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"Ailleann... sono io".

Tre parole.

Solo tre parole, pronunciate prima e dopo il silenzio. Lo spartiacque tra un lutto e una fitta al cuore, tra un pianto di dolore e un pianto di gioia. Perché dopo che Phoenix ebbe pronunciato quelle tre semplici parole ci fu solo silenzio, poi i singhiozzi di Ailleann, che sgorgarono come un canto.

"Non parlare con nessuno. Fai le valigie e vai all'aeroporto. Ti ho appena mandato un biglietto per Londra e tutte le istruzioni".

⸩ↂ⸨

Phoenix non si era certo perso in chiacchiere. Avevano salvato il Mondo? Avevano portato a compimento la sospirata Opera, per cui tanto tempo e tante esistenze erano state impiegate e sprecate? Dunque era giunto il momento per riscuotere la loro parte e lui non si era fatto nessuno scrupolo di portare la questione sul tavolo dei Maestri.

Aveva argomentato le sue richieste con i modi spicci e diretti che lo distinguevano, e non aveva ceduto di un passo, pur concedendo loro qualche ragionevole opposizione. Alla fine erano giunti a un accordo, sottoscritto da tutti.

Sarebbero appartenuti sempre alla Congrega, perché non potevano ignorare di essere ciò che erano o fingere di non sapere ciò che non avrebbero dovuto conoscere. In più, il loro intervento sugli Elementi, di tanto in tanto, poteva comunque rivelarsi utile per scongiurare qualche pericolo o qualche sciagura. Ma la Fine del Mondo, la prossima, era di certo ben lungi dall'arrivare. 

Che la Congrega continuasse pure a studiare il Cielo e ad allevare Custodi, se lo gradiva, anche se Raven era pronto a scommettere che, presto o tardi, la Scienza si sarebbe sostituita alla Magia e avrebbe protetto gli Uomini molto meglio di quanto avevano saputo fare in quell'occasione. Quanto a loro, come compenso per il servizio reso, avrebbero avuto la possibilità di scegliere la propria vita, pur vincolati al rispetto dei segreti che custodivano e condividevano. E Phoenix sapeva esattamente cosa voleva. Non si sarebbe accontentato di nulla di meno. 

Non poteva più essere Charles e forse, in qualche strano modo, aveva imparato ad amare Phoenix. Non poteva più tornare nella sua città e la sua esistenza sarebbe proseguita altrove, ma lei doveva essere al suo fianco, in un modo o nell'altro. Non avevano importanza i compromessi che avrebbero dovuto accettare. Sarebbero stati insieme, di nuovo.

⸩ↂ⸨

"Io e Ailleann ci trasferiamo tra una settimana. Mancano giusto un paio di cose, ma per la fine del mese penso proprio che potrete venire a trovarci. O quando sarete tornati a Londra, insomma".

Phoenix aveva appoggiato lo zaino ai piedi dei gradini che portavano all'ingresso della villa. Con il gomito sulla balaustra, si sporse appena indietro, a guardare la facciata di Fulham, come se volesse imprimersi quell'immagine nella mente, o come se volesse salutarla.

Si drizzò sulla schiena e tornò a fissare Eagle, seduto sulla scala, con un braccio attorno alla vita di Swan.

"Quando partite?".

Eagle, a quella domanda, si illuminò tutto.

"Abbiamo il volo per Istanbul tra cinque giorni. Vi chiameremo quando saremo lì, anche perché contiamo di spostarci in pullman o in treno dalla Turchia, quindi non so quando potremo farci vivi".

Phoenix lo fissò perplesso. Non riusciva a capire fino in fondo come Eagle potesse entusiasmarsi per quei viaggi rocamboleschi in mezzo al nulla. A lui piaceva la semplicità della sua casa e le serate con Ailleann.

"Va bene, ma cercate di non mettervi nei guai", disse, fingendo di voler esser severo. "E tratta bene la mia mammina, paparino!".

"Oh, Phoenix!", sbottò Swan con una smorfia. "Finiscila di prenderci in giro con questa storia che ti abbiamo messo al mondo noi. La gente penserà che sei completamente matto!".

"Come se non fosse la verità...".

"Cosa?".

"Che sei completamente matto, irlandese!".

Phoenix scoppiò in una sonora risata e si lasciò cadere gli occhiali da sole sul naso, prima di decidersi a girarsi verso il vialetto e squadrare finalmente colui che aveva parlato.

"E tu, Raven? Non ci hai ancora detto cosa hai intenzione di fare".

Il ragazzo si tirò su dal serbatoio della Thunderbird sul quale si era pigramente adagiato ad ascoltare i discorsi degli altri tre. Digitò una veloce risposta sul cellulare, che mise fine a una chat costellata di faccine ammiccanti e cuoricini, e fece scivolare l'apparecchio nella tasca posteriore dei jeans.

Sorrise con la sua solita espressione sfacciata e socchiuse appena gli occhi color metallo.

"Io?", rispose sornione. "Io vado a farmi un Daiquiri".


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SOUNDTRACK (e qualcosa in più)

Siamo giunti ai titoli di coda. Sì, proprio quelli che idealmente stanno scorrendo adesso sullo schermo, dopo la dissolvenza in nero che ci ha separati da Opera, che ha consegnato al loro futuro Swan, Eagle, Phoenix e Raven.

Se siete arrivati a leggere questo epilogo significa che la storia vi è piaciuta, a meno che non abbiate perso qualche scommessa con un amico sadico che vi ha costretti a seguirmi fin qui. Anche in quest'ultimo caso, sappiate che vi ringrazio infinitamente 😊

Quello che davvero spero, con tutto il cuore, è di essere riuscita a emozionarvi. Spero di avervi fatto sospirare, piangere, arrabbiare, insultare i miei personaggi o stringerli tra le vostre braccia.

Le emozioni rendono la nostra vita speciale ❤️

E adesso fatemi essere poco seria, per una volta, e godetevi Get Lucky dei Daft Punk ft. Pharrell Williams che... ops, che caso! Cita un'antica leggenda e parla della fortuna, così come la intende Raven 😂

"Like the legend of the Phoenix
Our ends were beginnings
What keeps the planet spinning
The force from the beginning

We've come too far
To give up who we are
So let's raise the bar
And our cups to the stars

She's up all night 'til the sun
I'm up all night to get some
She's up all night for good fun
I'm up all night to get lucky
We're up all night 'til the sun
We're up all night to get some
We're up all night for good fun
We're up all night to get lucky"

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