Il mio psicologo (pt.1)

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Esatto, signori. Ecco qui questo "piccolo" esperimento: farò un paio di parti, ma datemi delle idee nei commenti per i prossimi capitoli (ogni cosa è bene accetta). Eh, con una verifica al giorno è difficile creare.
È in Rey POV, ma si capisce più tardi.
Dettttttttto ciò, enjoy!

Bhe, eccoci qui, allora...
Sospiro, mi stringo nel cappotto, spingo con forza la porta a vetri.
Che schifo, c'è odore di... ospedale?
Arriccio il naso, mentre cerco di orientarmi: non è diverso da tutte le altre volte.
A soli 18 anni, ho frequentato più cliniche mediche e psicologici che casa mia. Depressione, dicono. È intrattabile, una giovane ragazzina che non capisce.
Seh, certo! Coooome no!
Con un po' di fatica, arrivo in una sala d'attesa: è ordinata, con molti libri (alcuni anche interessanti, a prima vista), calda, forse troppo. Non oso togliermi il giaccone, lo apro soltanto. Sento delle voci, una più di tutte, all'interno dello studio: quando cazzo è bella? Così... profonda...
Non mi accorgo nemmeno che è arrivato il mio turno:
-Rey, giusto?- annuisco -Vieni, tu stavo aspettando -
Entro bello studio: c'è una scrivania con una sedia, diversi divanetti in pelle scura e i caloriferi accesi. Appoggiato ad uno di questi, c'è una figura, svettante, scura: capelli neri, occhi scuri, occhiali, una... maglia nera? Non camicia e cravatta, come gli altri? Bha, sembra anche giovane: almeno non è una vecchia tartaruga rugosa centenaria!
Mi sorride, porgendomi la mano:
-Piacere, Ben Solo. Chiamami Ben, e dammi del tu- agita la mano -siediti, se vuoi. Anzi!- si avvicina a passi calcolati, apposta per non far spaventare nessuno - Dammi pure il giubbino, qui fa già abbastanza caldo- .
Ridacchia, mentre mi sfiora la schiena, avvicinandomi ad un divanetto.
Mi siedo, non dico parola, mentre cerco una via di fuga. Lo guardo, cercando di capirlo: sembra così attento a dei fogli, probabilmente il mio viaggio fra medici e psicologici.
Giro qualche secondo e lui stacca gli occhi da lì, per poi sbattere i fogli sulla scrivania. Si alza:
-Ok, facciamo così: raccontami di te.- Sospira -Sei maggiorenne? Cosa studi?-
Ghigno:
-Perché?- HAHA! Sembra stupito! Sappi che non ti renderò le cose facili!
Ben si toglie gli occhiali, per poi passare la mano sul volto. Mi guarda negli occhi, ed io sento caldo. Ho brividi di caldo, ma ci sono i caloriferi accesi ed ho il cappotto... Cos'è?
Dopo qualche minuto, ritorna a parlare:
-Allllora... Io volevo fare un po' di conversazione, per non farti sentire a disagio, ma...- Si appoggia alla scrivania, incrociando le braccia. E che braccia, miseria! -Perché ti tagli?-
Sobbalzo, non me lo aspettavo... Quindi, lui sa.. di questo.
-Eh, so che è brutale, ma dagli esami del sangue non ci sono tracce di antidepressivi e... il fatto che ti nasconda le tue braccia così tanto mi porta a pensarlo...-
Silenzio. Per molto. Solo sguardi.
Mi schiarisco la gola:
-Non ho nessuno. No!- Lo fermo sul nascere -nemmeno la mia famiglia. No, sono introversa quindi, scordati di molti amici, ok?-
Sbotto, non ce la faccio più: perché con lui è così semplice?
Guardo verso i piedi, in imbarazzo: come fa a sapere che mi taglio? Dalle analisi non c'è nulla... Decido di chiederlo, con un sussurro. Lui non risponde, mi si avvicina e si arrotola le maniche: cicatrici rosee, piccole, grosse, leggere, profonde, due in verticale... Aspe, DUE IN VERTICALE?!? ODDIO, SONO IN UNA SITUAZIONE DI MERDA E MI AFFIDANO UNO STRIZZACERVELLI EX-SUICIDA? MA SONO SCEMI?!?
Sono sconvolta, gli affarro il polso e lo guardo meglio, sentendo i suoi occhi scrutarmi. Lo guardo, incerta -t-tu ti tagliavi?-
Ridacchia, lo stronzo, eh.
-Si, effettivamente si. Per circa... -sembra pensarci -qualche anno? Bho, forse cinque, sei. Non ricordo.- Si sfrega le mani nei jeans, guardando lontano, quasi ricordando dolorosi momenti.

Mi sporgo, verso di lui -Perchè? V-voglio dire: non lo si fa a caso, no?- Sorride, amareggiato
-Esatto... Già...- Si avvicina al calorifero ed io lo seguo subito
-Avevo circa... Quanto? Penso 14, forse 15 anni: vita tranquilla, abbastanza espansivo, buoni voti. La normalità, insomma! Poi, BOOM!- Con le mani mima un'esplosione vicino al mio naso, facendomi ridacchiare. - Il mio migliore amico,era quasi come un fratello per me, si toglie la vita. Senza se e senza ma. Da lì, solo in peggio- sospira, amaro- i miei genitori divorziarono dopo pochi mesi... Mio padre morì dopo qualche anno...- mi guarda, nelle sue iridi riesco a specchiarmi: così scure, profonde...
-Ma noi non siamo qui per sentire la mia vita, no?- Prende una caramella da un barattolo lasciato sulla scrivania, offrendomene una. Rifiutai, sapevo che non era bello parlare a bocca piena. Iniziai a raccontare:- Ok, allora. Non sono mai stata propensa agli studi, a scuola ero abbastanza casinara. Puoi capire no?- ghignai, ricordando la mia spensierata infanzia- Avevo tre fratelli, ed ero la più piccola: due maschi, gemelli, e quella più grande. Da Theo e Phil, avevo cinque anni di differenza, con Sophia invece otto.- Lo sento mormorare un "interessante"- Erano sempre sotto i riflettori, quindi mi era perdonato tutto. Ma! Non potevano fare le cose normali, nooo! Sono andati tutti e tre in collegio, quindi da essere circondata, mi sono trovata sola soletta a casa. Tutte le attenzioni erano su di me, un casino, insomma!
Dio, quanto li ho odiati in quel momento... I miei genitori... -sospiro, sento delle lacrime salire- pretendevano troppo. Poi, il "primo amore" un lurido bastaro! Giuro! E, fra tutto questo, BOOM: un giorno sono svenuta, a caso. Ma, HEIIIII, questo svenimenti accadevano sempre più spesso. Ed infine, delusione come se facessero a gara per darmele...-
Cazzo. Vaffanculo a me e ai miei occhi lucidi, porcoggiuda!!
Silenzio. Tanto, forse troppo.
Ben riprende la parola, calmo -Hei, non è colpa tua...- sembra pensare alle sue prossime parole - da quei fogli ho capito che volevi fare un indirizzo turistico, poi hai svoltato sul liceo classico. È un cambiamento radicale, non ci azzecca nulla.-
Annuisco, abbassando la testa.
-Senti, non voglio essere un peso, ma se vuoi- mi porge un biglietto da visita- ho un'amica, che è stata nella mia, anzi nostra situazione. Ed è nel ramo turistico, sul lago di Garda. Ti può dare una mano, penso che fra donne ci si capisca...- Ridacchia, imbarazzato, penso?
Che ho, porcoggiuda? Ho caldo? AL CUORE?! Guardo in basso, prendo il bigliettino rapidamente, insicura.
L'orologio segna che sono passate due fottute ore? Di già?
Ben si accorge dell'orario, ma sembra triste...
-Bhe, prossima settimana alla stessa ora?-
Mi sorride, rassicurante.
Bhe, cazzo si!
Annuisco, mi alzo e me ne vado. Appena messo piede fuori dalla stanza, sospiro: è cambiato qualcosa, ma in meglio.





Angoletto autrice

Allora, ALLORA. Dovevo pubblicare qualche giorno fa, ma ho ricontrollato sta roba per 10 volte minimo. Penso di fare due/tre parti, non di più. Fatemi sapere se gradite la schifezzuola qui
Cya

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