri.

«posso chiederti un'ultima cosa, Xavier? Anzi due» «Quante ne vuoi» «Quindi Lina Schiller, la mia allenatrice, è tua sorella?» Lui annuì. «di questa cosa parlane solo con lei. Non dirla ai tuoi compagni» Lì annuii io.

«E la seconda cosa?» «Mi aiuti a fare un pezzo di strada?» Lui ridacchiò e acconsentì alla cosa. Dopo una quarantina di passi sentivo già la gamba che mi faceva male. «Xavier?» «Mh?» «mi prendi in braccio?» Lui rise di nuovo. «Sulle spalle» «va bene uguale»

Arrivata alla spiaggia lo salutai. «Quando ci rivredremo?» «Prima di quanto tu creda» poi mi diede un bacio sulla guancia. Dopo poco scomparì nel nulla. Io mi toccai la guancia e poi raggiunsi l'unica persona presente al posto dove ci allenavamo: Lina Schiller.

«coach, posso dirle una cosa?» «certo Shana, dimmi tutto» Io nel mentre mi sedevo sulla panchina del campo. «Sarà un po' lunga, le consiglio di sedersi» Le dissi tutto, non tralasciando nulla.

«Adesso tu conosci tutto, ma dai retta a Xavier...non dire niente a nessuno» io annuii. «dovrei non rivedere più Xavier?» Domanda giusto per farla, anche se avesse detto di no, io continuerei a vederlo. «In verità dovresti. Prova a farti dire quale squadra scenderà, quando e dove. Così noi ci prepareremo» «Okay, perfetto»

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Doveva di nuovo sfidarci e io non volevo scendere in campo. Ma Shawn non era ancora in perfetta forma e io dovevo ricoprire il suo ruolo da seconda punta, muovendomi dal mio ruolo di ala sinistra.

Se mi scontrassi con Xavier, non avrei modo e voglia di provare a non farlo passare. Ma dovevo farlo. Dovevo farlo per tutti i miei compagni che ormai sapevano tutto. Dovevo farlo per quelli che sono tornati a casa. Dovevo in tutti i modi vincere quella partita anche per Xavier.

«shana, vinci questa partita anche per me»

Xavier ieri sera non sembrava in sé: era stanco, sembrava avere anche la febbre. Io ero l'unica rimasta all'autobus Inazuma durante quel temporale e lui era fuori, quindi lo feci entrare.

«xavier, scotti, perché sei venuto qui? devi riposarti» «non riuscivo, shana.»

Fino a quando non sentimmo il ritorno di qualcuno, che era poi Mark, lui rimase lì con me. Lo strinsi con la possibilità di prendermi anche io la febbre, ma in quel momento non mi importava. Volevo che stesse meglio lui, non mi importava più di me stessa.

Da quando mi ha rivelato tutto, il suo umore in ogni nostro incontro andava peggiorando.

«shana, non ce la faccio più» «neanche io, xavier»

Con molta fatica, vincemmo noi. Lui provò a difendere suo padre. Io non avevo mai capito perché ci tenesse tanto a lui, ma quella visione mi aprii gli occhi.

«xavier, perché ti fidi ancora di tuo padre?» «non riesco a spiegarlo»

Bellatrix voleva tirare una pallonata potentissima addosso al signor Schiller, ma Xavier si mise davanti e quella la colpì in pieno stomaco.

«XAVIER!!» sia io che Mark gli andammo vicino per sapere se stesse bene. Xavier mi guardò e mi sorrise, rassicurandomi.

Dopo la spiegazione di Astram Schiller, richiesta dall'agente Smith, lo stadio iniziò a crollare. Fummo costretti poi ad abbandonare il posto a più non posso. Signor Veteran top guidatore ever, non c'è che dire. Un'azione alla James Bond.

La polizia ci circondò portando via Astram e rassicurandoci del fatto che tutte le altre squadre erano salve.

«Hillman, vorrei ridarle la panchina della Raimon. Adesso il mio posto è di fianco a Xavier e gli altri ragazzi» la Signorina Schiller ci affidò di nuovo al signor Hillman, ritornando dai suoi "fratelli".

Sapevo che non era l'ultima volta che vedevo Xavier, ma era da un po' che avevo l'istinto di fare una cosa, ma non ho mai avuto poi la vera forza per poi farla questa cosa. Volevo dargli un bacio.

"Dai Shana, fallo. Cosa ti costa?" Questi erano i pensieri che si aggiravano nella mia testa. Non lo feci, perché vidi lui girarsi verso di me e sorridermi. "magari la prossima volta" pensai, risalendo sull'autobus Inazuma mentre ci stavamo dirigendo a sconfiggere quelli che, fortunatamente, sarebbero stati gli ultimi nemici da affrontare e forse anche quelli moralmente più difficili, cioè i nostri amici che credevamo che ci stessero aspettando a casa, pronti a festeggiare la nostra vittoria contro Astram Schiller e la sua Alius Academy.

. . . . . . . . . . .

Pensavo di rivederlo prima, ma dopo due settimane non avevo ancora sue notizie. Il giorno prima della mia partenza per Okinawa per le vacanze, ricevetti un suo messaggio sul telefono.

"ciao shana, mia sorella mi ha dato il tuo numero. So, che sono sempre sembrato uno stalker, ma fa niente. Volevo chiederti se in questi giorni potessimo incontrarci"

Guardai quel messaggio per una decina di minuti senza sapere cosa rispondere. Chiamai la persona più indicata per consigliarmi questa cosa: Victoria.

«AMICA, O GLI CHIEDI CHE VI VEDIATE OGGI O TI VENGO A CERCARE A OKINAWA» consapevole che Victoria Vanguard è la figlia del primo ministro, quindi con tutti i mezzi per cercarmi e trovarmi a Okinawa, e ha l'aiuto di Hurley e Thor che conoscono a memoria quei luoghi, scrissi a Xavier la risposta.

"e se ci vedessimo oggi?"

In questo momento sono seduta sulla solita panchina sotto l'Inazuma Tower, stranita del fatto che Mark non fosse lì ad allenarsi, che sto aspettando Xavier.

«ehy» «ehy» lui si sedette accanto a me.

«perché mi hai chiesto di vederci qui?» «Perché è un posto in cui nessuno, tranne i componenti della squadra della Raimon e del suo relativo staff, viene mai. Quindi visto che sono tutti in vacanza, tranne Mark, che è strano che non sia qui in effetti, ho scelto di incontrarci qui»

«quindi dici che dobbiamo andare via in fretta da qui?» «quindi dico che appena sentiamo i passi di una persona, l'unico di cui ci dobbiamo preoccupare è Mark Evans» Lui rise.

Mi guardò negli occhi. E io mi persi così tanto nei suoi, da non sentire la sua mano accarezzarmi la guancia.

Ritornai nel mondo reale solo quando le sue labbra si posarono sulle mie. E quando, circa un paio di secondi dopo, iniziammo a sentire dei passi e una voce famigliare avvicinarsi. Quella cosa ci costrinse ad alzarci e, mano nella mano, a scappare via.

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