Capitolo 29 - Identità Nascosta

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Come avevo fatto a non capire? Cazzo, era palese. Oppure no... no, forse no. Non lo era per niente. Come potevo aspettarmelo?

Perché l'essere umano spesso vuole... "cambiare"?
Perché ha paura di mostrare a tutti la persona che è davvero? O forse... perché si vergogna di ciò che è stato, e vuole quindi nascondere il sé stesso del passato, creando una nuova apparenza di sé?

Purtroppo, questa è una cosa che per essere compresa pienamente necessita di un'esperienza. Un'esperienza... caratterizzata da odio, vergogna, rancore, sofferenza. Insomma, qualcosa che nessuno penso avrebbe la vera e propria volontà di provare a vivere.

Stai zitto, non hai il diritto di parola.
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Ma adesso basta, vi sto avvolgendo fin troppo nel mistero. Suppongo abbiate nella vostra testa troppe domande, ma anche troppe poche risposte per riuscire a venire a capo di tutto questo.
Quindi non perdiamoci in chiacchiere e riflessioni, e andiamo avanti.

Oh, quasi dimenticavo. Da quando ho finito di scrivere le ultime parole, prima di queste, ho cominciato a percepire qualcosa di davvero... potente.
Sento che qualcuno di voi sta provando un possente odio verso di me. Da altri, invece, avverto una considerevole compassione.

Trovo ammirevole questo mastodontico divario.
È davvero incredibile... tanto quanto quello a cui verremo incontro in futuro.
Oh, sì... lì ci godremo per bene lo spettacolo, tutti insieme. Non vedo l'ora.

Sì... ricordo perfettamente dov'eravamo rimasti.
Come stavo dicendo, mentre stavo passeggiando vicino al fiume, decisi di chiamare al telefono Beatriz, visto che lei mi aveva già chiamato tre volte e io non le avevo ancora conferito alcuna risposta.

- Beatriz, Beatriz, Beatriz Hernández... dov'è il contatto? Oh, eccolo finalmente. Merda... sarà in pensiero per me. - parlai da solo cercando disperatamente il numero di Beatriz nella rubrica del mio telefono.

Ma proprio quando stavo per effettuare la chiamata, sbattei accidentalmente contro una persona che sembrava proprio essere una ragazza adolescente.

- Oh, merda! - esclamai - S-Scusami, sono mortificato...
- Cazzo! Ma guarda dove vai, idiota! - mi rimproverò lei.
- Ehi, non sono stato mica l'unico ad avere gli occhi attaccati al telefono mentre camminava. Anche tu avresti potuto guardare meglio dove andavi, invece di messaggiare. - le risposi.
- Ecco, un'altra rottura di coglioni... come se già non ne avessi abbastanza, maledizione.

Quando sentii la sua voce, qualcosa mi venne alla mente. Era una voce che non sentivo spesso, ma che allo stesso momento mi suonava molto familiare.

- Grazie, eh. Aspetta un attimo. Ma tu... sei la ragazza di ieri? - le domandai grattandomi la testa.
- "La ragazza di ieri". Cos'è, un nome in codice?
- Davvero divertente.
- E allora vedi farti comprendere, caro mio - mi disse con uno sguardo minaccioso.

Le risposte che mi dava quella ragazza mi facevano veramente innervosire, così tanto da far risalire in me quella rabbia che pochi minuti prima sembrava si stesse affievolendo.

- E va bene, allora sarò chiaro e coinciso... proprio come vuoi tu. L'altroieri ero al centro commerciale, qua vicino. Sono andato in farmacia e, mentre stavo facendo la fila, ho visto una persona che mi stava fissando in una maniera assai strana. Dopo aver comprato quello che mi serviva, mi diressi verso l'uscita e notai che quella persona mi stava inspiegabilmente seguendo. Quando capii che l'avevo beccata, smise di pedinarmi frenando il passo e cominciò ad allontanarsi lentamente. E aspetta, vuoi sapere la cosa ancora più interessante? Quella persona sembrava essere proprio una ragazza...
- E... allora? - chiese la ragazza con tono leggermente infastidito.
- Non ho ancora finito, bella mia.
- Senti, "bella mia" lo dici a qualche altra ragazza del cazzo, sono stata chiara? Tutta questa confidenza da dove ti esce fuori? - commentò lei continuando a mettere in mostra la sua strana arroganza.
- È maleducazione interrompere l'altra persona che sta parlando con te, sai? Non te l'hanno insegnato i tuoi genitori? Pensavo tu fossi stata educata per bene... - le ribattei.

Forse quella domanda era meglio non farla. Immagino vi stiate chiedendo il perché di ciò. Beh, so solo che quando sentì la mia ultima frase, lei cominciò inspiegabilmente ad imbestialirsi, afferrandomi per la giacca con fare minaccioso.

- Senti, brutto cazzone, mi sa che non sono ancora stata abbastanza chiara. Tu non sei un cazzo di nessuno per giudicarmi e non hai neanche il permesso di immischiare e nominare i miei genitori, mi sono spiegata? Mi sono spiegata?!

Sembrava che le avessi detto qualcosa di grave che la turbava molto, dato che si era tramutata improvvisamente in una furia. Probabilmente non avrei mai dovuto immischiare i suoi genitori, anche se stavo soltanto ironizzando.

Se solo avessi saputo.
Se solo avessi saputo, Jacob...

- Okay, okay. Va bene. Adesso... posso finire di parlare? - chiesi intimorito.
- ... sii veloce, cazzo. - rispose sentendosi molto infastidita.
- Okay, grazie... - dissi allontanandomi di poco da lei.
- Hai paura di me? - mi chiese quella ragazza improvvisamente.
- Ehm, no... - le risposi falsamente.
- Argh, merda. Lascia stare, fai finta che io non abbia detto niente. Avanti, parla...
- O-Okay...
- VELOCE.
- Okay, okay! Allora... ieri, mentre stavo facendo fare il giro della scuola ad una mia nuova amica, ho incontrato una ragazza. Era incappucciata, aveva una giacca nera... simile alla tua.

La ragazza rimase in silenzio senza rivolgermi lo sguardo ed appena notò che mi ero fermato mi osservò nuovamente col suo sguardo incazzato, così continuai a parlare per evitare l'ennesima ramanzina.

- La fermai, visto che mi sembrava essere la persona che mi stava seguendo il giorno prima al centro commerciale, in quanto aveva addosso gli stessi e identici vestiti. Le chiesi di parlarmi... le domandai anche di dirmi almeno se era davvero lei la persona che il giorno prima mi stava inseguendo di nascosto, ma alla fine lei si è incazzata per averla "disturbata" e mi ha mandato a fanculo. So solo che una ciocca dei suoi capelli era scoperta e riuscii a percepire che aveva dei capelli biondi, ma purtroppo non sono riuscito a vedere il colore dei suoi occhi. Mi ha ricordato molto una mia vecchia amica d'infanzia... una persona per me molto importante.

Lei continuava a restare in silenzio. Anche se non mi guardava negli occhi, riuscivo comunque a capire che mi stava ancora ascoltando, e anche molto attentamente.

- Quello che voglio dirti è che... anche oggi mi sembra di vedere quella ragazza. E penso che lei sia proprio davanti ai miei occhi.

La ragazza misteriosa alzò finalmente lo sguardo, ma aveva comunque il volto e i capelli coperti dal cappuccio, quindi non potevo ancora affermare che fosse davvero lei.

- E quindi? - chiese lei freddamente.

Sembrava essere molto nervosa, lo si capiva dal suo continuo sospirare e dal tamburare della sua mano destra su una sua coscia.

- Anche la tua voce sembra essere molto simile a quella che ho sentito ieri. - le precisai, aumentando la tensione del momento.

Adesso le tremavano anche le braccia e stava iniziando a mordicchiare le unghia delle mani. Tutto questo era palesemente un chiaro segno di agitazione da parte sua.

Terrore, preoccupazione, ansia.
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- Ti prego, svela la tua identità una volta per tutte. Sono stanco di tutto questo mistero. - la supplicai disperatamente.
- Ma che cosa...
- Sarah, sei tu?! - chiesi irritato.

Proprio in quel momento, sentii una ragazza urlare il mio nome.

- Jacob! JACOB!
- Merda, e adesso chi c'è? - domandò nervosamente la ragazza.

- Oh, cazzo... Beatriz! Sono qui, vieni! - le gridai.

Quella ragazza che mi stava cercando urlando il mio nome era Beatriz. Cazzo, doveva essere davvero preoccupata per me.

- Jacob, ma dov'eri finito?! Ti ho chiamato tre volte, mi stavi facendo morire dall'ansia!
- Scusami, Beatriz. Sono uscito per... fare una tranquilla passeggiata da solo, senza disturbi di alcun tipo. - le risposi.
- Già... voleva farsi una passeggiata senza disturbi accanto, ma voleva allo stesso tempo dare disturbi alla gente che ha delle cose da sbrigare e che non ha tempo da perdere. - affermò la ragazza misteriosa.
- Ma perché, Jacob? - chiese spiegazioni Beatriz.

Cercai di chiarire la situazione a Beatriz, ma ero abbastanza preso dal panico.

- Beatriz, io... cazzo, ti ricordi la ragazza che ho visto ieri davanti il laboratorio della scuola?
- No, non l'ho vista... però avevo sentito un suo forte grido fatto contro di te perché le stavi intralciando la strada. Aspetta un attimo... lei è la ragazza di ieri?

Anche Beatriz aveva l'impressione che fosse lei, dopo aver sentito la sua voce... non poteva essere una coincidenza.

- È quello che penso anch'io, Beatriz. Ma purtroppo non vuole proprio saperne di parlare. - dissi.
- Ehi... ragazza. Senti, con noi puoi parlarne, tranquilla. Se non vuoi farti vedere da nessuno, non ci sono problemi. Con noi puoi uscire allo scoperto. Puoi fidarti di noi, non diremo niente a nessuno. Che ne pensi? - propose dolcemente a con grazia Beatriz a quella ragazza.

Come già ho detto prima, era davvero difficile rifiutare una proposta da una ragazza così dolce come Beatriz. Nessuno poteva riuscirci.
Eppure quella ragazza misteriosa... era diversa da tutti, e mi sorprese.
Immaginavo già che lei si fosse convinta, e invece...

- Che ne penso? Penso che dovete lasciarmi in pace e che dovete andarvene a fanculo. Arrivederci. - rispose la ragazza lasciandoci di stucco.

Ma io... non l'avrei fatta andare via così facilmente. Volevo assolutamente delle risposte alle mie domande e le avrei avute, a qualunque costo.

Sii coscienzioso a fare le tue scelte, Jacob.
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Mentre la ragazza misteriosa si allontanava da noi, io la rincorsi da dietro, ma Beatriz mi fermò.

- Jacob, aspetta. Sai già com'è quando s'incazza...
- Non me ne frega un cazzo, Beatriz. Devo assolutamente sapere chi è.
- Ma perché ti interessa così tanto?! - domandò nervosa Beatriz.
- Perché... mi ricorda lei, per quel poco che ho visto. I pochi capelli che le ho scorto ieri... erano biondi, molto simili ai suoi.
- Ma per "lei" e per "suoi" di chi stai parlando, Jacob? E poi... pensi ciò solo per averle visto dei capelli? Seriamente?! Jacob, vieni qui!

Ignorai completamente l'ultima domanda che Beatriz mi fece e m'incamminai velocemente verso la ragazza misteriosa che si stava allontanando da noi.

- Ehi, aspetta, aspetta! Girati e fermati, ti prego! - le urlai.
- Vattene. - mi disse girando la testa lateralmente.
- No, Sarah. Io non me ne vado.

Alla fine persi la pazienza e allungai il braccio per alzarle il cappuccio che le stava coprendo la faccia.

- Ehi, ma che cazzo hai nella testa?! - gridò la ragazza irritata.

Non riuscii ad alzare il suo intero cappuccio, ma solo la parte sinistra.
Nonostante ciò, ottenni qualcosa. Una ciocca dei suoi capelli cadde sulla sua spalla sinistra. Ero già pronto a dirle ciò che avrei sempre sognato di affermare un giorno.

- "Sarah, sei tu!"

Tuttavia, notai subito una cosa che frenò immediatamente il mio entusiasmo.
I capelli che si appoggiarono sulla sua spalla non erano biondi come quelli che ricordavo Sarah avesse, bensì erano... castani.

- No, non è possibile... - affermai deluso a bassa voce.
- Senti, tu adesso hai davvero superato ogni limite! Devi lasciarmi in pace, porca puttana! Non so chi sia questa cazzo di Sarah di cui tu sembri essere così tanto ossessionato, va bene?!

Ero ancora incredulo a quello che avevo visto. Come faceva quella ragazza a non essere Sarah?

- No, non ci credo... ieri avevi i capelli biondi, cazzo. Ne sono sicuro...
- Senti, io non so chi hai visto ieri e l'altroieri, ma non me ne frega un cazzo! E adesso allontanati da me.
- No, aspetta!
- Non ho tempo da perdere. - disse lei continuando a camminare velocemente.
- Ho delle domande da farti...
- DEVI SPARIRE DALLA MIA VISTA, CAZZO! - urlò la ragazza misteriosa col nervosismo che le stava schizzando alle stelle.

Il suo grido finale lanciato contro di me mi fece restare fulminato. Tutte le persone che erano attorno a noi rimasero di sasso dopo aver sentito quel feroce grido e cominciarono a fissare me e quella ragazza.

- Oh, perfetto. Grazie della figura di merda, Jacob Johnson. - mi bisbigliò rialzando per bene il suo cappuccio e ricoprendoci dentro i capelli che le avevo scoperto poco prima. Dopodiché, cominciò ad allontanarsi da me.

Ero ancora scosso dalla sua crudele reazione, ma una cosa in particolare mi lasciò turbato e invaso da mille pensieri: mi aveva chiamato per nome. Era a conoscenza del mio nome completo, sapeva pure il mio cognome. Eppure... lei non sembrava essere Sarah. Come cazzo era possibile tutto ciò?

A volte pensi di essere conosciuto solo da alcune determinate persone.
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Beatriz si fiondò subito verso la mia posizione e notò che tutte le persone che si trovavano lì vicino erano impegnate ad osservare me e quella ragazza che stava scappando via.

- Jacob, Jacob! Cazzo, quanto mi hai fatto correre... ma perché ci stanno guardando tutti? - chiese inquieta Beatriz.
- Beatriz... non è lei. - le risposi brevemente.
- In che senso "non è lei"?!
- Sono riuscito a scoprire una ciocca dei suoi capelli, e... sono castani. Non m'immaginavo di vedere ciò...
- E allora, Jacob? Fammi capire qual è il problema! Cosa dovrebbero significare quei suoi innocui capelli?!
- Beatriz, cazzo! I capelli che ho visto alla ragazza di ieri erano biondi, simili a quelli di... maledizione. Ascolta, lascia stare...
- Oh, davvero?
- Sì... ma c'è una cosa che non capisco. La sua voce... era simile a quella della ragazza di ieri.
- Diamine, effettivamente anche a me sembrava essere simile a quella che avevo sentito ieri, anche se per poco tempo...
- E mi ha anche chiamato per nome. Intendo dire che sa anche il mio cognome. Come fa a sapere come mi chiamo? Dannazione, sono troppo confuso...
- Ma come... è a conoscenza del tuo nome?! Merda... Jacob, ascoltami. Rilassati. È normale che ti senti così scombussolato. Poteva pure essere una ragazza qualunque. Ma se dici che sapeva anche il tuo cognome... c'è qualcosa che non mi convince. Dai, adesso andiamocene... anche perché qui mi sento troppo osservata. Ti accompagno a casa. - esclamò Beatriz sentendosi molto a disagio.
- Va bene... grazie, Beatriz.

Io e Beatriz ci allontanammo dal fiume e da tutta quella gente che continuava a guardarci in una maniera assai inquietante e ci dirigemmo verso casa mia. Per tutto il tragitto, ripensai a quella ragazza che avevo incontrato poco fa.

Che Beatriz avesse ragione, ritenendo che quella poteva essere una ragazza qualsiasi? Magari era una persona che mi era semplicemente familiare perché mi ricordava qualcuno, ma che in realtà non faceva neanche parte della mia vita?

In quel momento, non sapevo proprio a cosa credere.
Molte cose però continuarono però a farmi sentire inquieto e disorientato.

Sembrava che quella ragazza mi conoscesse già da prima. Come faceva a sapere il mio nome?
Ma soprattutto, se quella ragazza misteriosa non era davvero Sarah... allora chi diavolo poteva essere?

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