42•capitolo -Il petto che sembra esplodere-

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Santiago

Sto tornando a casa dopo una giornata difficile e ammetto che l'unica cosa che vorrei è dormire tra le braccia di Ana. Lei mi farebbe dimenticare ogni cosa, come è riuscita a farlo in questi giorni. Ma davanti alla mia porta trovo Nieves, in effetti non è finita bene la conversazione davanti alla porta dei miei amici. Non siamo riusciti ad arrivare a nulla, le ho solamente rinfacciato quello che ha fatto. Ha le mani conserte mentre mi avvicino e il mio unico pensiero è quello di scappare, tanto anche stavolta non arriveremo a nulla.

«Che vuoi ancora?» sbotto.

«Non voglio che litighiamo come prima. Cioè capisco che sei arrabbiato, ma dobbiamo parlare senza interferenze.» sbuffa.

Mi avvicino e annuisco. Mi appoggio al muro e aspetto che parli, ancora. Che mi esponga i fatti che già so.

«Ho fatto un enorme errore ad andare a letto con un altro. Ti ho tradito... e mi dispiace.» Ha le lacrime agli occhi e la mia prima reazione è quella di toglierle. Odio vedere la gente a cui voglio bene soffrire, anche se lei ha fatto soffrire me.

«Non è che non ti amassi... non è che non ti amo. Io ti amo ancora, Santiago, davvero. Ma le cose non funzionavano da così tanto tempo...» si morde le labbra.

«E di chi è la colpa?»

«È mia...» sospira. «È mia perché mi sono allontanata da te, perché la distanza ha pesato e perché non ho avuto il coraggio di dirtelo. E sai perché?» la guardo ma non dico nulla. «Perché mi terrorizza l'idea di perderti»

Adesso le lacrime le rigano il viso e non ce la faccio più, accorcio le distanze e le prendo il viso tra le mani per asciugargliele. Non posso accettare di vederla soffrire, anche se se lo meriterebbe.

«Mi dispiace così tanto, Santiago» singhiozza e allora io l'abbraccio. Quando si stacca dal mio corpo, tira su col naso e mi guarda.

«Credi che io non sapessi già chi avevi baciato? Credi che non mi abbia dato fastidio sapere che hai baciato un'altra?»

«Lo sai?» mi trema la voce.

«Ana. Ho visto come la guardi. Dio... ti conosco, Santiago, l'ho capito subito. E so che tu non baci una a caso. E ho dovuto mandarlo giù, perché io non ero migliore di te. Perché avevo già fatto una stronzata e volevo solo cancellarla.»

«È stato uno sbaglio?» le chiedo.

«Per te lo è stato andare a letto con Ana?» mi domanda, a brucia pelo, come se me lo leggesse in faccia che è successo.

«Sì... ho sbagliato ad andarci a letto...» ammetto e abbasso lo sguardo, poi torno nel suo. «Però...»

«Però sei innamorato di lei.» conclude al posto mio e so che le sto facendo del male, quanto lei ne ha fatto a me.

«Io ti amerò sempre, Santiago. Ti amo e ti amerò sempre. Ma tra noi...»

«Non funziona più.» concludo.

«Io non lo so cosa provo per Ana...» mi porto le mani tra i capelli. «Non avrei dovuto andarci a letto. Non così. Ma...»

«Non sei pentito.» conclude ancora la frase al posto mio. Mi sembra incredibile che lei conosca così bene i miei pensieri, i miei sentimenti. Che noi siamo così compatibili, così giusti, eppure...

Eppure il mio cuore per tutto il tempo mi sta implorando di andare dalla ragazza sbagliata, dalla ragazza di cui probabilmente mi sono innamorato.

Colei che mi terrorizza per i suoi casini, che è sempre incomprensibile, che non fa mai nulla di quello che spero. Eppure mi sembra così perfetta per me. Mi sento completo solo quando sono con lei e sbagliato mentre mi vedo riflesso nello sguardo di Nieves.

Questo non è il mio posto.

Lei non è più il mio posto.

«Promettimi che non ci perderemo.» mi supplica, così, all'improvviso.

E io annuisco perché nemmeno io voglio perderla, ma il mio cuore appartiene ad un'altra ed è così incredibile che io me ne sia accorto solo adesso che sono con la ragazza che ho sempre pensato di amare.

Mi siedo sugli scalini della villa dei miei genitori e porto le mani al viso.

«Promettimelo» ripete e mi affianca. Poi prende la mia mano e intreccia le nostre dita. «Non riesco a essere me stessa se non ti ho al mio fianco.»

Tira su col naso e mi giro a guardarla. Poi mi appoggio alla sua spalla e sospiro.

Non riesco nemmeno a parlare, figuriamoci a rassicurarla.

«Non ci riesco nemmeno io.» le confido bisbigliando.

«Com'è lui?» poi chiedo, dopo minuti e minuti di silenzio.

Lei si irrigidisce, lo percepisco, il suo corpo è attaccato al mio.

«Io...» tenta di dire. Capisco che è in difficoltà. Lei è nella mia stessa situazione, è stata travolta da un terremoto di emozioni e non sa ancora come gestire tutto. «È brillante ma non fa nulla per mostrarlo. È arrogante, ma dolce. È... sempre nel suo mondo. Non lascia trasparire le sue emozioni. È uno stronzo, eppure è anche altre cose e mi ha fatto appena intravedere tutto questo.»

Sospiro ridendo. Mi sento così strano a stare con lei a parlare di un altro.

Mi dà fastidio, si, perché io amerò sempre Nieves. Eppure vorrei così tanto che lei fosse felice.

«In ogni caso è finita.»

«Davvero?»

Muove la testa per farmi cenno di sì.

«Lui nonostante tutto è venuto da me e io l'ho cacciato. Sono venuta a Madrid con l'intento di ricominciare con te.»

«C'è sempre tempo per recuperare. No?»

Non risponde, perché in realtà non lo sa neanche lei. Invece cambia discorso.

«E lei com'è? Nessuno ti fa mai cambiare idea, Santiago. Com'è successo?»

«Sono stato un superficiale.» Ammetto e lei mi accarezza i capelli. «Pensavo di aver capito tutto di Ana, e invece...» sospiro, stanco. La penso e sorrido. Vorrei averla qui con me perfino adesso. «Lei è bellissima e sa di esserlo. È intelligente, schietta e ha una fragilità che non mostra a nessuno. E ha delle ferite che assomigliano terribilmente alle mie. Penso sia questo che mi terrorizza.»

«Devi smettere di avere paura.» Sussurra. «È per tua madre che le sei sempre stata lontano. Non è vero?»

Mi sento così bene a parlare con Nieves perché con lei non devo spiegare niente. Lei mi conosce troppo bene.

«È incasinata. E io non posso stare con una persona incasinata, non posso proteggerla da se stessa. Non posso rivivere tutto.» mi accorgo solo in quel momento che delle lacrime stanno scendendo via dai miei occhi. Ma non le fermo perché ho bisogno di sfogarmi. Ho bisogno di dire quello che sento nel profondo.

«Lo so. Però, se la ami...» esita su questa parola, sento che la ferisce sapermi innamorato di un'altra. «Aspettala.»

La conversazione con Nieves mi ha messo tranquillità addosso, quella che mi è mancata in tutti questi giorni. Stare con Ana mi ha portato una tempesta di emozioni e dopo quello che era successo con Nieves ne avevo bisogno, però avrei dovuto aspettare prima di andare a letto con lei. Dovevo fare più chiarezza e prendermi tempo. Non l'ho fatto e non rimpiango nulla, perché rivivrei ogni attimo con Ana. È stato tutto così bello e inaspettato che il mio cuore la reclama ancora.

Nieves è rimasta a dormire da me, non era il caso che tornasse a Barcellona. Ma adesso avrei solo bisogno di Ana.

Ad Ana

Stai dormendo?

Le chiedo, anche se è l'una di notte. Mi stranisce il fatto che non mi abbia scritto neppure un messaggio, nemmeno una chiamata.

Rimango in attesa, scalpitante della sua risposta. Ma non succede nulla.

Sbuffo tutta la mia frustrazione e mi rassegno al fatto che dovrò aspettare domani per sentirla, per vederla. Mi strofino il viso e poggio il telefono sul comodino, poi spengo l'abajour ma il tempo di fare questa azione, che il telefono prende a squillare. Sobbalzo e il cuore mi martella nel petto al pensiero che sia lei.

Ma quando vedo il nome di Ester, mi raddrizzo e una strana sensazione mi invade il corpo.

«Ester?»

«Scusa, Santiago, lo so che è tardi. Ma ho bisogno di chiederti una cosa...» l'attesa mi fa venire le vertigini e l'ansia mi attanaglia. «Ana è con te?»

Trattengo il respiro e inarco le sopracciglia.

«Ehm... no. Perché?» mi mordo forte le labbra quasi a farmi male.

«Okay, non ti allarmare, ma...» ancora una volta l'attesa mi uccide.

«Che succede, Ester?» sbotto allarmato.

«Mi ha appena chiamato il padre di Ana, mi ha detto che lei non si trova in casa e che prima di uscire almeno solitamente avvisa. Ho pensato che fosse da te, ma... a quanto pare non è così.»

Mi alzo dal letto e già sono vestito.

«Dove pensi possa essere andata?»

«So solo che ieri quando eri con Nieves non stava tanto bene. Ho paura che sia andata ad una di quelle maledette feste che organizza Victor.»

«Sai darmi un indirizzo?»

«Parlo con Roman e ti faccio sapere tra qualche minuto.»

Mette giù il telefono e io provo a chiamarla ripetutamente, ma senza alcuna risposta.

Esco da casa, prendo l'auto e comincio a vagare in giro per Madrid senza alcuna meta. Il cuore mi sta scoppiando nel petto e gli occhi mi pizzicano. Ho una paura matta che le possa essere successo qualcosa e anche i nervi a fior di pelle nel pensare che possa essere con quel dannato di Victor. Non credevo di valere così poco per lei. Non credevo che sarebbe tornata tra le sue braccia.

Provo ancora a chiamarla, scacciando dalla mia testa l'idea di loro due insieme. In fondo non posso esserne certo.

Al terzo squillo, finalmente la chiamata si attacca e il mio cuore sobbalza.

«Ana...»

Nessuna risposta, attimi di silenzio che sembrano ore.

«Dove sei?»

«Santiago...» la sua voce è debole, non sembra neppure la sua.

Dio sto impazzendo.

«Dove sei?» sbotto. «Sei con Victor.»

«Mi...» sento un baccano immenso, sono sicuro che sia ad una festa. «Mi dispiace tanto. Ti ho... ti ho deluso. Ti avevo... ti avevo promesso...»

«Dai, Ana, metti giù quel telefono.» sono sicuro che quella sia la voce di Vic, anche se con questo baccano è un po' difficile saperlo per certo.

«Ti amo» biascica e poi mette giù il telefono di colpo.

Rischio di impazzire, senza accorgermene sto liberando tutte le mie frustrazioni con le lacrime. Il telefono squilla ancora e mi accorgo che Ester mi ha mandato l'indirizzo della festa e mi ha anche detto che anche lei e i ragazzi stanno arrivando.

Mentre mi sto recando alla festa, mi blocco perché c'è un'ambulanza ferma sulla strada. Ancora una volta una brutta sensazione mi fa mancare il fiato.

Scendo dall'auto e mi avvicino verso la calca di gente.

«Sono due ragazzi sui vent'anni...» sento dire. «Erano a bordo di un Range Rover nera.» il mio cuore sprofonda perché so a chi appartiene quella macchina. «Lui Victor Martin sta bene. Lei Ana Piper... ha perso la vita.»

Vengo scosso dai brividi e non ci voglio credere. Quindi corro verso il luogo dell'incidente e mi accorgo che sopra la barella c'è proprio Vic, che per quanto pieno di ematomi, sembra stare bene. Le gambe non mi reggono, finisco per lasciarmi cadere sull'asfalto mentre le lacrime rigano il mio viso.

L'ho persa...

L'ho davvero persa così.

Vorrei morire anch'io, adesso.

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