Bad dreams pt.1

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Si svegliò fresco e riposato, come se avesse dormito per giorni e giorni, cullato dal dolce suono delle acque del Lago Nero, dietro la fredda e muscosa parete di pietra. Cercò di spostare le coperte per stirarsi le braccia, ma constatò orribilmente di non poterle muovere; solo le dita riuscivano compiere dei movimenti impercettibili, che comunque non l'avrebbero aiutato a liberarsi dalla trapunta.

Tentò disperatamente di rizzarsi a sedere, ma nemmeno il torso o le gambe rispondevano più ai suoi comandi. Era come incatenato al letto.

« Blaise! » chiamò spaventato. « Blaise! Aiutami ad alzarmi! Buon Dio, sono paralizzato! »

« Blaise Zabini non è qui. »

Draco smise all'istante di lottare per poter riprendere il controllo del proprio corpo.

« Tu. » ringhiò furioso. « Avrei dovuto immaginarlo: un Incarceramus, è ovvio! E adesso lasciam-. » si interruppe.

Udendo l'inconfondibile rumore che i tacchi emettono colpendo il suolo, aveva istintivamente fatto aderire il mento al proprio petto, per controllare perché mai proprio quel suono stesse rimbombando nella stanza, e vedendo la caposcuola così conciata non era più riuscito a continuare le sue petulanti lamentele.

La Granger, per una volta, sembrava una donna – e non una di quelle che abitano da sole, circondate da grasse palle di pelo miagolanti, ma una di quelle che porteresti fuori a cena con molto piacere.

I capelli, innanzitutto, non sembravano il disordinato manto di una pecora dopo che si fosse rotolata allegramente in mezzo ai rovi per due ore di fila, ma erano degli eleganti riccioli fitti; era truccata, aveva una delicata linea di eyeliner sugli occhi e un vivace rosso carminio sulle labbra; le gambe, poi, erano fasciate da delle scure calze che le facevano sembrare più snelle, e la minigonna corta – che stonava con la personalità ligia della ragazza quanto l'immagine di Salazar Serpeverde giocare a bingo con un gruppo di babbani – le rendeva più affusolate. Draco impiegò un paio di secondi buoni per distogliere lo sguardo dalle cosce sottili della caposcuola, e quando si ricordò chi avesse di fronte storse le labbra in una smorfia.

« Che cosa vuoi? Perchè sono stato legato nel mio stesso letto? Come diavolo sei entrata qui dentro? »

Hermione sorrise compiaciuta: l'altra lei, quella dedita allo studio e che si ostinava a tenerla repressa, avrebbe festeggiato davanti ad una situazione simile.

Ignorò le prime due domande e passò direttamente alla terza.

« Perchè so la parola d'ordine. » rivelò.

« Impossibile. »

« Ma vero. » concluse la Grifondoro. « Come puoi, Draco, dubitare del fatto che io ne sia a conoscenza, quando vivi da sempre in mezzo alla magia? Qualsiasi cosa è possibile in questo mondo. »

Per Malfoy continuava a rimanere una balla: la Granger doveva aver confuso qualcuno. Magari aveva trovato Pansy ondeggiare qua e là per Hogwarts, e aveva approfittato del suo momentaneo stato psichico per farsela rivelare.

« Tu non mi credi. »

No, non le credeva.

Hermione si mosse con lentezza verso il sontuoso letto dalle coperte verdi e Malfoy tentò inutilmente di arretrare per sfuggirle.

« Io so tutto di te e della tua casata. » soffiò Hermione, piegandosi sul Serpeverde, che adesso aveva preso ad allungare il collo – come se esso potesse staccarsi e fuggire via.

Una nuvola di profumo gli invase le narici, e lo fece inspirare profondamente inconsapevolmente.

«Allontanati da me. » ringhiò una volta resosi conto di essere cascato nella trappola per la seconda volta. « Non mi interessa più sapere come sei riuscita a entrare, liberami e vattene. »

« Io non posso andarmene, a meno che tu non voglia il contrario. » si pronunciò enigmatica lei.

Gli occhi grigi del rampollo caddero istintivamente nella scollatura dell'abito della caposcuola, ipnotizzandolo per un secondo. Quando capì di essere piombato nel terzo tranello, le sue guance si colorarono di rosso per l'umiliazione.

« Lo voglio! Vattene via! » strepitò divincolandosi.

Hermione emise una risata cristallina, sinceramente divertita dalla scena.

« No, che non lo vuoi davvero. Se così fosse avresti già provveduto a farmi sparire. » disse sedendosi sulla trapunta, proprio accanto alle ginocchia immobili del ragazzo. 

Draco percepì il calore della Grifondoro irradiarsi alla sua gamba.

« Come conosci i miei desideri? » le chiese irritato.

« Io so tutto di te, Draco. » replicò lei con una calma che fece rizzare tutti i peli al Serpeverde, che cercò di celare il timore che cominciava a provare.

Era legato a letto, disarmato, con Hermione Granger seduta in tutta tranquillità vicino a lui, vestita con abiti succinti, con un aspetto che – se solo il suo sangue non fosse stato tra i peggiori mai esistiti – gli avrebbe fatto fare un pensierino, e che per giunta affermava con assoluta sicurezza di sapere ogni cosa di lui.

« È incubo. » sussurrò tra sé e sé.

« Forse sì, per ora, ma più avanti mi supplicherai di non andarmene. » rispose la ragazza, accarezzando il ginocchio del povero sequestrato in camera sua. 

Draco, spaesato com'era nemmeno tentò di sottrarsi al tocco, e rimase imbambolato a fissare la caposcuola accanto a lui.

« Io sono nella tua testa. » riprese incalzante lei. « E sono in grado di prevedere ogni tua mossa. »

Malfoy, ripresosi dalla confusione momentanea, digrignò i denti in maniera poco elegante, e quando fu sul punto di esplodere venne interrotto dalla Grifondoro.

« Ancora non mi credi? Te ne accorgerai presto, molto presto. » disse alzandosi con suadente lentezza. « Sai, sono molto turbata ultimamente. » continuò dandogli le spalle. 

Draco lasciò vagare ancora il suo sguardo lungo le gambe di lei, intravvedendo una piccola voglia mai vista prima– non tanto grande – sul suo polpaccio sinistro.

« Da quella festa nulla è più lo stesso. Ti prego, non arrabbiarti se in questi giorni dovessi guardarti più del solito, a pranzo... » andò avanti, voltandosi con altrettanta fiacca e posando gli occhi scuri su di lui. 

Draco si sentiva come congelato senza alcuna ragione, la perenne arroganza svanita all'improvviso: sotto quegli occhi si sentiva nudo.

« ...Non far caso se, durante le nostre ore di punizione, dovessi porti delle domande bizzarre: effetti collaterali della pozione. E ti prego, assecondami, quando cercherò di intrattenere una conversazione civile con te. »

La caposcuola, facendo picchiettare i tacchi sulla pietra della stanza, si avviò con un passo ondeggiante, prettamente femminile, verso la porta; ma prima di congedarsi completamente, lo guardò un'ultima volta con un sorriso sulle labbra.

« La parola d'ordine della scorsa settimana era "Babbanophobia", quella di questa è "Ogden stravecchio" e, quella della successiva, sarà "Gas strozzante". »





Diversi avvenimenti poterono essere considerati alquanto insoliti nei giorni seguenti: forse, il più singolare era quello che vedeva Vincent Tiger evitare Malfoy come se avesse preso il vaiolo di drago – dopo sei anni passati a vederlo essere la sua ombra, il fatto che ora, di punto di in bianco, costui decidesse di andare per la propria strada e di cambiarla completamente quando il biondo gliela attraversasse era decisamente singolare; ma dopotutto, il vecchio compare, dopo aver udito che il rampollo di casa Malfoy si fosse intrattenuto per anni con una del calibro della Granger, aveva rivalutato se fosse o no una buona idea starci tanto a contatto: temeva che l'avrebbe contagiato con una qualche misteriosa malattia – voci di uno studente presente in infermeria, quando i due erano alle ultime ore di convalescenza, gli avevano confidato che il ragazzo avesse contratto la letalissima Babbanite. Morbo mai udito prima, ma per cui non ci teneva particolarmente a verificarne la veridicità sulla propria pelle.

Harry, assieme a Padma Patil e Ginny Weasley, era stato più volte avvistato in biblioteca – tanto che Hermione, in un paio di occasioni, gli aveva domandato cosa fosse successo nel suo periodo di degenza.

Dean Thomas si aggirava con un'espressione talmente torva e con un umore più basso del piccolo professor Vitious, che alcuni studenti gli avevano simpaticamente affibbiato il soprannome di "Mirtillo Malcontento" – ma, in ogni caso, neanche uno aveva osato menzionarlo in sua presenza.
Nessuno aveva notato che, il suddetto atteggiamento faceva la sua mistica comparsa solo in presenza di Harry.

Pansy era scomparsa. La si vedeva solo per i pasti, dove mandava giù grosse quantità di cibo in breve tempo – di fatto ingozzandosi – per le ronde, e per le lezioni. Evitando comunque di incrociare gli sguardi della Granger e di Malfoy. Era così depressa da non aver ancora pensato a chiedere supporto morale alla sua nuova amica, Daphne, per fare luce sulla questione del pupo mezzosangue.

Hermione, quando i Serpeverde del settimo anno erano nei paraggi, diventava improvvisamente fin troppo composta e gettava frequenti occhiate a Draco Malfoy, che anch'esso si irrigidiva in maniera inusuale e la teneva segretamente d'occhio. Certo, nessuno poteva sapere dei loro sogni – o meglio, incubi – ricorrenti, né del fatto che essi prevedessero effettivamente il futuro.

Il Draco-dietro-la-maschera si faceva vivo ogni notte, le diceva cosa avrebbe combinato l'indomani il Malfoy-dannatamente-irritante e, con immenso orrore di Hermione, accadeva ogni particolare descritto: le era stato rivelato che la Serpe avrebbe preso una "A" ad incantesimi, e così era stato; le era stato detto che, a pranzo, lui l'avrebbe guardata, e così era andata; le era stato perfino confidato che, per variare, uno di quei pomeriggi avrebbe indossato una camicia azzurra, e così aveva scelto.

Se al terzo anno non se ne fosse scappata via dalla soffitta di Divinazione, affermando con certezza assoluta che la materia fosse solo una baggianata e essersi sentita dire di avere un'anima arida come il deserto, avrebbe giurato di avere quell'assurdo occhio interiore che la professoressa Cooman andava in giro millantando.

Le erano state fatte anche diverse soffiate riguardanti l'imminente ora di punizione, fissata con tono divertito da Piton per quel venerdì: un paio di trofei frantumati, un lieve cambio di attitudine del biondo (che periodicamente avrebbe alternato cadenze neutre, o addirittura gentili, con altre nettamente più frequenti da udire uscire dalla sua bocca), una camicia bianca, un piccolo taglietto su un dito... decisamente più strane due richieste avanzatele dal Serpeverde.

La prima, consisteva nell'esortazione ad indossare una gonna lunga che la coprisse fino alle ginocchia o poco più in su – cosicché le sue cosce o il suo sedere non potesserlo distrarlo (e qui Hermione tentò nuovamente in vano di schiantarlo).

La seconda era più mirata e perentoria: non avrebbe dovuto chiedergli dei suoi incubi, come aveva invece intenzione di fare lei. A detta del Malfoy-del-sogno, una simile domanda l'avrebbe solo fatta apparire come una pazza, dal momento che aveva spergiurato che Hermione fosse la sola a farli.

Malfoy, dal canto suo, continuava a venir legato al proprio letto, mentre una bellissima Hermione Granger gli parlava, e parlava, e parlava. Quel che contava però, per lui, era che lo facesse in abiti succinti. Anch'essa aveva predetto parecchie cose (basti pensare alla parola d'ordine della settimana successiva, che si scoprì essere per davvero "gas strozzante") e ora come ora era terrorizzato dall'idea che la ragazza cominciasse ad approcciarlo, una volta trovati soli nell'aula dei trofei.

Quello che rendeva tutte quelle coincidenze ancora più incredibili, era il comune senso di vicinanza che i due avevano cominciato a provare.
Sia chiaro: Hermione si beava ancora delle giornate in cui Grifondoro e Serpeverde rimanevano gioiosamente divisi, e Malfoy ancora era convinto che il suo sangue purissimo di mago fosse una marcia in più, ma entrambi sentivano di conoscere una parte dell'altro mai vista da nessuno prima d'ora.

Eh sì, perchè tra una profezia e l'altra, i caposcuola-in-sogno chiacchieravano molto con i caposcuola-in-carne-ed-ossa. Nella realtà non si erano mai rivolti la parola, se non per bisticciare o scambiarsi insulti gratuiti, ma adesso avevano come la strana sensazione di aver tenuto conversazioni perfettamente normali e sinistramente piacevoli. Ad esempio, Malfoy aveva confidato ad Hermione di sentirsi a disagio se ignorato, e Hermione aveva rivelato di aver sempre voluto, sotto sotto, non pensare a tutto quello studio e cominciare ad uscire come una comune diciottenne – la conoscenza rimaneva comunque una priorità, ma aveva confessato di invidiare la spensieratezza di molti suoi compagni. Un aspetto della Grifondoro che, Draco – da notti incatenato al proprio materasso – aveva segretamente apprezzato: quanto meno, se davvero come insisteva la ragazza in sogno, fosse per davvero la Hermione-dietro-la-maschera, ora sapeva che la Granger non veniva da un pianeta alieno. 

Veniva però dal mondo dei babbani, che forse era anche peggio.




Anthony Goldstein, dopo aver appreso che l'improvvisa amicizia scoppiata tra Potter e la Patil aveva attirato l'indesiderata curiosità di una certa caposcuola ligia al dovere, aveva preferito proporre di sciogliere quel nuovo gruppetto e aveva caldamente suggerito di non commettere più un simile errore. 

Pertanto, si era diretto in biblioteca in completa solitudine, adottando un'aria perfettamente normale, sapendo di non incrociare la Granger – essendo lei occupata con un tema di astronomia, nella sua camera rosso-oro.
Aveva camminato tranquillamente tra gli scaffali, leggendo distrattamente le varie sezioni, fino ad arrivare ad una che gli sembrava la più adatta.

Accarezzò i dorsi ruvidi e polverosi di alcuni tomi, alla ricerca di quello dal titolo più accattivante.

Un intestazione attirò la sua attenzione; le dita si avvolsero attorno la cuffia malridotta e la tirò con delicatezza verso di sé, facendo la massima attenzione a non rovinarla. Si guardò attorno con circospezione, controllando di essere del tutto solo – la festa sarebbe dovuta rimanere segreta, ergo nessuno doveva vederlo in quel settore.

Andò a sedersi non molto lontano da lì, in un angolo non molto illuminato, con pergamena, piuma e inchiostro alla mano. Non sapeva nemmeno lui sotto che voce cercare ciò che gli serviva, non essendosi mai ritrovato in una situazione simile, non aveva la più pallida idea di come muoversi.

Padma e Harry avevano già trascritto qualche incantesimo semplice semplice, tuttavia nemmeno lontanamente utile ad evitare che, da fuori, qualcuno capisse che la Stamberga fosse abitata.
Certo, perlomeno nessuno si sarebbe spezzato le caviglie cadendo in qualche buco del pavimento, ma il problema del freddo, del rumore, e del tetto aperto sussistevano.

Cominciò a picchiettare le dita sul tavolo di legno per pensare meglio, leggendo la sfilza di sortilegi atti a sistemare la casa.

Incantesimi per il parquet di quercia: come farlo risplendere...

Incantesimi per mobili d'epoca in betulla: far morire d'invidia i vicini...

Incantesimi per ripristinare mobilio generale in legno...

Ognuno poteva essere utile e ognuno poteva non servire ad un accidente.
Anthony cominciò a credere di aver avuto sempre ragione, sin da quanto nel tunnel segreto aveva pensato tra sé e sé che non ce l'avrebbero mai fatta.




Harry Potter, Ginny Weasley e un arrabbiatissimo Dean Thomas erano in sala comune a giocare a Spara Schiocco attorno a un tavolino rotondo.

« Carta. » disse Ginny con autorevolezza in direzione di Dean, che come allungò la mano verso il mazzo, si ritrovò subito a ritirarla a causa di uno scoppio. 

Harry si mise a ridere e Dean gli lanciò uno sguardo infastidito.

« Ho vinto. » decretò compiaciuta la rossa.

« Rimani la migliore in questo gioco. » si complimentò il cercatore di Grifondoro.

« Sì, la migliore. » si intromise Dean irritato, allungando un braccio per attirare a sé la ragazza, che non ebbe nemmeno il tempo di capire le intenzioni del Grifondoro, e la baciò in modo passionale, assicurandosi che Harry stesse guardando.

Alla quarta volta che Dean sfoderò un simile comportamento, Ginny si voltò arrabbiata per chiedergli spiegazioni.

« Ma insomma, che ti succede? » gli domandò con tono spazientito.

« Niente. » mentì il fidanzato, fingendosi sorpreso per quella domanda bizzarra.

« Non mentire. » l'ammonì Ginny, che di bugie se ne intendeva. « Non ti sei mai comportato così »

Harry osservò lo scambio di battibecchi in silenzio, sentendosi a disagio e desiderando di trovarsi altrove.

« Volevo solo baciarti. » minimizzò Dean. « Sei la mia ragazza. »

« Sì, ma non sei mai stato tanto insistente. »

Hermione, con in mano un libro di rune antiche aperto, scese le scale dei dormitori femminili non badando ai tre compagni di casa, che però la notarono subito – dopotutto si erano appostati lì per scongiurare ogni suo tentativo di girare per la scuola.

« Dove stai andando? » domandò allarmata Ginny.

« In biblioteca. » rispose con disarmante semplicità la caposcuola.

Allarme rosso, si disse Harry Potter.

« Hermione, sei sempre a studiare. » le fece notare lui.

La Granger, sentendosi pungolata, si mise subito sulla difensiva.

« È l'anno dei M.A.G.O. » cominciò recitando il solito copione.

« Lo sappiamo. »

« E io voglio prendere il massimo dei voti. »

« Non lo mettiamo in dubbio, Hermione, ma perchè proprio in biblioteca? » domandò Dean, incuriosendo la caposcuola.

« Che cos'ha che non va, la biblioteca? » chiese sospettosa. 

Ginny guardò il ragazzo con rimprovero: non c'era niente da fare, doveva sempre mettersi a porre i quesiti peggiori.

« Niente, è solo che è così lontana. » cercò di rimediare lui.

« Pazienza, farò quattro passi. » scrollò le spalle Hermione, aggirando i tre che le si erano avvicinati e dirigendosi verso l'uscita del dormitorio. 

Ginny le si lanciò contro esortandola a non andare e, per distrarla, toccò un argomento che era certa l'avrebbe caricata negativamente:

« Non va bene fare tutto questo movimento nel tuo stato attuale. » 

La voce alla fine era arrivata anche a loro, sebbene non avessero mai dubitato del fatto che fosse completamente falsa. 

Hermione divenne rossa d'ira: quella assurda storiella l'avrebbe perseguitata per sempre. Già immaginava con estremo terrore il momento in cui, al suo matrimonio, qualche suo compagno un po' troppo credulone se ne fosse uscito dicendo: "vi ricordate quando Hermione aspettava un baby Malfoy?"; un ottimo modo per spezzare i voti coniugali il giorno stesso in cui sarebbero stati fatti.

« Quante volte dovrò ripeterlo?! » sbraitò. « Io non sono incinta! »

Tasto sbagliato. Ginevra Weasley l'aveva constato un po' troppo tardi, peccando ancora una volta di furbizia.

« No, certo che no. » si dimostrò arrendevole. « Non intendevo questo. »

Senza aggiungere una parola, Hermione si ficcò il tomo sotto un braccio, e tentò di aggirare i tre.

« Hermione, ferma! » esclamò Harry, afferrandola per il polso libero.

« Cosa c'è, Harry? » domandò lei meccanicamente, sicura che quanto le stava per essere riferito l'avrebbe, o mandata in bestia, o l'avrebbe trovata una balla colossale, o – più probabilmente – entrambi.

« Mi aiuteresti con il tema di astronomia? »

Hermione guardò prima il migliore amico, poi le carte di Spara Schiocco abbandonate su un tavolino, Ginny, e infine Dean che sudava freddo.

« Il tema di astronomia ci è stato affidato oggi. »

« Lo so, e-. »

« Harry, oggi. »

« Sì, Hermione, e-. »

« Tu non fai mai i compiti il giorno stesso in cui ti vengono dati, tu agisci come Ron: li fai tutti il giorno prima e male. » gli fece notare lei. 

Harry spostò freneticamente gli occhi verdi in giro per la stanza, alla disperata ricerca di qualcosa che lo cacciasse fuori dai guai. Per un attimo valutò di schiantare l'amica, ma ora che aveva strattonato via la mano dalla sua e le sue dita stavano già accarezzando il manico della bacchetta, preferì evitare – Hermione rimaneva pur sempre una strega molto abile, la migliore della sua età, si diceva, non avrebbe avuto alcun problema a metterli KO tutti e tre.

« Ed è giocando a Spara Schiocco che ci sbatti la testa? » infierì la caposcuola, indicando con il capo il mazzo di carte sparso.

« Io... io... io ho provato a farlo appena dopo pranzo. » tentò nuovamente Harry, che si sentiva sempre più colto in castagna.

« Eri agli allenamenti. » lo corresse Hermione.

I tre Grifondoro, messi con le spalle al muro, avevano completamente perso la parola.

« Perchè cercate di impedirmi di andare in biblioteca? » domandò con freddezza la riccia.

« Ma no! Non ti stiamo impedendo di andare in biblioteca! Che sciocchezza! » smentì tutto Ginny con una risatina a disagio. « Vieni. » e l'afferrò per il braccio libero, « Tra una cosa e l'altra non abbiamo più avuto modo di fare un pomeriggio tra ragazze. »

Hermione, che non era certo scema, fiutò subito l'inghippo ed estrasse la bacchetta con un gesto secco.

« Via! » li scacciò, facendoli indietreggiare con le mani in alto. « Lasciatemi andare a studiare. »

« Hermione, aspett-. »

« Un'altra parola e vi tolgo quaranta punti a testa, cinquanta se mi toccate: non me frega un fico secco della coppa delle case! »


***

Lo so, lo so... avete letto quel "pt.1" a fine titolo e vi siete detti: "Come pt.1? Quante parti ci sono di questo capitolo?!"

Due, miei cari. 

Originariamente, così com'era stato pubblicato su EFP, il capitolo era uno solo - ma caspiterina, aveva 6000 e passa parole, non lo finivate più così! E ho deciso di smezzarlo. Non temete, la seconda parte arriverà tra qualche giorno, non mi sembra giusto farvi attendere tanto per una conclusione (vero, regia di Game of Thrones? VERO?!)

Come vi è sembrato questo, miei scleri a parte? Siete curiosi di leggere della prima punizione nell'aula trofei? O di Hermione che deambula per la biblioteca? 

Alla seconda parte,

Lily :*

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