Parte III - Capitolo VIII - Blood and Bones

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Capitolo VIII


Tony gli arpiona le dita nei fianchi. Gli respira addosso l'urgenza, gli spalanca lo sguardo addosso alla ricerca del suo, e Peter si abbandona. Sbatte le ciglia e deglutisce. Ogni volta, ogni cosa, ogni momento è come il primo e vorrebbe, con tutto il cuore, chiedergli se per lui è lo stesso. Se anche per lui ogni istante passato insieme, è una novità. Si sente stupido come un ragazzino maldestro, eppure da un anno quella routine è parte della sua esistenza. Ha sempre qualcosa di nuovo da dargli, qualcosa di diverso. Non si abitua e gli piace che sia così. Non vuole abituarsi a Tony, lo vuole vivere e vuole che sia lo stesso per lui, ma sa di essere noioso. Lo è. Si annoia da solo, vivendo con se stesso. Vorrebbe dirgli tante cose, pure che lo ama, ma Tony Stark non vuole gabbie e quelle due parole – ti amo –, come una chiave, gli chiuderebbero il cuore per sempre in una prigione.

Affonda la testa nel suo collo, quando lui lo sovrasta e fa lo stesso col suo. Apre le gambe e lo accoglie. Gli stringe le dita nei capelli e il cuore gli sussulta. Le arterie si stringono, il battito accelera. La vista si annebbia e sospira. Ogni volta è come la prima, ma ogni volta è migliore. Tony lo guarda e lui si perde. Gli poggia le dita contro il Reattore Arc e ne avverte il calore sui polpastrelli; lo assimila nella mano e abbassa gli occhi per ammirarne la luce pulsante.

«Peter. Guardami.»

Peter alza la folta corolla di ciglia, lentamente. È difficile spezzare la magia della luce blu del suo cuore e distogliere lo sguardo. Pulsa, vive, batte. Tony Stark esiste ed è a un palmo da lui. Lo guarda, sprofonda, e chiude gli occhi. Fanno l'amore e il male sparisce. Come sempre, solo per un istante; il tanto che basta.


«Ce l'abbiamo fatta... Signor Stark...?»

Pepper gli posa una mano sulla spalla. Peter desidererebbe impedirglielo, ma non sa nemmeno più cosa vuole, a parte fermare il tempo e riavvolgerlo come se fosse una vecchia VHS. Impedirgli di prendere quelle gemme, di schioccare le dita e mantenere su quella terra – in quella vita, ancora la sua presenza per molto, molto tempo. Peter pensa che tutti lo meritano. Tutti meritano di averlo ancora accanto e lui, di riflesso, non lo merita, ma lo pretende. Il Reattore Arc sul suo petto fa uno sbuffo di luce, ma non si spegne. Il cuore di Peter è vicino a fermarsi. Gli stringe le dita nel braccio, mentre Pepper continua gentilmente a tirarlo all'indietro e lui crolla. Niente maschere, niente riverenza, niente di niente. Tony sta morendo e lui lo ama ogni giorno come fosse il primo. Ogni giorno di più, ed è impossibile che vada a ritroso, che si perda, che si annulli. È impossibile.

«Mi dispiace... Tony...» Stringe le labbra e gli occhi. Muore un pezzo di lui e infine si ritrae. Si sgretola l'ultimo bagliore di speranza, e sprofonda nell'abisso assoluto e infinito, in quel buio nel cuore che si spalanca, si apre, ferisce e gli blocca il respiro. Dilaniato. Ecco come si sente. Spezzato, limato, ruvido... solo. Non gli ha detto nemmeno una parola, e lo ha solo guardato. In quell'occhiata c'è tutto e c'è niente. Non è abbastanza, e se lo deve far bastare per una vita intera.

Il Reattore Arc lampeggia. Le funzioni vitali: critiche. Gli occhi di Tony: spenti; parte del suo corpo bruciato dall'impatto di quel potere immenso e terribile, delle Gemme dell'Infinito, possenti nelle sue mani, che non potevano sostenerlo. La debolezza di un essere umano che ha giocato col destino e con la morte. La loro e la sua.

Li ha salvati ed è morto. Li ha salvati e li ha condannati. Peter non lo trova giusto. Non è giusto. Non lo è.

«Tony. Guardami. Staremo bene», dice Pepper, e piange. La moglie del suo amore piange e Peter rispetta il loro momento, quando avrebbe voluto egoisticamente che fosse stato solo loro. Di nessun altro. Solo loro. «Riposa, ora.»

Stringe gli occhi, gli bruciano le guance. Si morde un labbro e ha zero resilienza.



Peter si lascia scivolare tra le sue braccia. Gli cinge la vita e si aggrappa a qualcosa. Sente il calore umano che da troppo gli era mancato. Tony lo ha tra le braccia, ma è come se non fosse così. Sei un sogno? Chiedono i suoi occhi, e Peter risponde di no. Lo dice con un bacio, solo perché è l'unico mezzo che ha per dimostrarglielo. Tony non fa domande, e Peter non risponde. Sono altre cose a parlare per loro. Una fra queste, il silenzio. Intreccia le dita alle sue; cerca la differenza tra le sue falangi più lunghe e la trova con un guizzo divertito a trattenere una lacrima. Gli bacia la mano e poi si accascia. Posa la testa sul suo petto e chiude gli occhi. Labbra calde gli baciano la fronte e una mano lieve gli carezza la testa. Come se servisse altro, per essere felici. Forse solo il desiderio di bloccare il tempo in quell'istante, e restare per sempre intrappolato nel suo petto. Peter vorrebbe questo, nella sua vita. Vorrebbe dimenticare tutto il resto.

«A che pensi?»

«A niente», risponde, ma è una bugia. Rimane con la guancia premuta contro il suo petto, ad ascoltare il battito del suo cuore. Il ritmo solido e reale di un tempo che spesso passa troppo velocemente.

«Non è vero. Tutti pensano a qualcosa. Sempre, costantemente. La mente non smette un solo istante di formulare pensieri. Lo fa in continuazione. È la condanna dell'essere umano.»

«E tu a che pensi?»

Tony sussulta. Peter ha l'arrogante consapevolezza che sa spiazzarlo, quando vuole. Sono due menti geniali che sanno tenersi testa, quando lui non decide di lasciarlo vincere, più o meno sempre. Solo perché, a differenza sua, incassa bene i colpi e sa perdere con dignità.

«Penso al lato oscuro delle persone. Al fatto che, volenti o nolenti, tutti ne hanno uno.»

Cala il silenzio. Un pensiero profondo, espresso stranamente con una laconica serietà. Tony Stark ha messo da parte l'ironia e ha espresso un concetto vero. Lo ha lasciato scivolare via tra le labbra, con la sincerità che gli appartiene ma che gli sta incredibilmente stretta. Troppo esposto. È già pentito. Peter non risponde. Fingerà ancora che non sia mai successo, solo perché Tony vuole che sia così. Ma non stavolta.

Gli bacia la testa, poi sospira. «Tu ce l'hai un lato oscuro, Peter?»

Peter alza la testa. Lo guarda. Non risponde e rimane trasecolato. Non sa cosa dire, perché non ci ha mai pensato. Restano arginati nel labirinto delle loro membrane oculari, brune come l'autunno, e la mente si ferma. Non esiste una risposta. Non esiste una risposta vera. Quella domanda è legittima, ma dannatamente scomoda.

«Lascia stare. È una domanda stupida. Dimenticala», lo incalza Tony, e non gli dà nemmeno il tempo di rispondergli. Lo bacia e gli succhia via le parole. Le prende, le nasconde, e non vuole conoscerle. Non gli servono. Vivrà meglio senza averlo appreso, fingendo che Peter, a differenza di tutti gli altri, un lato oscuro non ce l'abbia e che non l'avrà mai.



Il Reattore Arc si spegne. Peter crolla e il pianto si blocca, paradossalmente. Gli occhi sono divisi dal dolore e dai ricordi, ancora sovrapposti. Vede Tony che piega la testa da una parte, e il suo sguardo diventa vitreo e inespressivo. Sopra quell'immagine, c'è lo stesso uomo che gli sorride e gli promette che andrà a prenderlo a scuola anche domani. Pepper affonda la testa sulla sua spalla; tra la spalla dell'amore della sua vita; la stessa persona che per Peter ha significato tutto e che non vuole lasciar andare. Spera solo che sia tutto falso, che quel dannato Reattore si accenda di nuovo e che Tony torni a sorridergli di nuovo arrogante, e a baciargli le labbra come se fosse la prima volta che lo fa. Come sempre. Come ogni bacio. Come ogni cosa, che è sempre come se fosse la prima volta.

Guarda Pepper. Lo hanno condiviso e lei nemmeno lo sa. Pensa alle bugie raccontate al mondo. Pensa all'amore celato, ai marchi nascosti sotto la maglietta e ai momenti chiusi nei ricordi, che rimarranno lì per sempre, senza nessuno che possa ascoltarli e condividerli con lui. Fingere. Dovrà continuare a farlo, per l'eternità. Almeno finché non lo dimenticherà, ma sa che non succederà. Il cuore gli batte forte, ma ha smesso di vivere nell'esatto momento in cui, la luce nel petto di Tony, si è smorzata con uno sbuffo, annullando l'eroe, l'uomo e l'amante. Freddando la vita intensa ma ingiustamente troppo breve, di un uomo dalle troppe risorse. Il suo baricentro. La sua colonna portante. Il suo tutto.

Ho un lato oscuro anch'io, Tony, pensa Peter. Distoglie lo sguardo e si copre il viso con le mani, ora consapevole. Ha la risposta che Tony cercava, ma sarà l'ennesimo segreto che porterà nel cuore fino alla morte, senza poterlo dire a nessuno. Sei tu. Sei sempre stato tu. Solo tu.

Fine 

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