WINTER 12 - Adesso siamo pari

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Swan occhieggiò il cielo cinerino di quella mattina di marzo. Un pallido sole si stendeva glaciale su Londra, ma l'aria era appena un po' più tiepida e tanto bastava a migliorare il suo umore. Stava semidistesa sui gradoni della scalinata vicina alla grande scacchiera. La maestosa facciata del King's College incombeva su di lei. Diane e Caroline discutevano su cosa fare nel week-end e lei, per la prima volta dopo tanti giorni, riusciva a sentirsi quasi felice.

Avevano passato la mattinata a studiare insieme, poi si erano fermate a chiacchierare all'esterno. Quelli erano i momenti che Swan preferiva, di cui faceva ogni volta tesoro, come se fossero una scorta di benessere da portarsi dietro per compensare le ore in cui si sentiva in gabbia. In compagnia delle sue amiche, la sua finta vita da ventenne riusciva a sembrarle quasi vera, quando infarciva di impegni fittizi e banali accadimenti la storia delle sue giornate. E Fulham Palace era una realtà distante, mentre discutevano dei prossimi esami, della festa che Diane avrebbe organizzato a fine mese appena i suoi fossero andati fuori città, dei ragazzi e dei vestiti da indossare.

"Senti, Swan", l'apostrofò Diane con un sorrisetto ammiccante. "Che ne dici di portare anche il tuo biondissimo e fighissimo best friend al mio party da sballo?".

L'espressione di Swan si oscurò come se una nuvola avesse coperto il sole.

"Non è più il mio best friend", tagliò corto.

Le labbra glitterate di Caroline si arrotondarono in un Oh! di sorpresa, mentre Diane parve accogliere la notizia con una punta di bizzarro piacere.

"Be', un motivo in più per portarlo!", esclamò allegra. "Dovremo consolarlo della tua perdita, no?".

Swan fece un gesto svogliato con la mano.

"Se proprio ti piace, invitalo pure".

Diane si fermò un istante a soppesare la reazione della ragazza, che restava distesa a occhi socchiusi con un'espressione ostentatamente indifferente che avrebbe fatto perdere la pazienza a un santo.

"Non ti stavo chiedendo il permesso, Swan", sottolineò, sforzandosi di apparire pacata.

"E io non te lo stavo dando, Di", rispose l'altra, senza mutare atteggiamento. "La festa è tua e Eagle non è affare mio".

Le altre due si scambiarono un'occhiata eloquente. Certe volte Swan era davvero intrattabile, specialmente se si toccavano determinati argomenti. Caroline, che fino a quel momento era rimasta in silenzio a seguire la scena, la scrutò di sottecchi.

"Brutta litigata, eh?", azzardò piano.

"Non ne voglio parlare, ragazze".

Diane sollevò le ciglia chiare e fissò per qualche istante un punto lontano da loro.

"Magari preferisci parlare di qualcos'altro", ridacchiò dandole un buffetto affettuoso sul braccio, come per cancellare in quel gesto il loro piccolo attrito. "O di qualcun altro".

Quelle ultime parole vennero coperte dal rumore scoppiettante di una Royal Enfield Thunderbird Marine che si adagiò sull'asfalto con una frenata misurata.

"Passaggio, Swan?".

Il sorriso illegale di Raven brillò sotto la sottile visiera del mini jet assieme ai suoi occhi grigi, rischiando di mandare in tilt il sistema cardiocircolatorio di Diane e Caroline. Swan, invece, non diede a vedere la sua sorpresa, ma si impose di restare calma, come faceva ormai quotidianamente ogni volta che lui le ronzava attorno con la sua irresistibile insistenza. Non che le dispiacesse, e dentro di sé lo sapeva perfettamente. Solo che Raven aveva l'eccessiva e fastidiosa abitudine di mostrarsi perennemente trionfante in sua presenza, e lei provava l'istintivo desiderio di gettare acqua fredda su quel terreno infido e rovente. Ma per il resto... oh, sarebbe caduta, sì! Sarebbe caduta volentieri per quel sorriso e per quelle labbra.

Si alzò con un sospiro esibito, raccolse i libri e lo zaino che aveva abbandonato sulle scale e salutò con un bacio le ragazze. Diede loro appuntamento per il fine settimana, poi scese svogliatamente i pochi gradini che la separavano dalla strada e da lui.

Quando raggiunse la moto che vibrava nell'aria fredda, Raven le porse il casco che teneva allacciato sul braccio. Lei lo afferrò con entrambe le mani e sollevò sul ragazzo uno sguardo intenso.

"Stai disperatamente cercando modi alternativi per farti dire grazie da me?", commentò ironica.

Lui piegò le labbra in un mezzo sorriso e socchiuse appena le palpebre.

"No, sto accumulando crediti, così da poterli riscuotere tutti in una volta, un giorno di questi".

Swan scosse il capo, infilò il mini jet e lo serrò sotto la gola. Si ancorò alla spalla di Raven e si sistemò sulla moto.

Attraversarono in silenzio i quasi dieci chilometri che li separavano da casa, tagliando strade e viali alberati, mentre l'aria fredda sferzava loro la faccia. Swan, istintivamente, nascose il viso contro la giacca del guidatore e restò lì per tutto il tempo, stringendogli delicatamente il petto e respirando l'odore del cuoio e di lui, fin quasi a perdersi. Si rese conto di essere arrivata solo quando sentì il motore spegnersi sotto le sue gambe.

Raven si fermò davanti all'ingresso centrale della villa. Attese che lei scendesse, poi riavviò la moto per raggiungere il garage. Proprio in quel momento Swan lo bloccò stringendogli il braccio. Il ragazzo girò la chiave e si fermò a scrutarla senza una parola.

Lei si passò nervosamente il casco tra le dita per qualche istante. Sembrava sulle spine, come se stesse combattendo interiormente per decidere se parlare o meno. Abbassò appena le ciglia per sfuggire allo sguardo interrogativo di Raven, che sembrava quello di un felino pronto al balzo, in attesa della minima mossa sbagliata.

"Comunque volevo davvero ringraziarti", bisbigliò infine. "Grazie per quello che hai fatto per me l'altro giorno alla cerimonia".

L'altro sorrise lievemente di fronte al suo imbarazzo. Swan riusciva a sembrargli incredibilmente aggressiva e incredibilmente dolce al contempo, e quell'assurdo contrasto sarebbe stato in grado di mandarlo fuori di testa. Se solo lui non fosse stato Raven.

"Tutto qui?", articolò lentamente.

La ragazza sussultò, spiazzata da quella replica. Gli aveva appena detto un grazie che le era costato tutto il suo orgoglio, che altro voleva?

"Ah, non è sufficiente per Vostra Maestà?".

Lui rise apertamente del suo tono piccato.

"Diciamo che mi aspettavo un altro tipo di ricompensa".

La ragazza si lasciò sfuggire una lieve esclamazione di sorpresa e una domanda le corse alle labbra, ma Raven non le lasciò il tempo di formularla. Con la mano guantata le carezzò i capelli e l'attirò a sé. Con un movimento che le parve inspiegabilmente repentino e lento allo stesso tempo si avvicinò al suo viso, ai suoi occhi. Il sorriso di Raven si trasformò in un bacio mentre cercava il contatto con la sua bocca.

Swan rimase di sasso, incapace di qualsiasi reazione. Le balenò in mente, in una sola volta, una miriade di pensieri contrastanti. Si interrogò, senza alcun ordine apparente, su mille perché, e sul momento, e sul posto, e sull'occasione. In un ultimo brandello di lucidità, si era resa conto che la stava baciando proprio di fronte all'ingresso principale, dove chiunque li avrebbe potuti vedere, e si chiese se quel dettaglio avesse un significato o un senso per lui.

Non arrivò mai a darsi una risposta. Ogni ragionamento si spense quando Raven continuò a restare incollato a lei, alla ricerca di qualcosa di più. Lentamente, millimetro dopo millimetro, Swan modellò le proprie labbra a quelle di lui, la lingua alla sua. A occhi chiusi, si lasciò esplorare e si perse a sua volta nella scoperta di quel sapore, di quel calore così nuovi per lei. Raven era calmo, metodico, avvolgente. Si muoveva sulla sua bocca come se avesse voluto registrare ogni istante di quel bacio, facendola sentire improvvisamente importante, desiderata, preziosa. Si lasciò affogare in quella sensazione al punto di desiderare che non avesse fine, mentre la mano di Raven affondava tra i suoi capelli man mano che il loro contatto si faceva sempre più profondo.

Swan aveva già baciato altri ragazzi. Le prime volte per sfida con i compagni di scuola, poi per gioco, per curiosità e talvolta perfino per noia, per provare qualcosa di nuovo. Quel bacio, invece, fu per lei una vera e propria rivelazione. Le entrò dentro come se fosse stato il suo primo, vero bacio. E quando Raven si staccò piano, trattenendole fino all'ultimo istante il labbro inferiore in una stretta delicata, le sembrò di non aver respirato per tutto quel tempo.

Sbatté le palpebre, come per assicurarsi che tutto fosse vero, tutto ancora al proprio posto. Raven era di fronte a lei e le sorrideva. Le diede un bacio veloce sulla punta del naso, poi tornò a sistemarsi sulla sella.

"Adesso siamo pari", dichiarò.

Riaccese il motore e sparì lungo il vialetto che portava alla rimessa.

Swan rimase immobile, a fissare il giardino che si apriva davanti ai suoi occhi chiari. Stringeva ancora il casco tra le mani e lo zaino le era scivolato giù da una spalla, ma lei sembrava non accorgersene. Guardava assorta le piccole gemme che, sopravvissute alla neve, facevano capolino timidamente tra i rami degli alberi scheletriti.

Quanto manca ancora alla primavera?

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SOUNDTRACK:

Le note con cui si chiude questo "finale di stagione" (stagione in tutti i sensi, è proprio il caso di dirlo 😄) sono quelle della bellissima England Skies degli Shake Shake Go 💛

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