•Capitolo 56

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Avevo già visto quel viso da qualche parte. Ma non ricordo proprio dove.
I suoi occhi scavati, i zigomi alti e magri, la carnagione chiara simile alla mia, le sue mani trasandate e i capelli lunghi corvini.
Le labbra fine e rosee, e la sua corporatura minuta, sembra che non mangi da secoli.

La donna ci offre dell'acqua, in dei bicchieri vecchissimi, ma stranamente puliti.

"Allora dov'è mio padre?" Domando.
Ma lei fa finta di non sentirmi e continua il sio discorso sulla vecchia casa.

Dalla cantina sento dei lamenti. Così mi giro di scatto e lei smette di parlare.

"Oh, saranno i miei gatti..." Cerca di convincerci.

Dei gatti in cantina? Non ci credo.

"Adoro i gatti! Voglio vederli!"
Così poso il bicchiere sul lavello, pieno di piatti sporchi,  che chissà da quanto tempo non vengono lavati, e mi dirigo di nuovo nel salotto buio.

Accendo la torcia, e la donna si scaglia contro il mio braccio, facendomi cadere il telefono.

"Ma sei impazzita?" Urla Logan contro la donna, prendendola da un braccio.

Dalla stretta porticina, sento provenire dei lamenti ancora più forti.
Così tento di aprire, mentre Logan tiene la donna ferma.

Busso un paio di volte e i lamenti si fanno più forti.

La donna inizia a urlare frasi incomprensibili, come se stesse evocando il diavolo.

"Nulla, non riesco ad aprirla" Dico continuando a fare su e giù con la maniglia.

Logan si avvicina con la donna e inizia a dare un paio di calci alla porta, che sembra cedere quasi subito.

Ah, le case americane fatte di carta.

Così sfonda la porta, e io riprendo il mio cellulare e iniziamo a scendere le scale.

Tutto buio, così inizio a cercare un interruttore da pigiare.

Mentre faccio un paio di scalini, sento qualcosa che mi tocca la testa. E involontariamente urlo.

"Che succede Rach??" Urla Logan mentre ha ancora in trappola la donna.
Non riesco proprio a chiamarla zia.

La cosa che mi ha toccato la testa è un filo attaccato ad una lampadina, così lo tiro, ma troppo forte.
La lampadina si accende, ma il filo mi rimane in mano, e lo butto per terra.

Appena facciamo la metà delle scale, inizio a vedere delle gambe legate, e subito scappo.

"PAPÀ!" Urlo, mentre corro da lui e cerco di liberarlo.

Logan e la donna scendono.

"Perché lo hai fatto? Perché?" Urlo verso mia zia.

Gli vado in faccia e inizio a urlare, sembra visibilmente triste.
Dai suoi occhi scuri, iniziano a scendere le lacrime, e Logan cerca di lasciare la stretta.
Si avvicina a mio padre e inizia a parlare.

"Io ti ho amato... io ti ho amato..." Dice la donna, mentre gira intorno a mio padre.

Lui ha le mani legate, e aveva dello scotch sulla bocca, che ho tolto.

"Sei pazza Anna..." Continua a ripetere mio padre. "SEI PAZZA! Per questo ti abbiamo portata in manicomio!"

Da quella frase, inizio a capire.
Anna? Manicomio? Mia zia?
È lo stesso nome della madre di Logan, ed è stata in manicomio.
Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima? La foto di quando eravamo in orfanotrofio, è lei.

"Tu... tu sei la madre biologica di Logan, vero?" Chiedo con voce strozzata.

"Lui? E non vedi che siamo due goccie d'acqua?" Risponde Anna, avvicinandosi al viso di Logan.
Prende la testa fra le sue piccole mani.

"Sono contenta di averti ritrovato figlio mio..." Dice con dolcezza la donna, come se nella stanza ci fossero solo loro due.

"Non ti azzardare a toccarlo!" Mi avvicino a lei e con una mano gli prendo i capelli.

"Lasciami stronza!" Urla la donna, mentre riesce a dimenarsi dalle mie mani.
E gli strappo una ciocca di capelli corvini, che può sempre servire no?

"Lascia in pace mia figlia!" Urla mio padre, mentre è ancora seduto e legato.

"Tu! Tu mi hai rovinata! Non mi avete mai accettata in famiglia! Perché sono diversa... io non sono come te, non sono come i nostri genitori. Non come loro!" Urla mia zia, mentre si avvicina di nuovo a mio padre.
"Tu non sai cosa mi hai fatto passare! Io ti amavo! E ti amo!" Continua a urlare.

"Quindi io e Logan siamo cugini carnali?..." Continuo a chiedere, mentre le lacrime prendono il sopravvento.
"Perché non me lo avete detto prima, papà! Perche?"

Le mie gambe stanno cedendo. Passo le mani tra i capelli, le lacrime escono da sole. Non capisco più niente, ad un tratto vedo solo il nero.

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