9•capitolo -Il presentimento di aver già perso-

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Santiago

Sono col mio amico Torres, all'università, e non riesco a non pensare all'altra sera, a quello che è successo tra me e Ana. Forse ho esagerato un po'...

Me ne sono reso conto da come mi ha guardato e mi sono sentito stupido. Quando sono vicino a quella ragazza, dico sempre parole di cui poi mi pento.

Lo so che è sempre lei a iniziare, però dovrei imparare a non cedere alle sue provocazioni.

Sono stufo di averla intorno.

«Dove hai la testa?» Mi chiede Torres, sistemandosi gli occhiali da vista.

«Lascia perdere. È un periodo un po' così!» mi sistemo il ciuffo. «Ho una nuova coinquilina temporanea che vorrei tanto se ne tornasse a casa sua»

Lui ride.

«È così brutta?»

Lo guardo stordito. Cosa c'entra l'aspetto fisico?

«Cosa... cosa c'entra?» mi mordo le labbra.

«Oh c'entra sempre. Se fosse una gnocca, non faresti tante storie»

Ride mentre io sbuffo.

«Lei...» non finisco di dire la frase che Torres interviene.

«Fammela vedere su Instagram.»

«Non ce l'ho su Instagram.» Non se ne parla che aggiungo quella ragazza, ma proprio per niente.

«Eh allora dimmi il suo nome così posso cercarla io.»

«Ana...» dico, stringo le labbra. «Ana Piper»

Il mio amico non perde tempo a digitare il suo nome nella barra delle ricerche e quando lo fa, si stringe il collo con la mano.

«Merda...»

«Che c'è?» sbotto, consapevole che Ana è tutto, tranne una brutta ragazza. Gli occhi ce li ho anch'io.

«Questa è una bomba!»

«Be' è carina, si, ma ripeto che non c'entra niente.»

«Oh si che c'entra.» risponde interdetto e mi guarda come se avessi tre teste. «Tu ti lamenti di avere questa ragazza a casa? Mica sei gay, amico? Se così fosse non preoccuparti di dirmelo eh...» ridacchia.

«Sei uno stronzo e no, non sono gay.»

Per fortuna questa assurda conversazione viene interrotta dal telefono ma quando vedo chi è che mi sta chiamando, cambio idea. Preferivo parlare di Ana a questo punto.

«Scusa, devo rispondere...» mi allontano e rispondo alla chiamata. «Papà?»

«Santiago, ciao...» trattengo il respiro. Sentirlo non è mai un piacere. «Non ti fai sentire da molto.»

«Sono stato impegnato, soprattutto da quando mi hai rinfacciato di avermi pagato tutto nella mia vita. Come vedi non ho più bisogno di te!» sbuffo e vorrei solo chiudere questa conversazione. Vorrei mandarlo al diavolo, però non ci riesco. È sempre la persona che mi ha cresciuto e che mi ha tolto dai casini. Anche se poi mi ha fatto piombare dentro altri casini e non mi ha mai fatto sentire amato.

In fondo è questo il mio destino: non essere amato.

«Santiago, ho solo detto la verità. Non dovresti fare tante storie, in fondo non ti sei mai lamentato di avere la vita agiata che hai avuto fino ad ora!» stringo le labbra con disappunto e vorrei potesse vedere la poca voglia che ho di parlargli. Vorrei che sparisse dalla mia vita e non vorrei, perché perderei un'altra famiglia. La mia vita è una contraddizione continua.

«Cosa vuoi?»

«Voglio che torni in Spagna fra una settimana, è il compleanno di tua madre.»

Rido amaramente.

«E da quando gli importa che io ci sia?» poi non gli do il tempo di rispondere. «Ah si, le apparenze sono importanti. In fondo è per questo che mi avete accolto in casa vostra.»

«Sei un ingrato» sbotta, però senza scomporsi più di tanto. Lui me lo dice sempre che sono ingrato, che non ho mai apprezzato ciò che hanno fatto per me, quello che mi hanno dato.

Non capisce che io non volevo soldi, solo un po' di amore che non ho mai ricevuto da nessuno dei due.

«Okay...» infine dico.

«Okay?» domanda, sperando di aver capito bene.

«Ci vediamo fra quindi giorni per la farsa. Adesso devo andare. Ciao!» metto giù senza aspettare e cerco di prepararmi mentalmente a quello che succederà. Spero solo che Nieves verrà con me perché non riesco a sopportare di vivere tutto questo da solo. Ho bisogno di qualcuno che mi ami.

Ma lei mi ama ancora?

«Santi...» nel frattempo Torres si avvicina e mi ridesta dai miei pensieri.

«Hai presente quello che mi hai chiesto l'altro giorno?» lui parla però non riesco ad ascoltarlo bene. Ormai sono troppo preso dalla discussione con mio padre. Nonostante ci sia abituato, lui riesce sempre a scombussolarmi la giornata. «Il lavoro che cercavi. Insomma non è niente di che, però la paga non è male e poi non finiresti troppo tardi.»

«Mi stai ascoltando, Santiago?»

«Cosa?» mi ridesto solamente adesso.

«È un lavoro umile, non ci sarai abituato però per il momento va bene?»

«Il lavoro, si... ecco...»

«In un pub» interviene Torres. «Dalle sei del pomeriggio a mezzanotte.»

«Si, okay. Andrò a parlarci. Adesso scusa devo andare...»

Sto per girarmi e dargli le spalle per allontanarmi, quando Torres mi ferma dalla spalla e mi si para davanti.

«Dovresti cominciare subito!»

Finisco il turno di lavoro, il primo giorno in fondo non è stato male e poi ho avuto il tempo di non pensare. E questo è sempre positivo quando si tratta di mio padre. Torno a casa che è mezzanotte passata e apro la porta con le chiavi. Sono così stanco che non vedo l'ora di tuffarmi sul letto e dormire per ore. Questa è una di quelle giornate da dimenticare. Ma quando entro in casa, capisco che i miei piani non potranno avverarsi visto il vociare. Mi avvicino alle voci e mi accorgo che ci sono Ana, Celestial e Felipe che stanno giocando a carte. Ana ride a crepapelle e mi fermo a guardarla per un attimo, finché i suoi occhi non si spostano su di me e assume un'espressione seria.

«Ehi, sei tornato? Cominciavo a preoccuparmi» mi dice Felipe.

Scrollo le spalle e annuisco.

«Ho iniziato un nuovo lavoro.»

«Esiste il sapientone come lavoro?» Mi stuzzica Ana che mi guarda con astio. Sono sicuro che sia ancora arrabbiata con me per ieri sera.

«Ah ah ah, simpatica...» mi strofino il viso, stanco. «Ho iniziato a lavorare in un pub» racconto a Felipe, perché di dirlo ad Ana non mi importa.

«Oh, okay...» dice Felipe perplesso. «Ti unisci al gioco?» domanda guardando le carte.

«No, sono stanco. E inoltre "Uno"? Davvero? Quanti anni avete» sto scherzando, ma Ana non la prende troppo bene. Infatti ritorna a guardarmi in cagnesco.

«E sentiamo? Quale gioco secondo te va bene per il tuo intelletto?»

«Stavo scherzando, Ana. Non prendertela. Non è un gioco per me in ogni caso...» faccio qualche passo per andare via ma la sua voce mi ferma.

«Ci vuole più intelligenza di quello che pensi. Scommetti che ti batto per dieci partite consecutive?»

Rido e la osservo.

«Ana, è un gioco di fortuna non puoi dire che mi batterai per tutte queste volte.»

«Siediti... se vinco per dieci volte consecutive però dovrai vederti per dieci sere un film che scelgo io, con me...»

«Hai tutto questo desiderio di passare dieci sere con me, Ana?» La derido. Però è ovvio che non può battermi tutte quelle volte.

«Si!» si alza in piedi e mi viene di fronte. «Muoio dalla voglia, quindi siediti che ti dimostro chi è la campionessa!»

E non so come mi lascio convincere, ma questa ragazza ogni volta che mi sfida non riesco a non cedere.

Ci mettiamo a giocare e alla prima partita non trovo strano che vinca ma, quando alla decima partita la sento gridare uno, penso davvero stia barando. Insomma, non è possibile giusto?

«Stai barando...» sbotto, convinto.

«Te l'avevo detto che sono troppo brava!»

«Ana, questo non è un gioco di bravura!» stringo i denti. «Dov'è il trucco?»

Lei si alza dal tavolo con tutta la nonchalance che possiede. Si avvicina alla mia sedia e si inginocchia su di me, davanti alla mia faccia. Mi guarda e sorride, sto aspettando che mi lanci l'ennesima provocazione.

«Santiago... mi dispiace che non sai perdere, però è andata così. E...per dieci sere dovremo stare tanto vicini!»

Ride e non riesco a capire il perché di questa scommessa, se è chiaro che anche lei non vuole stare con me.

«Perché?»

Spinge le labbra all'insù.

«Perché ho vinto... buonanotte!»

Si alza, prende la mano di Felipe e lo conduce in camera. E so già cosa faranno. Sbuffo aria dal naso e tiro i capelli quasi a strapparli.

«Ti da fastidio che vanno a letto insieme?» chiede Celestial, ridestandomi dai miei pensieri su quei due. Che poi, perché ci stavo pensando, non lo so. È chiaro che possono fare quello che vogliono.

«No!» rispondo subito. «Mi dispiace solo che il mio amico ci rimarrà male, di nuovo.»

«Di nuovo?»

«Felipe ha avuto una brutta esperienza. È stato male per una ragazza. Voglio solo che non riaccada. Tutto qua!»

Annuisce comprensiva, ma non mi pare una di molte parole perciò rimane a guardarmi per qualche secondo.

«Adesso vado a letto. Sono davvero stanco»

Mi rifugio nella mia stanza e quando mi arriva un messaggio spero per un attimo sia Nieves, ma tanto lei non mi pensa più. Ormai l'ho capito.

Da Torres

Amico, quando me la presenti Ana?

Sbuffo perché non è possibile che tutti si prendano una cotta per quella ragazza, quando se io potessi cancellarla dalla mia vita lo farei volentieri.

A Torres

Mai. Toglietela dalla testa.

Da Torres

No, non hai capito. Devi presentarmela.
Buonanotte, Santiago!

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