Era sfuggente, ma lui non si arrendeva.
Attendeva invano un cenno di saluto, ma nulla.

Per qualche istante sembrava lo guardasse e nel momento in cui sentiva d'aver catturato la sua attenzione, lesta, distoglieva lo sguardo.

Sfuggiva a quegli occhi che predatori, la scrutavano.

L'aspettava ogni giorno alla stessa ora su quella spiaggia.
Era l'unico momento della giornata in cui si sentiva vivo.
Trepidava d'attesa e si nutriva d'ansia.

Controllava ogni  suo movimento.
Era indispensabile per lui la sua presenza,  eppure aveva paura.
Paura di cosa?
Dell'indifferenza? 

Il suo essere inerme lo spaventava.
Il suo cuore danzava in un ballo sfrenato, in una voragine si sentiva risucchiato.

Amava il suo profumo anche se non era mai riuscito a sentirlo,
Amava i suoi occhi anche se non era mai riuscito a leggervi dentro
Amava le sue labbra, anche se non le aveva mai toccate.
Amava il suo sorriso, anche se lo vedeva da lontano
Amava tutto di lei, ma non riusciva a cibarsene.

Era ossessione e non riusciva a liberarsene.